La città di Atene

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Testo

ATENE

Cap. della Grecia e capol. del nomo dell'Attica, nella pianura irrigata dal Cefiso e dal suo affluente Ilisso; 748.110 ab. (Ateniesi).
Con il Pireo e altri sobborghi forma la regione della Grande Atene (427 km²; 3.096.775 ab.). Sede arcivescovile ortodossa (sede del Grande metropolita) e cattolica.
Aeroporto internazionale a Helleniko.
Situata al centro di una pianura chiusa fra le colline dell'Imetto, del Pentelico e del Parnete, ma in facile comunicazione con il resto della penisola dell'Attica, aperta a ovest sul golfo di Atene, la capitale della Grecia ha ormai sviluppato un agglomerato urbano (Grande Atene) che ne fa la maggiore metropoli regionale dell'area balcanica e costituisce un importante crocevia e un formidabile polo d'attrazione del traffico turistico del Mediterraneo. La sua straordinaria crescita demografica è legata alla molteplicità delle funzioni da essa assolte in quanto capitale di uno Stato molto centralizzato. Atene, infatti, è non solo la capitale politica, militare, amministrativa, ma anche il centro intellettuale del paese grazie alla sua università (1837), ai suoi musei (Museo archeologico nazionale, ecc.) e alle numerose scuole archeologiche straniere. È soprattutto il cardine del commercio estero e il centro principale del commercio interno, all'ingrosso come al minuto. Tuttora meta di una forte e incessante immigrazione di addetti al settore terziario e di manodopera non qualificata che diserta le campagne e i centri dell'interno, Atene concentra una considerevole parte dei salariati della Grecia, raduna e ridistribuisce la maggior parte dei capitali; il raggio d'azione dei servizi che vi hanno sede si estende a una parte del Medio Oriente e dell'Africa in quanto essa funge da tramite per numerose società internazionali. Decisamente meno rilevanti rispetto al settore terziario, le attività industriali concentrano però circa la metà dei posti di lavoro nell'industria e nell'artigianato dell'intero paese. Sono: industrie tessili e di confezioni; siderurgia; costruzioni meccaniche ed elettromeccaniche; raffinazione del petrolio; estrazione di bauxite e marmo; prodotti chimici e farmaceutici; materie plastiche; concerie; mobilifici, industrie alimentari e dolciarie; fabbriche di sigarette; distillerie; editoria.

Arte- topografia antica e moderna
L'antica Atene si estendeva attorno all'Acropoli, cittadella reale dei tempi micenei, attorniata da una cinta di mura, con accessi verso il nord. Successivamente, verso sud, si costituì la città bassa, con dimore aristocratiche; quindi, verso nord e ovest, sorsero i quartieri degli artigiani e dei commercianti (Melito, Collito). Tra l'Acropoli e l'altura più bassa del Kolonos Agoraios si stabilì l'Agorà del Ceramico, che dal VII sec. divenne il centro della vita amministrativa e mercantile; dall'altare dei Dodici Dei sull'Agorà si dipartivano a raggiera le strade dell'Attica. La necropoli era collocata fuori delle mura, verso nord (Ceramico esteriore), dopo la porta del Dipylon. La cinta muraria del VI sec a.C. inglobava i demi di Cidatene, Melito e Collito e fu ingrandita, alla fine delle guerre persiane, da Temistocle, con il Ceramico interiore e il demo di Scambonide, a NO e a NE, la regione della palude o “Limnai”, a sud. I lavori furono continuati da Cimone con le “Lunghe Mura”, che collegavano Atene al Pireo. Questa cinta muraria comprendeva la Pnice, la collina delle Muse, la zona più bassa dell'Olympieion cominciato da Pisistrato.
