"Se questo è un uomo", Primo Levi

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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Data:19.04.2007
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Testo

Cailotto Laura 3^P
SCHEDA LIBRO
AUTORE: Primo Levi
TITOLO: “Se questo è un uomo”
ANNO: Questo libro venne pubblicato nel 1947
CASA EDITRICE: “Einaudi”
GENERE: E’ un romanzo che si può dividere in tre categorie: il diario o il memoriale di Levi deportato in Lager, la sua elaborazione letteraria, l’opera sociologica e storica.
FUNZIONE
INFORMATIVA: Questo libro in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a quanto ormai è noto ai lettori di tutto il mondo sull’inquietante argomento dei campi di concentramento. Esso non è stato scritto da Levi allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per non dimenticare e continuare a ricordare in modo che questi fatti orribili non si possano più ripetere.
EMOTIVA: Come intenzione e come concezione esso è nato già fin dai giorni di Lager per il bisogno di raccontare agli altri, e di fare gli altri partecipi, questo per i prigionieri aveva assunto , prima della liberazione e dopo, il carattere di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con gli altri bisogni elementari. Il libro è stato scritto in primo luogo a scopo di liberazione interiore per questo traspare durante tutta la narrazione il dolore, la sofferenza, la distruzione interiore e del fisico sotto le spaventose e disumane condizioni di vita imposte nel Lager. Questo libro secondo Levi ha anche un’altra funzione emotiva perché potrà fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano. Anche il titolo “Se questo è un uomo” dà al lettore la veste di giudice, poiché deve meditare se i prigionieri potevano essere considerati uomini o donne, che lavorano nel fango, che non conoscono pace, che lottano per un pezzo di pane, che muoiono per un si o per un no, senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare. Le pagine "trasudano" di sofferenza, una sofferenza vissuta con la massima dignità che un "uomo" riesce a mantenere nelle condizioni nelle quali è costretto a vivere all'interno di un campo di concentramento.
ESTETICA:Primo Levi nello scrivere questo libro, ha assunto deliberatamente il linguaggio pacato e sobrio del testimone, non quello lamentevole della vittima né quello irato del vendicatore poiché pensava che la sua parola sarebbe stata più credibile ed utile quanto più apparisse obbiettiva e quanto meno suonasse appassionata; solo così il testimone in giudizio adempie alla sua funzione, che è quella di preparare il terreno al giudice.
Nel secondo capitolo del libro intitolato “Sul fondo” più volte l’espressione ricorre: giacere sul fondo, eccomi sul fondo, viaggio… verso il fondo, premuti sul fondo. Qui Levi introduce poi nel libro un canto della Divina Commedia. Occorre ricordare che, nella geografia dantesca, l’inferno è una voragine a forma d’imbuto che si apre nell’emisfero boreale, sotto Gerusalemme, e termina al centro della Terra, dove si trova Lucifero.
Nel libro, il fondo è metafora del campo di annientamento, dove viene annullata la dignità umana: l’uomo è ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e di discernimento…
La prima giornata nel lager è definita antinferno.
La diversità tra la vita nel Lager e la vita precedente all’internamento è spiegata dallo scrittore con una citazione dantesca.
" … Qui non ha luogo il Santo Volto,
qui si nuota altrimenti che nel Serchio!"
Con queste parole si rivolgono i diavoli di Malebolge all’anima dannata di un lucchese, appena giunta all’inferno, a sottolineare con ironica perfidia la differenza tra la vita terrena e la vita nell’inferno. Anche nel Lager tutto è stravolto, non hanno più alcun valore le regole del vivere civile. Viene anche introdotto un canto di Ulisse. Attraverso questi elementi possiamo capire che Levi è un uomo di grande cultura scrive in modo adeguato e molto raffinato a questo libro seguirono numerosi altri saggi, racconti e romanzi, e Levi finì per abbandonare il suo primo mestiere e farsi esclusivamente scrittore.
