Il purgatorio, canto III

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Testo

CANTO III
PERSONAGGI STORICI
Manfredi→ figlio di Federico II, nel 1258, fu incoronato re a Palermo. Capo del partito ghibellino in Italia, fu avverso alla Chiesa continuando la politica paterna e fu scomunicato più volte. Nel 1266 venne in Italia Carlo d’Angiò, chiamato dal papa Clemente IV; egli mosse contro Manfredi e nella battaglia di Benevento lo sconfisse. Manfredi fu ucciso il 25 febbraio 1266. Dopo la morte, il suo corpo venne gettato al di là del confine di Napoli, in territorio della Chiesa (per affermare la superiorità ecclesiastica sull’imperatore), ma in terra sconsacrata. Per render omaggio al nobile Manfredi, i suoi nemici crearono un cumulo di pietre sopra al suo corpo per proteggerlo dall’azione degli agenti atmosferici, in onore del suo valore durante la vita terrena; con questo gesto, essi si sostituirono alla Chiesa (→Nuova accusa nei confronti della Chiesa, che utilizza i suoi poteri per perseguire fini politici, non religiosi).
Dante, nel De vulgaris eloquentia Elogia come sovrani sia Federico II sia Manfredi sotto i quali fiorì prima la poesia siciliana e rifiorì brevemente poi, poiché entrambi furono amanti della poesia e della musica. Federico II, tuttavia, si trova all’Inferno tra gli eretici; Manfredi, invece, è salvato, e in questo si può vedere certamente una scelta significativa: nell’antipurgatorio, nella schiera di coloro che morirono scomunicati e si pentirono all’ultimo momento delle loro colpe, la presenza di Manfredi assume un’importanza da esempio, morale e religiosa, verso i peccatori e gli sfregiatori della Chiesa, di ammonimento alla superbia e presunzione degli stessi papi che si arrogarono un diritto di perdono o di condanna che spetta esclusivamente a Dio. In aggiunta a tutto questo, sono anche una particolare simpatia umana e un insolito calore a rendere altamente poetica e singolare questa figura di peccatore, nobile ed alta.

SPIEGAZIONE
Durante la vita uscirono dal gregge (comunità cristiana) per la scomunica.

