Subcontinente indiano

Materie:Riassunto
Categoria:Geografia
Download:956
Data:05.01.2006
Numero di pagine:5
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
subcontinente-indiano_1.zip (Dimensione: 8.29 Kb)
trucheck.it_subcontinente-indiano.doc     37 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

Rispetto al resto del continente asiatico la Penisola Indiana, per estensione, popolosità, caratteristiche storiche e geografiche, può essere considerata un’identità a se: per questo i geografi le danno il nome di subcontinente indiano.

IL TERRITORIO E LA POPOLAZIONE
L a penisola Indiana si estende su 4.200.000 kmq e ha oltre 800 milioni di abitanti: è il territorio più vasto e popoloso dell’Asia meridionale (per un confronto basti pensare che l’Europa, esclusa l’URSS, ha una superficie di poco superiore, ma la sua popolazione non raggiunge i 500 milioni di abitanti.
Dal punto di vista geografico la Penisola Indiana è formata da tre grandi regioni naturali:
- a nord, la regione montuosa dell’Himalaia , un poderoso bastione di montagne, lungo 2700km e largo 300, che isola il subcontinente dal resto dell’Asia;
- a sud, l’altopiano del Deccan , che si protende a forma di triangolo nell’Oceano Indiano;
- al centro, il bassopiano indo-gangetico , una vasta pianura alluvionale che due fiumi, il Gange e l’Indo, hanno formato ai piedi del sistema himaliano e che separa il Deccan dalle regioni montuose.

IL CLIMA
Nella penisola, salvo che nelle zone di alta montagna, il clima è generalmente caldo e dominato dai monsoni, che in estate apportano piogge molto abbondanti. Nella parte nordoccidentale, non raggiunta dai monsoni, le piogge sono scarse e la temperatura è molto elevata: solo la rete dei fiumi e dei canali permette le colture agricole; dove essi mancano si estende il deserto.

LA DIVISIONE DEL MONDO INDIANO
Nella Penisola Indiana a un multiforme paesaggio naturale fa riscontro un “paesaggio” umano altrettanto vario.
Nel corso di una storia millenaria, l’incontro e lo scontro di popoli e civiltà diverse (caucasiche, mongoloidi, indoeuropee) ha fatto del subcontinente un vero e proprio mosaico etnico: l’India ha prodotto in passato splendide civiltà, che non sono però mai riuscite a fondersi in popolo unico. Anche oggi la molteplicità delle lingue, il sistema delle caste, la diversità delle stirpi e delle religioni costituiscono tra i popoli della Penisola Indiana motivi di divisione più forti del sentimento nazionale unitario.
Solo durante la dominazione inglese, iniziata alla fine del XVIII secolo, il continente indiano fu unito politicamente; ma quando, nel 1947, la dominazione ebbe termine, dopo sanguinosi episodi di violenza, dovuti a contrasti sociali e religiosi, il mondo indiano tornò a dividersi in diversi stati indipendenti.
Attualmente fanno parte del subcontinente sette stati: la Rep. Dell’Unione Indiana,lo stato più popoloso a cui appartengono i tre quarti della penisola; la Rep. Del Pakistan; la Rep. del Bangla Desh; i regni del Bhutan e del Nepal; e le due Rep. Insulari di Sri Lanka (Ceylon) e delle Maldive.

LA POPOLAZIONE
L’India è, dopo la Cina, lo stato più popoloso del mondo. La densità media è di 189 abitanti per chilometro quadrato. In realtà la popolazione, a causa delle condizioni ambientali esistenti nelle varie regioni, è distribuita in modo molto ineguale. Uno dei problemi più gravi dell’India è costituito dal forte incremento demografico, che tende a vanificare i pur notevoli progressi dell’economia nazionale.

LE CITTA’ PRICIPALI
La capitale è Nuova Delhi, formata da una città e da una città nuova. Mentre la città nuova, costruita dagli Inglesi, è una città moderna e funzionale con splendidi parchi e giardini, la città vecchia, ricca di antichi monumenti, è formata da un dedalo di vie e viuzze.
Bombay, che sorge sul Mar Araibico, è il maggior porto dell’India e un grande centro finanziario e industriale.
Calcutta, è il maggiore agglomerato urbano del paese, sorge sul delta del Gange.