SEQUENZE:
Il viaggio (pag. 11-18)
Sul fondo (pag. 19-33)
Iniziazione (pag. 33-36)
Ka-Be (pag. 37-49)
Le nostre notti (pag. 50-57)
Il lavoro (pag. 58-63)
Una buona giornata (pag. 64-69)
Al di qua del bene e del male (pag. 70-78)
I sommersi e i salvati (pag. 79-90)
Esame di chimica (pag. 91-97)
Il canto di Ulisse (pag. 98-103)
I fatti dell’estate (pag. 104-109)
Ottobre 1944 (pag. 110-116)
Kraus (pag. 117-120)
Die Drei Leute vom labor (pag. 121-128)
L’ultimo (pag. 129-133)
Storia di 10 giorni (pag. 134-154)
RIASSUNTO:
Primo Levi è stato catturato dai nazisti e dopo un lungo viaggio viene portato in un campo di concentramento polacco. Appena arrivato viene rasato e gli viene tatuato il numero 174517. Egli da quel momento perde ogni diritto ed è costretto a lavorare come schiavo. Un giorno durante il lavoro si ferisce un piede e viene portato in Ka-Be l’infermeria del campo e conosce per la prima volta le selezioni. Dopo poco tempo però, viene dimesso e portato in un’altra baracca dove ritrova l’amico Alberto, nemmeno il campo aveva potuto rovinare questa amicizia. Durante la giornata lavorativa conosce il suo compagno di cuccetta che l’aiuta nel lavoro. Lui e Alberto decidono di sostenere un esame di chimica in tedesco per entrare a far parte del Kommando chimico, ultimato l’esame però a loro viene affidato un lavoro ancora più pesante di prima ma Levi riesce a ottenere un nuovo posto: quello di trasportare la zuppa e nel viaggio verso le cucine racita a Jean alcuni versi della Divina Commedia. La vita nel campo è dura, insostenibile, sovraumana e fin dal primo giorno bisogna cercare di non farsi derubare e di rubare ciò che si trova. Gli oggetti vengono quotati in Borsa dove ogni oggetto viene valutato con razioni di pane. Nell’ottobre del 1944 per l’esigenza di spazio nel Lager riprendono le selezioni, Primo Levi riesce a salvarsi e viene chiamato in Laboratorio per aver superato l’esame di chimica. Levi è invidiato dai compagni, tranne che da Alberto, perché non fa un lavoro difficile e può stare al caldo ma lui viene da delle donne civili deriso e ripensa così al passato. Nel frattempo i russi si avvicinano e tutti sperano nella liberazione ma Levi si ammala ed è costretto ad andare in Ka-Be insieme ad altri prigionieri. Nel frattempo il campo viene evacuato e Alberto fugge, gli ufficiali e le SS fuggono mentre Primo Levi rimane chiuso in Ka-Be insieme ad altri e riesce a sopravvivere finché non vennero liberati dai Russi.
PERSONAGGI
Primo Levi
Fisico: Aveva ventiquattro anni, era un cittadino italiano di religione ebraica, e faceva parte di una banda partigiana affiliata a “Giustizia e Libertà”. Viene catturato e portato nel Lager nel 1943. Non aveva un fisico molto forte per questo il lavoro gli pesava moltissimo e nessuno mai si metteva in coppia con lui nel lavoro di trasporto propeio per questo motivo.
Psicologico:
• Coltivava un moderato e astratto senso di ribellione prima di essere prigioniero ma nel Lager se si ribella verrebbe ucciso e a conoscenza di questo accetta gli ordini e viene picchiato senza discutere
• Come indole personale non è facile all’odio. Lo ritiene un sentimento animalesco e rozzo, preferisce che invece le sue azioni nascano dalla ragione per questo nel scrivere questo libro è molto equilibrato
• Nonostante le condizioni di vita disumane non cede alla tentazione di suicidarsi, ma combatte per vivere e per ritornare un giorno libero a vivere con la sua famiglia, per questo è il suo continuo sogno
• Ottimista anche se all’inizio pare pessimista dopo aver imparato il meccanismo del Lager vede sempre uno spiraglio di speranza; anche per esempio nelle giornate di pioggia mentre lavora nel fango vede il lato positivo cioè che non tira molto vento
• Non fa la vittima anche nello scrivere ha un tono pacato
• Ha una vasta cultura ed è abbastanza astuto poiché riesce a superare l’esame di chimica, e viene scelto per lavorare il laboratorio.
• ripensa al suo passato con nostalgia
• in Lager impara a rubare e a non fidarsi troppo della gente e con il tempo impara anche a non averne neanche molta compassione.
Alberto
Fisico: è il migliore amico di Primo Levi ha ventidue anni, è anche lui italiano, sa un poco il francese , e capisce tutto quello che gli dicono tedeschi e polacchi. All’interno del Lager gode di una certa popolarità.
Psicologico:
• è entrato in Lager a testa alta, e vive in Lager illeso e incorrotto
• Ha capito prima di tutti che questa vita è guerra; non si è concesso indulgenze, non ha perso tempo a recriminare e a commiserare sé e gli altri, ma fin dal primo giorno è sceso in campo
• Lo sostengono intelligenza e istinto: ragiona giusto, spesso non ragiona ed è ugualmente giusto.
• Intende tutto a volo: non sa che poco francese, e capisce quanto gli dicono tedeschi e polacchi. Risponde in italiano e a gesti, si fa capire e subito riesce simpatico.
