Arabia saudita

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Testo

Arabia Saudita Stato del Medio Oriente, occupa gran parte della penisola arabica ed è delimitato a nord da Giordania, Iraq e Kuwait, a est dal golfo Persico e dal Qatar, a sud-est da Emirati Arabi Uniti e Oman, a sud dalla Repubblica dello Yemen, a ovest dal Mar Rosso e dal golfo di Aqaba. Ha una superficie di 2.153.168 km2 e la sua capitale è Riyadh.
Territorio
Più della metà della superficie del paese è costituita dal deserto, del quale una delle aree più vaste è rappresentata dal Rub al-Khali, che si estende per 650.000 km2 in gran parte della regione sudorientale. A nord si incontra una propaggine del deserto siriaco, mentre a nord-est si trova la regione desertica del Nafud (che copre un'area di circa 56.980 km2); a sud del Nafud si estende una regione di altipiani solcati da numerosi uadi, letti di fiumi generalmente asciutti, a eccezione della stagione delle piogge. A ovest gli altipiani si innalzano in una catena montuosa che si estende da nord a sud, attraversando le regioni dell'Higiaz e dell'Asir, e la cui massima elevazione è lo Jabal Sawda (3133 m). A est, lungo le rive del golfo Persico, si trova la depressione di Al Hasa, dove sono situati i principali giacimenti di petrolio del paese.
Clima
L'Arabia Saudita ha un clima caratterizzato da aridità e temperature elevate. A Riyadh le temperature medie di gennaio e di luglio sono rispettivamente di 14,4 °C e di 33,8 °C, mentre a Gedda, negli stessi periodi, si registrano 23,9 °C e 31,7 °C. La scarsità delle precipitazioni, che in gran parte del paese non superano i 100 mm annui, spiega l'assenza di laghi e di fiumi a regime permanente.
Flora e fauna
A causa dell'aridità dei suoli la vegetazione è molto rada e limitata a palme da dattero e a specie arbustive. Soltanto nelle oasi e nelle zone dove sono presenti sufficienti riserve d'acqua (1% della superficie del paese) è possibile coltivare cereali e ortaggi. La fauna è rappresentata da iene, volpi, gatti selvatici, pantere, gazzelle, antilopi e struzzi.
Popolazione
L'Arabia Saudita ha una popolazione di 17.615.310 abitanti (1993), con una densità media di 8 unità per km2. È composta per il 56% da arabi e per il 18% da yemeniti, africani e asiatici giunti in Arabia negli anni Cinquanta, attratti dalle opportunità economiche offerte dalla regione. I nomadi, o beduini, sono presenti nella percentuale del 27%, anche se il loro numero è in costante diminuzione. La maggior parte degli arabi vive in distretti urbani.
La lingua nazionale è l'arabo. La popolazione è in maggioranza musulmana, prevalentemente sunnita, nonostante nelle regioni orientali risiedano alcune minoranze sciite. I sunniti sauditi hanno subito l'influenza della setta dei wahhabiti, riformatori che nel XVIII secolo avevano intrapreso un'opera di purificazione dell'Islam.
Città principali
Le città più importanti, oltre alla capitale Riyadh (2.500.000 abitanti secondo una stima del 1994), sono Gedda (1.600.000 abitanti nel 1994), importante porto sul Mar Rosso; La Mecca (700.000 abitanti circa nel 1990), la principale meta di pellegrinaggio dei musulmani; la città santa di Medina e Ad-Dammam, centro petrolifero sul golfo Persico. Nel 1980 sono stati costruiti due nuovi centri industriali: Al-Jubayl sul golfo Persico e Yenbo sul Mar Rosso.
Istruzione
In Arabia l'istruzione è gratuita, ma non obbligatoria. Negli ultimi decenni sono state istituite numerose università, tra cui quella di Riyadh, fondata nel 1957, dove i corsi sono tenuti principalmente in inglese, la lingua più diffusa dopo l'arabo. Sempre nella capitale hanno sede le più importanti biblioteche del paese, come la Biblioteca universitaria, mentre alla Mecca e a Medina sono conservati in particolare testi religiosi.
Per approfondimenti riguardanti la cultura del paese vedi Arabi, Filosofia islamica, Letteratura araba, Arte e architettura araba.
