India

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India
(in hindi Bharat) Stato dell'Asia meridionale, formato da una federazione (Unione Indiana), bagnato, a ovest, dal Mar Arabico, a sud dall'Oceano Indiano e, a est, dal golfo del Bengala; confina a ovest con il Pakistan, a nord con la Cina (Tibet), il Nepal e il Bhutan, a est con il Bangla Desh e la Birmania; 3.166.414 km²; 844.324.222 ab. Moneta: rupia indiana. Cap. Nuova Delhi; città principali: Calcutta, Bombay, Madras, Ahmedabad, Hyderabad, Delhi, Bangalore, Kapnur, Lucknow, Nagpur, Poona, Varanasi, Agra.
u Geografia
Penisola meridionale dell'Asia, punta avanzata del continente verso l'Oceano Indiano, l'India sta fra il Medio e l'Estremo Oriente. Il Deccan si distingue per struttura geologica e caratteristiche morfologiche sue proprie. La linea di contatto tra questo resto dell'antico continente e il blocco asiatico è segnata dalla catena montuosa dell'Himalaya, la più alta del mondo. Questi due complessi strutturali sono collegati da una terza regione naturale: la pianura indogangetica (Punjab), una delle più vaste pianure alluvionali delle regioni tropicali, che forma come un lungo corridoio densamente popolato e intensamente coltivato.
I fiumi di questa regione sono molto più lunghi e ricchi d'acque di quelli del Deccan, e dotati inoltre di un bacino molto più ampio. Oltre al Gange, il fiume sacro degli Indù, e ai suoi affluenti orientali verso il golfo del Bengala, appartiene al sistema himalaiano l'Indo, che si dirige verso il Mar Arabico. Nel Deccan, invece, i fiumi, in genere brevi e di portata inferiore, sono influenzati dalla lieve inclinazione dell'altopiano peninsulare verso il golfo del Bengala: verso quest'ultimo si versano, infatti, il Godavari, Kistna, il Mahanadi, il Cauvery. Tutta la vita dell'India e la sua agricoltura sono regolate dal fenomeno monsonico, con una stagione secca ed una umida (ma con caratteristiche diverse, causa la vastità del territorio, nelle diverse regioni). La pianura indo-gangetica e le pianure litoranee sono le uniche regioni aperte dell'India; la migrazione di popolazioni di lingua indoaria e indoiranica e successivamente di popolazioni mongole si diffuse attraverso i passi dei bacini dell'Indo e del Gange. L'India è stata per lungo tempo arrestata nella sua evoluzione a causa dell'immobilismo delle strutture sociali, della vastità del territorio, e della lentezza dei trasporti. La grande maggioranza degli Indiani (circa i tre quarti) vive direttamente dell'agricoltura e dell'allevamento e questa situazione è la causa prima del basso livello di vita. Le precarie condizioni dell'economia e il suo orientarsi verso attività industriali e del terziario hanno provocato uno sviluppo abnorme ed incontrollato delle città, dove la popolazione si riversa anche in conseguenza della carestia endemica delle campagne. Si calcola che il numero dei senzatetto e degli abitanti delle bidonvilles superi abbondantemente i 3 milioni (circa un terzo della popolazione) nell'agglomerato di Calcutta, sfiori i 2 milioni nella Grande Bombay, e sia intorno al milione a Madras e a Delhi. Al di fuori dei grandi agglomerati urbani, la densità demografica rimane legata alla mappa delle piogge e dell'irrigazione. Gli Stati più sovrappopolati sono quelli più ricchi d'acqua, quali Bengala Occidentale e il Kerala (con densità rurali superiori ai 1.000 ab. per km²). La popolazione indiana ha un indice di accrescimento annuo superiore al 21‰, risultante da un indice di natalità di oltre il 32‰ e da un indice di mortalità infantile di circa l'82‰. Questo incontrollato e, finora, incontrollabile incremento demografico comporta la sotto-alimentazione di gran parte della popolazione, ed è la causa prima della disoccupazione e della sotto-occupazione in un mercato del lavoro in cui l'offerta non riesce a stare al passo con la domanda.