• Lotta per la sua vita, eppure è amico di tutti. sa chi bisogna corrompere, chi bisogna evitare, chi si può impietosire, a chi si deve resistere
• l’autore vede in lui due visioni opposte lo vede infatti come una persona forte, astuta che sa farsi rispettare, ma allo stesso tempo buona
• Ha una genuina gioia, senza ombra d’invidia. Alberto non trova nulla a ridire sulla fortuna che è toccata a Levi, e ne è anzi ben lieto, sia per amicizia, sia perché ne trarrà lui pure dei vantaggi poiché essi condividono tutto
• preferisce senza esitare gli incerti e le battaglie della “libera professione”
I Prigionieri gli ospiti del Lager di ogni nazionalità sono suddivisi in una vera e propria gerarchia al loro interno:
1.I criminali
Fisiche: Sono vestiti a righe come tutti ma essi portano accanto al numero , cucito sulla giacca, un triangolo verde.
Psicologiche:
• I veri padroni: Le SS ci sono ma poche e fuori dal campo e si vedono relativamente di rado, i padroni effettivi sono proprio i triangoli verdi i quali hanno mano libera sulle categorie che si prestano ad assecondarli: i quali non sono pochi.
• Erano temuti per il loro passato da criminali crudeli e pazzi.
2.I politici
Fisico: sono vestiti a righe anche loro ma il loro stemma è un triangolo rosso. I politici veri vivevano e morivano in altri campi, mentre qui i politici sono coloro che vivono per le loro ideologie.
Psicologiche: Sono coloro che riescono a sopravvivere di più perché hanno delle ideologie, dei valori, e delle cose in cui credere.
3.Gli ebrei
Fisiche: sono la maggioranza e portano la stella ebraica rossa e gialla e si distinguono in sommersi e salvati.
Psicologiche:
I salvati
I greci
Fisiche: sono ebrei e sono commercianti da millenni e anche nel Lager svolgono questo lavoro. Hanno il monopolio della borsa.
Psicologiche:
• Sono ammirevoli perché sono in grado di tenere sotto controllo il commercio nel Lager
• Terribili ladri, feroci ma solidali perché con le etnie diverse non parlano se non per affari, ma tra di loro hanno un’amicizia forte e si aiutano a vicenda
• Sono molto astuti perfino i Tedeschi li rispettano e i polacchi li temono
• Sono determinati a vivere, ma spietati avversari nella lotta per la vita.
Elias Lindzin
Fisiche: Era un nano, non più alto di un metro e mezzo, quando è nudo si distingue ogni muscolo lavorare sotto la pelle, potente e mobile come un animale , il suo corpo sarebbe un buon modello per un Ercole ma, sotto il cuoi capelluto le suture craniche sporgono smisurate. Il cranio è massiccio, e da l’impressione di essere di metallo o pietra; si vede il limite nero dei capelli rasi appena un dito sopra le sopracciglia. Il naso, il mento, la fronte gli zigomi sono duri e compatti, l’intero viso sembra una testa d’ariete, uno strumento adatto a percuotere. Non parla che polacco, e l’yiddish torvo e deforme di Varsavia. Potrebbe avere venti come quarant’anni, di solito dice di averne trentatre e di aver procreato diciassette figli:il che non è inverosimile.
Psicologiche:
• È un chiacchierone perché parla continuamente degli argomenti più disparati.
• È un uomo impressionante perché tutti si soffermano ad ammirarlo quando lavora porta fino a quattro sacchi di cemento
• Allegro e matto cammina fitto fitto sulle gambe corte e tozze, fa smorfie di sotto il carico, ride, impreca, urla e canta senza requie
• Sa fare molti lavori:il sarto, il falegname, il ciabattino, il barbiere
• Ha molta fama all’interno del campo, la sua opera veniva richiesta dai maister, per quei lavori dove occorresse perizia e vigore particolare.
• Viene descritto da Levi incomprensibile, demente ed extraumano ma l’essere più idoneo a vivere nel Lager, mentre al di fuori non sarebbe nessuno probabilmente sarebbe finito in manicomio.
Henri: Fisiche: Henri aveva il corpo ed il viso delicati e sottilmente perversi del San Sebastiano del Sodomia; i suoi occhi erano neri e profondi, non aveva ancora la barba data la giovane età e in campo si muoveva con languida naturale eleganza. Aveva ventidue anni Parlava il francese, il tedesco l’inglese e il russo ed aveva un’ottima cultura scientifica e classica.
Psicologiche:
• Ha scoperto la pietà, essendo un sentimento primario e riflessivo se abilmente insilata fa effetto proprio negli animi primitivi dei bruti che comandano i prigionieri, con questo trucco riesce sempre a salvarsi
• invece era un uomo eminentemente civile e consapevole
• sui modi di sopravvivere nel lager possedeva una teoria completa e organica perchè si era chiuso in se stesso come in una corazza e lottava per vivere senza distrazione.