Il V sec. vide, con Pericle, la ricostruzione degli edifici dell'Acropoli distrutti dai Persiani e la costruzione dell'Odeon di SE; la costruzione di edifici nell'Agorà continuò senza interruzione: sulla collina che la domina venne edificato nel 450-440 l'Hephaisteion (pseudo-Theseion). Nel IV sec. Licurgo fece costruire in pietra il teatro di Dioniso e il grande stadio nella cavità della collina dell'Ardetto, nel demo di Agra. Di quest'epoca sono i monumenti coragici conservati, come quello di Trasillo e di Lisicrate. Ai tempi ellenistici risalgono parecchie costruzioni, quali il portico di Attalo (nell'Agorà), il portico di Eumene (a sud dell'Acropoli); nella stessa epoca si ripresero i lavori dell'Olympieion, terminato solamente sotto Adriano, e si ricostruì l'Odeon di Pericle.
L'epoca romana vide l'ingrandirsi di Atene oltre l'arco di Adriano, in direzione ovest e verso la vallata dell'Ilisso; a est dell'Agorà greca si innalzò un'agorà romana, con la Biblioteca di Adriano e di Panteno. Il teatro di Dioniso subì un nuovo rifacimento. Erode Attico nel IIsec. costruì l'Odeon a SE dell'Acropoli e ricostruì lo stadio in marmo pentelico. Una cerchia di mura più ridotta venne costruita dopo il sacco di Atene a opera degli Eruli nel 267, ma la città riprese in seguito i suoi antichi confini, per l'importanza che le derivava dal suo patrimonio artistico e intellettuale. All'epoca cristiana appartengono alcune chiese molto belle: i Santi Apostoli, vicino all'Agorà (XI sec.), Kapnikarea e San Teodoro (XI sec. per le parti più antiche), mentre il Partenone, l'Eretteo e l'Hephaisteion vennero convertiti in chiese cristiane.
Ridotta all'aspetto di un villaggio alla fine dell'occupazione turca, devastata e insalubre, la città si ingrandì e modernizzò a partire dal 1830, fino a divenire una capitale moderna, collegata per mare, per terra e per cielo con il resto del mondo. Il Pireo è allacciato con il centro della capitale, con la quale forma ormai un unico agglomerato, per mezzo di una ferrovia elettrica, in parte sotterranea. La città moderna si è sviluppata intorno a quella antica e sobborghi molto popolosi, quartieri industriali e quartieri residenziali si estendono in tutta la zona circostante a perdita d'occhio superando, verso l'interno, la barriera naturale formata dalle colline del Parnete, del Pentelico e dell'Imetto. Anche in direzione della costa l'agglomerato urbano si è rapidamente espanso sia verso NO (zona portuale e industriale di Eleusi) sia verso SE (zona residenziale e balneare della “costa di Apollo”) fino a raggiungere e a superare i confini dell'aeroporto di Helleniko.
I monumenti pubblici del XIX sec. in stile neogreco (l'ex Palazzo reale, ora sede del parlamento, l'università, la Biblioteca nazionale, ecc.) non sono più di gusto attuale. Dopo il 1950 circa, il centro di Atene, che si estende tra l'Acropoli e il Licabetto, è stato ricostruito a ritmo assai intenso, soprattutto tra le due grandi piazze della Costituzione e della Concordia, con palazzi modernissimi. Vi si trovano inoltre alcuni bei parchi e viali ombrosi. È vietata la costruzione di nuovi edifici nella zona archeologica che circonda largamente l'Acropoli, nonché sulla parte alta del Licabetto. Tuttavia, lo sviluppo e la modernizzazione della città hanno purtroppo comportato, accanto alla realizzazione di alcune opere di notevole interesse architettonico, anche la distruzione dei valori ambientali di parecchie aree e un'edificazione frenetica ad altissima densità. Inoltre la differenziazione dello spazio urbano accentua e aggrava il problema degli spostamenti della popolazione attiva: quartieri centrali (amministrazione e affari) spopolati e sobborghi più borghesi a nord e a SE e più proletari a ovest. La circolazione difficile e l'inquinamento pongono seri problemi.

