Primo Levi - Se questo è un uomo

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale
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Data:15.01.2001
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Testo

Primo Levi
Primo Levi nasce a Torino il 31 luglio 1919.
I suoi antenati sono ebrei piemontesi provenienti dalla Spagna e dalla Provenza.
Nel 1934 si iscrive al Ginnasio-Liceo D’Azeglio. La sua passione è la chimica. Sicchè, ottenuta la licenza liceale, si iscrive al corso di chimica presso la facoltà di Scienze dell’Università di Torino.
Nel 1938 il governo fascista emana le prime leggi razziali : è fatto divieto agli ebrei di frequentare le scuole pubbliche, tuttavia a chi è già iscritto all’Università è consentito di proseguire gli studi.
Nel 1941 si laurea con pieni voti e lode. Il suo diploma reca la menzione “di razza ebraica”.
Cerca subito lavoro, perché la famiglia ha problemi finanziari, e il padre è morente per un tumore. Trova un impiego semilegale in una cava di amianto ma non figura ufficialmente nei libri paga. Trova poi una sistemazione economicamente migliore a Milano, presso una fabbrica svizzera di medicinali, dove è incaricato di studiare nuovi farmaci contro il diabete.
Nel luglio 1943 cade il governo fascista e Mussolini viene arrestato. L’otto settembre il governo Badoglio annuncia l’armistizio, ma “la guerra continua”. Le forze armate tedesche occupano il nord e il centro Italia.. Levi si unisce a un gruppo di partigiani operante in Val d’Aosta, ma il 13 dicembre è arrestato con altri compagni e portato nel campo di concentramento di Carpi-Fossoli. Nel febbraio del 1944 il campo di Fossoli viene preso in gestione dai tedeschi che avviano Levi e altri prigionieri su un convoglio ferroviario con destinazione Auschwitz. Qui per la prima volta si sente ebreo, diverso. Per tutta la durata della permanenza nel Lager, Levi riesce a non ammalarsi, ma contrae la scarlattina proprio quando nel gennaio 1945 i tedeschi, sotto l’avvicinarsi della truppe russe, evacuano il campo abbandonando gli ammalati al loro destino. Gli altri prigionieri vengono rideportati verso Buchenvald e Mauthausen e muoiono quasi tutti. Levi vive per qualche mese a Katowice, in un campo sovietico di transito : lavora come infermiere. Nel giugno inizia il viaggio di rimpatrio. Con i suoi compagni percorre un itinerario attraverso la Russia Bianca, l’Ucraina, la Romania, l’Ungheria, l’Austria. E’ questa l’esperienza che Levi racconterà ne “La tregua”.
In Italia trova lavoro presso una fabbrica di vernici . E’ ossessionato dalle traversie subite e scrive febbrilmente “Se questo è un uomo”. Nel 1947 il dattiloscritto viene rifiutato dalla casa editrice Einaudi ma pubblicato dall’editore De Silva in 2500 esemplari. Il libro ha buone accoglienze critiche ma scarso successo di vendita. Solo nel 1956 il libri viene pubblicato dall’editore Einaudi : da allora non cesserà di essere ristampato e tradotto. Incoraggiato dal successo di Se questo è un uomo” , inizia la stesura di “La tregua”, diario dell’avventuroso viaggio di ritorno dalla prigionia. Il libro viene pubblicato da Einaudi nel 1963 ed ottiene accoglienze critiche molto favorevoli, e in settembre vince il Premio Campiello.
Tra il 1964 e il 1967 scrive vari racconti che vengono pubblicati su “Il Giorno” e poi raccolti in un volume intitolato “Storie naturali”.
Sempre nel 1967 Levi cura una versione teatrale di “Se questo è un uomo” che viene messa in scena al teatro stabile di Torino, e si basa sulla versione radiofonica già realizzata.