L’ECONOMIA
L’agricoltura rappresenta l’attività predominante in India.
Riso, grano e miglio, che sono la base dell’alimentazione vegetariana degli indiani, sono anche le colture più diffuse.
Fra le colture industriali e di piantagione le principali sono: la canna da zucchero e il tè (è il primo produttore al mondo), la iuta, il cotone, il tabacco, le arachidi.
Per quanto riguarda le risorse minerarie, l’India possiede giacimenti di petrolio e carbone, ferro, manganese, rame, cromite, magnesite e bauxite. Sono gia in funzione da qualche anno delle centrali termiche e delle centrali elettro-nucleari.
Le comunicazioni stradali e fluviali sono poco sviluppate, mentre la rete ferroviaria, costruita in gran parte dagli Inglesi, è la migliore dell’Asia meridionale.

L’IDUISMO E LE CASTE
Il sentimento religioso ha sempre dominato la vita dell’India, che è stata culla di grandi religioni propagatesi anche nel resto dell’Asia, quali il buddismo e il lamaismo.
La religione nazionale dell’India, professata dall’ 82% della popolazione è l’induismo, talora conosciuto come bramesimo.
Con il termine indù si indicano i seguaci di tale religione.
Uno dei principi basilari dell’induismo è la dottrina della metapsicosi, cioè la trasmigrazione delle anime: ogni individuo, dopo al morte, rinasce incarnandosi in esseri di categoria più o meno elevata, secondo i meriti o i demeriti acquistati nella vita precedente. Per questo gli induisti accettano con rassegnazione il proprio destino, hanno un profondo rispetto per tutti gli esseri viventi, e considerano quasi un atto di cannibalismo mangiare carne di animali perché potrebbero ospitare l’anima di un antenato.
L’idea di subire una serie interrotta di nascite e di morti è insopportabile per un indiano. Per questo è necessario che l’anima si liberi dalla rinascita, il che può avvenire attraverso la conduzione di una vita retta, la conoscenza e il distacco dalle cose del mondo e attraverso l’amore di Dio.
Un aspetto dell’induismo, che per secoli ha costituito uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sociale, è il sistema delle caste, cioè la divisione della società in gruppi chiusi, cui gli individui appartengono per nascita e che ne determinano ereditariamente lo stato sociale. I membri di ogni casta si sposano fra loro ed esercitano lo stesso mestiere di padre in figlio.
Al di fuori delle caste stanno i paria, cioè gli “intoccabili” , veri e propri rifiuti della società, costretti ad esercitare i mestieri più umili e sudici, come la raccolta delle immondizie, degli escrementi e delle carogne, e a vivere in miseri tuguri, sprovvisti spesso di acqua potabile, giacchè il pozzo comune gli è vietato per paura che lo sporchino.
E’ una situazione che si perpetua ancora oggi, nonostante che le caste siano state abolite ufficialmente da circa 35anni.

I MONSONI DELLA VITA DELL’INDIA
Monsone deriva da un termine arabo che significa “stagione”. I monsoni, sono venti periodici che soffiano all’inizio dell’estate e dell’inverno, mutando direzione con le stagioni: ne sono causa la differenza di temperatura, di pressione, che si stabilisce fra le terre emerse e gli oceani, particolarmente rilevante nella zona equatoriale. L’influenza dei monsoni nell’Asia sudorientale si propaga fino alla Cina e al Giappone, ma è rilevante soprattutto in India.
Da ottobre a marzo soffia sull’India il monsone d’inverno, secco e freddo, che scende dall’interno del continente verso il mare. Il monsone invernale rinfresca la temperatura e rende asciutto il terreno. Per l’India è tempo di bella stagione: la gente si riversa nelle strade, fioriscono i commerci.
Da marzo a maggio subentra la stagione calda: il termometro sale rapidamente, e il sole batte a picco nel cielo senza nubi, il calore diventa infine così opprimente che, nel pomeriggio, ogni lavoro è sospeso.
Le prime brezze marine cominciano a soffiare a fine maggio e all’inizio di giugno: l’aria si rinfresca e il cielo si fa nuvoloso.
E’ il preannuncio dei monsoni estivi e della stagione delle grandi piogge, che dura da giugno a ottobre. L’aria dell’oceano carica di umidità urta contro le catene montuose e si scioglie in piogge violente. Molto difficoltà dell’agricoltura indiana dipendono proprio dal regime irregolare dei monsoni; un loro ritardo, la loro breve durata, o la loro eccessiva violenza, hanno conseguenze drammatiche: la siccità provoca carestie disastrose, mentre la pioggia troppo abbondante fa straripare l’acqua dei fiumi, che si rovescia sulle campagne e sui villaggi mietendo migliaia di vittime. E tuttavia, senza i monsoni l’India, essenzialmente agricola, non potrebbe vivere.

Esempio