Materie: | Riassunto |
Categoria: | Italiano |
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Data: | 03.04.2006 |
Numero di pagine: | 10 |
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Testo
Età cortese:
Lingua romanza: Nel corso della civiltà classica esistono due tipi di latino: quello colto, degli intellettuali, e quello volgare (sermo vulgaris), parlato dal resto della popolazione. Col tempo, però, il latino dei territori delle conquiste romane cambia a causa del sostrato, lingua precedentemente parlata in quelle regioni. Il latino viene comunque mantenuto simile grazie a scambi commerciali e all’obbligo, in quei luoghi, di studiare latino nelle scuole. Quando cade l’impero (476 d.C.), c’è una frammentazione linguistica. Il superstrato, lingua dei popoli invasori, modifica il latino che, di conseguenza, muore. A Roma, però, viene mantenuto come lingua colta e, per natura, non muta. In Romània, regione che comprende Italia del nord, Francia, Spagna, Portogallo e Romania, c’è la creazione di lingue romanze = volgari. Queste lingue, sono solo parlate; nel momento stesso in cui vengono anche scritte, inizia una rivoluzione culturale. Le prime iscrizioni in lingua romanza (da Romània) sono:
- giuramento di Strasburgo (spartizione impero tra Carlo Magno, Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo).
- indovinello veronese (transizione tra latino e italiano, VIII-IX).
- doc. di Placito Capuano (parte della sentenza in volgare, 960).
- postilla amiatina (commento scherzoso di un notaio, 1087).
- iscrizione di San Clemente (in uno degli affreschi della chiesa a Roma).
Poesia lirica: Nasce nel XII sec. in Francia del sud. Scritte da trovatori (da trobar = comporre musica) in lingua d’oc (limosino). I temi trattati sono bellici, politici, satirici, ma soprattutto riguardanti l’amor cortese. Gli autori sono anonimi.
Chansons de geste: Nascono tra XI-XII sec. in Francia del nord e sono scritti in lingua d’oil. I temi sono quelli del bellum, autocelebrativi, di gesta di eroi del passato (soprattutto Carlo Magno), guerra santa contro musulmani ed eretici, fedeltà all’imperatore e difesa dell’onore guerriero. La storia viene trasfigurata in visione leggendaria e fantastica e, poiché nel M.E. non c’è sfondo storico, si proietta la mentalità del presente in personaggi e modi di pensare del passato. Nate per trasmissione orale e anonime. Scritti in lasse assonanzate composte da endecasillabi.
Romanzo cortese-cavalleresco: Nasce nel XII sec. in Francia del nord. I compositori sono chierici che scrivono in lingua d’oil. I temi sono dell’amor cortese e delle avventure del cavaliere, il tutto determinato da una visione fantastica e fiabesca. La materia è tratta da leggende bretoni (Artù e i cavalieri della tavola rotonda e Tistano e Isotta), o ripresa da classici in cui gli eroi sono trasformati in cavalieri cortesi (si assimila il passato al presente). Nato per diletto di una società più colta e raffinata. Chrétien de Troyes (Lancillotto, o il cavaliere della carretta e Perceval o il racconto del Graal) opera nella corte di Maria di Champagne.
Amor cortese: La concezione dell’amore nei poeti greci e latini è paritetica tra uomo e donna. Nel M.E. gli elementi caratterizzanti l’amor cortese sono:
- culto della donna (da domina) che viene vista come irraggiungibile e sublime.
- amore inappagato (ma non platonico): ciò causa sia sofferenza dell’uomo sia gioia ed esaltazione dell’animo grazie all’innamoramento.
- amore ingentilisce l’animo.
-amore adultero (si usa senhal per evitare maldicenze)
- conflitto della Chiesa tra devozione alla donna o a Dio.
Le ipotesi sulla nascita della concezione dell’amor cortese sono principalmente 2:
1)politica: rapporto tra uomo-donna metafora del rapporto vassallo-signore.
2)Erich Köhler: irraggiungibilità della donna metafora irraggiungibilità della piccola nobiltà al feudo (metafora della situazione sociale).
Andrea Cappellano spiega l’amor cortese: chi è cortese può amare finamente, ma a sua volta l’amor fino (fin’amor) rende cortesi. Arnaut Daniel è un esponente del trobar clus (Arietta). Bernart de Ventadorn (Non è meraviglia s’io canto e Lodoletta) opera nella corte di Eleonora d’Aquitania.
