Fede e ragione in dialogo

Materie:Tesina
Categoria:Interdisciplinare
Download:1479
Data:11.06.2007
Numero di pagine:11
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
fede-ragione-dialogo_1.zip (Dimensione: 361.11 Kb)
trucheck.it_fede-e-ragione-in-dialogo.doc     441.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

FEDE
E
RAGIONE
IN
DIALOGO
“La fede e la ragione,sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità”
(Enciclica Fides et Ratio di Papa Giovanni Paolo II)
MAPPA CONCETTUALE:

INTRODUZIONE
Ci siamo trovati spesso ad affrontare sotto vari aspetti il rapporto tra fede e ragione o quando la ragione si apre alla fede. La relazione che intercorre tra ragione e fede però,al contrario di quello che si può pensare in maniera superficiale,non riguarda soltanto l’ambito filosofico,ma interessa moltissimo la letteratura,la scienza,il diritto,ecc…
Questo breve excursus si propone di analizzare quelle che sono le tappe fondamentali dell’incontro-scontro tra fede e ragione.
Vi sono perciò sostanzialmente tre tendenze :
➢ la religione al di fuori della razionalità
➢ la ragione umana:misura di tutte le cose
➢ la grande alleanza tra la fede e la ragione.

1. LA RELIGIONE AL DI FUORI DELLA RAZIONALITA’.

Sin dalle origini della civiltà,l’uomo ha desiderato conoscere ciò che lo circonda,non solo i fenomeni alla sua portata ma anche e soprattutto ciò di cui egli non riesce a dare una spiegazione immediata ed evidente al suo intuito. Quando ancora non esisteva la filosofia,ossia l’uso sistematico della ragione,aperta alla totalità delle cose,l’uomo ha comunque cercato un alimento spirituale. Infatti,l’uomo fin da sempre si è posto degli interrogativi:
• Quali sono le mie ultime e fondanti aspirazioni?
• Quali sono le verità a me accessibili?
Questi interrogativi si intrecciano e non possono essere separati perché la stessa ricerca fa scoprire all’uomo i limiti della ragione. Anche la stessa verità,inizialmente si presenta all’uomo in forma interrogativa
• Ha un senso la vita?
• Verso dove è diretta?
• Che cos’è l’universo?
• Chi l’ ha creato?
Questi interrogativi che l’ uomo si pone sono talmente radicati e universali che abbracciano tutta l’ esistenza umana. L’ uomo,dunque,cerca una spiegazione definitiva,un valore supremo,una risposta assoluta oltre la quale non vi sono interrogativi. La stessa capacità di cercare la verità,implica già una prima risposta:l’uomo non inizierebbe a cercare ciò che ignora completamente. Penso che questo sia la molla che spinge ogni ricerca sia religiosa che filosofica,ma in fondo anche quella scientifica. Si tratta del tentativo di capire qualcosa del mondo che lo circonda,alla ricerca del senso e del significato delle cose.