Arte- storia
Atene e l'Attica occupano una posizione privilegiata nella storia dell'arte greca. Fin dall'epoca micenea, furono raccolte nelle tombe varie opere d'arte (vasi, avori), ma è dall'epoca geometrica che si affermò l'originalità dell'Attica nella ceramica, di cui la necropoli del Dipylon ha fornito magnifici esempi. L'epoca arcaica (VIII- VI sec. a.C.) vide fiorire una straordinaria produzione ceramica a figure nere o rosse. Per quel che riguarda l'architettura e la scultura, gli scavi dell'Acropoli e dell'Agorà hanno posto in luce l'ornamentazione dei templi arcaici (rilievi, statue di frontoni) e statue di giovani donne (corai) e giovani uomini (curoi), atleti e cavalieri, ravvivati nelle forme arcaiche da un particolare cromatismo. L'arte attica è un insieme di influenze delle arti dorica e ionica, su cui si innesta il tipico senso pittorico locale. Dopo le guerre persiane iniziò un breve e splendido periodo di transizione, o dello stile severo, che sfociò verso il 450 nell'arte classica del “secolo di Pericle”: tra il tesoro degli Ateniesi a Delfi (dopo il 490) e la fine del secolo (Eretteo dell'Acropoli), l'arte di Atene parve oscurare per splendore quella del resto del mondo greco. Dopo Mirone, Fidia sintetizza questo eccezionale momento in cui l'architettura e la scultura raggiungono una rara perfezione. Atene riunì allora una folla di artisti, locali o stranieri: Policleto d'Argo, il pittore Polignoto di Taso, l'architetto del Partenone Ictino, l'architetto dei Propilei Mnesicle, gli scultori Alcamene e Callimaco. Al IVsec. appartengono Cefisodoto e Prassitele; in questo periodo l'arte della ceramica attica effonde i suoi ultimi splendori.
L'epoca ellenistica fu meno ricca di artisti originali, ma Atene rimase una capitale dell'arte e una sorta di museo vivente fino all'Impero (arte neoattica). Si arricchì di edifici nuovi o restaurati: i portici di Attalo e di Eumene, gli Odeon dell'Acropoli e dell'Agorà, il teatro di Dioniso, il tempio di Zeus Olimpio (Olympieion), lo stadio panatenaico. La fama dell'arte di Atene sopravvisse nella tradizione, ma l'Occidente non riprese contatto diretto con essa se non a partire dal XVII sec. e soprattutto dopo il 1830 (scavi dell'Acropoli e dell'Agorà del Ceramico, di Eleusi, delle necropoli attiche; lavori al Capo Sunio, a Ramnunte, al Pireo; scoperte di opere attiche a Delo, Delfi, ecc.; ricostruzione parziale dei monumenti dell'Acropoli).

Musei
Il MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE, riorganizzato dopo la seconda guerra mondiale, presenta magnifici esemplari; nelle sale le opere sono raggruppate cronologicamente, dal neolitico fino alla romanità; la sala “micenea” offre un insieme di altissimo interesse, mostrando oggetti di favolosa ricchezza. Relativamente alle epoche arcaica e classica, il museo espone soltanto originali greci escludendo, o quasi, ogni copia romana. Le incomparabili collezioni di ceramica presentano una ricchissima varietà di tipi e di tecniche. Il MUSEO DELL'ACROPOLI fu aperto nel 1957, dopo una paziente riorganizzazione: vi si possono ammirare i frontoni dei templi arcaici, i curoi e le corai, i frammenti delle sculture del Partenone, dell'Eretteo e del tempio di Atena Nike (famosa balaustrata). Il MUSEO DELL'AGORÀ è situato, dal 1956, nel portico di Attalo, ricostruito e posto sotto la giurisdizione della Scuola archeologica americana; organizzato seguendo i metodi museografici più moderni, il museo mostra l'essenziale del materiale recuperato nella zona dell'Agorà, dalla preistoria all'epoca romana, ivi compresa una ricca scelta di testi epigrafici. Ci sono anche un MUSEO EPIGRAFICO e un MUSEO NUMISMATICO. Il MUSEO BIZANTINO, assai bene organizzato, contiene pure opere d'arte di grande valore. Il MUSEO BENAKI è celebre per le sue raccolte artistiche (pinacoteca, ceramiche) e folcloristiche (costumi della Grecia).

