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Categoria: | Geografia |
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Testo
Popolazione
La popolazione degli Stati Uniti è il risultato di un processo immigratorio imponente, il più grandioso della storia dell'uomo, avvenuto nel giro di un paio di secoli. Nella seconda metà del Settecento vi erano negli Stati Uniti soltanto 3,9 milioni di abitanti, divenuti 23,2 alla metà del secolo successivo. A partire da quella data le ondate immigratorie si fecero via via più massicce, sino a raggiungere cifre di 9-10 milioni nel corso di appena un decennio, come è accaduto nei primi del Novecento.
Oggi la popolazione, etnicamente composita come in nessun altro paese al mondo, ma dominata culturalmente dall'elemento anglosassone, è di 260.340.990 abitanti (1994). La sua distribuzione è molto ineguale. La parte più popolosa è la sezione orientale, dove si registrano densità medie superiori ai 150 abitanti per km2 (la densità media dell'intero paese è di appena 28 abitanti per km2), che si elevano alquanto nella regione occupata dalla cosiddetta Megalopoli atlantica, la corona di grandi città che si estendono tra Washington, DC e Boston.
La popolazione degli Stati Uniti è però caratterizzata, oggi come agli inizi del popolamento europeo, da una grande mobilità: negli anni Ottanta e all'inizio degli anni Novanta, ad esempio, si sono avuti massicci spostamenti dagli stati del Nord-Est e del Centro-Nord verso gli stati del Sud e dell'Ovest, accompagnati da una sempre crescente diversificazione per quanto concerne la composizione etnica, la lingua e la religione. Durante il decennio 1980-1990 si è verificato un incremento di 22.164.068 unità che, nella misura di circa il 54%, ha interessato gli stati di California, Texas e Florida, dovuto sia a spostamenti interni sia al maggior incremento naturale della popolazione di questi stati, dove sono presenti forti comunità di origine ispanica.
Composizione etnica
La popolazione degli Stati Uniti ha una composizione etnica estremamente diversificata e tutt'altro che stabilizzata. Così, ad esempio, se il totale della popolazione è cresciuto del 9,8% tra il 1980 e il 1990, pari cioè ad un incremento medio di poco inferiore all'1%, la popolazione degli afroamericani è aumentata del 14,2%, dai 26,7 milioni del 1980 ai 30,5 milioni del 1990. Le persone di origine ispanica sono passate da 14,6 milioni a 22,4 milioni fra il 1980 e il 1990, con un incremento pari al 53%. La popolazione dei nativi americani, praticamente decimati nelle terre migliori e più appetite dagli europei, è oggi di appena 2,1 milioni, comprendendo però gli inuit (eschimesi) e gli aleuti, secondo il censimento del 1990. Esso dava pari a 7,5 milioni il numero degli abitanti provenienti dalle isole dell'Asia e del Pacifico.
Sempre secondo il censimento del 1990, il gruppo maggiore (circa 58 milioni di americani) è di discendenza germanica, mentre 38,7 milioni hanno origini irlandesi e 32,7 milioni origini inglesi. Cospicuo è anche il numero degli abitanti di origine italiana e slava. La maggioranza bianca, durante gli anni Settanta e Ottanta, si è ridotta percentualmente sia per l'immigrazione proveniente dall'Asia, dall'America latina e da altre aree, sia per i tassi di crescita più elevati fra la popolazione di colore. In base a un censimento effettuato nel 1990 i bianchi costituiscono circa l'80% della popolazione statunitense, i neri il 12,3%, gli indiani d'America lo 0,8% e gli abitanti provenienti dalle isole dell'Asia e del Pacifico il 3%.