2.la ragione umana:misura di tutte le cose
Nell’evoluzione del pensiero occidentale,partendo dall’illuminismo,passando per il marxismo e giungendo poi al ‘900,nel quale non pochi filosofi sono
caduti in questa trappola,si può vedere come lentamente,ci sia stata quasi una “idolatria” della ragione chiusa in se stessa,e non aperta alla totalità del reale. Dopo il Rinascimento l’uomo si guardò in uno specchio. E si vide. Si accorse di esserci, e non più come creatura di Dio che a Dio soltanto doveva rivolgere azione e pensiero, uniformando la propria vita e quindi la propria immagine unicamente alla parola di lui. Dopo i lunghi secoli della grande teologia che aveva pervaso il mondo escludendone l’uomo, cominciò a diffondersi il chiarore di un nuovo giorno, che dallo stesso uomo traeva luce e nel contempo lo illuminava, ricollocandolo al centro della sua vita come nei grandi momenti della cultura filosofica greca: l’uomo, con il suo pensiero e la sua ragione. Secolo della ragione fu definito il Settecento, perché l’uomo ricominciò a meditare su se stesso, a ragionare, a interrogarsi; fu il secolo dell’uomo ritornato bambino dai mille perché, che non più da Dio o dalla speculazione teologica attendeva risposte, ma da sé medesimo, dal proprio pensiero, dai “lumi” della propria ragione. I lumi della ragione: solo essa poteva dar luce all’uomo, fargli capire la vita, la natura che lo circonda, aiutandolo a rischiarare il buio del suo cammino; e l’Illuminismo è caratterizzato da una nuova fede, quella nella ragione e nel potere illuminante della conoscenza. Mentre pensatori più ancorati alla tradizione si sforzavano di dimostrare l’assoluta inconciliabilità della ragione con la fede, esortando gli uomini a non fidarsi della loro propria ragione e a scegliere le verità della fede, altri non se ne fecero convincere, rifiutarono di attribuire razionalità alla rivelazione e scelsero come più attendibile la propria ragione.
L’aspetto più radicale dell’Illuminismo è la critica e il rifiuto di ciò che è trascendente; L’Illuminismo avverte il trascendente come qualcosa che distrae l’uomo dal suo compito terreno e dalla sua essenza interiore. Nasce quindi una nuova forma di religiosità; la difesa della libertà dell’uomo diventa difesa di quei convincimenti religiosi che siano dettati dal raziocinio e non da altri, mentre il culto di Dio diventa un fatto personale e intimo che rifiuta intermediazioni fra creato e creatore. Per il pensiero illuminista la religione o è superflua (per i materialisti l’ateismo fu addirittura il segreto della felicità; ma non misero in conto la disperazione che attanaglia chi non è capace di aggrapparsi a una fede nei momenti più cupi), o è un fatto esclusivamente personale e interiore, che si manifesta nel rifiuto di accettare passivamente e senza giudizio critico i dogmi teologici e i rituali della religione tradizionale. La morale si emancipa dalla religione e riafferma la propria indipendenza e individualità, trovando giustificazione nel solo singolo individuo: esiste già nell’animo dell’uomo un “sentire” religioso, un istinto, un senso morale che lo guida nel suo agire; non c’è bisogno di cercare e seguire sentieri indicati da altri. Un altro aspetto dello spirito illuminista è il principio della tolleranza; la nuova religiosità viene vista e vissuta come un fatto di ricerca interiore, e quindi si impone la necessità di rispettare il sentimento religioso di ciascuno, oltre alle scelte pratiche che ne conseguono; mentre al contrario l’intolleranza, che sgorga quasi sempre dall’accettazione acritica di dogmi e di verità rivelate, denota l’incapacità di un sentimento religioso vero e intimamente vissuto. Accanto a ciò, il pensiero illuminista rifiuta la tesi dell’originaria perversità dell’uomo e, ovviamente, non accetta il peccato originale; l’uomo è per natura buono e degno di fiducia: è la società che lo deteriora e lo rende cattivo. Di conseguenza, da questa rinnovata concezione e immagine dell’uomo nasce l’esortazione a uscire dalla minore età, dall’incapacità di servirsi autonomamente del proprio intelletto senza ricorrere al patrocinio di alcuno. Fede assoluta, quindi, nella ragione e nel potere illuminante della conoscenza, sul piano religioso come su quello pratico. Sono questi i fondamenti, lo spirito e la ragion d’essere di quella che può essere considerata l’opera più tipica e distintiva dell’Illuminismo, l’Enciclopedia: uno strumento dato all’uomo per conoscere e capire tutto il sapere con l’aiuto della ragione.
Come diceva KANT
“L’ILLUMINISMO E’ L’USCITA DELL’UOMO DALLO STATO DI MINORITA’ CHE EGLI DEVE IMPUTARE A SE STESSO.”
Molti sociologi,antropologi filosofi,si sono occupati di religione. Tra questi K.MARX,M.WEBER,E.B.TYLER, MORGAN,COMTE. Per poter parlare di religione,inizio col dire cos’è la religione? Possiamo dire che la religione è “un’insieme di credenze e di pratiche fondate sulla relazione dell’uomo con il divino”.