• era intelligentissimo
• non aveva vincoli di affetti perché suo fratello era morto in Buna e da quel giorno aveva decisodi non volersi più affezionare
I sommersi è una vasta categoria di prigionieri che non ha favoriti inizialmente dal destino, lottano con le sole forze per sopravvivere. Bisogna che diano battaglia ogni giorno e ogni ora alla fatica, alla fame, al freddo,e all’inerzia che ne deriva; resistere ai nemici e non aver pietà per i rivali; aguzzare l’ingegno, indurare la pazienza.
Kraus
Fisico: E’ Ungherese,è un grande numero perché appena arrivato nel campo, capisce assai male il tedesco, e non sa una parola di francese, è lungo lungo, ha gli occhiali e una faccia piccola e storta; quando ride sembra un bambino e ride spesso. Prima di entrare in Lager era un piccolo impiegato.
Psicologico:
• Lavora troppo e troppo vigorosamente
• non ha ancora capito l’arte per sopravvivere cioè quella di fare economia di tutto, di fiato, di movimenti, perfino di pensiero
• non sa che è meglio farsi picchiare, perché di botte in genere non si muore, ma di fatica sì
• è onesto e logico perché si impegna al massimo nel lavoro
• maldestro perché non sa camminare allineato e si prende molti calci dal Kapo
I tedeschi
I Nazisti
Fisiche: avevano i tratti ariani.
Psicologiche:
• Sono loro a capo dei comandi, ma non vedendo mai gli occhi degli ebrei in Lager e le loro condizioni per loro è molto facile dare ordini disumani
• Provano odio nei confronti degli ebrei non li ritengono uomini per questo progettano con il Lager di togliergli la dignità
Le SS
Fisiche: ci sono ma poche e fuori dal campo e si vedono relativamente di rado per questo nel libro ci sono scarse descrizioni sia fisiche che psicologiche.
Psicologiche:
• Davano ordini con voce dura e cruda che incuteva autorità e terrore
• I loro ordini sembravano l’abbaiare rabbioso dei cani
• Il loro compito era anche quello delle selezioni dovevano cioè decidere chi mandare al forno crematoio e chi poteva continuare a lavorare
• Malvage e stolide
Donne
Nel Laboratorio
Fisico: Di fronte a queste ragazze dopo anni che non vedevano una donna Levi e i suoi due compagni di laboratorio si sentono sprofondare di vergogna e imbarazzo per il loro aspetto fisico. A loro queste ragazza sembrano creature ultraterrene, sono tre giovani tedesche più una polacca che è magazziniera, e Frau Mayer che è la segretaria. Hanno la pelle liscia e rosea, begli abiti colorati, puliti e caldi, i capelli biondi, lunghi e ben ravviati.
Psicologico:
• parlano con molta grazia e compostezza
• sono felici e spensierate perché cantano in laboratorio
• sono razziste perché non parlano con Levi ne con i suoi compagni, arricciano il naso quando vedono che si trascinano per il laboratorio, quando scopano gli scopano anche i piedi,rompono molta vetreria e poi cercano di dare la colpa a loro
• ignorano e sfacciate tutta la sofferenza dei prigionieri in Lager perché mangiano pubblicamente tartine di pane e marmellata
• incoscienti non fanno il proprio lavoro cioè tenere pulito ed ordinato il laboratorio, fumano negli angoli, si limano le unghie, discorrono fra loro: parlano del tesseramento, dei loro fidanzati, delle loro case, delle feste prossime…
Operaie in Buna
Fisico: Non di rado si potevano vedere e incontrare in Buna le operaie ucraine e polacche. Vestivano con pantaloni e giubba di cuoio, il loro fisico era massiccio e violento come quello dei loro uomini. Erano sudate e scarmigliate d’estate, imbottite di abiti spessi d’inverno.
Psicologico: Non ci sono molte caratteristiche psicologiche ma si può capire che esse non erano affatto considerate donne perché a loro venivano affidati lavori duri di pala e di piccone come agli uomini, senza alcuna distinzione.
I civili
Fisiche: erano coloro che lavoravano in fabbrica o che trasportavano al Lager oggetti e merci,
Psicologiche:
• essi erano l’elemento essenziale per il commercio all’intero del lager
• anche se era un reato commerciare con i prigionieri e veniva punito con severità erano dunque coraggiosi e pieni di buon cuore.
