2000 Festival di Cannes

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Testo

L’Asia ha conquistato la 53a edizione del festival di Cannes: nove titoli nella selezione ufficiale, cinque nel Certain Regard, tre nella Quinzaine e due nella Semaine, senza contare i numerosi cortometraggi. Ventitré pellicole - scelte tra 680 film provenienti da tutto il mondo - sono state selezionate per il concorso e sottoposte alla valutazione della giuria presieduta da Luc Besson. Il festival si è aperto con Vatel di Roland Joffe e si è chiuso con Stardom di Denys Arcand. Non sono mancate le star che hanno sfilato sulla Croisette facendo impazzire letteralmente i flash dei fotografi: George Clooney e John Turturro - protagonisti dell’ultima, molto applaudita, fatica dei fratelli Coen, Fratello, dove sei? - le affascinanti Monica Bellucci (nella sua prima produzione americana, Under Suspicion), Uma Thurman, Kim Basinger e Juliette Binoche, i beniamini di casa Gerard Depardieu e Catherine Deneuve. Se si escludono il danese Dancer in the Dark (Palma d’oro) e lo statunitense Nurse Betty (migliore sceneggiatura), è stato il cinema orientale a raccogliere i più ampi consensi di critica e pubblico (Devils on the Doorstep di Jiang Wen ha vinto il Gran Premio della Giuria, mentre il premio per la miglior regia è stato assegnato a Edward Yang per A One and A Two). L’eccezione è rappresentata da Lars von Trier, già vincitore nel 1996 del Gran Premio della Giuria con Le onde del destino, e dalla sua Björk, magnifica esordiente riconosciuta migliore attrice. Con Dancer in the Dark il regista celebre per la sua paura di prendere l'aeroplano - ogni anno arriva a Cannes in camper - ha reso un duplice omaggio al melodramma (le sventure di un’eroina rigorosamente antifemminista) e al musical, unica evasione per le "anime semplici", vittime designate di una realtà cinica e opprimente. Più freddo e cerebrale In the Mood for Love, il suadente e poetico mélo di Wong Kar Wai, che ha permesso a Tony Leung di vincere il premio come migliore attore: amori inespressi, chiusi in claustrofobici corridoi e umidi pianerottoli, accompagnati ossessivamente da struggenti canzoni di Nat King Cole in lingua spagnola. E la musica è protagonista assoluta anche in Fratello, dove sei?: i Coen utilizzano il country come chiave narrativa per la loro Odissea anni Trenta con un George Clooney con baffetti e brillantina, citazione nostalgica di Clark Gable in Accadde una notte. Una panoramica su Cannes 2000 consente di dire che il cinema è donna, anche se per le signore non c’è via di mezzo: o guerriere, come quelle di La tigre e il dragone, esperte di kung-fu capaci di salti mirabolanti, senza dimenticare la sensuale donna di successo incarnata da Penelope Cruz in Woman on top e la ragazza boxeur di Girlfight, o sante e dunque vittime, come le protagoniste di Le cose che so di lei o le sorelle immigrate di Bread & Roses. Il destino si rivela infausto persino per la fulgida Charlize Theron di The Yards e per la protagonista del coreano Chunhyang, imprigionata e bastonata a sangue. L’Italia, esclusa dal concorso, in costante polemica con la Francia, ha potuto rallegrarsi vedendo abbracciate Licia Maglietta e Marina Massironi, felici dopo il successo di Pane e tulipani alla Quinzaine.

Palma d’oro: Dancer in the Dark (Danimarca) di Lars von Trier
Gran Premio della Giuria: Guizi Lai Le/Devils on the Doorstep (Cina)di Jiang Wen
Miglior regia: Edward Yang (Giappone) per Yi Yi/A One and a Two
Sceneggiatura: John C. Richards e James Flamberg per Nurse Betty di Neil LaBute (Usa)
Migliore attrice: Björk per Dancer in the Dark (Danimarca) di Lars von Trier
Miglior attore: Tony Leung per In the Mood for Love di Wong Kar-wai (Hong Kong/Francia)
Premio della Giuria: Lavagne di Samira Makhmalbaf (Iran/Italia) e Songs from the Second Floor di Roy Andersson (Svezia)
Camera d’or: Djomeh per Hassan Yektapanah (Iran) e Un tempo per la follia dei cavalli di Bahaman Ghobadi (Iran)
Menzione speciale per l’interpretazione: gli attori de La Noce
Premio del consiglio superiore tecnico: Christopher Doyle, William Chang, Mark Ping Bing per In the Mood for Love (Hong Kong/Francia)
Migliore cortometraggio: Anino di Raymond Red (Filippine)
Premio Fipresci: Eureka di Aoyama Shinji (Giappone)

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