Storia
La storia dell'Atene antica si confonde quasi con quella della Grecia, pur essendo strettamente legata all'ambiente, alle condizioni geografiche e alla natura della sua popolazione di stirpe ionica. Nel cuore dell'Attica, la rupe scoscesa e sicura dell'Acropoli fu il centro originario di un agglomerato umano che crebbe progressivamente grazie all'affluire di coloni dai luoghi immediatamente vicini, nell'epoca in parte ancora leggendaria in cui Atene era governata dai re (prima del X sec. a.C.). Al tempo di Cecrope i villaggi attici si sarebbero raggruppati in dodici staterelli sui quali Atene affermava già il suo predominio; Teseo poi, nel XIII sec. a.C., avrebbe compiuto l'unificazione politica della regione, riunendo la popolazione in un comune centro, quello di Atene, che avrebbe avuto da siffatto sinecismo la sua vera fondazione. L'Attica fu inoltre il punto di arrivo di immigrazioni di tribù di origine diversa, in particolare di Ioni venuti dal Peloponneso, in seguito alla cosiddetta invasione dorica. Determinare, tuttavia, quale entità etnica realmente si celi sotto i nomi delle popolazioni via via immigrate è difficile. L'archeologia distingue nell'Atene del periodo monarchico una civiltà a forte influsso miceneo, seguita da quella detta “del Dipylon”, in cui gli elementi micenei appaiono frammisti a forme e a motivi nuovi, che rivelano il sorgere di un'arte, e quindi di una vita, libera da influssi stranieri e, nella sua genuinità, più rispondente allo spirito greco. Secondo la tradizione, ai re seguirono, per iniziativa della potente oligarchia terriera degli Eupatridi, sette arconti a vita (specie di sovrani elettivi); poi, a partire dal 752, sette arconti decennali, finché, dopo il 683, l'arcontato divenne annuale e collegiale fino a comprendere nove membri. Alla caduta della monarchia il potere rimase nelle mani dei nobili proprietari terrieri, che opprimevano la classe dei contadini (geomori) ed escludevano dalla vita politica quella degli operai e degli artigiani (demiurgi). Un tentativo di Cilone (632 a.C.) di abbatterli con l'istituzione di un governo assoluto, sorretto dal popolo, fallì per l'intervento degli Alcmeonidi. Né diminuì la supremazia dei nobili la redazione scritta delle severe norme penali vigenti a opera di Dracone (621), con cui si sottraeva l'applicazione delle leggi all'arbitrio dei giudici. Un mutamento importante in senso democratico si ebbe nel 594 con l'arcontato di Solone, che da una parte ridusse o cancellò i debiti, favorì la piccola proprietà, proibì l'ipoteca sulle persone, impedì il formarsi dei latifondi, divise i cittadini in quattro classi, secondo il censo (pentacosiomedimmi, cavalieri, zeugiti, teti), e dall'altra rese l'ecclesia indipendente dall'arcontato, istituì il tribunale popolare dell'eliea e fece i magistrati responsabili davanti al popolo. Tali innovazioni costituzionali, estendendo la partecipazione alla vita pubblica alle classi popolari, furono il vero punto di partenza della democrazia ateniese. La base timocratica della riforma soloniana favorì il determinarsi di tre grandi partiti: i pediei, i parali e i diacri. Fra questi ultimi, poveri abitanti della montagna o nullatenenti, Pisistrato trovò l'aiuto necessario per impadronirsi del potere (561), che mantenne con un intervallo di dieci anni (556-546) fino al 528 e che poté lasciare in eredità ai figli Ippia e Ipparco. Il suo governo costituì un periodo di benessere e di sviluppo per Atene; non così quello dei figli che finirono l'uno ucciso, l'altro cacciato. Nella caduta di questa tirannia, tappa transitoria nel processo di emancipazione dei piccoli proprietari e di costituzione della democrazia, ebbero parte decisiva gli Alcmeonidi, uno dei quali, Clistene, operò una riforma radicale (508 a.C.): eliminò il genos familiare, indebolì le consorterie religiose, raggruppò il popolo su basi territoriali, senza distinzione di classe e di censo, in più di centocinquanta demi raggruppati in dieci tribù, ognuna con tre distretti (trittie), creò la bulè dei Cinquecento, cosicché Atene poté divenire una vera democrazia, nonostante il persistere di tendenze fortemente conservatrici. I magistrati erano eletti e responsabili, i cittadini consultati su ogni affare importante, il potere giudiziario largamente distribuito.
