Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

Voto:

1.5 (2)
Download:330
Data:06.02.2009
Numero di pagine:3
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
occhi-chiusi-federigo-tozzi_4.zip (Dimensione: 4.49 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_con-gli-occhi-chiusi-di-federigo-tozzi.doc     23 Kb


Testo

CON GLI OCCHI CHIUSI

Questo romanzo, di tipo realistico, scritto da Federigo Tozzi. Egli nacque a Siena l'1 gennaio 1883, fu scrittore e poeta. Seguì in modo irregolare e senza grossi risultati gli studi, prima presso il Ginnasio Arcivescovile, poi presso l'Istituto delle Belle Arti e, dopo ancora presso un Istituto Tecnico che fu costretto a lasciare a causa di una malattia agli occhi che lo costrinse al buio per parecchi mesi. Rimasto orfano di madre a soli 12 anni, Federico Tozzi ebbe un rapporto molto conflittuale con il padre che avrebbe voluto che il figlio abbandonasse le fantasie letterarie per occuparsi esclusivamente dell'osteria,“Il sasso all’arco dei Rossi”, di cui era proprietario e dei lavori agricoli nei loro poderi. Alla ricerca di una sicurezza economica lontana dal giogo paterno, nel 1907 Federico Tozzi si trasferì a Roma, dove lavorò saltuariamente come giornalista. Si sposò con Emma Palagi, una scrittrice, dalla quale, nel 1909, ebbe il suo unico figlio, Glauco. La gestione fallimentare dei poderi lasciatigli dal padre, lo costringe a vendere la terra ed a trasferirsi a Roma dove, allo scoppio della guerra, trova impiego come addetto stampa presso la Croce Rossa mentre viene rappresentata con scarsissimo successo la sua commedia "Le due mogli". Nel 1920 morì, a soli 37 anni.
Il libro “con gli occhi chiusi”, è ambientato in Toscana, nelle campagne circostanti Siena, ed è diviso in due parti. Nella prima si narra della famiglia del protagonista, Pietro. Il padre di Pietro, Domenico, è un uomo autoritario e senza scrupoli, e gli riesce bene, proprio per questo, la gestione della sua trattoria, l’unica cosa a cui tiene veramente. La madre di Pietro, Anna, è una donna fragile e psicologicamente instabile, sottomessa in tutto al marito, nonostante provi per lui un forte affetto. Ella morirà abbastanza giovane, probabilmente per una crisi isterica. Il loro podere in campagna, a Poggio a Meli, e lasciato in gestione a due coniugi, Masa e Giacco, i quali hanno una nipote, di nome Ghìsola, della quale Pietro si innamora fin da bambino. La seconda parte del romanzo è principalmente incentrata sull’amore di Pietro per Ghìsola, e sulla vita sregolata e vergognosa di lei. Ella diventa l’amante di un uomo vedovo, che voleva sentirsi meno solo, e vive in casa di lui, restandone incinta. E’ proprio lì che Pietro la ritrova, e le confessa il suo amore, così la ragazza, ancora in principio di gravidanza, decide di approfittarne, e cerca di sedurlo, per poter attribuire a lui la gravidanza e sposarlo. Pietro, però, rispetta il suo corpo, e la ragazza fallisce nel suo progetto, ed è così costretta a recarsi in una casa per prostitute, dove può contare sull’aiuto di una levatrice. Pietro riuscirà a raggiungerla, e lì, scoperta la sua vera natura, si renderà conto di non amarla più.
La tematica principale del libro è, senza dubbio, “l’inettitudine” del protagonista, Pietro. Uomo “inetto”, significa uomo che non è niente, un uomo che non sa decidere, che non sa essere né carne né pesce; così è Pietro. Prima sottomesso al volere del padre, poi all’amore per Ghìsola, egli non riesce a fare della sua vita ciò che vuole. Pietro non trova mai il modo di realizzarsi, e né il rapporto con il padre, né l’amore per Ghìsola, hanno un lieto fine.
Un'altra tematica rilevabile nel libro è quella dell’amore non ricambiato; Ghìsola, infatti, non ricambia l’amore di Pietro, anzi, tenta di sfruttarlo per sistemarsi economicamente e placare le dicerie del paese.
Altra tematica è quella dell’attaccamento al denaro: il più affezionato al denaro è, senz’altro, Domenico, che preferisce curarsi degli affari piuttosto che della famiglia. Anche Ghìsola, però, dal canto suo, cerca sempre un uomo che la mantenga.
Questo libro si può confrontare, per somiglianza, con “I Malavoglia” di Verga. Entrambi i romanzi sono di tipo realistico, e i personaggi di entrambi sono legati alle cose materiali, e al denaro. Nel primo caso, quello del libro in questione, il personaggio “affarista”, Domenico, riesce bene nei propri affari, al duro prezzo, però, di perdere l’ammirazione del figlio, e di provocare gravi malesseri alla moglie, e a chi gli sta intorno. Per quanto riguarda il secondo caso, gli affari non riescono bene, e la famiglia si disgrega proprio per questo. Dal punto di vista del legame affettivo che lega le due famiglie protagoniste, quella di Pietro non si dimostra mai unita, mentre i Malavoglia sono più legati tra loro, e, anche se non se lo dimostrano apertamente, si vogliono bene.
Questo libro non mi è piaciuto molto, non solo perché narra una storia infelice, ma anche per il modo che ha di narrare l’autore, un modo pesante, e in alcuni tratti brusco. Un’altra cosa che mi ha deluso è stato il finale, esposto in maniera spiccia e diretta, l’autore, infatti, in alcune parti si è dilungato con spiegazioni su cose secondarie, per poi tagliare il finale in modo netto.

Esempio