Distribuzione geografica
All'inizio degli anni Novanta, le tendenze nella distribuzione geografica della popolazione statunitense continuavano a essere diversificate: la crescita demografica delle zone a Sud e a Ovest avveniva a spese degli stati delle regioni centrali del Nord e del Nord-Est. Nel 1990 la densità media della popolazione era di circa 28 unità per km2. I non bianchi e gli ispano-americani tendono a rimanere concentrati nelle medesime zone geografiche. Nel 1990, ad esempio, i neri costituivano più di un quinto della popolazione di sette stati, tutti nel Sud: Mississippi, South Carolina, Louisiana, Georgia, Alabama, Maryland e North Carolina. Circa il 46% dei nativi americani vivevano nell'Ovest e quasi tutti gli inuit e gli aleuti risiedevano in Alaska. Quasi la metà dei 7,3 milioni di abitanti provenienti dalle isole dell'Asia e del Pacifico erano in California e alle Hawaii, mentre il 65% dei 22,4 milioni di ispanoamericani vivevano in California, Texas, New York e Florida. I dati del censimento del 1980 mostravano nel precedente decennio un incremento della popolazione urbana di appena lo 0,1% dal 1970 al 1980, l'aumento decennale più esiguo in tutta la storia del paese.
Città
Le città principali sono, per importanza di funzioni e numero di abitanti, New York (che con l'intero aggregato intorno alla foce del fiume Hudson accoglie oltre 18 milioni di abitanti) e Chicago (8 milioni di abitanti); seguono nell'ordine le conurbazioni di Los Angeles (14,5 milioni) e San Francisco (6,2 milioni), che formano insieme la megalopoli della costa occidentale, ormai in competizione con quella atlantica. Molte altre città svolgono importanti funzioni regionali, spesso con precise specializzazioni dal punto di vista economico. Esistono ben diciassette città con più di 2 milioni di abitanti, una trentina con più di un milione, comprendendo i vasti insiemi periferici che si estendono intorno al cuore affaristico dominato dagli ambiziosi grattacieli delle banche e delle corporations. Nel 1993 gli abitanti delle città costituivano il 75% della popolazione, quelli delle campagne il 25%.
Lingua e religione
La lingua ufficiale degli Stati Uniti è l'inglese, parlato dalla grande maggioranza della popolazione. Tuttavia, quasi 32 milioni di residenti parlano in famiglia una lingua diversa: circa il 54% di questi utilizza lo spagnolo, mentre altre lingue diffuse sono il cinese, il giapponese, il coreano, il vietnamita, l'arabo, l'italiano, il francese, il tedesco, il polacco, il greco, il portoghese e quelle parlate dai nativi americani.
Dalla colonizzazione fino al XIX secolo in ogni stato si assistette al fiorire di innumerevoli congregazioni e correnti religiose, tutte di ispirazione cristiana. Dopo l'adozione della Costituzione del 1788 si vennero allentando i legami tra i singoli stati e le loro particolari chiese. Durante la prima metà del XIX secolo la popolazione statunitense era in grande parte di religione protestante, mentre i cattolici e gli ebrei costituivano esigue minoranze. Il numero dei cattolici crebbe significativamente a partire dal 1820 con l'arrivo di molti immigrati dall'Irlanda; tra il 1845 e il 1855 questa emigrazione si fece più massiccia, a causa di una grave carestia che colpì il paese. Dopo il 1848, in seguito ai moti popolari soffocati da una violenta repressione, un gran numero di luterani emigrarono in America dalla Germania, mentre nella seconda metà del secolo la maggior parte degli immigrati proveniva dalle nazioni dell'Europa meridionale e orientale – Italia, Austria, Ungheria e Russia – ed era di religione cattolica o ebraica.
Fra gli sviluppi religiosi del XIX secolo vi fu la fondazione di alcune chiese locali, fra le quali la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell'Ultimo Giorno, alla quale appartengono i mormoni, la Chiesa avventista del Settimo Giorno e i Testimoni di Geova. Il gruppo religioso attualmente più numeroso negli Stati Uniti è quello cattolico romano, rappresentato da circa il 25% della popolazione totale. Fra i maggiori gruppi protestanti (56% della popolazione ) vi sono i battisti (19,4%), i metodisti (8%) e i presbiteriani (2,8%). La religione non cristiana numericamente più rilevante è quella ebraica (2%), seguita da quelle musulmana, buddhista e induista.