Nel 1971 raccoglie una seconda serie di racconti, “Vizio di Forma”, nel 1975 raccoglie le sue poesie in un volume dal titolo ”L’osteria di Brema” e nel 1978 pubblica “La chiave a stella”, storia di un operaio montatore piemontese che gira il mondo a costruire tralicci, ponti, trivelle petrolifere, e racconta incontri, avventure, difficoltà quotidiane del proprio mestiere. Nel luglio “La chiave a stella” vince il premio Strega.
Nel 1981 prepara per Einaudi un’antologia personale, cioè una scelta di autori che hanno contato particolarmente per la sua formazione personale . Il volume esce con il titolo “La ricerca delle radici”. Sempre nello stesso anno pubblica “Lilit e altri racconti”
Nel 1982 pubblica “Se non ora, quando ?”, con immediato successo. Il romanzo vince il Premio Viareggio e il Campiello.
Nel 1984 pubblica una raccolta di poesie “Ad ora incerta” e nel 1985 un volume dal titolo “L’altrui mestiere” , una raccolta di scritti apparsi sulla “Stampa”
Nel 1986 pubblica “I sommersi e i salvati”, riflessioni sull’esperienza del Lager, e “Racconti e saggi” raccolta delle collaborazioni con il quotidiano “La stampa”.
L’11 aprile 1987 muore nella sua casa di Torino.

SE QUESTO E’ UN UOMO
Luoghi : campo di Fossoli presso Modena, campo di Auschwitz.
Tempi : il romanzo inizia il 13-12-1943, giorno della cattura di Primo Levi da parte della Milizia fascista e termina il 27-1-1945, giorno dell’arrivo dei russi al campo di Auschwitz.
Personaggi : oltre a Primo Levi, che è il protagonista della vicenda narrata, vi sono molti compagni del campo di prigionia citati nel libro. Tra questi : Flesch, Steinlauf, Chajim, Resnyh, Templer, Schepschel, Lorenzo un operaio civile che ha aiutato Levi dandogli del cibo, una maglia, facendogli arrivare una cartolina dall’Italia senza mai chiedergli in cambio niente, ed infine il grande amico Alberto che morirà durante la marcia finale di allontanamento dal campo .
RIASSUNTO DELLA TRAMA
Il libro inizia con una prefazione nella quale l’autore spiega i fatti che hanno generato il bisogno di scrivere “Se questo è un uomo”.
Primo Levi viene catturato il 13 dicembre 1943 dalla Milizia fascista sulle montagne dove si era unito a un gruppo di partigiani. In quanto ebreo viene inviato al campo di Fossoli, presso Modena. Qui non resta a lungo, perché al campo giungono le SS tedesche che deportano tutti ad Auschwitz. Il viaggio è fatto su vagoni ferroviari chiusi dall’esterno, con la paura, il freddo, la sete, la consapevolezza di andare verso la morte.
Arrivati al “campo di lavoro”, i prigionieri vengono fatti spogliare, rasati, privati di ogni loro ricordo materiale, fatti rivestire con la divisa del campo, marchiati con un numero, tenuti al freddo. Viene loro proibito di fare qualsiasi cosa, anche di bere. A questo punto lo scrittore descrive l’organizzazione del campo, i ritmi di lavoro, la triste vita di soprusi, di fame, di degrado. Gli sembra di aver toccato il fondo.
Il suo compagno di lavoro è Null Achtzehn. Devono trasportare pesanti supporti metallici, ma uno è troppo pesante, Levi cade, si fa male e deve andare in Ka-Be, l’infermeria. Il medico gli concede qualche giorno di riposo presso la baracca dell’infermeria. Qui la vita è meno dura che al campo, ma c’è più tempo per pensare alla propria condizione di prigioniero. Qui. Per la prima volta si rende conto dell’esistenza di ciò di cui spesso ha sentito parlare : selezioni, gas, crematoi.
Dopo venti giorni viene dimesso dal Ka-Be ed inviato ad un nuovo blocco. Questo lo disorienta, ma con grande gioia ritrova un amico italiano : Alberto.
Le notti sono fredde, piene di incubi, c’è promiscuità, il secchio da vuotare.