Economia
L'economia del paese ha subito negli ultimi decenni una radicale trasformazione grazie all'industria petrolifera che, con una rapidità senza precedenti, ha portato all'incremento del settore industriale e al potenziamento delle infrastrutture, quali strade, porti e aeroporti.
Nel 1994 il prodotto interno lordo era di circa 10.000 dollari per abitante; il 48% della popolazione attiva opera nei settori dell'agricoltura e della pesca, il 37% nel commercio e nei servizi e il 14% nell'industria e nell'artigianato.
Industria petrolifera
L'industria petrolifera saudita fu fondata nel 1938 dall'Arabian-American Oil Company (Aramco), società controllata da quattro compagnie americane, in seguito alla scoperta di un giacimento a Ad-Dammam; nel 1974 l'Aramco passò sotto il controllo del governo saudita. Le enormi riserve (oltre 250 miliardi di barili) e l'elevata qualità del prodotto hanno fatto del paese il maggior esportatore di petrolio del mondo e uno degli esponenti di maggior rilievo dell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC). La produzione annua di greggio nei primi anni Novanta era di 3 miliardi di barili, con un ulteriore incremento nel 1990 in seguito all'invasione irachena del Kuwait. Una parte del petrolio viene trasportata attraverso la Tapline (Trans-Arabian Pipeline), un oleodotto ultimato nel 1950 che porta il greggio fino a Sidone, in Libano; benché negli anni Ottanta sia stato costruito un altro oleodotto, la maggior parte del petrolio continua a essere esportata dai porti del golfo Persico, in particolare da quelli di Ras Tanura e di Ad-Dammam.
Piani di sviluppo
Nel 1975, forte dei ricavi dell'industria petrolifera, il governo saudita annunciò un ambizioso piano quinquennale di sviluppo che prevedeva uno stanziamento di circa 150 miliardi di dollari da investire soprattutto nel settore petrolchimico e nella produzione di acciaio e cemento, al fine di dare impulso all'edilizia su larga scala. Per il periodo tra il 1980 e il 1985 fu approvato un altro piano, con uno stanziamento di 236 miliardi di dollari volto alla diversificazione del settore industriale. Il piano quinquennale per il periodo dal 1985 al 1990 (che prevedeva un investimento di 277 milioni di dollari) dovette invece essere ridimensionato a causa del calo del prezzo del greggio e della conseguente diminuzione degli introiti.
A partire dagli anni Settanta il settore manifatturiero è stato notevolmente diversificato, dando vita a un'industria i cui prodotti principali sono derivati del petrolio, plastica, tessuti, fertilizzanti e cemento.
Flussi monetari e commercio
L'unità monetaria è il riyal saudita. Data la dipendenza dell'economia saudita dall'industria petrolifera, le esportazioni annuali del paese crebbero rapidamente negli anni Settanta per poi subire un notevole decremento a partire dagli anni Ottanta; le importazioni sono invece rimaste più stabili, assestandosi intorno ai 30 miliardi di dollari. Vengono importati principalmente macchinari, metalli, mezzi di trasporto, generi alimentari, tessuti e articoli di abbigliamento; i principali partner commerciali sono Stati Uniti, Giappone, Francia, Italia, Germania, Corea del Sud e Paesi Bassi. Una rilevante fonte di reddito per il paese è rappresentata dal turismo religioso che ogni anno porta migliaia di pellegrini musulmani alla Mecca, città natale del profeta Maometto, e a Medina, dove si trova la sua tomba.
Trasporti
Negli ultimi decenni notevole è stato lo sviluppo delle comunicazioni, tanto che all'inizio degli anni Novanta la rete stradale si estendeva per 127.700 km e quella ferroviaria per circa 875 km. I porti principali sono Gedda e Yenbo, sul Mar Rosso, e gli scali petroliferi di Al-Jubayl, Ad-Dammam e Ras Tanura, sul golfo Persico. Gli aeroporti principali sono quelli di Dhahran, Gedda e Riyadh.
Ordinamento dello stato
L'Arabia Saudita è una monarchia assoluta; il sovrano esercita il potere legislativo ed esecutivo, coadiuvato dal Consiglio consultivo composto da 60 membri di nomina regia. Fino al marzo del 1992, anno in cui fu promulgata una Carta dei diritti, non esisteva una Costituzione scritta e a tutt'oggi non sono ammessi partiti politici.