Istruzione e cultura
Nella maggior parte degli Stati Uniti l'analfabetismo è pressoché assente. Nel 1993, degli americani di età superiore ai 25 anni circa i quattro quinti avevano completato le scuole superiori: un risultato notevole se paragonato alla percentuale del 15% rilevata nel 1940.
Istruzione
Nel paese ci sono istituzioni scolastiche sia pubbliche sia private che garantiscono l'educazione a partire dall'asilo nido fino all'università. L'istruzione elementare e secondaria richiede dodici anni di scuola, al termine dei quali viene rilasciato un diploma. In teoria, la responsabilità della gestione dell'educazione pubblica è locale. In realtà, il controllo locale è stato in gran parte sostituito dalla legislazione statale che si occupa dei sistemi di finanziamento, delle linee-guida dei programmi e delle politiche scolastiche. Essendo di competenza dei singoli stati, esistono nel paese diversi sistemi di istruzione pubblica. A livello di istruzione elementare e secondaria, essa è finanziata da tre livelli istituzionali: locale, statale e federale. Poiché le tasse locali sono legate ai livelli di reddito delle singole zone, esiste una disparità nella qualità dei servizi educativi offerti: nelle zone più ricche le scuole hanno maggiori finanziamenti, mentre in quelle più povere accade il contrario.
I primi atenei furono fondati tra la metà del XVII e del XVIII secolo. Teologia, giurisprudenza e medicina erano le principali materie insegnate nelle università di Harvard, Yale, Princeton, alla Columbia University e al Dartmouth College. Un'importante svolta all'insegnamento universitario fu impressa nel 1862 dal presidente Abraham Lincoln, che finanziò l'istituzione di università destinate all'insegnamento di discipline di carattere pratico, quali le scienze agrarie e le arti industriali. L'atto promulgato da Lincoln (Morril Act) prevedeva l'accesso all'università indipendentemente dalle possibilità economiche della famiglia d'origine e incoraggiava la frequenza femminile. Fra le istituzioni universitarie create a partire dal Morril Act si ricordano la University of Arizona, la University of California a Berkeley, la Michigan State University e la University of Wisconsin.
Musica e teatro
La prima orchestra sinfonica americana, la Philharmonic Society of New York, fu fondata nel 1842, mentre le prime lezioni in un Conservatorio di musica si tennero all'Oberlin College nel 1865. Fra le maggiori orchestre sinfoniche attive negli Stati Uniti ricordiamo la Boston Symphony Orchestra, la Chicago Symphony Orchestra, la Cleveland Orchestra, la Los Angeles e la New York Philharmonic. Oltre a queste orchestre dal grande organico, esistono numerosi piccoli ensemble che eseguono musica da camera, come il Julliard String Quartet e il Kronos Quartet, nati nelle università e un po' ovunque in tutto il paese.
Gli Stati Uniti possiedono inoltre importantissimi enti lirici, tra i quali il più famoso è certamente la Metropolitan Opera di New York, dislocati in tutte le maggiori città. Il New York City Ballet e l'American Ballet Theater, entrambi fondati negli anni Trenta, esercitano una notevole influenza creativa sulla danza contemporanea americana. Fra le altre importanti compagnie ricordiamo quelle di Merce Cunningham e Paul Taylor, il San Francisco Ballet, il Dance Theater of Harlem e l'Alvin Ailey American Dance Theater. Il teatro negli Stati Uniti ha visto un sempre crescente interesse da parte del pubblico a partire dalla metà degli anni Settanta e per tutti gli anni Ottanta. Le maggiori sale sono concentrate nelle grandi città (la via dei teatri più conosciuta al mondo è senza dubbio Broadway, a New York), ma compagnie di professionisti e di dilettanti sono attive in tutto il paese.
Per approfondimenti riguardanti la cultura del paese, vedi: Arte e architettura statunitense; Letteratura statunitense.