Con la fine della malattia è ricominciato il lavoro. I prigionieri del suo gruppo devono scaricare tubi di ferro. Ricomincia la vita di fatiche e di dolori, di solidarietà e di soprusi, di pause per il rancio e della ritualità dei soliti discorsi.
La stagione fredda sta lentamente passando. Il Sole comincia a riscaldare. Il peggio è passato : c’è un nemico in meno. Rimane la fame. Miracolosamente Templer, l’organizzatore del Kommando a cui appartiene Levi, un giorno riesce a procurarsi una marmitta con cinquanta litri di zuppa calda. I prigionieri del gruppo per quel giorno riescono a saziarsi.
Molto attiva all’interno del campo è la “Borsa”. Ufficialmente proibita, ha la sua sede permanente nell’angolo più lontano dalle baracche delle SS. Vi si vende e vi si acquista tutto ciò che si può trovare al campo : mezza porzione di pane, minestra, camicie usate, tabacco. I mercanti sono per lo più greci. Sono possibili scambi anche con i civili. Spesso si tratta di oro proveniente da protesi dentarie. Avere rapporti commerciali con i civili è un reato. Se scoperti vengono severamente puniti sia i prigionieri che i civili. Una parte del campo è destinata appunto ai lavoratori civili, solo che per essi la pena è temporanea, mentre per i prigionieri come Levi, è un modo di vivere senza limiti di tempo.
Lo scrittore analizza due categorie di uomini : i sommersi e i salvati. Questa divisione meno netta nella vita comune, è molto evidente nel Lager, perché qui ognuno è ferocemente e disperatamente solo. I forti e gli astuti hanno probabilità di sopravvivere, sono temuti e rispettati, mentre i deboli sono ignorati, non trovano né amici né solidarietà e probabilmente non ce la faranno.
Al campo viene organizzato un Kommando chimico. Levi ne fa parte insieme ad Alberto. Per il momento devono trasportare del cloruro di magnesio. Viene loro annunciato che dovranno superare un esame di chimica. Levi si rende conto che la sua salvezza sta nel superare questo esame perché potrà così diventare uno “specialista”.
Al campo giungono notizie dello sbarco alleato in Normandia, dell’offensiva russa e del fallito attentato ad Hitler. Queste notizie fanno nascere grandi ma effimere speranze.
Nell’agosto ’44 incominciano i bombardamenti sull’Alta Slesia.
Ad ogni incursione aerea ci sono guasti da riparare, fragili rifugi da ricostruire. Le SS per reazione raddoppiano la loro ferocia nei confronti degli ebrei. Non possono dimenticare che qui i prigionieri sono dalla parte di chi sta spargendo strage sulle loro case
In questa situazione incontra Lorenzo. Un operaio civile italiano che lo aiuta dandogli del cibo, una maglia, riesce a fargli avere posta dall’Italia senza chiedere nulla in cambio. Forse è a Lorenzo che Levi deve la vita, non tanto per l’aiuto materiale, ma per la fiducia che ha saputo infondergli.
E’ ritornato l’inverno. Le baracche sono sovraccariche di prigionieri. Si vocifera che ci sarà una selezione. Viene fatta una Domenica pomeriggio. I prigionieri vengono fatti spogliare, poi devono fare una breve corsa sotto gli occhi di una SS che in una frazione di secondo decide della sorte di ognuno. Chi è stato selezionato ha diritto ad una doppia razione di zuppa.
E’ inverno, i prigionieri affrontano l’ultima battaglia per la sopravvivenza. Al Lager sono arrivati dei prigionieri del ghetto di Lodz, trasferiti davanti all’avanzata dei russi, hanno portato la notizia della lotta nel ghetto di Varsavia.
Levi ha la notizia di essere stato scelto per lavorare nel laboratorio di chimica e ne è molto felice perché questo significa privilegi e una vita meno dura. Nel laboratorio la temperatura è di 24°, questo sarà di grande aiuto per superare l’inverno, e anche la fame non sarà più un problema, perché potrà trovare molte cose da poter rubare.
I russi sono vicini, di notte e di giorno la terra trema, ma i tedeschi procedono noncuranti nelle loro solite attività.