Ideale cavalleresco: La cavalleria entra nella nobiltà. Gran parte della nuova classe sociale proviene da ministeriales (amministratori). C’è il desiderio, da parte dei cavalieri, di imporsi nella nuova società: fondano ideale cavalleresco. L’ideale è basato su virtù per lo più belliche:
- prodezza.
- onore.
- fedeltà al signore (altrimenti fellonia).
- lealtà.
Un principio fondamentale è che la vera nobiltà è quella d’animo (provenendo dal basso della società, tendono a esaltare doti della persona che non siano ereditarie). Le virtù erano laiche, quindi la Chiesa influisce in questi ideali: il cavaliere deve difendere deboli, oppressi, donne e la propria religione (Crociate in Terra Santa). Quando i centri della nobiltà diventano le corti dei signori, si aggiungono anche virtù civili:
- larghezza (disprezzo materiale).
- magnanimità.
- culto della misura.
- culto per le belle cose.
Assume ruolo importante la donna (amor cortese).
Età comunale: In Francia la letteratura in volgare nasce nel XII sec. nell’aristocrazia feudale. In Italia, invece, nasce nel XIII sec. , quando cioè ormai la società feudale è tramontata. Quivi ci troviamo in un contesto sociale, economico e culturale molto diverso: mentre infatti la società feudale (in Francia) è chiusa, nelle città italiane c’è molto più dinamismo sotto vari punti di vista. Nasce la concezione di uomo:
- capace di trasformare la realtà secondo la propria volontà.
- conta in quanto individuo singolo e non in base all’appartenenza o meno alla nobiltà.
L’uomo è più attaccato alla vita terrena e ai beni materiali. Nascono due valori:
- liberalità: disprezzo del denaro da parte della nobiltà; quest’ultima è una classe sociale basata sul consumo e non sulla produzione.
- masserizia: oculata amministrazione dei propri beni da parte dei ceti inferiori; quest’ultimi apprezzano maggiormente il loro denaro in quanto frutto del loro lavoro.
La Chiesa, che a quel tempo non permetteva la cupidigia dei beni materiali, arriva a un compromesso con la società mercantile: il mercante può tacitare la propria colpa facendo penitenza. I maggiori centri di cultura sono:
- Chiesa: conserva ancora la primaria importanza in fatto di cultura; produce testi in volgare per farsi capire dal popolo che non conosce più il latino.
- scuola: centro di cultura laico; esigenza di istruzione da parte di gran parte della società per necessità soprattutto pratiche.
- università: inizialmente è solo un’associazione di maestri e allievi (universitas); organizzata in quattro facoltà (medicina, arti, teologia e diritto); gli studenti sono chiamati goliardi.
- corte: Federico II riunisce intorno a sé dotti e sapienti del tempo; in seguito si forma, tra 1230 e 1250, la scuola siciliana.
Comunque sia, a quel tempo il metodo di trasmissione culturale predominante è ancora orale. La figura dell’intellettuale nel XII sec. si rispecchia nel:
- chierico: la Chiesa ancora gran parte del monopolio letterale del tempo; usano il latino ma anche il volgare qualora dovessero riferirsi a tutta la popolazione.
- poeta siciliano: rappresenta il primo gruppo di poeti laici formatosi in Italia presso la corte di Federico II. Riprendono temi della lirica provenzale ma si distinguono dai trovatori per il fatto che quest’ultimi si spostano da corte a corte per trovare la protezione di un sovrano, mentre i poeti siciliani si riuniscono intorno ad un imperatore che ha l’intento di creare uno Stato accentrato e unitario. Sono soprattutto burocrati e intendono la poesia come diletto e piacere personale.
- intellettuale-cittadino: si trova nel contesto di un’Italia comunale e partecipa attivamente alla vita civile e comunale attraverso le proprie opere. È un uomo di legge, un giudice o un notaio. Utilizzano il volgare proprio per il fatto di farsi comprendere dal popolo, ma sanno anche il latino (per opere specialistiche e dottrinali.
- intellettuale-cortigiano: si pone al servizio di un signore lodandone la corte. Differisce dall’intellettuale-cittadino perché non si occupa più della vita civile e indirizza le sue opere ad una ristretta cerchia di persone (usa infatti il latino).