u Economia
L'India ha un'economia mista, in cui il settore pubblico è notevolmente ridotto rispetto a quello privato. Predominano ancora il settore primario e quello terziario, che concorrono alla formazione del prodotto interno lordo rispettivamente per il 34 e per il 41%, ma l'industria manifatturiera si è notevolmente espansa nell'ultimo dopoguerra. Nonostante la potenza del monsone, parecchie regioni dell'India soffrono per la scarsità o l'irregolarità delle piogge estive. Nel corso dei secoli furono intrapresi numerosi lavori per conservare l'acqua fornita dalle piogge in modo da poterla distribuire nei periodi di siccità. Lo sforzo ininterrotto ha dato i suoi frutti: l'irrigazione permette infatti due raccolti su una considerevole porzione di terreni coltivati. Data la necessità di nutrire un'immensa popolazione, l'agricoltura rimane fondamentalmente un'agricoltura di sussistenza, basata sul riso (il cereale più coltivato: 41 milioni di ha e 111 milioni di t) in un gran numero di regioni e principalmente sul frumento (23 milioni di ha e 56.762.000 t) nelle regioni nordoccidentali e centrali. Vanno quindi considerate a parte le colture commerciali, che sono spesso specialità regionali: il cotone (2.170.000 t di fibra), nel Maharashtra; la iuta (1.500.000 t) nel Bengala Occidentale e nell'Assam; la canapa; le oleaginose, principalmente l'arachide (7.400.000 t); la canna da zucchero (11.535.000 t di zucchero raffinato), coltivata per lo più nella piana gangetica e nel Deccan (altopiano di Mysore); il tabacco (581.000 t). Vanno considerate a parte le piantagioni impiantate da vaste imprese capitaliste d'origine coloniale. La coltura più importante è quella del tè (400.000 ha e 758.000 t). Accanto a questa si ricordano l'hevea,l'areca, l'eucalipto, il caffè (227.000 ha e 169.000 t). Queste colture di piantagione sono una delle ricchezze dell'India, in particolare il tè, di cui è il primo produttore mondiale. L'allevamento è generalmente legato all'agricoltura tradizionale. Quello dei bovini (zebù) e quello dei bufali sono di fondamentale importanza ma la loro produttività è molto scarsa. I suini (10.547.000) vengono allevati essenzialmente dalle caste basse e la loro carne è disdegnata dalla maggior parte degli Indù (oltre che dai musulmani). In compenso nelle regioni aride prosperano i caprini (117.547.000) e gli ovini (44.608.000), legati all'economia agro-pastorale di talune tribù. Praticata generalmente da caste specializzate, la pesca, in fiumi e laghi dell'interno e lungo la costa, rimane ancora un'attività artigianale dai metodi estremamente arcaici. L'India possiede materie prime agricole e anche minerali: minerali di ferro, bauxite, rame, manganese, mica, calcare, sale, ecc. Relativamente povera di petrolio, è invece ricca di carbone e di carbone bianco. Quasi un terzo della complessiva produzione di energia elettrica (oltre 327 milioni di kWh) proviene infatti da centrali idroelettriche; salvo una modesta frazione prodotta da centrali nucleari. L'industria tessile rappresenta il settore più importante dell'apparato industriale indiano con la iuta, la lana, la seta e soprattutto il cotone e le fibre artificiali e sintetiche. L'industria chimica ha aumentato, in particolare, la produzione di fertilizzanti. Notevoli sono anche l'industria farmaceutica, quella del cemento e quella del cuoio. La metallurgia pesante si è sviluppata in prossimità dei grandi giacimenti minerari all'estremità nordorientale del Deccan. Le industrie meccaniche producono materiale ferroviario, motori elettrici, motori diesel, oltre 6,5 milioni di biciclette all'anno, ma neppure 250.000 autovetture all'anno. Un cenno a parte merita infine l'industria cinematografica, la seconda del mondo per numero di film prodotti. Il relativo successo dell'industria indiana non dissimula le sue carenze: penuria di capitale, attrezzature insufficienti, inadeguatezza dei trasporti. Le ferrovie hanno subito un sensibile degrado; la rete attuale ha uno sviluppo di 61.976 km. La rete stradale è inadeguata sia per qualità sia per sviluppo: 2.037.000 km (di cui il 47% asfaltato). Poco progredite sono pure le vie d'acqua interne, mentre hanno notevole importanza le comunicazioni marittime. Abbastanza sviluppati sono anche i servizi aerei, e gli aeroporti internazionali di Calcutta (Dum Dum), Bombay (Santa Cruz) e Delhi (Palam) sono importanti scali sulle rotte tra l'Europa e l'Estremo Oriente. La bilancia commerciale è in passivo, soprattutto a causa delle grosse importazioni di idrocarburi e di beni strumentali, mentre le principali voci dell'esportazione sono i prodotti dell'industria tessile (cotone, iuta, lana, seta) grezzi o lavorati, quelli della metallurgia pesante e il tè. Principale fornitore dell'India è il Giappone; seguono Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna.