Una sera sono costretti a assistere all’impiccagione di un uomo, è accusato di aver partecipato a una rivolta durante la quale è stato fatto saltare un forno crematoio. Prima di morire l’uomo urla :”Compagni, io sono l’ultimo”. Sino alla fine non si è lasciato piegare nella vita del Lager.
L’11 gennaio 1945 Levi si ammala di scarlattina e viene ricoverato in Ka-Be. Qualche giorno più tardi viene a sapere che il campo sarà evacuato a causa dell’arrivo dei russi. Infatti nel pomeriggio il medico annuncia che il giorno dopo gli ammalati in grado di camminare, sarebbero partiti, con i sani, per una marcia di venti chilometri. Gli altri sarebbero rimasti in Ka-Be. Levi è troppo debole, febbricitante, non è in grado di muoversi. Tutti partono, mentre lui e pochi altri malati vengono abbandonati nell’infermeria.
I sani sono scomparsi, nella quasi totalità, durante la marcia di evacuazione :Alberto e fra questi.
Per gli ammalati iniziano dieci giorni fuori dal tempo e dal mondo.
Ben presto ha inizio il bombardamento. Si fa sempre più vicino . Alcune baracche vengono colpite.
Levi si accorge che tutti i tedeschi hanno lasciato il campo. Fa molto freddo. Al campo non c’è più nulla che funzioni : niente acqua, elettricità, niente per scaldarsi o da mangiare. Il campo è una rovina. Riesce a trovare una stufa, della legna e delle patate. Con l’aiuto di un francese il tutto viene trasferito nella loro baracca. Hanno tepore e patate bollite. I prigionieri cercano di organizzarsi per sopravvivere andando a rovistare ovunque alla ricerca di qualcosa di utile. Il numero dei morti aumenta di giorno in giorno e la terra indurita dal gelo non permette di seppellirli. La fatica della sopravvivenza quotidiana rende insensibili di fronte a tanto dolore.
Il 27-1-’45 arrivano i russi al campo.
COMMENTO
Questo libro mi è piaciuto ed interessato oltre che per l’argomento storico, anche per il linguaggio usato dallo scrittore, molto chiaro, preciso, scientifico.
La lettura è molto scorrevole anche se il testo si basa soprattutto su descrizioni di fatti, sentimenti e luoghi e non lascia molto spazio alla successione cronologica degli avvenimenti. Queste immagini sono come fotogrammi di un film. In certi momenti il romanzo sembra una sceneggiatura.
Le cose che mi hanno colpito in questo libro sono diverse : innanzi tutto la dignità del protagonista che non viene mai distrutta neanche nelle situazioni più dure ed umilianti come il taglio dei capelli , le docce comuni, i continui appelli e la disastrosa condizione di vita nella baracche, poi il senso pratico degli ebrei che riescono ad utilizzare anche gli strumenti più semplici, come il fil di ferro, per produrre oggetti utilissimi, come cinture e stringhe per le scarpe.
Mi ha colpito anche il disprezzo delle autorità tedesche verso gli ebrei. Le SS compaiono poche volte all’interno del Lager, ma quando lo fanno trattano i prigionieri come cose, del tutto incuranti dei loro sentimenti e delle loro paure. Primo Levi li descrive come marionette crudeli, disumani esecutori di ordini spesso inutili e assurdi. In queste descrizioni a volte si coglie un’amara ironia.
Un’altra parte che mi ha interessato molto è l’ultima parte del libro : quando finalmente i prigionieri rimasti nel Lager si sentono liberi e aspettano con impazienza l’arrivo dei russi, ma nello stesso tempo l’assenza di ogni tipo di organizzazione porta sporcizia , freddo, fame e aumento di decessi. Ciò nonostante il desiderio di sopravvivere non li abbandona mai.
In conclusione giudico questo libro istruttivo e coinvolgente perché mi ha permesso di conoscere la realtà di un momento storico vista dalla parte di chi l’ha subita e vissuta in prima persona sia nei momenti più terribili sia nelle piccole cose di tutti i giorni.