Quando all’intellettuale-cortigiano non basta la corte come protezione, si appoggia alla Chiesa divenendo un membro di un ordine inferiore così da ottenere benefici ecclesiastici (es. Petrarca). Un importante avvenimento nel XII è sicuramente la grande crescita di un pubblico di lettori, grazie a scuole e università. La lettura, soprattutto per il ceto borghese e mercantile, ha fini pratici e professionali, ma anche d’intrattenimento. Anche le donne fanno parte di questo pubblico, ma sono escluse dall’apprendimento del latino e studi superiori. Cresce la diffusione e la produzione dei libri: questi vengono scritti nei monasteri o in botteghe adibite proprio a questo fine (scriptoria). Il materiale usato è la pergamena e raramente la carta. I libri universitari vengono venduti in peciae. Spesso però i libri vengono ricopiati dai stessi lettori (Decameron). Le biblioteche sono vescovili (dei monasteri), delle università o appartenenti a grandi signori o intellettuali del tempo (Petrarca ne ha una con più di 200 libri).
Trovandosi in una società in cui non si conosce più il latino e si parla una lingua strettamente popolare e diversa in ogni regione anche di uno stesso stato, per necessità si cominciò ad usare il volgare. Un fenomeno a parte è costituito dalla scuola siciliana che scrive sì in volgare, ma ne usa uno molto più raffinato e aulico: un siciliano illustre attuando una selezione dei termini. Un esempio di uso di volgare quotidiano è il Cantico di Frate Sole. Con lo stil novo si ritorna invece ad una tendenza stilistica raffinata. Intanto il latino resta la lingua dotta e raffinata per eccellenza, era usata nelle università tra docenti e studenti e l’intellettuale normalmente è sempre bilingue.
In Italia c’è una distinzione di generi letterari, di cui comunque non c’è una precisa codificazione, in diverse posizioni geografiche: Umbria (lett. Religiosa), Nord (poesia didattica) e Sud (scuola siciliana).
La letteratura religiosa non è proprio un genere letterario a sé stante, ma piuttosto la differenza dalle altre opere coeve riguarda solo la tematica religiosa. San Francesco d’Assisi scrive il “Cantico delle creature” in cui esalta la povertà e l’umiltà. La lingua usata è il volgare, proprio per sottolineare l’aspetto semplice del poeta, che tuttavia non scrive affatto un testo rozzo o popolaresco. Nel testo è ripetuta la formula «Laudato si’ mi Signore…». La lauda nasce anch’essa da un movimento religioso: sono le preghiere cantate dai Flagellati, confraternita che andava per le strade flagellandosi per penitenza. Quando le laude erano cantate a più voci, sono chiamate laude drammatiche. Iacopone da Todi, prete convertitosi dopo la morte della moglie (che portava il cilicio anche in occasioni di vita mondana), è uno dei maggiori poeti religiosi. Scrisse due tipi di laude:
- uno dal carattere molto pessimistico e realistico in cui il corpo è visto come fonte di peccato.
- l’altro con un mondo estatico di luce e amore.
Afferma l’inesprimibilità dell’esperienza mistica. Il contemptus mundi = disprezzo del mondo; donna intesa come colei che può far peccare e bisogna fare penitenza perché il mondo è fonte di peccato.
I Fioretti sono una raccolta di aneddoti riguardanti san F. d’Assisi. La parola “fioretto” significa “esempi gentili”.
Nel Nord, invece, la poesia assume carattere didattico, morale e civile: il poeta partecipa attivamente alla vita civile del tempo componendo le proprie opere. Il contesto sociale del tempo è collegato alla lotta contro le eresie. Giacomino da Verona (De Ierusalem caelesti e De Babilonia civitate infernali); Bonvesin de la Riva scrive Libro delle tre scritture:
- Scrittura negra: inferno.
- Scrittura dorata: paradiso.
- Scrittura rossa: passione di Cristo.
Scuola siciliana: Risente anch’essa dell’influenza della lirica provenzale (trobadorici in Italia dopo la crociata contro gli Albigesi). Nasce nella corte di Federico II. I temi ricorrenti sono soprattutto dell’amor cortese. La poesia siciliana combina elementi di altri generi letterari e li ri-tratta secondo regole precise e prefissate. Iacopo da Lentini (inventore del sonetto e notaio alla corte di Federico II); Guido delle Colonne.
Il modello della poesia siciliana acquista gran valore in Toscana, i cui poeti si occupano di riscrivere le opere siciliane toscanizzandone la lingua. Guittone del Viva di Arezzo; Bonagiunta Orbicciani.