Il re, oltre a essere capo del governo, rappresenta anche la suprema autorità religiosa; la carica regia non è ereditaria, poiché il successore del sovrano viene scelto tra le famiglie reali saudite, previe consultazioni con leader politici e religiosi. Il potere giudiziario si basa sulla shari'a, un codice ispirato al Corano (il libro sacro dell'Islam) e all'Hadith ("racconto") di Maometto. Il principale organo giudiziario del paese è costituito dal Consiglio supremo.
La riforma del 1993 ha stabilito la suddivisione del paese in 13 distretti amministrati da governatori e assemblee di notabili locali; le principali città eleggono il proprio governo municipale, mentre l'amministrazione dei piccoli centri e villaggi è affidata ai Consigli degli anziani.
Storia
L'Arabia fu probabilmente la regione da cui mosse, all'inizio del IV millennio a.C., la popolazione dei semiti per raggiungere la Mesopotamia e la Palestina.
Storia antica
Nel I millennio a.C. il regno mineo comprendeva la capitale Karna (l'attuale Sadah, nello Yemen), la regione dell'Asir e i territori a sud dell'Higiaz, lungo le coste del Mar Rosso. Dopo che i minei, popolazione di nomadi e mercanti che detenne il monopolio del commercio dell'incenso per quasi tutto il millennio, abbandonarono l'avamposto commerciale di Al-Ula nel I secolo a.C., i nabatei fecero di Medain Salih, a nord, il centro delle proprie attività mercantili. Oggetto delle mire espansionistiche prima di Alessandro il Grande, poi della dinastia egizia dei Tolomei, il paese fu in seguito annesso all'impero romano da Traiano (106 d.C.).
L'avvento dell'Islam
Tra il IV e il V secolo d.C. la regione era divisa tra i ghassanidi e i lakhmidi. Agli inizi del VII secolo Maometto iniziò la sua predicazione alla Mecca. Cacciato dalla città nel 622 (vedi Egira), promosse da Medina un rapido processo di unificazione delle popolazioni arabe. Nel 630 fece ritorno alla Mecca e la conquistò, dando così inizio all'espansione dell'Islam. I suoi successori, continuando nella sua impresa, conquistarono e convertirono tutto il Medio Oriente; quando fu fondato il califfato, prima a Damasco nel 660 (vedi Omayyadi), e in seguito a Baghdad (vedi Abbasidi), la terra natale di Maometto perse di importanza all'interno dell'impero islamico. Sotto il califfato, l'impero iniziò a disgregarsi e, dopo il 1269, la maggior parte dell'Higiaz era sotto la sovranità dei mamelucchi egiziani, soppiantati solo nel 1517, quando l'Egitto fu conquistato dall'impero ottomano che, tuttavia, non riuscì a ottenere il completo controllo sul territorio arabo. Nel XV secolo Muhammad ibn Saud fondò la dinastia saudita.
L'influenza wahhabita
Nel XVIII secolo il capo religioso Muhammad ibn Abd al-Wahhab fondò una setta fondamentalista, il movimento wahhabita che, con l'aiuto dell'esercito saudita, costituì uno stato arabo nel Neged. Nel 1802 i wahhabiti occuparono la Mecca: cacciati nel 1812 dal chedivè d'Egitto, Mehmet Alì, wahhabiti e sauditi si ritirarono a Riyadh, successivamente nominata capitale del regno (1818). Da qui si volsero alla conquista dei territori perduti, riuscendo in gran parte nell'impresa. Nel 1865, in seguito a una guerra civile, il regno venne diviso tra i vari clan e gli ottomani; la famiglia saudita, sconfitta, si recò in esilio in Kuwait. Nel 1902 Ibn Saud, emiro dei wahhabiti, rioccupò Riyadh e, a partire dal 1906, le sue forze controllarono l'intera regione del Neged; nel 1913 l'esercito occupò la regione di Hasa, nel 1921 lo Jebel Sammar, nel 1924 La Mecca, nel 1925 Medina e nel 1926 Asir. Autoproclamatosi re di Hiaz, nel 1932, dopo aver unificato i territori conquistati, l'emiro diede al suo regno il nome di Arabia Saudita.