Primo Levi
Primo Levi nasce a Torino il 31 luglio 1919.
I suoi antenati sono ebrei piemontesi provenienti dalla Spagna e dalla Provenza.
Nel 1934 si iscrive al Ginnasio-Liceo D’Azeglio. La sua passione è la chimica. Sicchè, ottenuta la licenza liceale, si iscrive al corso di chimica presso la facoltà di Scienze dell’Università di Torino.
Nel 1938 il governo fascista emana le prime leggi razziali : è fatto divieto agli ebrei di frequentare le scuole pubbliche, tuttavia a chi è già iscritto all’Università è consentito di proseguire gli studi.
Nel 1941 si laurea con pieni voti e lode. Il suo diploma reca la menzione “di razza ebraica”.
Cerca subito lavoro, perché la famiglia ha problemi finanziari, e il padre è morente per un tumore. Trova un impiego semilegale in una cava di amianto ma non figura ufficialmente nei libri paga. Trova poi una sistemazione economicamente migliore a Milano, presso una fabbrica svizzera di medicinali, dove è incaricato di studiare nuovi farmaci contro il diabete.
Nel luglio 1943 cade il governo fascista e Mussolini viene arrestato. L’otto settembre il governo Badoglio annuncia l’armistizio, ma “la guerra continua”. Le forze armate tedesche occupano il nord e il centro Italia.. Levi si unisce a un gruppo di partigiani operante in Val d’Aosta, ma il 13 dicembre è arrestato con altri compagni e portato nel campo di concentramento di Carpi-Fossoli. Nel febbraio del 1944 il campo di Fossoli viene preso in gestione dai tedeschi che avviano Levi e altri prigionieri su un convoglio ferroviario con destinazione Auschwitz. Qui per la prima volta si sente ebreo, diverso. Per tutta la durata della permanenza nel Lager, Levi riesce a non ammalarsi, ma contrae la scarlattina proprio quando nel gennaio 1945 i tedeschi, sotto l’avvicinarsi della truppe russe, evacuano il campo abbandonando gli ammalati al loro destino. Gli altri prigionieri vengono rideportati verso Buchenvald e Mauthausen e muoiono quasi tutti. Levi vive per qualche mese a Katowice, in un campo sovietico di transito : lavora come infermiere. Nel giugno inizia il viaggio di rimpatrio. Con i suoi compagni percorre un itinerario attraverso la Russia Bianca, l’Ucraina, la Romania, l’Ungheria, l’Austria. E’ questa l’esperienza che Levi racconterà ne “La tregua”.
In Italia trova lavoro presso una fabbrica di vernici . E’ ossessionato dalle traversie subite e scrive febbrilmente “Se questo è un uomo”. Nel 1947 il dattiloscritto viene rifiutato dalla casa editrice Einaudi ma pubblicato dall’editore De Silva in 2500 esemplari. Il libro ha buone accoglienze critiche ma scarso successo di vendita. Solo nel 1956 il libri viene pubblicato dall’editore Einaudi : da allora non cesserà di essere ristampato e tradotto. Incoraggiato dal successo di Se questo è un uomo” , inizia la stesura di “La tregua”, diario dell’avventuroso viaggio di ritorno dalla prigionia. Il libro viene pubblicato da Einaudi nel 1963 ed ottiene accoglienze critiche molto favorevoli, e in settembre vince il Premio Campiello.
Tra il 1964 e il 1967 scrive vari racconti che vengono pubblicati su “Il Giorno” e poi raccolti in un volume intitolato “Storie naturali”.
Sempre nel 1967 Levi cura una versione teatrale di “Se questo è un uomo” che viene messa in scena al teatro stabile di Torino, e si basa sulla versione radiofonica già realizzata.
Nel 1971 raccoglie una seconda serie di racconti, “Vizio di Forma”, nel 1975 raccoglie le sue poesie in un volume dal titolo ”L’osteria di Brema” e nel 1978 pubblica “La chiave a stella”, storia di un operaio montatore piemontese che gira il mondo a costruire tralicci, ponti, trivelle petrolifere, e racconta incontri, avventure, difficoltà quotidiane del proprio mestiere. Nel luglio “La chiave a stella” vince il premio Strega.