u Storia
La storia antica dell'India presenta gravi difficoltà di ricostruzione, tuttavia molte notizie possono essere tratte dai Veda, dal Mahabharata, dal Ramyana e dalle tradizioni raccolte nei Purana. I Veda descrivono una società pastorale divisa in tre classi: guerrieri, sacerdoti e artigiani. Verso il VI sec. a.C. l'India. conobbe un periodo di rinnovamento che si maniestò fra l'altro con la nascita di nuove religioni: il buddhimo e il giainismo. Alessandro Magno conquistò l'India (327-325 a.C.); ma nel 313 Ciandragupta Maurya prese il potere e iniziò una nuova espansione rioccupando i territori conquistati da Alessandro. La fine dell'Impero Maurya fu seguita da due principali eventi politici: nel Deccan la nascita dell'impero degli Andhra, nel Nord una serie di invasioni: Greci, Saha (o Indosciti), Parti e Kishana. Da allora l'India fu costituita da un mosaico. A partire dall'VIII e X sec. e fino al completamento della conquista musulmana, l'India, prese il carattere feudale d'un immenso territorio suddiviso in una moltitudine di regni, di principati e di cittadelle autonome. La minaccia dell'invasione musulmana si profilava sempre più precisa nell'India settentrionale. I musulmani rivolsero i loro attacchi soprattutto contro il Punjab, il Kahtiawar e il Gujarat. Guidati da Ma–Zhmud di Ghazna (Ghazni), che penetrò fino al Doab (saccheggio di Gwalior, 1021-1022), poi nel Kathiawar (incendio del tempio di Somnath, 1026), i musulmani si stabilirono a poco a poco nel Punjab, particolarmente sotto il comando del conquistatore Mahmud (998-1030), causando distruzioni irrimediabili. Nel XIII sec. tutta l'India del Nord era stata sommersa dall'invasione turca. La resistenza indiana si ridusse al regno meridionale di Vijayanagar (1336). Ma una nuova ondata capitanata da Tamerlano (Timur), saccheggiò l'India nel 1398 e nel 1399. Alla fine del XV sec., l'India era un paese diviso in Stati musulmani e indiani rivali. Assuefattisi bene al paese, i capì musulmani, giunsero a un relativo equilibrio. La civiltà di quell'epoca risultò fondata sulla coesistenza degli apporti musulmani e indiani. Nonostante lo smembramento, la civiltà dell'India musulmana era al suo apogeo, testimoniato dalle creazioni artistiche dell'epoca e anche dall'importanza della produzione industriale e commerciale. Questa era la situazione politica, economica e culturale dell'India quando i Portoghesi di Vasco de Gama giunsero a Calicut (1498). Dal 1503 Afonso de Albuquerque estese la dominazione portoghese a tutto l'Oceano Indiano; nel 1510, occupò Gôa. Accolti, dapprima, favorevolmente, i Portoghesi vollero imporre le loro istituzioni e il cattolicesimo. Ma l'imposizione del Vangelo fece fuggire gli abitanti. Nel sultanato di Delhi i nemici degli Afghani Lodi fecero appello a Baber (1483-1530), discendente di Tamerlano e di Gengis khan e che regnava sul Fergana e sul Kabul, il quale invase l'India nel 1519 e poi nel 1525. L'Impero venne sottoposto al potere assoluto del gran mogol, sostenuto da un forte esercito. Il dominio dei Moghul continuò fino ad Aurangzeb (1658-1707), sotto il cui governo cominciò la decadenza. Sconvolto da rivolte interne e da minacce esterne, l'impero iniziò a disgregarsi. Mentre i Moghul erano impegnati nelle lotte intestine e nella amministrazione del loro Impero, Inglesi e Francesi, approfittando del disordine, crearono