Il regno di Ibn Saud I
I crescenti profitti provenienti dall'esportazione del petrolio spinsero il re Ibn Saud a mettere in atto un programma di modernizzazione del paese. Contemporaneamente il sovrano rinsaldò i rapporti con le altre nazioni del Medio Oriente e adottò una politica amichevole nei confronti di Stati Uniti e Gran Bretagna; sostenitore degli Alleati nella seconda guerra mondiale, permise l'installazione di una base aerea statunitense a Dhahran, anche se ufficialmente il paese rimase neutrale fino al marzo del 1945, quando dichiarò guerra alla Germania e al Giappone.
Nel 1945 l'Arabia Saudita aderì alle Nazioni Unite e alla Lega araba. Benché contraria alla creazione dello stato d'Israele, essa non fu tra i protagonisti principali della guerra contro lo stato ebraico (1948-49). Nel giugno del 1951 fu siglato un accordo che consentiva agli Stati Uniti di utilizzare la base di Dhahran per altri cinque anni in cambio del supporto tecnico statunitense e del permesso di acquistare armi. A dicembre un nuovo accordo con l'Arabian-American Oil Company (Aramco) stabilì che il 50% degli utili spettasse all'Arabia Saudita.
La politica estera negli anni Cinquanta
Alla morte di Ibn Saud I (9 novembre 1953) salì al trono il figlio maggiore Ibn Saud II. Mantenendo una posizione di neutralità nella Guerra Fredda tra le due superpotenze americana e sovietica, l'Arabia Saudita si contrappose alla Middle Eastern Treaty Organization (METO), fondata nel 1955 da Turchia, Iraq, Iran, Pakistan e Gran Bretagna. Una delegazione saudita si recò in Indonesia alla Conferenza di Bandung svoltasi dal 18 al 24 aprile del 1955 e, nell'ottobre dello stesso anno, fu firmato un patto di mutua difesa con l'Egitto; nello stesso mese alcuni contingenti britannici, provenienti dai sultanati di Mascate e di Oman, riconquistarono un'oasi occupata nel 1952 dalla polizia saudita e in quell'occasione il governo saudita chiese invano l'appoggio dell'ONU contro la Gran Bretagna. In novembre Ibn Saud II concesse alla Siria un prestito destinato ad approvvigionamenti militari e nell'agosto del 1956 fece altrettanto nei confronti dell'Egitto, i cui fondi esteri erano stati congelati in seguito alla nazionalizzazione del canale di Suez. Quando l'Egitto subì l'attacco congiunto di Israele, Gran Bretagna e Francia, l'Arabia Saudita ruppe i rapporti diplomatici con i governi francese e britannico e sospese le forniture di petrolio.
Ibn Saud si recò negli Stati Uniti nel gennaio del 1957 in seguito alla richiesta di questi ultimi di prolungare i termini di utilizzo della base aerea di Dhahran in cambio di forniture di armi e, nell'aprile dello stesso anno, il governo saudita dichiarò il golfo di Aqaba appartenente alle acque territoriali del paese. Nel marzo 1958 Ibn Saud delegò i poteri legislativo ed esecutivo al fratello, il principe Faisal, pur mantenendo il diritto di veto.
Le relazioni con gli altri paesi del Medio Oriente
Per coordinare una politica comune sui prezzi e sulla produzione del petrolio, nel settembre del 1960 Arabia Saudita, Iraq, Iran, Venezuela e Kuwait tennero una conferenza a Baghdad in seguito alla quale fu fondata l'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC).
Dopo la rivoluzione scoppiata nello Yemen nel settembre del 1962, i rapporti tra i governi saudita ed egiziano si deteriorarono: infatti, mentre l'Egitto sosteneva il nuovo governo repubblicano, l'Arabia dava asilo all'imam yemenita, impegnandosi a sostenerlo nel suo tentativo di riconquistare il trono. In seguito all'attacco saudita allo Yemen, gli aerei egiziani bombardarono in novembre le città arabe; l'Arabia Saudita interruppe le relazioni diplomatiche e il 3 gennaio del 1963 mobilitò le forze armate contro l'Egitto. Il principe Faisal salì al trono il 2 novembre del 1964, designando come successore il fratellastro, il principe Khalid.