Musei
I principali musei statunitensi sono: il Museum of Modern Art di New York, il più vasto e accreditato museo d'arte moderna del mondo; lo Hirshhorn Museum and Sculpture Garden a Washington, DC, che ospita importanti collezioni d'arte moderna, e il San Francisco Museum of Modern Art. Altri importanti musei sono: il Metropolitan Museum of Art, il Guggenheim Museum e il Whitney Museum of American Art di New York, l'Art Institute di Chicago, il Museum of Fine Arts di Boston, il M.H. of Young Fine Arts Museum di San Francisco, il Philadelphia Museum of Art e, infine, il Museum of Fine Arts di Houston.
Gli Stati Uniti possiedono più di 7000 musei; fra i maggiori musei scientifici vi sono l'American Museum of Natural History di New York; la Smithsonian Institution a Washington, DC; il Field Museum of Natural History e il Museum of Science and Industry, entrambi a Chicago; l'Academy of Natural Sciences di Philadelphia; la Maryland Academy of Sciences di Baltimora e il Natural History Museum di Los Angeles.
Biblioteche
Nel 1992 gli Stati Uniti possedevano più di 31.850 biblioteche. Circa il 48% di esse erano pubbliche, mentre 4620 erano di proprietà di college o università. La principale è la Library of Congress a Washington, DC ma molto importanti sono anche le biblioteche municipali di città come New York, Los Angeles, Boston, Philadelphia, Baltimora, Portland (nell'Oregon) e quelle di grandi istituzioni accademiche come le università di Harvard, Stanford e Yale, la University of Michigan, la Columbia University, la University of California a Berkeley, e la University of Texas a Austin. Molte di queste biblioteche contengono collezioni di libri particolari e rari, come quelli raccolti dal centro Schomburg per le ricerche sulla cultura nera presso la New York Public Library; altre famose collezioni sono la Huntington Library a San Marino (California); la Pierpoint Morgan Library di New York e la Folger Shakespeare Library a Washington, DC.
Economia
Gli Stati Uniti sono la prima potenza industriale a livello mondiale dall'inizio del XX secolo. Fino alla seconda metà del XIX secolo l'economia del paese poggiava tradizionalmente sull'agricoltura; dopo la guerra di secessione, che vide lo scontro fra gli stati industriali del Nord e quelli agricoli del Sud, furono compiuti importanti progressi nella produzione di beni industriali di base; in seguito, con la prima guerra mondiale, i manufatti iniziarono a dominare le esportazioni più delle materie prime. Con lo sviluppo dell'industria, l'agricoltura divenne più meccanizzata ed efficiente, utilizzando sempre minor forza lavoro.
Dopo la seconda guerra mondiale si assistette allo sviluppo del settore dei servizi, come la pubblica amministrazione, le libere professioni, le attività commerciali e finanziarie. Oggi il settore dei servizi è il più rilevante dal punto di vista economico e impiega circa tre quarti della forza lavoro; l'industria ne impiega invece il 17% e l'agricoltura solo il 3%.
L'economia degli Stati Uniti sin dalle origini si è basata sulle libertà d'impresa, protetta dalle regole del capitalismo più avventuroso, più affrancato da vincoli d'ogni sorta; questo è stato ed è alla base della ideologia che permea l'intera vita americana, per la cui difesa gli Stati Uniti si sono impegnati in diverse guerre (in Europa, in Asia) che assicurassero al sistema americano, con la difesa dei valori morali, anche il mercato mondiale alle sue imprese. Ma esso ha subito nel corso del tempo alcune correzioni imposte dalla fragilità stessa di un sistema soggetto a ricorrenti crisi. Così, a partire dall'inizio degli anni Trenta, in seguito alla crisi del '29, il governo degli Stati Uniti ha avuto un ruolo protezionistico sempre più importante nell'economia, che il governo regolamenta in molti modi. Alcune disposizioni governative, ad esempio, sono state dettate dall'esigenza di tutelare i consumatori da prodotti non sicuri e i lavoratori da condizioni di lavoro non adeguate, mentre altre normative sono state adottate per la salvaguardia dell'ambiente dall'inquinamento.