fondachi e fattorie, aprirono la via ai missionari e iniziarono un'accanita lotta per il dominio dell'India Shah Alam nel 1764 fu vinto dagli Inglesi di Clive e il trattato di Allahabad (1765) gli tolse ogni autorità in cambio di una semplice pensione. L'Impero durò nominalmente fino al 1858, ma non era più un realtà politica. Fino al XVIII sec. la presenza degli Europei in India fu d'importanza secondaria. Dopo il 1600 gli stabilimenti portoghesi, furono minacciati. Gli Inglesi (1600) e gli Olandesi (1602) fondarono compagnie commerciali rivali che si installarono a Surat (1612-1624), Masuipatam, Ceylon, Agra, Madras, Bombay e Calcutta; nel 1611 la Francia tentò di costituire una Compagnia delle Indie Orientali che sarebbe stata organizzata solo da Colbert nel 1664 e riorganizzata da Law nel 1719. A partire dalla metà del XVIII sec., gli Europei approfittarono della disintegrazione dell'Impero e furono trascinati a una politica di conquiste territoriali che non corrispondeva alla politica originariamente perseguita dalle Compagnie e anche dagli Stati, mirante esclusivamente al possesso di alcune basi commerciali e navali. Le guerre franco-inglesi si estesero perciò nell'India Dopo un lungo periodo di conflitti l'Inghilterra ottenne il predominio, sancito dal controllo della Corona sulla Compagnia (India Act di Pit, 1784). Nel marzo del 1857 scoppiò la grande rivolta (the Great Mutiny) dei sepoys. L'India centrale fu rapidamente perduta (caduta di Delhi), numerosi Inglesi vennero massacrati a Cawnpore («stragi di luglio») e in altre località. Dopo duri combattimenti l'ordine fu ristabilito militarmente dal generale Colin Campbell e politicamente con l'aiuto di Sikh, degli Afghani del Punjab ed i numerosi principi rimasti fedeli alla Gran Bretagna. La Compagnia delle Indie fu soppressa (1858) e i suo beni annessi alla Corona. Il governatore generale assunse il titolo di vicerè. Il 1° gennaio 1877 la regina Vittoria fu proclamata imperatrice delle Indie. Tra il 1880 e il 1884 un sistema di amministrazioni locali, venne organizzato dal nuovo viceré lord Ripon. Alla fine del XIX sec. nacque un nazionalismo indiano di origine composita: a crearlo contribuirono l'apparizione di un induismo militante (movimento Brahmo Sama), la dottrina di Ramakrishna (1884-1886), la fondazione della Società teosofica (1875), i lavori degli orientalisti europei, l'influenza del cristianesimo, l'azione delle università e delle idee occidentali (in particolare quelle dei liberali britannici), l'unificazione amministrativa, l'uso dell'inglese che consentiva ai liberali delle varie regioni di comunicare. Nel 1906 il Congresso reclamò l'indipendenza ma il problema rimase per il momento irrisolto. Nel 1919 Gandhi organizzò un campagna di protesta (massacro di Arritsar, 13 aprile 1919). Egli propose nuovi mezzi di lotta: la non violenza, la resistenza passiva, il boicottaggio dei prodotti europei, lo sciopero della fame, l'alleanza con i musulmani. Le divisioni fra i nazionalisti fecero fallire le conferenze della Tavola rotonda (Londra, 1930-1932). La seconda guerra mondiale non arrestò l'attività dei nazionalisti. La lega musulmana, chiese la costituzione di uno Stato musulmano indipendente; dopo l'entrata in guerra della Gran Bretagna contro il Giappone (dicembre 1941) il movimento per l'indipendenza si precisò: la pressione dei partigiani di Gandhi