Lorenzo
Fisiche:Levi crede che proprio grazie a Lorenzo ha saputo sopravvivere nel Lager per il suo aiuto materiale e psicologico
Psicologiche:
• la sua umanità era pura e incontaminata
• Grazie all’umanità e sensibilità di Lorenzo Levi non dimenticava di essere un uomo anche in Lager
• Non era corrotto e non selvaggio
• Estranio all’odio e alla paura
• Aveva un modo felice di essere buono
DOVE: Sullo spazio ci sono molte descrizioni dato che Levi descrive ogni luogo che vede e molto dettagliatamente, gli spazi sono reali e sembrano riflettere la condizione sociale degli schiavi infatti sono locali angusti, sporchi, piccoli; dove la gente è costretta a stare a stretto contatto.
Il treno
Era un treno merci, i vagoni erano dodici e i prigionieri seicentocinquanta, nel vagone di Levi erano in quarantacinque, ma era un vagone piccolo. Il vagone merci era chiuso dall’esterno, e dentro uomini donne bambini, compressi senza pietà, come merce di dozzina, in viaggio verso il Lager. Il treno viaggiava lentamente con lunghe soste snervanti. Nel vagone dalla feritoia si poteva intravedere nomi ignoti di città austriache, poi cèche, infine polacche.
Lager
Il lager è un quadrato di circa seicento metri di lato, circondato da due fili di reticolo spinato, il più interno dei quali percorso da corrente ad alta tensione. E’ costruito da sessanta baracche in legno, che qui si chiamano Bloks, di cui una decina in costruzione; a queste vanno aggiunti il corpo delle cucine, che è in muratura; una fattoria sperimentale, gestita da un distaccamento di Häftlinge privilegiati; le baracche delle doccee delle lattrine, in numero di una per ogni gruppo di sei od otto Bloks. Più di alcuni Bloks sono adibiti a scopi più particolari; un gruppo di otto , all’estremità est del campo, costituisce l’infermeria e l’ambulatorio; v’è poi il Blok 24 che è il Krätzeblok, riservato agli scabbiosi; il Blok 7, in cui nessun comune Häftling è mai entrato, riservato alla “prominez”, cioè all’aristocrazia, agli internati che ricoprono le cariche supreme; il Blok 47, riservato ai Reichsdeutsche (gli ariani tedeschi, politici o criminali); il Blok 49, per soli Kapos; il Blok 12, una metà del quale ad uso dei Reichsdeutsche e Kapos funge da Kantine, cioè da distributorio di tabacco, polvere insetticida, e occasionalmente altri articoli; il Blok 37, che contiene la Fureria centrale e l’ufficio del lavoro; e infine il Blok 29, che ha le finestre sempre chiuse perché è il Frauenblok, il postribolo del campo, servito da ragazze Häflinge polacche, e riservato ai Reichsdeutsche. I comuni Bloks sono divisi in due locali; in uno vive il capo baracca con i suoi amici; v’è un lungo tavolo, sedie panche; ovunque una quantità di strani oggetti dai colori vivaci, fotografie , disegni, fiori finti, soprammobili; sulle pareti , grandi scritte, proverbi e poesiole inneggianti all’ordine, alla disciplina, all’igiene; in un angolo, una vetrina con gli strezzi del Blokfrisor (barbiere autorizzato), i mestoli per distribuire la zuppa e due nerbi di gomma , quello pieno e quello vuoto, per mantenere la disciplina medesima. L’altro locale è il dormitorio ; non vi sono che centoquarantotto cuccette a tre piani, disposte fittamente, come celle di alveare, in modo da utilizzare senza residui tutta la cubatura del vano , fino al tetto e diviso da tre corridoi. In mezzo al Lager vi è la piazza dell’Appello, vastissima, dove ci si raduna al mattino per costruire le squadre di lavoro, e alla sera per venire contati. Di fronte alla piazza dell’Appello c’è una aiuola dall’erba accuratamente rasa, dove si montano le forche quando occorre.
Il lavatoio
Il lavatoio è un locale poco invitante. E’ male illuminato, pieno di correnti d’aria e il pavimento di mattoni è copertola uno strato di fanghiglia; l’acqua non è potabile , ha un odore disgustose spesso manca per molte ore. Le pareti sono decorate da curiosi affreschi didascalici: vi si vede, ad esempio lo Häftling cattivo, dal naso fortemente semitico e dal colorito verdastro, il quale , tutto infagottato negli abiti vistosamente macchiati, e col berretto in testa, immerge cautamente un dito nell’acqua del lavandino. Sotto al primo sta scritto: “So bist du rein ” (così sei pulito), e sotto al secondo “Così va in rovina”.
Sulla parte opposta campeggia un enorme pidocchio bianco,rosso e nero con la scritta “Un pidocchio è la tua morte”.
