Esclusa

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Testo

L’ESCLUSA di Luigi Pirandello

1

La sequenza che mi ha particolarmente colpito è quella in cui si parlava della vita privata del professor Matteo Falcone e della sua reazione alla presenza di Marta. La presenza di Marta scatena nell'animo di Falcone reazioni e sentimenti impensabili, che il personaggio stesso aveva cacciato via da sé per sempre, a causa della propria deformità fisica, subita come ingiusta condanna della natura, anche se ormai accolta fatalisticamente, aggravata dalla presenza folle della madre e della zia. La deformità di Falcone e la sua condizione familiare vengono descritte dall'autore in modo che risalti l'aspetto grottesco e disumanizzante.
Gli unici rapporti di Falcone sono da un lato con gli alunni e il personale del Collegio e dall'altra con le due vecchie della sua casa: la madre e la zia, entrambe vedove, entrambe prive di quell'amore "coniugale", per il quale sono diventate pazze dopo la morte dei rispettivi mariti, con le quali si è stabilito un rapporto di amore/odio, di amore in quanto dello stesso sangue, di odio perchè in esse vede se stesso e la propria impotenza di fronte alla bellezza della vita; con tutti gli altri si è creato quasi un muro, fatto di incomprensione e di paura.

2

Marta è la vittima di una serie di disavventure che non è andata a cercarsi, piovutele addosso una dopo l'altra. Si sovrappongono in lei innumerevoli di stati d'animo: gioia e voglia di ricominciare, abbattimento e rabbia contro una società dalla quale è stata "esclusa". E’ per questo un personaggio dinamico. Importante è la funzione del Falcone nei confronti di Marta, quella da un lato di rappresentare visivamente per la "massa" la mostruosità della condizione sociale di Marta scacciata di casa per adulterio e dall'altro di dimostrare come la discesa di Marta al fondo della perdizione emotiva avesse toccato il punto più basso. La presenza del personaggio Falcone mette in evidenza le due metà di Marta, quella buona e quella mostruosa; la metà buona che tante sofferenze aveva patito convive con la metà mostruosa, una "mostruosità" che spinge Marta ad accettare l'amore di Gregorio Alvignani; appare evidente quindi il destino della donna, che è quello di una secolare sottomissione all'uomo. Ancora una volta il personaggio realista mette in evidenza che la responsabilità dei propri atti non risiede in lui, ma in una forza che tutti domina e alla quale sono sacrificati anche i sentimenti.

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Luigi Pirandello nasce ad Agrigento in una tenuta paterna detta "il Caos", da Stefano Pirandello, garibaldino durante la spedizione dei Mille e da Caterina Ricci-Gramitto, sposata nel 1863, sorella di un suo compagno d'armi. di famiglia tradizionalmente antiborbonica.
Frequentata la scuola nella città natale fino al secondo anno presso l'Istituto Tecnico, dal 1880 lo troviamo a Palermo dove frequenta gli studi liceali e dove la famiglia si era trasferita dopo un dissesto finanziario. Conseguita la licenza liceale si iscrive contemporaneamente sia alla Facoltà di Legge che a quella di Lettere dell'Università di Palermo e nel 1887 si trasferisce alla Facoltà di Lettere dell'Università di Roma dalla quale è costretto, dopo un diverbio con il preside della Facoltà e docente di Latino Onorato Occioni, ad allontanarsi. Si iscrive, allora, all’Università di Bonn dove si reca con una di presentazione del Professore di filologia romanza Ernesto Monaci.
A Bonn all'inizio del mese di gennaio 1890, conosce a una festa da ballo in maschera Jenny SchuIz-Lander, alla quale dedica il suo secondo volume di poesie, dal titolo Pasqua di Gea, una ragazza di cui si innamora e che rivestirà una parte importante nella sua vita anche sul piano spirituale, in quanto gli rimarrà per sempre dentro l'amarezza di un amore non realizzato, l'unico vero della sua giovinezza.
Si laurea nel 1891 con una tesi su Suoni e sviluppi di suono della parlata di Girgenti. Nello stesso anno rientra in Italia e si stabilisce a Roma con un assegno mensile ottenuto dal padre. Nel 1894 sposa Maria Antonietta Portolano, figlia di un socio dei padre, e l'anno seguente nasce il primo figlio, Stefano.
Dopo le prime opere di poesia, scritte in Germania, a Roma comincia a collaborare a giornali e riviste con articoli e brevi studi critici e nel 1897 accetta l'insegnamento presso l'Istituto Superiore di Magistero femminile di Roma. Nel 1897 e nel 1899 gli nascono i figli Rosalia e Fausto. Il 1893 è un anno particolarmente difficile, perché un allagamento nella miniera di zolfo del padre, nella quale aveva investito la dote patrimoniale della moglie, provoca il dissesto finanziario suo e del padre insieme ai primi segni della malattia mentale della moglie, che si aggraverà sempre di più fino ad essere ricoverata In ospedale.
Nel 1901 pubblica il romanzo L'esclusa (scritto nel 1893) e nel 1902 Il turno; nel 1904 ottiene il primo vero successo con Il fu Mattia Pascal. Nel 1908 diventa ordinario dell'Istituto superiore di Magistero, risolvendo in parte i suoi problemi economici, e pubblica due importanti saggi: L'umorismo e Arte e Scienza, che scateneranno un contrasto molto vivace con Benedetto Croce che si protrarrà per molti anni.
Nel 1909 pubblica il romanzo I vecchi e i giovani e l’anno seguente rappresenta i suoi primi lavori teatrali: La morsa e Lumie di Sicilia. Nel frattempo continua a scrivere e pubblicare novelle che assumeranno il titolo generate di Novelle per un anno.
Il 1915 è uno degli anni più tristi della vita di Pirandello sia per l'entrata in guerra dell'Italia e per il figlio Stefano che parte volontario per il fronte, dove abbastanza presto verrà fatto prigioniero, sia per la morte della madre, verso la quale nutriva un sentimento non solo di amore filiale, ma anche di partecipazione ai suoi intimi segreti dolori, causati da un carattere troppo 'vivace' del marito.
Col 1916 comincia la vera stagione teatrale pirandelliana con Pensaci, Giacomino!, Liolà e La ragione degli altri, alle quali seguiranno Così è, se vi pare (1917), Il berretto a sonagli, Il piacere dell’onestà, La patente, Il giuoco deÌÌe parti, Ma non è una cosa seria, Tutto per bene, La Signora Morli, uno e due, fino ai Sei personaggi in cerca d'autore, del 1921, opera rappresentata da Dario Niccodemi, scatenando violenti contrasti nel pubblico alla prima ma altrettanti consensi già dalla seconda messa in scena, Enrico IV del 1922, Vestire gli ignudi (1922), Ciascuno a suo modo (1924), ecc.
Nel 1926 pubblica l'ultimo romanzo. Uno nessuno centomila e fonda a Roma insieme al figlio Stefano, Orio Vergani e Massimo Bontempelli il Teatro d'arte, nel quale debutterà Marta Abba, giovanissima interprete che diverrà musa ispiratrice di alcune commedie, scritte appositamente per lei, con la quale Pirandello stabilirà un rapporto d'affetti che durerà per frutta la vita-
Nel 1934 riceve a Stoccolma il premio Nobel per la Letteratura. Muore nel 1936, il 10 dicembre e le sue ceneri verranno tumulate in una roccia nella tenuta del Caos nella quale era nato 68 anni prima, con funerali strettamente privati, come aveva scritto nelle sue ultime volontà.