e il movimento «Via dall'India» (1942) misero in difficoltà gli Inglesi. Nel 1946 i progetti inglesi d'Indipendenza fallirono a causa del contrasto tra il Congresso nazionale indiano e la Lega musulmana. Gli Inglesi, durante il governo del viceré lord Mountbatten, accettando la proposta (Lega musulmana) di divisione dell'India in due dominions, riconobbero (legge del 18 luglio 1947) l'indipendenza dell'Unione Indiana, abitata in prevalenza da Indù, e del Pakistan musulmano (orientale e occidentale), a cui trasmisero i poteri (15 agosto 1947). L'Unione Indiana soffrì di questi disordini sul piano sia economico (distruzioni, carestie), sia politico (assassinio di Gandhi a opera di un fanatico indù 30 gennaio 1948). Sotto la guida del primo ministro (Nehru 1947-1964) e del partito del Congresso, l'Unione Indiana si dava una costituzione (26 novembre 1949) che, entrata in vigore il 26 gennaio 1950, ne faceva, con il nome hindi di «Bharat» (dal nome di Bharata, un mitico re dell'India), una repubblica sovrana, democratica e federale. Con decisione della conferenza di Londra del 27 aprile 1949, ratificata il 17 maggio 1949, questa restava nel Commonwealth. Le elezioni del marzo 1968 per il rinnovo parziale della camera alta sancirono la sconfitta del Congresso. L'opposizione ebbe il sopravvento nelle elezioni per il rinnovo dei parlamenti di alcuni Stati (febbraio 1969). Indira Ghandi, decise di avviare una politica di nazionalizzazione delle maggiori banche del paese e di controllo dei settori fondamentali dell'economia. In politica estera Indira Gandhi si mantenne fedele al principio di «non allineamento». Concluse però un accordo economico-commerciale conl' URSS per il periodo 1971-1975, perfezionato da un trattato di amicizia e collaborazione. Il 1971 fu l'anno del conflitto armato con il Pakistan che si concluse con il successo dell'Unione Indiana. Tra la fine del 1974 e l'inizio del 1975, si sviluppò un movimento di protesta verso la politica di Indira Gandhi. L'opposizione conservatrice costituì il Fronte del popolo (Janata Front), che nel giugno 1975 batté il Nuovo Congresso nelle elezioni del parlamento dello Stato del Gujarat. Poco dopo, la corte di Allahabad condannò Indira Gandhi alla perdita del mandato parlamentare e all'interdizione per sei mesi dai pubblici uffici. Il primo ministro reagì con fermezza: fece proclamare lo stato d'emergenza dal presidente della repubblica (25 giugno) e fece arrestare i leaders dell'opposizione. Il periodo di emergenza durò fino al giugno 1977, quando Indira Gandhi annunciò il ritorno alla democrazia e fissò per il marzo successivo le elezioni politiche. Queste sancirono il trionfo del partito del popolo (Janata Party), che conquistò la maggioranza assoluta alla camera bassa. Il suo successo fu però effimero: le elezioni del 1980 sancirono la vittoria del Congresso (I). Indira Gandhi tornò al potere, mentre il partito Janata finì per disgregarsi. Indira Gandhi riprese l'azione tesa a dare all'India la leadership dei paesi non allineati e fece proprie le iniziative di dialogo avviate dal passato regime con l'Occidente e con la Cina, mantenendo inoltre buoni rapporti con l’ URSS. Anche nei confronti del Pakistan Indira Gandhi avviò una diplomazia conciliante. Il 31 ottobre 1984, Indira Gandhi rimase vittima di un attentato a opera di due miliari sikh della sua guardia del corpo.