Nella storia delle civiltà umane il fenomeno religioso è “universale”. Alla base dell’insieme di concezioni e comportamenti che vengono definiti religiosi,sembra comunque esservi la credenza nella presenza di uno o piu’ esseri superiori che l’uomo percepisce come appartenenti a un mondo “trascendente”(non percepibile dai nostri sensi)rispetto a quello umano. Nei confronti di queste realtà superiori l’uomo si sente dipendente e nello stesso tempo aspira a una relazione.
➢ K.MARX( filosofo, critico dell'economia politica e rivoluzionario comunista tedescoo). Come i sostenitori della teoria del conflitto,considera la religione un “sistema di legittimazione dell’assetto sociale esistente”. Egli si pone sostanzialmente due domande:
• CHE COSA ESPRIME LA RELIGIONE?
• PERCHE’ C’E’ BISOGNO RELIGIOSO?
Risposte collegate ad un’alta domanda:
• Che cos’è la coscienza?
La coscienza è un “fatto sociale”,se tutto questo è vero,Marx pensa che la religione,prodotto della coscienza,sia anch’esso un prodotto sociale. La religione è la coscienza di sé e il sentimento dell’uomo che non ha ancora conquistato o non ha di nuovo perduto se stesso. Ma l’uomo non è un’entità astratta posto fuori dal mondo. L’uomo è il mondo,lo stato,la società. Questo stato,questa società,producono religione. Quindi Marx non crede che la religione sia un inganno della Chiesa,pensa invece,che sia un auto-inganno. Marx aggiunge,inoltre,che la religione è “L’OPPIO DEI POPOLI”,fornisce assicurazioni,ma è anche una forma indiretta di protesta contro il mondo. E’ una protesta che non modifica questo mondo,ma implica una rinuncia,cosi alla fine la religione lega e fa dipendere ulteriormente gli uomini. Per Marx ,il modo di rimuovere il bisogno religioso,non è altro che un’azione politica e sociale diretta a modificare il mondo che genera il bisogno religioso.
➢ M. Weber(economista, sociologo, filosofo e storico tedesco)sostiene che la religione è un “FATTORE DI CAMBIAMENTO SOCIALE”. Weber afferma che anche se in certi momenti storici le religioni hanno avuto un ruolo conservatore,molte religioni,specie nelle fasi iniziali del loro sviluppo,sono state agenti di cambiamento sociale. Egli nota che le religioni profetiche,hanno rotto con l’assetto tradizionale delle società in cui sono nate e hanno risposto a istanza nuove. Weber in una sua opera
“L’ETICA PROTESTANTE E LO SPIRITO DEL CAPITALISMO”,illustra come la prospettiva morale portata avanti dall’insegnamento protestante,abbia modellato i comportamenti economici favorendo il capitalismo. Si è spinti a impegnarsi onestamente nel lavoro per produrre ed evitare il lusso. Cosi,grazie al Protestantesimo,vengono gettate le basi per la produzione di beni,per una domanda di mercato in grado di assorbirli,per il risparmio e l’investimento.
➢ E.B.TYLER(Antropologo )come altri studiosi,insiste che la religione risponde ad esigenze intellettuali ed è essenzialmente un mezzo per comprendere ciò che non riusciamo a comprendere con la nostra coscienza. Tyler ,insieme a Morgan,fu uno dei maggiori esponenti dell ‘evoluzionismo sociale:ai tre stadi dello schema evolutivo(selvaggio,barbarie,civilizzazione),Tyler fece corrispondere altrettante forme di religione (animiamo,politeismo,monoteismo). Egli, inoltre,indagò sui rituali magici,sull’astrologia e sulla stregoneria,e cercò di chiarire i complicati rapporti tra fenomeni religioso e magici. Egli volle analizzare le forme piu’ semplici e antiche di religione,ovvero le religioni primitive,per stabilire quali esperienze fossero scaturite e per risalire cosi alle radici dell’esperienza religiosa. Secondo Tyler erano state le riflessioni sui sogni ad avviare gli uomini primitivi verso credenze magico-religiose. Nel sogno persone,animali,cose ci appaiono in maniera realistica eppure materialmente non sono li. Per spiegare l’incongruenza gli uomini hanno supposto che ci fosse un “doppio”,un’esistenza materiale e una spirituale,un corpo e un’anima. Una volta maturata la convinzione della duplicità dell’esistenza,gli uomini primitivi avrebbero cominciato ad attribuire un’anima agli esseri,alle cose e ai fenomeni che li circondavano e che attraevano la loro attenzione. Per indicare la credenza che ogni cosa abbia un’anima e che esistono innumerevoli anime e spiriti,Tyler coniò il termine di “ANIMISMO”
➢ COMTE(filosofo,sociologo)est un philosophe et sociologue français. Il ecrit le « Cous de philophie positive »,pour parler des lois relatives aux phénomènes sociaux. Il divise la sociologie en deux branches,la statique sociale et la dinamique social,qui obéit à la loi des trois états :a l’etat theologique(caractérisé par des forces surnaturelles)succéde l’état métaphysique(avec par des idée obstraites),l’état positif. Il croit que la sociologie fondeé scientifiquement,permettre de réorganiser la société. Pourlui,la sociologie n’est ni une physiologie,ni une psychologie.La société,n’est pas la somme des individus. Il comparera la société à un corps humain dans lequel chaque organe remplit une fonction particuliére. Il prend la famille comme l’unité de base du social.