I conflitti arabo-israeliani
Nel 1967, quando il conflitto arabo-israeliano si intensificò sfociando nella guerra dei Sei giorni, Faisal espresse pieno sostegno al presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, inviando un contingente di 20.000 uomini in Giordania. Il 6 giugno furono sospese tutte le forniture di petrolio a Gran Bretagna e Stati Uniti (ripristinate dopo la sconfitta araba), senza che fossero tuttavia interrotte le relazioni diplomatiche. Il governo saudita continuò a sostenere la necessità di un'azione panislamica contro Israele e, pur criticando la politica statunitense favorevole allo stato ebraico, nel 1971, insieme ad altre cinque nazioni del golfo Persico, concluse un accordo quinquennale con 23 compagnie petrolifere occidentali, 17 delle quali erano statunitensi. Nel luglio del 1970 l'Arabia Saudita riconobbe formalmente il governo repubblicano dello Yemen, dopo sette anni di ripetuti conflitti. Nel 1973 il governo saudita inviò truppe a sostegno dei paesi arabi nella guerra del Kippur.
L'azione moderata all'interno dell'OPEC
Nel marzo del 1975 Faisal fu assassinato; gli succedette il fratellastro, principe Khalid, benché in realtà il potere fosse gestito a tutti gli effetti dal principe ereditario Fahd. Il governo saudita perseguì la tradizionale politica conservatrice, esercitando la propria influenza all'interno dell'OPEC per impedire l'aumento del prezzo del greggio contro le richieste della maggior parte dei paesi membri. Nel 1980 fu annunciata la completa assunzione da parte del governo del controllo sull'Aramco, con effetto retroattivo a partire dal gennaio del 1976.
L'Arabia Saudita non approvò la politica di conciliazione nei confronti di Israele inaugurata dal presidente egiziano Anwar al-Sadat nel 1977 e, dopo la firma di un trattato di pace tra i due paesi (accordi di Camp David, 1979), ruppe i rapporti diplomatici con l'Egitto, sospendendo gli aiuti finanziari. Sempre nel 1979, la rivoluzione in Iran e la conseguente occupazione da parte dei fondamentalisti islamici della Grande moschea alla Mecca spinsero il governo saudita a dare una maggiore rilevanza all'organizzazione dell'esercito e alla sicurezza; a tale scopo, nel 1981, vennero acquistati dagli Stati Uniti numerosi Airborne Warning and Control System (AWACS), secondo un accordo commerciale aspramente osteggiato da parte di Israele. Nel giugno del 1982 morì il principe Khaled e gli succedette il principe Fahd.
Dopo la guerra del Golfo
L'invasione irachena del Kuwait (agosto del 1990) ebbe per l'Arabia Saudita notevoli conseguenze, dal punto di vista militare, politico ed economico; per contrastare gli iracheni, il governo permise l'accesso al suo territorio a più di centomila soldati statunitensi e ai loro alleati, oltre a entrare a far parte della coalizione antirachena nella guerra del Golfo. Contemporaneamente, per compensare la perdita delle forniture del petrolio proveniente dall'Iraq e dal Kuwait, l'Arabia Saudita incrementò la produzione di greggio.
Nel 1992 Fahd introdusse riforme politiche e istituzionali, istituendo il Consiglio consultivo (che si riunì per la prima volta nel 1993) e promulgando una Carta dei diritti. Negli stessi anni, tuttavia, cominciarono a venire alla luce gravi difficoltà economiche; le ingenti spese sostenute durante la guerra del Golfo e il calo del prezzo del petrolio costrinsero il governo saudita a operare sostanziali tagli alla spesa sociale e alla difesa, e a chiedere ingenti prestiti a banche estere; malgrado le difficoltà economiche, l'Arabia Saudita fece sì che fallisse il piano iraniano del rialzo del prezzo del petrolio (marzo del 1994), svolgendo la tradizionale azione moderatrice in seno all'OPEC.