All'inizio del V sec. le guerre persiane fecero di Atene, rimasta fino ad allora uno Stato agricolo, una grande potenza marittima. Infatti, benché le sue condizioni geografiche favorissero largamente un'attività sul mare, essa non aveva partecipato che minimamente alla colonizzazione circummediterranea. Fu la minaccia persiana che indusse gli Ateniesi a creare una flotta. Nel 490 una grossa armata navale inviata da Dario operò uno sbarco con grandi forze nella pianura di Maratona, a 40 km da Atene; ma gli Ateniesi ebbero in Milziade lo stratego abile e risoluto che seppe distruggere e costringere alla ritirata l'esercito persiano, riportando una vittoria strepitosa e di grande valore per l'avvenire della città. Rimaneva però il pericolo di nuove invasioni e allora Temistocle comprese che per Atene era necessaria la supremazia sul mare e che per raggiungerla bisognava costituire una valida flotta. E riuscì nell'intento, nonostante l'opposizione di Aristide e dei conservatori, contrari ad accordare ai teti il diritto di far parte degli equipaggi, che comportava l'eleggibilità a tutte le magistrature. Le pubbliche miniere del Laurio fornirono i mezzi per la costruzione di duecento navi, alle cui spese di armamento si provvide con l'istituzione della trierarchia; come porto si adottò il Pireo, più adatto del vecchio Falero. Quando i Persiani, guidati da Serse, invasero nuovamente la Grecia, gli Ateniesi, minacciati per terra, evacuarono la città, che fu presa e distrutta, ma sul mare riportarono la vittoria di Salamina (480), consolidata l'anno dopo da quella terrestre di Platea e da quella navale di Micale. Atene provvide quindi a rafforzare la sua posizione con la costruzione delle “Lunghe Mura” e con l'istituzione della cosiddetta confederazione di Delo, che doveva controbilanciare la Lega peloponnesiaca e opporre un solido baluardo all'espansione persiana. In essa ciascuno Stato partecipante conservava l'autonomia interna e forniva un contingente di navi o un contributo in denaro proporzionato alle sue possibilità, lasciando ad Atene la direzione della guerra e degli affari politici generali. La confederazione (477) si trasformò così ben presto in una egemonia di Atene, che, grazie anche a uomini di origine aristocratica e di grande valore, come Temistocle, Aristide, Cimone, Efialte e Pericle, raggiunse in questo periodo grande prosperità e altissimo prestigio, soprattutto con Pericle, che diede il suo nome al tempo in cui governò la città (secolo di Pericle). Egli, pur non essendo riuscito a imporsi militarmente né sulla Persia né su Sparta, accrebbe l'area del dominio ateniese con l'impianto di cleruchie, con la trasformazione degli alleati in sudditi, con la fondazione della città panellenica di Turi, con alleanze con Stati siciliani. D'altra parte, con il trasferimento del tesoro della confederazione di Delo sull'Acropoli e con il farne liberamente uso, si procurò i mezzi per una politica economica a favore del popolo. Con esso poté infatti istituire un'indennità per chi esercitava funzioni giudiziarie o magistrature e per chi andava a teatro e attuare un grandioso piano di opere pubbliche atto a sollevare dalla miseria il proletariato cittadino. Sotto il suo governo, Atene divenne la città più importante della Grecia per la floridezza dei commerci e delle industrie, nonché per lo splendore della cultura e dell'arte: vi fiorirono allora in gran numero sommi scrittori e artisti, tra cui i tragici Sofocle ed Euripide, il comico Aristofane, lo scultore Fidia, i filosofi Anassagora e Socrate, lo storico Tucidide. La città era celebrata come la “scuola di tutta la Grecia”, la “Grecia della Grecia”. Al Pireo, divenuto un grande porto, affluivano tutti i prodotti del Mediterraneo orientale; i fichi, l'olio, il marmo d'Attica venivano scambiati con il grano di Sicilia o d'Egitto, il vasellame con le materie prime di Tracia o di Macedonia.