Produzione nazionale
All'inizio degli anni Novanta, gli Stati Uniti erano la prima nazione al mondo per la produzione economica. Il prodotto nazionale lordo era superiore ai 7000 miliardi di dollari nel 1995. Con un prodotto pro capite, nello stesso anno, pari a 26.980 dollari, gli statunitensi godono di uno standard di vita tra i più elevati, anche se superato da alcuni paesi, come la Svizzera e il Giappone. Le attività del settore primario contribuiscono nella misura del 4% alla formazione del prodotto interno lordo annuale, il settore secondario nella misura del 23% e il terziario, di gran lunga il più redditizio, nella misura del 73%.
Agricoltura
Nonostante il settore agricolo contribuisca solo nella misura del 2% al prodotto interno lordo e impieghi meno del 3% della forza lavoro del paese, gli Stati Uniti sono ancora oggi il paese leader mondiale in molti settori della produzione agricola. Oltre a soddisfare il fabbisogno alimentare interno, i prodotti agricoli rappresentano una voce importantissima nel mercato delle esportazioni. Il valore annuale complessivo della produzione agricola è cresciuto da circa 55 miliardi di dollari nel 1970 a 187 miliardi nel 1992.
Scomparse le piccole aziende a conduzione familiare, l'attività è oggi praticata in grandi imprese meccanizzate che riforniscono sia i mercati urbani sia le aziende di trasformazione alimentare. Le colture praticate sono varie e distribuite in caratteristiche regioni (chiamate belts) specializzatesi in funzione delle condizioni ambientali e dell'organizzazione produttiva. Le maggiori sono quelle del grano, del mais (per l'allevamento suino e di mucche da latte), del tabacco, del cotone ecc. Le maggiori produzioni sono quelle di cereali (mais, frumento, avena e orzo), foraggio, patate e barbabietola da zucchero. Per più di un secolo e mezzo, la coltivazione del cotone è stata alla base dell'economia degli stati del Sud, soprattutto nelle regioni a est del Mississippi. Attualmente questo tipo di coltura viene praticata in modo estensivo ricorrendo a una meccanizzazione su larga scala. Il tabacco è prodotto soprattutto in North Carolina e nel Kentucky. Altri prodotti di rilievo sono arachidi (Georgia) e pomodori (Florida), oltre a pesche, mele (Washington), arance, uva (California), ananas (Hawaii).
Un voce di grande rilievo nell'economia del paese è inoltre rappresentata dall'allevamento, che alimenta una fiorente industria lattiero-casearia, soprattutto nella zona dei Grandi Laghi. Le estese pianure dell'Ovest offrono ideali terreni di pascoli per i bovini da carne, mentre nella sezione nordorientale delle pianure centrali particolarmente diffuso è l'allevamento di suini.
Silvicoltura
Le foreste coprono poco meno di un terzo della superficie degli Stati Uniti, ovvero 296 milioni di ettari. Dalle foreste si ricavano circa 425 milioni di metri cubi di legname ogni anno. Circa tre quarti della produzione sono costituiti da legno dolce, mentre i legni duri ne rappresentano solo un quarto. Circa il 50% del legname è destinato all'industria delle costruzioni (douglas e pino giallo) e ricavato soprattutto dalle foreste degli stati affacciati sul Pacifico; un terzo è utilizzato come pasta di legno nella manifattura della carta. Il rovere è il più diffuso dei legni duri. Le foreste del Sud forniscono circa un terzo del legname da costruzione, circa i tre quinti della pasta di legno e gran parte della trementina, della pece, della resina e del catrame di legno prodotti negli Stati Uniti. Nelle pianure costiere meridionali crescono innumerevoli varietà di pino. Alberi dal legno duro di grande interesse commerciale, come l'albero della gomma, il frassino e la quercia, crescono nelle zone pianeggianti lungo i fiumi del Sud, mentre noce americano, acero e rovere si trovano sugli Appalachi e in parte dell'area dei Grandi Laghi.