Nel 1981 prepara per Einaudi un’antologia personale, cioè una scelta di autori che hanno contato particolarmente per la sua formazione personale . Il volume esce con il titolo “La ricerca delle radici”. Sempre nello stesso anno pubblica “Lilit e altri racconti”
Nel 1982 pubblica “Se non ora, quando ?”, con immediato successo. Il romanzo vince il Premio Viareggio e il Campiello.
Nel 1984 pubblica una raccolta di poesie “Ad ora incerta” e nel 1985 un volume dal titolo “L’altrui mestiere” , una raccolta di scritti apparsi sulla “Stampa”
Nel 1986 pubblica “I sommersi e i salvati”, riflessioni sull’esperienza del Lager, e “Racconti e saggi” raccolta delle collaborazioni con il quotidiano “La stampa”.
L’11 aprile 1987 muore nella sua casa di Torino.

SE QUESTO E’ UN UOMO
Luoghi : campo di Fossoli presso Modena, campo di Auschwitz.
Tempi : il romanzo inizia il 13-12-1943, giorno della cattura di Primo Levi da parte della Milizia fascista e termina il 27-1-1945, giorno dell’arrivo dei russi al campo di Auschwitz.
Personaggi : oltre a Primo Levi, che è il protagonista della vicenda narrata, vi sono molti compagni del campo di prigionia citati nel libro. Tra questi : Flesch, Steinlauf, Chajim, Resnyh, Templer, Schepschel, Lorenzo un operaio civile che ha aiutato Levi dandogli del cibo, una maglia, facendogli arrivare una cartolina dall’Italia senza mai chiedergli in cambio niente, ed infine il grande amico Alberto che morirà durante la marcia finale di allontanamento dal campo .
RIASSUNTO DELLA TRAMA
Il libro inizia con una prefazione nella quale l’autore spiega i fatti che hanno generato il bisogno di scrivere “Se questo è un uomo”.
Primo Levi viene catturato il 13 dicembre 1943 dalla Milizia fascista sulle montagne dove si era unito a un gruppo di partigiani. In quanto ebreo viene inviato al campo di Fossoli, presso Modena. Qui non resta a lungo, perché al campo giungono le SS tedesche che deportano tutti ad Auschwitz. Il viaggio è fatto su vagoni ferroviari chiusi dall’esterno, con la paura, il freddo, la sete, la consapevolezza di andare verso la morte.
Arrivati al “campo di lavoro”, i prigionieri vengono fatti spogliare, rasati, privati di ogni loro ricordo materiale, fatti rivestire con la divisa del campo, marchiati con un numero, tenuti al freddo. Viene loro proibito di fare qualsiasi cosa, anche di bere. A questo punto lo scrittore descrive l’organizzazione del campo, i ritmi di lavoro, la triste vita di soprusi, di fame, di degrado. Gli sembra di aver toccato il fondo.
Il suo compagno di lavoro è Null Achtzehn. Devono trasportare pesanti supporti metallici, ma uno è troppo pesante, Levi cade, si fa male e deve andare in Ka-Be, l’infermeria. Il medico gli concede qualche giorno di riposo presso la baracca dell’infermeria. Qui la vita è meno dura che al campo, ma c’è più tempo per pensare alla propria condizione di prigioniero. Qui. Per la prima volta si rende conto dell’esistenza di ciò di cui spesso ha sentito parlare : selezioni, gas, crematoi.
Dopo venti giorni viene dimesso dal Ka-Be ed inviato ad un nuovo blocco. Questo lo disorienta, ma con grande gioia ritrova un amico italiano : Alberto.
Le notti sono fredde, piene di incubi, c’è promiscuità, il secchio da vuotare.
Con la fine della malattia è ricominciato il lavoro. I prigionieri del suo gruppo devono scaricare tubi di ferro. Ricomincia la vita di fatiche e di dolori, di solidarietà e di soprusi, di pause per il rancio e della ritualità dei soliti discorsi.