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Pirandello vuole mettere in vista le contraddizioni intime dell’animo umano: una donna innocente viene scacciata di casa, con l’accusa di tradire il sacro vincolo familiare, scatenando una serie di tragedie che sconfinano con la distruzione fisica (la morte del padre di Marta), spirituale (la pazzia di Matteo Falcone) e sociale (la posizione di Gregorio Alvignani che non vuole e non sa prendersi le proprie responsabilità).
Da questa situazione si salvano soltanto coloro che restano ancorati non a un comune modo di sentire, che spesso si rivela primitivo e falso, ma a valori che vanno ai di la della quotidiana realtà, come l'amore, la famiglia, la religione, che non devono essere collocati nell'ambito di una realtà della quale tutti possano far parte con eguale dignità e nella quale non esistano segreti che possano essere visti da ciascuno a proprio modo.
Il desiderio finale di Rocco Pentagora di fronte all'agonia della madre, che aveva vissuto lo stesso dramma di Marta, tende proprio a riappianare una realtà che è stata sconvolta dall'individualismo e da un rispetto dei valori solo apparentemente realizzato ma fondamentalmente assente; mentre prima Rocco si è comportato in quel modo perché così fan tutti o così tutti avrebbero fatto, alla fine si comporta nel modo che egli sente più giusto, perché fondato finalmente sull'amore, superando convenzioni esteriori.
L'individuo per potersi salvare finalmente dal disfacimento e dal dramma deve isolarsi da un contesto sociale fondato sull'interesse e su falsi ideali e riconquistare individualmente i veri valori.

5

La situazione di Marta è presente anche ai giorni nostri ma in maniera diversa. Non siamo più di fronte a questa inferiorità femminile così drastica perché adesso come adesso il livello dell’uomo e uguale o dovrebbe essere uguale a quello della donna.
Nei giorni nostri è presente l’isolamento di molte persone, non per i motivi di Marta, ma perché rimangono soli senza parenti e amici; questa situazione è quella in cui si trovava Fana Pentagora nel testo.

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Tra le persone che mi stanno intorno e che mi conoscono non riconosco in nessuna di queste i tratti della protagonista.

7

E’ un libro da cui si capisce molto bene la mentalità dell’epoca, ma soprattutto si comprende la condizione sociale della donna: la donna era succube delle decisioni prese dal marito, il capo della famiglia che aveva il pieno controllo di tutto e di tutti.
Come libro lo giudico abbastanza piacevole soprattutto perché è dinamico e non si ferma troppo sui particolari descrittivi.

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