3. la grande alleanza tra fede e ragione:
E’ bene iniziare questa terza e ultima parte del lavoro,con le parole del defunto Giovanni Paolo II,che nel 1998 pubblicò una Enciclica intitolata “FIDES ET RATIO”,nella quale sostiene con forza la necessità di tenere unite la fede e la ragione,due ordini di conoscenza che devono essere in assoluta armonia tra di loro “LA FEDE E LA RAGIONE,SONO COME LE DUE ALI CON LE QUALI LO SPIRITO UMANO SI INNALZA VERSO LA CONTEMPLAZIONE DELLA VERITA’”. L’ uomo insomma,se non vive in pienezza queste due dimensioni,non può raggiungere la verità di Dio,e le verità sulla propria vita. Benché la verità di fede siano indimostrabili,si può dimostrare che c’è motivo di crederle ed è la ragione che ci pensa. La fede non sostituisce ed elimina l’intelligenza non elimina la fede,ma la rafforza,la chiarifica. Di conseguenza fede e ragione sono complementari. “LA FEDE CERCA,L’INTELLIGENZA TROVA”. Bisogna accettare per fede le verità accessibili quaggiù all’uomo.Per concludere questa terza parte del lavoro,si può prendere in considerazione il pensiero del sommo poeta DANTE,che fu un forte sostenitore della conciliazione tra fede e ragione. Ciò si può dedurre in particolare,dal suo capolavoro,la “Divina Commedia”.
Il viaggio che egli compie all’interno dei tre regni dell’oltre tomba cristiano,infatti,è caratterizzato proprio dalla compresenza delle due sfere di conoscenza. Bisogna ricordare pertanto,che Dante,fino al Paradiso terrestre,situato sulla sommità della collina del Purgatorio,viene guidato da Virgilio,che simboleggia proprio la ragione,come guida dell’uomo. Il viaggio tuttavia,è un tendere all’Assoluto,è dunque anche un itinerario di fede. La fede e la ragione sono pertanto complementari:la ragione,può condurre il poeta alla conoscenza di una parte della realtà(Virgilio infatti non può salire in Paradiso)ad un certo punto,poi,è necessario l’intervento della fede(Beatrice accompagna Dante fino all’Empireo,dove poi San Bernardo,simbolo dell’intuizione mistica,conduce il poeta nella contemplazione di Dio). La ragione e la fede quindi,che discendono entrambe da Dio,sono il mezzo per arrivare a Lui. A Dante,che ha compreso questa intima unione tra due sfere di conoscenza,è concesso “vedere Dio”. Nel III canto del Purgatorio il “Signore dell’Altissimo Canto”(Dominus Altissimi Cactus” è il titolo che Paolo vi diede a Dante nella sua lettera apostolica amonima,pubblicata in occasione cui ‘700 anni della nascita del poeta),mette in bocca a Virgilio una riflessione molto degna di nota,in cui viene proprio evidenziata l’insufficienza della ragione,nella conoscenza di Dio.
34.MATTO E’ CHI SPERA CHE NOSTRA RAGIONE POSSA TRASCORRERE L’ INFINITA VIA CHE TIENE UNA SUSTANZA IN TRE PERSONE.(E’ folle chi spera che la nostra ragione possa percorrere la strada infinita di Dio,che fa sussistere una sola sostanza,nelle tre persone della Trinità.)
37.STATE CONTENTI,UMANA GENTE,AL QUIA CHE SE POTUTO AVESTE VEDER TUTTO,MESTIER NON ERA PARTURIR MARIA(Accontentatevi o uomini,di conoscere il fatto,poiché se aveste avuto la capacità di vedere tutto chiaro,non sarebbe stato necessario che Maria partorisse Gesu)