La successione alla carica di primo ministro fu regolata con la nomina del figlio Rajiv Gandhi, il quale rifiutò di coinvolgere la comunità sikh nella condanna dell'attentato alla madre e confermò la data delle elezioni generali. Queste, svoltesi nel dicembre 1984, diedero al Congresso(I) e al nuovo premier una vittoria storica (400 seggi su 508). La sua politica, volta ad attenuare i contrasti interni, non è stata in grado di risolverli. Rajiv Gandhi è rimasto vittima di un attentato il 2 maggio 1991. Il nuovo governo guidato da N. Rao, sempre del partito del Congresso, ha dovuto affrontare una sempre più forte spinta indipendentistica ramificata dal Kashmir al Punjab, oltre all'estremismo sikh. · Costituzione. L'Unione Indiana è una repubblica federale comprendente 25 Stati e 7 territori. In base alla costituzione del 26 gennaio 1950 il presidente dell'Unione è eletto per 5 anni dai due rami del parlamento e dalle Assemblee degli Stati ed è rieleggibile. Il potere esecutivo è esercitato dal governo, presieduto dal primo ministro, designato dal presidente della repubblica. Il parlamento è composto da due camere: il Consiglio degli Stati (in cui 238 membri sono in parte di nomina presidenziale [12] e il resto eletti dalle Assemblee degli Stati con un sistema di rotazione [1/3 ogni due anni]) e la Camera del popolo, composta da 544 membri eletti a suffragio universale diretto ogni cinque anni. · Religioni. L'India ha come religione nazionale l'induismo. Nel corso della sua evoluzione, il brahmanesimo si è sovraccaricato di credenze e riti popolari, e il suo pantheon si è moltiplicato e sovrappolato. Tuttavia esso tende verso un monoteismo più o meno sentito. L'induismo è ancora praticato da circa l'83% della popolazione indiana. Simultaneamente, a partire dal VI sec. a.C., l'India ha visto nascere sul suo territorio due religioni: il giainismo e il buddhismo. Si devono anche ricordare due altre religioni: quella dei Parsi, zoroastriani, e quella dei Sikh (1,97%). L'islamismo s'è installato nell'India a partire dall'VIII sec.; ed è oggi praticato dall'11,35% della popolazione. Il cristianesimo, infine, comprende la Chiesa giacobita cattolica e quella monofisita del Malabar, vi sono infine protestanti di varie sette. · Lingue. In India sono usate circa 850 lingue e dialetti diversi. Nella maggior parte del paese, eccetto la zona meridionale, dominano le lingue indoarie; le lingue dravidiche sono parlate negli Stati di Karnataka, Andhra Pradesh, Madras, Kerala, e in una parte del Maharashtra e il Bengala Occidentale, mentre le linque sinotibetane sono parlate in varie zone dell'estremo nord e all'estremo est del Paese. La costituzione del 1950 ha riconosciuto quattordici lingue principali ma ha scelto come lingua federale l'hindi che è la lingua della cultura superiore e dei rapporti tra i vari Stati. · Letteratura. I testi fondamentali, scritti in sanscrito, sono i Veda, di carattere filosofico e religioso, e il grande poema epico, il Ramayana, (III sec. a.C.). Le successive opere di diffusione del buddhismo e del giainismo sono scritte nelle lingue volgari. Il II sec. d.C. è considerato epoca di generale rinascita, caratterizzata dalla poesia in stile kavya (ricercatezza formale e precisione verbale) che trova in Kalidasa, che coltivò la poesia epico-mitologica, la lirica e soprattutto il dramma, il suo maggior esponente. Domina fino al XIX sec. un filone mistico e devozionale, dato che qualsiasi ricerca veniva considerata un modo di accostarsi alla divinità, all'Assoluto. A questo filone si collega R. Tagore insignito del premio Nobel (1913). In epoca più recente hanno conquistato il primo posto i temi patriottici.

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