Federigo Tozzi

Materie:Appunti
Categoria:Italiano
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Data:11.04.2005
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Testo

FEDERIGO TOZZI

Federigo nasce da un contadino arricchitosi e gestore di una trattoria e da una trovatella, sofferente di crisi nervose. Dopo la morte della madre, i conflitti con il padre si accentuano anche a causa degli insuccessi scolastici. Tozzi si iscrive alle scuole tecniche ma non riesce a conseguire il diploma. Fu amico di Pirandello e si dedicò alle letture di Verga e Dostoevskij.
Nel 1919 pubblica il suo capolavoro CON GLI OCCHI CHIUSI. Muore l’anno seguente di polmonite.

CON GLI OCCHI CHIUSI
Questo romanzo, ricco di elementi autobiografici e di spunti di analisi psicologica, presenta una struttura innovativa: è infatti suddiviso in paragrafi separati da spazi bianchi e non è diviso in capitoli. Inoltre il racconto risulta frammentato grazie alla mancanza di collegamenti logici e talvolta temporali tra gli avvenimenti, vengono poi narrati fatti di grande importanza in modo incidentale o vengono addirittura sottointesi.
Il titolo con gli occhi chiusi può voler sottolineare l’incapacità del protagonista di vedere i tradimenti dell’amata, o la sua inettitudine davanti alla società e alla realtà che lo circonda. Anche per questo il protagonista viene paragonato a Kafka per il suo rapporto conflittuale col padre.

KAFKA, TOZZI E LA FIGURA DEL PADRE
Molte sono le parti dove la superiorità fisica e virile del padre è sottolineata con un senso di sconfitta. Infatti egli, sentendosi forte, guarda con disprezzo la gracilità del figlio e anche quando comincia a mostrare i primi segni della vecchiaia, non rinuncia alla sua forza soverchiatrice. Ne deriva un reciproco fraintendimento e fra i due non c’è neppure la parola come strumento di comunicazione, ma a un gesto di offesa ne risponde un altro di muta difesa di un amore disperato e incapace. Anche la madre è impotente e debole a svolgere il suo ruolo a causa della malattia, così il legame è così precario che il figlio stenta a crescere autonomo e indipendente. La scena della castrazione caratterizza ancora di più il padre, di pelle dura e feroce, intransigente nel pretendere tutto quel che occorre per lo sfruttamento del podere. Pietro si identifica con quegli animali menomati e la sua mutilazione consiste nell’inettitudine, esibita in ogni manifestazione della vita pratica, come negazione dei valori paterni. Egli psicologicamente ha subito la lesione che il cane Toppa ha provato materialmente e gli effetti sono analoghi: umiliazione, timore e rivolta.
Nella lettera di Kafka una delle più pesanti accuse mosse al padre è quella di aver fatto fallire tutti i fidanzamenti tentati dal figlio, appunto perché, essendosi riservato tutta la forza virile, tutte le donne competono a lui di diritto.

La forza virile si rispecchia anche nell’immagine del cibo. Il padre si serve dei bocconi migliori divorandoli, è un trattore e quindi nutritore, una sorta di sacerdote dell’eros gastronomico. Infatti, il suo divorare il cibo sottintende un’implicazione sessuale, contenuta nell’atto di incrementare le forze da spendere in usi erotici. Verso la fine del romanzo Pietro sarà addirittura costretto a cibarsi degli avanzi insieme al personale.

Domenico vive con violenza da padrone e il figlio, indeciso tra gli ideali ereditati dal padre e le sue allucinazioni, vive solo e spaesato con l’incapacità psicologica, il rifiuto e la paura di affrontare la realtà. E’ lo sguardo interiore, sono gli occhi chiusi che ridanno vita e rendono nuove tutte le cose che i “padri “ hanno fatto diventare immobili per l’incapacità di vedere ciò che è diverso da loro. Infatti il padre rimane fermo alla superficie di tutto non cerca il significato interno e non ha il potere di cambiare e di sognare. Anche nell’opera di Kafka “La Metamorfosi “ l’oggetto principale delle angosce persecutorie è la figura paterna e c’è la confessione di un complesso edipico, infatti Gregor, il protagonista, diventa in senso metaforico uno scarafaggio, perché vittima di un potere prevaricante, mancanza di dialogo e amore.

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