Ma tanta grandezza urtò presto contro forze che la incrinarono e poi l'abbatterono: ribellioni di alleati, come Samo, coalizioni di città aristocratiche contro la sua esuberante democrazia, movimenti culturali disfacitori, come la sofistica, cricche politiche e sfrenata demagogia, e la peste, che decimò la popolazione e causò la morte di Pericle (429 a.C.). Il declino incominciò con la guerra del Peloponneso (431), che, nata dal contrasto tra due potenze egemoniche, Atene e Sparta, si svolse come urto, che impegnò tutta la Grecia, tra due concezioni politiche, la democratica e l'oligarchica. Nella prima fase del conflitto, culminata con la pace di Nicia (421), Atene, superiore sul mare e inferiore per terra, poté resistere alla dura lotta di logoramento rispondendo colpo a colpo e superando sia i danni della peste sia le difficoltà provocate dai contrasti interni tra il demagogo Cleone e il conservatore Nicia. Nella seconda fase, caratterizzata da un pericoloso alternarsi al potere di pacifisti e di bellicisti, Atene subì il grave disastro della spedizione in Sicilia che, suggerita da Alcibiade e temerariamente approvata dal popolo, fu condotta da Nicia con fiacchezza e inettitudine (413). In essa la città aveva profuso con tragica leggerezza le sue migliori energie (200 navi, 60.000 combattenti e parecchie migliaia di talenti) e perduto il prestigio presso gli alleati e i fautori della democrazia. I nemici ne approfittarono: gli Spartani occuparono in territorio attico l'importante nodo di Decelea; Alcibiade, che era passato dalla loro parte dopo lo scandalo delle erme, induceva alla ribellione i membri della confederazione di Delo e si faceva promotore di un patto tra Sparta e la Persia contro la sua patria. Ma Atene, pur in una situazione così critica, non venne sommersa: evitata una guerra civile tra democratici e aristocratici e restaurato ancora una volta un governo popolare al posto di quello oligarchico, trovò in Trasibulo, in Teramene e in Alcibiade, riconciliatosi con i suoi concittadini, gli uomini che seppero, sia pure momentaneamente, rialzarne le sorti e riportarla alla vittoria (a Cizico, nel 410). E qualche tempo dopo seguì un altro successo alle Arginuse (406), ma l'anno seguente venne il colpo decisivo: l'intera flotta ateniese fu annientata a Egospotami. Atene stessa, assediata, dovette arrendersi e accettare dure condizioni di pace: distruzione delle “Lunghe Mura”, consegna della flotta, accoglimento di una guarnigione spartana, divieto di una politica autonoma.
Si costituì di conseguenza nella città un governo oligarchico (404) che, retto da trenta commissari scelti tra aristocratici ritornati dall'esilio, instaurò un regime di terrore. A esso pose fine, l'anno dopo (403), Trasibulo che, abbattuti i Trenta tiranni, ristabilì l'antica costituzione popolare. Nel conseguente clima di arroventate e confuse polemiche alla ricerca della responsabilità degli insuccessi patiti, avvenne il processo e la condanna a morte di Socrate (399). Riacquistata la libertà e l'autonomia, Atene nello spazio di dieci anni riprese il suo posto, se non più egemonico, certo ancora importante, nelle vicende politiche della Grecia del IV sec. Innalzate di nuovo le “Lunghe Mura”, ricostituita la flotta, partecipò con successo alle varie coalizioni contro l'imperialismo spartano e, formata nel 377 una nuova lega marittima, recuperò con Cabria e Timoteo la supremazia sul mare (376-375). Quindi, nell'esigenza di un equilibrio di forze tra gli Stati greci, sostenne prima Tebe contro Sparta fino alla battaglia di Leuttra (371), poi Sparta contro Tebe. Di fronte all'espansione macedonica, sebbene indebolita dalle gravi perdite della guerra sociale (357-355) e da una cronica incertezza tra la pace e la guerra, ritrovò con Demostene l'antica aspirazione a farsi guida del mondo greco in nome della libertà e della democrazia. La resistenza a Filippo fu lunga e tenace, ma con la sconfitta di Cheronea (338) ogni speranza si spense, e Atene fu ben contenta se poté conservare l'indipendenza e la flotta. Un ulteriore tentativo di liberarsi dal dominio macedone fu compiuto alla morte di Alessandro Magno: l'esito fu ancora sfortunato e la città, che aveva promosso la guerra (la cosiddetta guerra lamiaca), dovette sottostare a un governo oligarchico e a un presidio macedone (322). Da allora cessò definitivamente di essere una potenza politica e militare, conservando tuttavia la prosperità economica, che raggiunse il culmine sotto Demetrio Falereo, e la supremazia culturale, che nel IV sec. aveva dato pensatori come Platone, oratori come Demostene e Isocrate, commediografi come Menandro. Cosicché, se la sua indipendenza era ormai nominale, essa continuava a manifestare la sua feconda vitalità con il mantenere la funzione di centro della cultura per tutti i popoli del bacino del Mediterraneo.