Allo stesso modo però,come la sola ragione è insufficiente per giungere alla contemplazione di Dio,ma necessita della fede,anche quest’ultima per essere completa necessita dell’aiuto della ragione. Ciò lo si può evincere dalle continue domande e dai continui dubbi,che assalgono Dante nel corso della visita delle anime del paradiso e che richiedono senz’altro un esercizio della razionalità. E’ bene a questo punto,immergerci con Dante nella contemplazione del Mistero della Trinità,nel canto XXXIII,culmine della grandezza del pensiero e della poetica della Commedia. Il XXXIII canto del Paradiso si apre con la preghiera di San Bernardo,affinché essa conceda a Dante,giunto ormai alla conclusione del suo viaggio di purificazione,la visione beatificante di Dio. La seconda parte del canto,invece,ritrae il momento culminante dell’esperienza mistica del poeta. Essa non può essere descritta in maniera esatta ma semplicemente evocata,perché non solo trascende le capacità della parola umana,ma anche la stessa memoria. L’esperienza del poeta è simile a quella di un uomo,che dopo aver avuto un sogno,ha dimenticato l’oggetto del sogno stesso,e ricorda soltanto la forte emozione che in lui ha provato. Il poeta vuole offrire al lettore una immagine seppur sbiadita di ciò che ha visto nel momento in cui ha posto lo sguardo nella sostanza divina. In Dio,Dante contempla l’unità delle sostanze e degli accidenti,dei loro modi e delle loro relazioni,compenetrati in un tutto,e la “forma” stessa dell’universo. L’immagine delle Divinità diviene sempre piu’ chiara agli occhi del pellegrino non perché sia costituita da visioni successive,ma solo perché egli pian piano si purifica e diviene capace di penetrare di piu’ il grande mistero. In quella “chiara sussistenza”gli apparve il mistero mirabile della Trinità rappresentata da tre cerche concentrici o sfere di tre colori e di una medesima dimensione il primo (Dio Padre)sembrava riflettersi nel secondo(Dio Figlio),e il terzo simile al fuoco(Dio Spirito Santo),sembrava spirare in egual misura da entrambi i due primi. Osservando meglio il secondo cerchio Dante vede al suo interno un’immagine umana:simbolo del Verbo Incarnato e fatto uomo in Gesu’ Cristo. Mentre egli fissa lo sguardo in questo mistero piu’ grande di lui,un folgore,una illuminazione di grazia pervade la sua mente,in modo che può realizzare il suo desiderio di contemplare il mistero fino in fondo. A questo punto,l’ispirazione poetica di Dante viene meno, ma nel momento in cui gli è stato concesso di entrare nel mistero di Dio,il suo animo si è innalzato alle condizioni dei beati del Paradiso:Dio,Amore che muove il Sole e le altre Stelle,volgeva ormai anche la sua volontà e i suoi affetti,come una ruota che si muove uniformemente al suo asse secondo l’impulso ricevuto.

BIBLIOGRAFIA:
• Fides et ratio (Enciclica di Papa Giovanni Paolo II)
• Divina Commedia (Paravia) ù
• Scrittura e Interpretazione(Palombo editore)
• La cultura n.5(Biblioteca di Scienze Sociali,Paravia)
SITOGRAFIA:
• http://it.wikipedia.org
• http://www.filosofiaedintorni.net/marx.htm

Esempio