Caducità delle cose e amore in P.

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Testo

Nella poesia di Petrarca il senso della caducità delle cose e l’amore sono due temi che vanno di pari passo, così da immergerlo in uno stato di solitudine che lo ispira nelle sue poesie.
Il Petrarca viene definito dagli storici un pre-umanista perché inizio a trovare nello studio dei classici il suo mondo, come proprio lui ci scrive nella lettera “Ai posteri” confermando che il tempo a cui apparteneva non rispecchia il suo modo di essere. Infatti le sue opere sono di altissimo livello, perfino nel Canzoniere, che è un opera scritta per il popolo, usa un linguaggio elevatissimo. Differenziandosi da altri poeti del suo tempo come Dante che nella Divina Commedia usa un linguaggio medio. L’amore e la caducità delle cose umane sono i temi principali del Canzoniere. Il suo amore, riferito a Laura, non ha natura erotica, ma solo elevazione lirica. Infatti nella poesia “Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono” Petrarca rappresenta la coscienza del sentimento amoroso e la su riflessione analitica e autoanalitica. Quest’ultimo prende molto dal suo predecessore Dante. In entrambi vi è l’esaltazione della donna amata irraggiungibile, solo che Petrarca è molto più presente come persona nelle sue liriche e sa che questo amore sarà solo mezzo di sofferenza. Invece per Dante la sua donna amata era un mezzo di elevazione spirituale. Il tema della caducità delle case assume un motivo dominante. È evidente che Petrarca riconosceva la labilità e la vanità di ogni cosa umana, ma non sapeva distaccarsene con fermezza e decisione. Questo viene ancora più accentuato dall’ultimo verso del sonetto “Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono” “che quanto piace al mondo è breve sogno”. Questo verso ci fa capire che tutte le cose belle della terra sono destinate a finire. Ed è proprio questa frase ad essere la parola chiave del dissidio interiore del poeta. Il suo dissidio è in sostanza il ridimensionamento lirico-espressivo di un dissidio spirituale tra umano e divino che rimane sempre nei limiti del Cristianesimo. Questo dissidio psicologico non fu dissidio artistico perché la poesia di Petrarca quando giunge veramente ai più valori lirici è assolutamente lontana dal suo dissidio psicologico. Questo fu dato dalla solitudine, infatti il Petrarca vive la sua marginalità come privilegio, perché gli consente di analizzare i problemi da una posizione di superiore distacco. Nella lirica “Solo et pensoso i più deserti campi” Petrarca introduce il tema della solitudine ed essa gli offre la passibilità di “tuffarsi” dentro se stesso alla ricerca di una pace, di una serenità interiore. Ma nonostante la ricerca di solitudine, essa non lo libera dal suo tormento amoroso. Mentre per Dante la solitudine è vissuta come esilio e come umiliazione perché si sente escluso dall’azione politica.

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