Il paese continua a dover fronteggiare la minaccia dei gruppi religiosi oltranzisti; la questione si è posta in modo drammatico in particolare nel 1979, quando si verificò l'assalto alla Grande Moschea della Mecca da parte dei numerosi seguaci di un estremista sunnita. In seguito molti attentati, condotti soprattutto contro le truppe statunitensi di stanza nel paese (nel 1995 a Riyadh, nel 1996 a Dhahran), hanno messo a dura prova i servizi di sicurezza sauditi.
Nel frattempo Fahd, colpito da un ictus, è trattenuto sul trono per ostacolare l'insediamento di Abdallah, e nella famiglia reale potrebbero esplodere le tensioni legate al controllo sulle royalties del petrolio.
Anche i rapporti con il tradizionale alleato statunitense sono in crisi per il perseguito riavvicinamento dell'Arabia all'Iran e per le critiche mosse agli Stati Uniti relativamente alle questioni palestinese e irachena.

Arabi Nome attribuito agli antichi e odierni abitanti della penisola araba, comunemente esteso anche ai popoli a essi collegati per origine, lingua, religione e cultura. Gli oltre duecento milioni di arabi che oggi sono concentrati soprattutto in ventun paesi costituiscono la forte maggioranza della popolazione di Arabia Saudita, Siria, Yemen, Giordania, Libano, Iraq, Egitto e dei paesi dell'Africa settentrionale. La lingua araba (del gruppo semitico) costituisce il simbolo principale dell'unità culturale di questi popoli, ma comune alla maggior parte degli arabi è anche la religione islamica. Lingua e religione trovano il loro fondamento nel Corano, la sacra scrittura islamica.
Storia
L'Arabia fu centro di una fiorente civiltà molto prima dell'era cristiana. Nei secoli che seguirono la morte del profeta Maometto (632 d.C.), l'influenza araba si propagò attraverso il Medio Oriente per giungere in Europa (in particolare in Spagna e in Sicilia), nell'Africa subsahariana, nel subcontinente indiano, fino al Madagascar e in Indonesia. Importanti per la cultura occidentale furono i contributi culturali e scientifici arabi nel Medioevo, soprattutto in astronomia, matematica, medicina e filosofia.
Gli ultimi due secoli di rapidi cambiamenti hanno visto la disgregazione della secolare unità culturale araba e la formazione, guidata dall'Egitto e dal Marocco, di separate identità nazionali.
Religione
La religione islamica, nata nel VII secolo nella parte occidentale della penisola araba, è quella che, nelle sue due forme principali (sunnita e sciita), predomina nella maggior parte delle nazioni arabe. Quasi ovunque il nazionalismo, emerso alla fine del XIX secolo, ha trovato nell'Islam un alleato, e in alcuni casi la tradizione religiosa islamica si è trasformata in uno strumento di potere della classe dominante.
Urbanizzazione
Decine di grandi città e centinaia di centri intermedi riflettono il carattere nettamente urbano del mondo arabo: nella maggioranza dei paesi arabi, circa il 40% della popolazione vive in città. Le disuguaglianze economiche colpiscono tutte le nazioni arabe, soprattutto per la concentrazione della ricchezza e del potere nelle mani di un'élite. Il collasso delle economie rurali e la conseguente crescita delle città, dove i contadini senza terra sono costretti a migrare, hanno causato gravi problemi, quali disoccupazione, carenza di alloggi e proliferazione delle bidonville.
La popolazione rurale
In molti paesi arabi, una parte consistente della popolazione vive in ambiente rurale e si dedica a un'agricoltura di sussistenza. In questo contesto, centrali sono i valori della terra, della famiglia e della religione, benché in tutta la regione la penetrazione e colonizzazione europee del XVIII e XIX secolo abbiano provocato dei profondi cambiamenti nelle culture rurali, un tempo prospere.
Gruppi nomadi
Fino alla metà del XIX secolo, vaste aree semidesertiche dell'Africa settentrionale e della penisola araba erano abitate da popolazioni nomadi, tra cui i beduini, famosi guerrieri e allevatori di cammelli, che controllavano le rotte delle carovane. Altri gruppi di pastori erano specializzati nell'allevamento di pecore e capre. Attualmente, nel Sudan, nella Repubblica somala e a Gibuti, la pastorizia di sussistenza rimane la sola fonte di sostentamento per molti gruppi arabi indigenti.

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