Dafni e Cloe III, 23

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Categoria:Greco

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Testo

IL MITO DI ECO
«O fanciulle, ci sono tanti generi di Ninfe, le Melie, le Driadi, le Ninfe degli stagni, tutte belle, tutte armoniose. Da una di queste nasce una figlia, Eco, mortale perché nata da un padre mortale, bella perché nata da una madre splendida. Viene nutrita dalle Ninfe ed educata dalle Muse a suonare la zampogna, il flauto, la lira, la cetra e a sfidarsi in ogni canto, di modo che giunta al fiore della gioventù, ballava con le Ninfe e cantava con le Muse; ma stava lontana da tutti i maschi, uomini e dei, tenendoci molto alla la sua verginità. Pan si adira con la fanciulla, geloso della sua attitudine nel canto e non avendo potuto godere della sua bellezza, quindi alimenta pazzia nei pastori e nei caprai. Questi, come cani o lupi, la fanno a pezzettini e spargono per tutta la terra le parti del suo corpo, che cantavano ancora. Ma Gea, per amore delle Ninfe, nascose tutte le sue spoglie. E queste hanno mantenuto il canto e, per volere delle Muse, mandano fuori una voce e, come allora la fanciulla, imitano tutto, dei, uomini, strumenti, animali; imitano anche lo stesso Pan mentre suona la zampogna. Questi, come sente la voce, si lancia all'inseguimento per i monti, non sognando ottenere altro se non sapere chi sia questo discente che lo imita senza farsi ravvisare.

Esempio