La stagione fredda sta lentamente passando. Il Sole comincia a riscaldare. Il peggio è passato : c’è un nemico in meno. Rimane la fame. Miracolosamente Templer, l’organizzatore del Kommando a cui appartiene Levi, un giorno riesce a procurarsi una marmitta con cinquanta litri di zuppa calda. I prigionieri del gruppo per quel giorno riescono a saziarsi.
Molto attiva all’interno del campo è la “Borsa”. Ufficialmente proibita, ha la sua sede permanente nell’angolo più lontano dalle baracche delle SS. Vi si vende e vi si acquista tutto ciò che si può trovare al campo : mezza porzione di pane, minestra, camicie usate, tabacco. I mercanti sono per lo più greci. Sono possibili scambi anche con i civili. Spesso si tratta di oro proveniente da protesi dentarie. Avere rapporti commerciali con i civili è un reato. Se scoperti vengono severamente puniti sia i prigionieri che i civili. Una parte del campo è destinata appunto ai lavoratori civili, solo che per essi la pena è temporanea, mentre per i prigionieri come Levi, è un modo di vivere senza limiti di tempo.
Lo scrittore analizza due categorie di uomini : i sommersi e i salvati. Questa divisione meno netta nella vita comune, è molto evidente nel Lager, perché qui ognuno è ferocemente e disperatamente solo. I forti e gli astuti hanno probabilità di sopravvivere, sono temuti e rispettati, mentre i deboli sono ignorati, non trovano né amici né solidarietà e probabilmente non ce la faranno.
Al campo viene organizzato un Kommando chimico. Levi ne fa parte insieme ad Alberto. Per il momento devono trasportare del cloruro di magnesio. Viene loro annunciato che dovranno superare un esame di chimica. Levi si rende conto che la sua salvezza sta nel superare questo esame perché potrà così diventare uno “specialista”.
Al campo giungono notizie dello sbarco alleato in Normandia, dell’offensiva russa e del fallito attentato ad Hitler. Queste notizie fanno nascere grandi ma effimere speranze.
Nell’agosto ’44 incominciano i bombardamenti sull’Alta Slesia.
Ad ogni incursione aerea ci sono guasti da riparare, fragili rifugi da ricostruire. Le SS per reazione raddoppiano la loro ferocia nei confronti degli ebrei. Non possono dimenticare che qui i prigionieri sono dalla parte di chi sta spargendo strage sulle loro case
In questa situazione incontra Lorenzo. Un operaio civile italiano che lo aiuta dandogli del cibo, una maglia, riesce a fargli avere posta dall’Italia senza chiedere nulla in cambio. Forse è a Lorenzo che Levi deve la vita, non tanto per l’aiuto materiale, ma per la fiducia che ha saputo infondergli.
E’ ritornato l’inverno. Le baracche sono sovraccariche di prigionieri. Si vocifera che ci sarà una selezione. Viene fatta una Domenica pomeriggio. I prigionieri vengono fatti spogliare, poi devono fare una breve corsa sotto gli occhi di una SS che in una frazione di secondo decide della sorte di ognuno. Chi è stato selezionato ha diritto ad una doppia razione di zuppa.
E’ inverno, i prigionieri affrontano l’ultima battaglia per la sopravvivenza. Al Lager sono arrivati dei prigionieri del ghetto di Lodz, trasferiti davanti all’avanzata dei russi, hanno portato la notizia della lotta nel ghetto di Varsavia.
Levi ha la notizia di essere stato scelto per lavorare nel laboratorio di chimica e ne è molto felice perché questo significa privilegi e una vita meno dura. Nel laboratorio la temperatura è di 24°, questo sarà di grande aiuto per superare l’inverno, e anche la fame non sarà più un problema, perché potrà trovare molte cose da poter rubare.
I russi sono vicini, di notte e di giorno la terra trema, ma i tedeschi procedono noncuranti nelle loro solite attività.