Gli ultimi atti della sua attività politica furono limitati, e di scarso rilievo: nel 266 capitanò una ribellione contro la Macedonia (guerra cremonidea), ma senza successo; nella seconda guerra macedonica assunse un atteggiamento filoromano e ne ebbe quindi particolari favori, che conservò anche dopo l'assoggettamento della Grecia ai Romani (146), ottenendo il titolo di città “libera e federata”. Ma, affiancatasi nell'88 a.C. a Mitridate, fu assediata e barbaramente saccheggiata dalle truppe di Silla; tuttavia conservò il suo prestigio e il suo fascino, e i giovani romani vi si recavano per completare gli studi e attingere alle fonti del sapere. Anche durante l'Impero Atene mantenne una posizione di privilegio: l'imperatore Adriano vi soggiornò lungamente, la abbellì, la protesse ridonando fama alle sue scuole di retorica e di filosofia. Coinvolta nella decadenza dell'Impero, fu conquistata dai Goti verso il 253 d.C., dagli Eruli nel 267, da Alarico nel 396. Frattanto il cristianesimo minacciava le vecchie tradizioni della cultura greca e Atene, centro della civiltà pagana e che aveva avuto tra i suoi studenti Giuliano l'Apostata, vide le sue scuole chiuse da Giustiniano nel 529.
Nel medioevo Atene perdette assai d'importanza. Nel 1145 fu saccheggiata dai Normanni di Sicilia. Dopo la conquista di Costantinopoli durante la quarta crociata (1204), divenne la capitale del ducato di Atene(v. voce relativa). Dominata dalla compagnia dei Catalani nel XIV sec., la città fu successivamente nelle mani della famiglia fiorentina degli Acciaiuoli dal 1387 alla conquista turca, salvo un breve periodo (1395-1402) in cui venne in possesso dei Veneziani. Maometto II la conquistò nel 1456, e trasformò in moschee gli antichi edifici e le chiese. Nel 1687 durante la guerra veneto- turca, dopo un duro assedio (durante il quale vennero danneggiati i monumenti dell'Acropoli), F. Morosini si impadronì della città, ma essa ricadde in mano ai Turchi l'anno seguente. Fu saccheggiata nel 1821, durante la guerra d'indipendenza ellenica. È la capitale del regno di Grecia dal settembre 1834. Durante la seconda guerra mondiale, Atene accolse le truppe britanniche, venute in soccorso della Grecia nel marzo 1941, ma esse dovettero evacuare la capitale, occupata dai Tedeschi il 25 aprile seguente e quindi presidiata da truppe italiane fino al 1943. In seguito al ripiegamento tedesco del 14 ottobre 1944, gli Inglesi ritornarono nella città e collaborarono con le truppe greche a scacciarne le formazioni comuniste dell'ELAS e dell'EAM.

Sport
La città di Atene ha ospitato nel 1896 i giochi della prima Olimpiade dell'era moderna, ai quali parteciparono 285 atleti di dodici nazioni. Il programma comprendeva solo gare maschili di atletica leggera, ciclismo, ginnastica, lotta, nuoto, scherma, sollevamento pesi, tennis e tiro a segno. Precedentemente, nel 1859 e nel 1865, la città aveva ospitato anche due edizioni non ufficiali di giochi di minore importanza.

Esempio