PARAFRASI
Noi arrivammo intanto ai piedi del monte dove trovammo una parete rocciosa così ripida che le gambe non sarebbero state in grado di salire neppure chi fosse stato dotato di gambe adatte alla scalata. (46-48)
Tra Lerice e Turbia (Liguria) il più deserto e inaccessibile scoscendimento è una scala rispetto a questa agevole e ampia (facile da percorrere). (49-51)
“Ora chi sa da quale parte la salita è meno ripida” disse il mio maestro fermandosi “così che possa salire chi procede senza volare?”(52-54)
E mentre tenendo lo sguardo basso esaminava la propria mente per decidere il cammino e io guardavo in alto scrutando la parte rocciosa ecco che dalla parte sinistra mi apparve un gruppo di anime che si dirigevano verso di noi anche se non sembrava talmente andavano piano. (55-60)
“Alza i tuoi occhi maestro” dissi io ” ecco di qua chi ci saprà consigliare se non puoi decidere da solo”(61-63)
Guardò allora e con fare sereno rispose “ Avviamoci che essi procedono piano e tu trattieni la speranza figlio mio” (di poter salire il monte).(64-66)
Era ancora lontano quel gruppo di anime dopo che avevamo fatto più di mille passi un buon tiro di sasso fatto da un lanciatore robusto quando si strinsero tutti intorno ai duri massi della ripida salita e stettero fermi e stretti come il viandante che si ferma a guardare quando è colto da dubbio.(67-72)
“Oh ben finiti (finiti bene→nella grazia di Dio), o spiriti già eletti” cominciò Virgilio “per quella beatitudine che io credo che tutti voi aspettiate diteci dove la montagna diventa meno ripida, così che sia possibile la risalita poichè perdere tempo dispiace maggiormente a chi ha maggiore cultura. (saggio).(73-78)
Come le pecore escono dal recinto a una, a due e le altre se ne stanno timide rivolgendo verso il basso gli occhi e il muso e le altre fanno ciò che fa la prima addossandosi a lei se si ferma obbedienti e calme ignare del motivo così io vidi muovere i primi di quel gruppo fortunato pudiche in faccia e con cammino onesto. (79-87)
Non appena coloro che stavano davanti videro rotta la luce in terra perché il mio corpo faceva ombra perché avevo il monte a destra e il sole a sinistra si ritrassero alquanto e tutti gli altri che li seguivano non sapendo il perché fecero uguale.(88-93)
“ Senza vostra domanda io vi confesso che questo che voi vedete è un corpo umano perchè la luce del sole è interrotta.(94-96)
Non vi meravigliate, ma non credete di riuscire a superare la parete senza grazia divina”.(97-99)
Così il maestro e quella gente pura “ Tornate” disse “andate avanti dunque” e con le mani indicavano la direzione.(100-102)
E uno di loro (Manfredi) incominciò ”Chiunque tu sia senza fermarti volgi lo sguardo: ricordati se in vita mi hai mai visto”.(103-105)
Io mi girai verso di lui e lo guardai fisso, era biondo, bello e di aspetto gentile, ma la sua bellezza era rovinata da un taglio che divideva un sopracciglio. (Riprende il fatto che sic comportò in modo ribelle\ E’ come un marchio che ha ricevuto combattendo →è un segno della storia).(106-108)
Quando io cortesemente dissi di non averlo mai visto disse” Ora vedi” e mi mostrò una piaga nella parte alta del petto.(vicino al cuore). (109-111)
Poi sorridendo (riportando il clima di serenità) disse Io sono Manfredi, nipote dell’imperatrice Costanza , per cui io ti prego che quando tu vedrai nuovamente la mia bella figlia (Costanza) madre dell’onore della Sicilia e Aragona, dille la verità se si mormora altro (che Manfredi sia morto scomunicato e quindi sia all’Inferno).(112-117)
Dopo che io ebbi il corpo trafitto con due ferite mortali, io mi arresi piangendo a Dio. (118-120)
I miei peccati furono orribili, ma la bontà infinita (Dio) ha braccia così grandi che ascolta e accoglie chi si rivolge a lei pentito.(121-123)
Se il vescovo di Cosenza che fu allora indotto a perseguitarmi Da Clemente IV avesse capito questo aspetto di Dio (la misericordia→ Dio viene visto come un padre), le ossa del mio corpo sarebbero ancora a capo del ponte presso Benevento sotto la custodia del mucchio di pietre. (I Pontefici a volte si chiudono nella loro dimensione temporale, dimenticando l’infinita misericordia di Dio→Dante accusa la cecità della Chiesa dell’epoca. Alle volte un individuo può raggiungere il Purgatorio, e in seguito di conseguenza la salvezza eterna, nonostante la condanna della Chiesa (Manfredi, infatti, malgrado i suoi innumerevoli e gravissimi peccati, pentendosi in punto di morte, riesce a guadagnarsi ed a ricevere il perdono)). (124-128)
Ora le bagna la pioggia e le muove il vento fuori dal regno di Napoli accanto alle sponde del fiume Liri dove le fece trasportare senza accendere nemmeno un cero. (Viene portatom in un luogo sconsacrato perché è scomunicato, ma in un luogo della chiesa per definire la sottomissione ad essa). (129-132)
La maledizione dei pastori della chiesa non toglie che le anime dei defunti possano pentirsi e aprirsi all’eterno amore finché la speranza vive ancora. (133-135)
Tuttavia è vero che chi muore in disubbidienza alla Santa Chiesa muore, quand’anche si penta deve stare fuori dal purgatorio cioè nell’antipurgatorio per trenta volte il tempo della sua disubbidienza se questo decreto non diminuisce per buone preghiere di un Cristiano rivolte a Dio.(136-141)
Vedi ormai se tu mi puoi rendere felice rivelando alla mia buona Costanza in che stato mi hai visto e l’impossibilità di entrare in purgatorio perché qui in purgatorio si avanza anche grazie alle preghiere dei vivi”. (142-145)

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