Primo Levi capisce che gli ignoti autori di questi decori, forse inconsciamente, non erano lontani da alcune importanti verità. In questo luogo, lavarsi tutti i giorni nell’acqua torbida del lavandino è praticamente inutile ai fini della pulizia e della salute; è invece importantissimo come sintomo di residua vitalità, e necessario come strumento di sopravvivenza morale.
Dormitorio nel Ka-be
Anche qui, come dappertutto, cuccette a tre piani, in tre file per tutta la baracca, separate da due corridoi strettissimi. Le cuccette erano centocinquanta, i malati circa duecentocinquanta: due quindi in quasi tutte le cuccette. I malati delle cuccette superiori, schiacciati contro il soffitto, non possono quasi stare seduti.
La Buna
La buna è disperatamente ed essenzialmente opaca e grigia. Questo sterminato intrico di ferro, di cemento di fango e di fumo è la negazione della bellezza. Le sue strade e i suoi edifici si chiamano come i prigionieri, con numeri o lettere o con nomi disumani e tristi. Dentro al suo recinto non cresce un filo d’erba, e la terra è impregnata dei succhi velenosi del carbone e del petrolio, e nulla è vivo se non macchie e schiavi. La buna è grande come una città; vi lavorano, oltre ai dirigenti e ai tecnici tedeschi, quarantamila stranieri, e vi si parlano quindici o venti linguaggi. Tutti gli stranieri abitano in vari Lager, che alla Buna fanno corona: il Lager dei francesi volontari, e altri che non si conoscono. La torre del Carburo che sorge in mezzo alla buna e la cui sommità è raramente visibile in mezzo alla nebbia è stata costruita proprio dai prigionieri e i suoi mattoni sono stati cementati con l’odio e la discordia, come la Torre di Babele, e così essi la chiamano.
QUANDO: Seconda guerra mondiale Guerra combattuta dal 1° settembre 1939 all’8 maggio 1945 in Europa e dal 7 dicembre 1941 al 2 settembre 1945 in Asia. Ebbe come principali contendenti Gran Bretagna e Francia, prima, Stati Uniti d'America e Unione Sovietica, poi, da una parte; Germania, Italia e Giappone dall’altra. Le operazioni ebbero inizio nel 1939 con l'invasione della Polonia da parte della Germania nazista. In risposta all'aggressione Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Germania e il conflitto si estese fino a interessare molti paesi e aree geografiche del pianeta. Più che in qualsiasi altra guerra precedente, il coinvolgimento delle nazioni partecipanti fu totale e l'evento bellico interessò in modo drammaticamente massiccio anche le popolazioni civili. La sua conclusione segnò l'avvento di un nuovo ordine mondiale incentrato sulle due superpotenze vincitrici, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.

ANALISI STILISTICA
Narratore: Il narratore è interno perché vive in prima persona la vicenda ed è onnisciente.
La narrazione si svolge: I capitoli sono stati scritti non in successione logica. Compaiono molti rallentamenti quando sono presenti le descrizioni e le sue riflessioni.
Descrizioni: Le descrizioni sono molto numerose dettagliate ed efficaci. Es. In Lager Elias prospera e trionfa.
Lessico: Il lessico è generalmente comune (es. dignità, spegnere, comando, campo) ma compaiono termini raffinati (aguzzare l’ingegno, magnanimità, verosimilmente) ci sono termini specialistici (es. Blocks, Ka-BE) e stranieri (Wer kann Deutsh?, wasser, null achtzehn)
Aggettivazione: l’aggettivazione è molto ricca e inconsueta ci sono aggettivi ricercati e specifici. Es. (Elias pag. 88) Elias è naturalmente e innocentemente ladro: manifesta in questo l’istintiva astuzia degli animali selvaggi.
Struttura sintattica: Le frasi sono in generale sono brevi ma altre volte sono lunghe e molto complesse. Es. Henri è stato visto una volta in atto di mangiare un uovo sodo.
Punteggiatura: L’autore utilizza la punteggiatura in modo personale Es Poi si rialza, fa mezzo giro, vomita e tergo il boccone di cui è grave, e ricomincia.
Registro linguistico: Il registro linguistico è alto. Primo Levi nello scrivere questo libro, ha assunto deliberatamente il linguaggio pacato e sobrio del testimone era questo il suo intento per cercare di essere più equilibrato possibile in modo che il lettore potesse giudicare se questo è un uomo.