Pesca
Gli Stati Uniti sono al sesto posto nella classifica mondiale di pescato dopo la Russia, la Cina, il Giappone, il Perù e il Cile. L'Alaska è il primo stato sia per quantità sia per valore del pescato: fra le specie più redditizie vi sono il salmone e l'halibut. Altri stati che hanno buone risorse ittiche sono, in ordine di importanza economica, Massachusetts, Louisiana, Texas, Maine, California, Washington, Florida e Virginia. Il principale porto peschereccio si trova a New Bedford, in Massachusetts. Le acque costiere del New England sono ricche di aragoste, pettini, vongole, ostriche e merluzzi; nella baia di Chesapeake si pescano soprattutto granchi e, nel golfo del Messico, gamberetti. La maggior parte del pesce d'acqua dolce venduto sul mercato statunitense proviene da vivai. Le principali specie allevate sono il pesce gatto, la trota, il salmone, le ostriche e i gamberi d'acqua dolce.
Risorse minerarie
Gli Stati Uniti sono una fra le prime nazioni al mondo per il valore della produzione annua di minerali, concentrata principalmente in Texas, Louisiana, Alaska, Oklahoma e California. Lo sfruttamento minerario fornisce circa l'1,8% del prodotto interno lordo annuale e impiega circa lo 0,6% della popolazione attiva. I principali prodotti minerari sono i combustibili: in ordine di valore, il petrolio, il gas naturale e il carbone. Alla fine degli anni Ottanta gli Stati Uniti producevano il 24% di tutto il gas naturale del mondo, il 19% del carbone e il 13% del petrolio grezzo. Il petrolio rappresentava la metà del valore della produzione di carburanti e il 38% del valore di tutti i minerali estratti negli Stati Uniti. Il Texas, l'Alaska e la Louisiana, i tre principali stati produttori di petrolio, forniscono annualmente circa i due terzi del grezzo nazionale. I maggiori giacimenti di gas naturale si trovano in Texas e Louisiana, quelli di carbone nella regione degli Appalachi, nel Wyoming e nel Kentucky. L'energia nucleare è prodotta con l'uranio estratto in Texas, New Mexico e Wyoming.
Negli Stati Uniti si estraggono inoltre diversi minerali (metallici e non metallici), tra cui rame, oro, minerale di ferro, argilla, fosfati, calce, zinco, sale, oltre che materiali da costruzione e per la produzione di cemento, sabbia e ghiaia. Alla fine degli anni Ottanta, gli Stati Uniti producevano circa il 55% del molibdeno del mondo, il 51% della mica, il 40% del magnesio, il 30% del fosfato minerale, il 23% dell'alluminio, il 22% del piombo e il 20% dello zolfo elementare. La maggior parte del minerale di ferro proviene dal distretto del lago Superiore, in particolare dal Minnesota nordorientale, mentre il 60% circa del rame nazionale viene estratto in Arizona. Il fosfato minerale viene prodotto in grande quantità in Florida, North Carolina, Idaho e Tennessee. In Colorado, Arizona, Idaho e Montana, invece, si ha la più rilevante estrazione di molibdeno e in Missouri e Alaska di piombo e zinco. Più dei quattro quinti del carbonato di potassio vengono prodotti in New Mexico, mentre il Nevada, l'Idaho, l'Alaska e il Montana sono importanti fonti di argento e ancora il Nevada, con la California, lo Utah e il South Dakota sono i primi fra gli stati produttori d'oro.
Industria
Gli Stati Uniti sono leader mondiali per il valore della loro produzione industriale. Circa il 19% del prodotto interno lordo è ascrivibile a questo settore, nel quale è impegnato più di un sesto della popolazione attiva. Il valore totale delle esportazioni di prodotti industriali nel 1990 ammontava a circa 2870 miliardi di dollari. Sebbene l'industria continui a essere un settore cruciale per l'economia statunitense, la sua importanza è tuttavia diminuita a partire dalla fine degli anni Sessanta.
Il cuore della produzione industriale statunitense è rappresentato dal Nord-Est e in particolare dagli stati di New York, Ohio, Illinois, Michigan e Pennsylvania, a cui si deve il 28% del profitto annuo dell'industria. Gli stati nei quali si è avuto un notevole sviluppo industriale sono, al sud, il Texas e, a ovest, la California che all'inizio degli anni Novanta deteneva il primato della produzione industriale del paese.