Una sera sono costretti a assistere all’impiccagione di un uomo, è accusato di aver partecipato a una rivolta durante la quale è stato fatto saltare un forno crematoio. Prima di morire l’uomo urla :”Compagni, io sono l’ultimo”. Sino alla fine non si è lasciato piegare nella vita del Lager.
L’11 gennaio 1945 Levi si ammala di scarlattina e viene ricoverato in Ka-Be. Qualche giorno più tardi viene a sapere che il campo sarà evacuato a causa dell’arrivo dei russi. Infatti nel pomeriggio il medico annuncia che il giorno dopo gli ammalati in grado di camminare, sarebbero partiti, con i sani, per una marcia di venti chilometri. Gli altri sarebbero rimasti in Ka-Be. Levi è troppo debole, febbricitante, non è in grado di muoversi. Tutti partono, mentre lui e pochi altri malati vengono abbandonati nell’infermeria.
I sani sono scomparsi, nella quasi totalità, durante la marcia di evacuazione :Alberto e fra questi.
Per gli ammalati iniziano dieci giorni fuori dal tempo e dal mondo.
Ben presto ha inizio il bombardamento. Si fa sempre più vicino . Alcune baracche vengono colpite.
Levi si accorge che tutti i tedeschi hanno lasciato il campo. Fa molto freddo. Al campo non c’è più nulla che funzioni : niente acqua, elettricità, niente per scaldarsi o da mangiare. Il campo è una rovina. Riesce a trovare una stufa, della legna e delle patate. Con l’aiuto di un francese il tutto viene trasferito nella loro baracca. Hanno tepore e patate bollite. I prigionieri cercano di organizzarsi per sopravvivere andando a rovistare ovunque alla ricerca di qualcosa di utile. Il numero dei morti aumenta di giorno in giorno e la terra indurita dal gelo non permette di seppellirli. La fatica della sopravvivenza quotidiana rende insensibili di fronte a tanto dolore.
Il 27-1-’45 arrivano i russi al campo.
COMMENTO
Questo libro mi è piaciuto ed interessato oltre che per l’argomento storico, anche per il linguaggio usato dallo scrittore, molto chiaro, preciso, scientifico.
La lettura è molto scorrevole anche se il testo si basa soprattutto su descrizioni di fatti, sentimenti e luoghi e non lascia molto spazio alla successione cronologica degli avvenimenti. Queste immagini sono come fotogrammi di un film. In certi momenti il romanzo sembra una sceneggiatura.
Le cose che mi hanno colpito in questo libro sono diverse : innanzi tutto la dignità del protagonista che non viene mai distrutta neanche nelle situazioni più dure ed umilianti come il taglio dei capelli , le docce comuni, i continui appelli e la disastrosa condizione di vita nella baracche, poi il senso pratico degli ebrei che riescono ad utilizzare anche gli strumenti più semplici, come il fil di ferro, per produrre oggetti utilissimi, come cinture e stringhe per le scarpe.
Mi ha colpito anche il disprezzo delle autorità tedesche verso gli ebrei. Le SS compaiono poche volte all’interno del Lager, ma quando lo fanno trattano i prigionieri come cose, del tutto incuranti dei loro sentimenti e delle loro paure. Primo Levi li descrive come marionette crudeli, disumani esecutori di ordini spesso inutili e assurdi. In queste descrizioni a volte si coglie un’amara ironia.
Un’altra parte che mi ha interessato molto è l’ultima parte del libro : quando finalmente i prigionieri rimasti nel Lager si sentono liberi e aspettano con impazienza l’arrivo dei russi, ma nello stesso tempo l’assenza di ogni tipo di organizzazione porta sporcizia , freddo, fame e aumento di decessi. Ciò nonostante il desiderio di sopravvivere non li abbandona mai.
In conclusione giudico questo libro istruttivo e coinvolgente perché mi ha permesso di conoscere la realtà di un momento storico vista dalla parte di chi l’ha subita e vissuta in prima persona sia nei momenti più terribili sia nelle piccole cose di tutti i giorni.

Esempio



  


  1. marco mucca

    riassunto di primo levi l'arrivo al campo