INTERPRETAZIONE (Temi trattati)
Il romanzo si inserisce nel periodo storico della seconda guerra mondiale nel periodo in cui sorge il sentimento nazista. Il nazionalsocialismo che fu un movimento politico tedesco nato negli anni Venti in Germania, dopo la sconfitta subita nella prima guerra mondiale. Più comunemente conosciuto come nazismo, culminò nell'ascesa al potere del dittatore Adolf Hitler, che dominò la Germania dal 1933 al 1945. Sulla bandiera nazista era disegnata una svastica nera. Antico emblema ecumenico e solare, la svastica o croce uncinata divenne per l'Europa un simbolo di violenza e sopraffazione. La loro ideologia era ispirata alle teorie che sostenevano una presunta superiorità biologica e culturale della razza ariana. Si diffuse dunque l’antisemitismo cioè, l’avversione nei confronti degli ebrei che si traduce in forme di discriminazione e di persecuzione, spesso cruenta e culminata nel corso della seconda guerra mondiale nello sterminio di milioni di persone. Il termine fu coniato intorno al 1879 per designare l'ideologia e l'atteggiamento persecutorio nei confronti degli ebrei.
Nel periodo fra la prima e la seconda guerra mondiale aveva continuato a essere in Europa un sentimento diffuso, sebbene non organizzato, esplose invece nella Germania degli anni Trenta sotto il regime nazista guidato appunto da Adolf Hitler. Con il nazismo la discriminazione e la persecuzione degli ebrei divennero un vero e proprio obiettivo politico, scientificamente perseguito. Iniziata già nel 1933 con il boicottaggio dei negozi, la persecuzione contro gli ebrei continuò prima con la promulgazione delle leggi di Norimberga del 1935. Queste erano leggi razziali emanate per ordine di Adolf Hitler e approvate all'unanimità dal Reichstag nel settembre del 1935, durante il settimo congresso del Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori. Costituì allora il culmine della discriminazione, contro gli ebrei, che sarebbero così stati "esclusi dalla partecipazione alla vita politica del popolo tedesco". Una prima legge, quella sui "cittadini del Reich", privava gli ebrei della cittadinanza e quindi dei diritti politici (diritto al voto, partecipazione alla vita politica), garantiti solo ai "cittadini del Reich"; una seconda legge, intesa a "tutelare il sangue e l'onore tedesco" vietava matrimoni e rapporti sessuali tra ebrei e tedeschi.
Per la “soluzione finale del problema” degli ebrei vennero creati i campi di concentramento e di sterminio luogo di prigionia creato per deportare civili e militari, generalmente per motivi bellici o politici. Si differenzia dal carcere per tre ragioni: uomini, donne e bambini sono imprigionati senza un regolare processo; il periodo di confinamento è indeterminato; le autorità che gestiscono il campo di concentramento esercitano un potere arbitrario e illimitato. Sebbene ne esistano svariate tipologie, di solito si tratta di agglomerati di baracche o di capannoni, circondati da torrette e delimitati da reti di filo spinato. I campi di concentramento vengono chiamati anche campi di lavoro o centri di rieducazione che divennero veri e propri campi di sterminio, per l’eliminazione fisica di gruppi etnici o religiosi (come ebrei e zingari da parte della Germania nazista) o di oppositori politici. Primo Levi ci porta dunque l'esperienza della deportazione, che viene analizzata con lucidità di pensiero: la malvagità di cui l'uomo era stato capace non trovò in lui né un facile assolutore né un superbo inquisitore. Ma l’opinione del lettore non può essere che una sola, il giudizio è unanime i campi di concentramento sono stati la orribile dimostrazione che l’uomo può ridurre i suoi simili in condizioni pietose e disumane, può uccidere e sterminare la propria specie senza pietà e con orrore, nascondendosi dietro le proprie ideologie.
Il libro, mentre evita i particolari più atroci, si sofferma su tutte le offese alla dignità e persino alla personalità più individuale, dalle percosse alle umiliazioni fisiche (violenza e arroganza nel modo d’interpellare, nudità e funzioni fisiche rese pubbliche, esplicita riduzione dell’uomo a bestia). La privazione della dignità fu il crudele progetto dei nazisti, che studiarono nei minimi dettagli come rendere un uomo una bestia, in continuo tormento. Gli incisero un numero e gli rasarono la testa, in modo che nessuno più avesse una propria identità ma che tutti fossero uguali, il nome dato dai genitori e che si erano portati e costruiti nella vita fino a quel momento era stato tolto e perso per sempre.
Il cibo veniva dato in quantità minime e inferiori alle quantità per sopravvivere, per questo i prigionieri hanno l’unico e frustante pensiero di procurarsi del cibo, sono ridotti come animali. In più vengono nutriti solo con zuppe liquide per cui lo stomaco non si riempie, e i reni sono costretti a lavorare troppo, per cui i prigionieri sono anche frustati dal continuo bisogno di urinare. I prigionieri vengono costretti a seguire tutti gli ordini, anche a quelli più insensati, come a marciare a suono di musiche allegre e tenere il ritmo. Tutti gli uomini hanno bisogno di certezze e punti di riferimento, ma a loro viene tolto anche questo, all’interno del campo non c’è nessuna certezza né di vita né di morte, nel gergo del campo per questo non viene mai utilizzata la parola “domani”. Nemmeno l’amicizia può esistere, poiché per sopravvivere bisogna rubare, bisogna legare con le persone giuste in modo da trarne vantaggi. Le amicizie nel Lager sono solo di convenienza.