Dolce stil novo: Nasce a Firenze verso la fine del XIII sec. e con questo la lirica amorosa raggiunge il suo apogeo. Tende a evitare difficili artifici stilistici e può essere paragonato al trobar leu: presenta, infatti, uno stile più dolce, anche nella scelta delle parole (suono dolce). La donna è stilizzata ed evanescente, è angelicata e non ci si preoccupa dell’aspetto interiore dell’amante se non che per il suo nobile animo: viene scritto, infatti, da una nuova classe dirigente che vuole elevarsi nella società dicendo che la vera nobiltà è quella d’animo e non è determinata dal titolo nobiliare. Uno dei temi principali del dolce stil novo è l’amore e la gentilezza intesi come appunto nobiltà, caratteristiche legate alla personalità e non alla discendenza. La formula “dolce stil novo” è stata per la prima volta usata da Dante nel Purgatorio, in cui è presentato un dialogo tra l’autore e Bonagiunta da Lucca. Sarebbe comunque più appropriato parlare di rime dolci e leggiadre (Dante, Purgatorio). I principali esponenti di questa scuola sono:
- Guido Guinizzelli: giudice prima di Dante, che definisce suo maestro dicendo «il padre mio» (Purgatorio). Nacque a Bologna nel 1235 e partecipò attivamente alla vita politica della sua città. Le sue poesie rappresentano un “manifesto” esemplare del dolce stil novo. Nella poesia Al cor gentil rempaira sempre amore sono raccolti i temi principali dello stile .La donna è vista come un angelo proveniente da Dio (quindi non è un peccato amarla e attribuirle lodi). Notiamo un ragionamento filosofico nelle sue poesie, proprio per il fatto di esser nato a Bologna, sede principale delle università.
- Guido Cavalcanti: nacque nel 1250 a Firenze da una delle famiglie più nobili della città. Era di orientamento guelfo (dei Bianchi) e partecipò alla vita politica della propria città. Morì di malaria nel 1300 a Firenze. Venne descritto da Dino Compagni come un giovane gentile, nobile, cortese ma sdegnoso e sempre intento allo studio. Boccaccio lo considera come uomo ideale, in quanto equilibrato tra parte spirituale e culturale, e parte fisica e poiché ha virtù dell’industria (capacità dell’uomo di cambiare la propria sorte attraverso l’intelligenza), della cortesia è acculturato. Supera, appunto, gli eroi per il fatto di possedere virtù fisiche (agilità e prontezza) e in più virtù culturali (filosofia). Viene, però, considerato anche come eretico e ateo poiché tentò di dimostrare la non esistenza di Dio. La sua donna amata era Giovanna. Il suo “manifesto” è Donna me prega, in cui la concezione dell’amore è pessimistica: è inteso come sentimento che fa perdere la ragione, («luce rade») poiché si basava solo su sensazioni e sentimenti, e genera tristezza, sofferenza e paura nell’animo. Nei suoi testi sono frequenti le personificazioni dei propri sentimenti. Per questo fatto potrebbe apparirci come un preromantico, ma in realtà lui non esprime direttamente i suoi sentimenti: si tratta solo di raffigurazioni valide per tutti.
- Cino de’ Sigibuldi da Pistoia: nelle sue opere troviamo tutte le caratteristiche proprie dello stil novo.
- Dante: risolve il conflitto religioso donna-Dio dicendo che la donna è angelicata-angelicante. La sua donna è Beatrice.
- Petrarca: scrive il Canzoniere in volgare in cui l’amata è Laura e i Trionfi.
La poesia comico-parodica: È una parodia dell’ideale dell’amor cortese che viene capovolto. Tratta con linguaggio nobile temi vili e spregevoli in cui l’amore è inteso solo come desiderio sessuale, la donna è una plebea e non una dama raffinata e si trova un elogio del vizio e non della virtù. Cecco Angiolieri.
La poesia popolare e giullaresca: È una produzione dal linguaggio più semplice in quanto rivolta alla generalità del pubblico. È destinata a occasioni pratiche (feste) ed è tramandata oralmente sottoforma di ballata, frottola o contrasto. I temi trattati più frequentemente sono riguardo satira delle donne o del villano, o politici. Rosa fresca aulentissima (Cielo d’Alcamo) racconta il contrasto tra un giullare e una donna.
differenze età comunale ed amor cortese