Questo sistema è di violenza gratuita poiché l’odio che provano i nazisti non è stato provocato da nulla. Un altro regolamento crudele è che i tedeschi pretendono che i prigionieri siano puliti, ma li fanno lavorare nel fango e non danno a loro gli strumenti per lavarsi. Levi capisce per esempio che lavarsi tutti i giorni nell’acqua torbida del lavandino è praticamente inutile ai fini della pulizia e della salute; è invece importantissimo come sintomo di residua vitalità, e necessario come strumento di sopravvivenza morale e della dignità. Il Lager è una macchina per ridurre in bestie, e bestie non dovevano diventare; perché anche in quel luogo si può sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere è importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l’impalcatura, la forma delle civiltà. Essi erano schiavi, privi di ogni diritto, esposti ad ogni offesa, votati a morire, ma una facoltà gli era rimasta, la facoltà di negare ogni consenso e gli ideali e i valori che nessuno può toglierti mai. Mantenere il ricordo vivo di questa strage non è solo un bisogno ma anche un obbligo. In un mondo, quello dei lager nazisti, in cui ogni cosa sembra sfuggire al controllo della ragione, soltanto l'impegno della memoria può contrastare il trionfo dell'assurdo e dell'orrore. È questo il senso della scrittura di Primo Levi, misurata, lucida e essenziale, priva di esagerazioni retoriche, fragile testimonianza di un ideale di civiltà e dignità umana.
Oggi il 27 gennaio viene ricordato lo shoah con iniziazioni nelle città, per non dimenticare e cercare che questo non accada più.
La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo. Purtroppo oggi ancora in alcune parti del mondo come in Africa con le guerre tribali in cui vengono sterminate diverse tribù, o nelle zone dei diamanti dove i gruppi di ribelli assaltano tutti gli accampamenti uccidono, mutilano anche donne e bambini e gli uomini che sono in grado di lavorare vengono portati via a raccogliere diamanti come schiavi, in condizioni pessime, legati con catene e uccisi al primo errore senza pietà. Anche in Croazia e Jugoslavia verso il 1991 con la guerra civile erano stati istituiti campi di concentramento. I sopravvissuti dai campi di concentramento sono oggi pochissimi, molti si sono suicidati perché non riuscivano a tornare alla vita normale, erano perseguitati da incubi. Per questo è ancora più importante conservare il ricordo poiché oggi abbiamo pochissime testimonianze in prima persona.
PROFILO DELLO SCRITTORE
Levi, Primo (Torino 1919-1987), romanziere, saggista e poeta italiano. Studiò chimica all'Università di Torino dal 1939 al 1941 e successivamente, mentre lavorava come ricercatore chimico a Milano, decise di unirsi a un gruppo di resistenza ebraica formatosi in seguito all'intervento tedesco nel Nord d'Italia nel 1943. Catturato e deportato al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, sopravvisse perché impiegato in attività di laboratorio. Riprese il suo lavoro come chimico industriale nel 1946, ma si ritirò nel 1974, per dedicarsi interamente alla scrittura. I profondi strascichi psicologici dell'internamento nel campo di sterminio furono probabilmente la causa del suo suicidio, avvenuto nel 1987.
Tra i numerosi libri di Primo Levi sono fondamentali Se questo è un uomo (1947), che racconta delle condizioni di vita dei deportati di Auschwitz; La tregua (1958), che descrive il lungo viaggio verso casa attraverso la Polonia e la Russia dei sopravvissuti ai campi di sterminio; Il sistema periodico (1975), una serie di storie, spesso di ispirazione autobiografica, intitolate col nome degli elementi chimici intese come metafore di tipi umani; Se non ora, quando? (1982), con cui ritorna sulla tematica della guerra e dell'ebraismo. Fra le altre sue opere sono i racconti di Storie naturali (1963), Vizio di forma (1971) e Lilít e altri racconti (1981); le poesie dell'Osteria di Brema (1975) e Ad ora incerta (1984); i romanzi La chiave a stella (1978) e I sommersi e i salvati (1986); i saggi di L’altrui mestiere (1978, premio Strega). Dalla Tregua ha tratto un film Francesco Rosi nel 1997.
Cailotto Laura 4^P
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