Le principali categorie di manufatti industriali, in base al loro valore commerciale, sono rappresentate da prodotti chimici, mezzi di trasporto, prodotti dell'industria alimentare, macchinari e attrezzature elettroniche. Nei primi anni Novanta tutti i macchinari industriali (motori, attrezzature per l'agricoltura, macchine per costruzione, impianti di refrigerazione, attrezzature per l'ufficio e computer) fornivano circa il 10% del profitto annuo creato dall'industria. La California è lo stato leader nella produzione di macchinari industriali, seguita da Illinois, Ohio e Michigan; quest'ultimo è leader dell'industria automobilistica, mentre la California lo è per i veicoli aerospaziali.
L'industria alimentare forniva, all'inizio degli anni Novanta, circa l'11% del fatturato industriale, mentre l'industria chimica (Texas e Louisiana) contribuiva per il 12%. In California sono presenti numerosi stabilimenti per la lavorazione dei prodotti agricoli, mentre l'Illinois e il Wisconsin sono ai primi posti nella produzione di carne e in quella lattiero-casearia. L'industria delle apparecchiature elettroniche comprende i settori della produzione di strumenti elettrici industriali, di elettrodomestici, di apparecchi radio e televisivi, di componenti elettronici e di dispositivi per la comunicazione. La California, l'Illinois, l'Indiana e il Massachusetts sono stati leader nella produzione di materiale elettronico, uno dei settori dell'industria statunitense che si sta sviluppando a ritmi rapidissimi. I minerali di ferro, estratti nel distretto del Lago Superiore, e quelli importati dal Canada e da altri paesi, insieme al carbone proveniente dai giacimenti appalachiani, sono alla base della grande industria del ferro e dell'acciaio, uno dei fondamenti storici del sistema industriale degli Stati Uniti.
Pennsylvania, Ohio, Illinois e Michigan sono gli stati che guidano la produzione di metalli di prima fusione. L'Ohio, che possiede una forte concentrazione di impianti per la lavorazione della gomma e dei pneumatici, è da molto tempo leader in questo settore. Le industrie grafiche ed editoriali sono molto diffuse e in tutto il paese vengono pubblicati numerosissimi giornali. In questo settore lo stato di New York, con la sua industria libraria, è al primo posto, ma anche la California, l'Illinois e la Pennsylvania ricoprono un ruolo importante. L'industria cartaria è importante soprattutto in quegli stati che possiedono considerevoli risorse forestali (in particolare legno di conifere) sfruttate per la produzione di carta: Wisconsin, Alabama, Georgia, gli stati di New York e di Washington, Maine e Pennsylvania. Gli altri principali settori industriali degli Stati Uniti sono quello tessile, dell'abbigliamento, degli strumenti di precisione, del legname, dei mobili, degli oggetti in cuoio e del tabacco.
Risorse energetiche
Il petrolio fornisce il 41% dell'energia consumata negli Stati Uniti e garantisce circa il 97% dell'energia usata nel settore nazionale dei trasporti. Il gas naturale è la risorsa che assicura circa il 24% dell'energia utilizzata a scopo domestico e industriale, mentre il carbone viene principalmente utilizzato per generare energia elettrica e per la produzione dell'acciaio. Le centrali idrolelettriche e nucleari contribuiscono alla produzione energetica nelle percentuali del 4% e dell'8%.
Nel 1947 la produzione di petrolio del paese divenne insufficiente a soddisfare il fabbisogno interno e oggi gli Stati Uniti sono costretti a importare il 12% del greggio necessario al consumo interno. Per quanto riguarda il carbone, gli ingenti giacimenti presenti nel paese consentono di esportare parte della produzione.
Trasporti
Lo sviluppo delle reti di comunicazione ha avuto un ruolo fondamentale nella crescita degli Stati Uniti. Allo sviluppo dei collegamenti via terra, che prima del 1790 era rappresentato essenzialmente da strade non asfaltate, seguì nella prima metà del XIX secolo la creazione di numerosi canali per collegare tra loro i fiumi navigabili e i laghi negli Stati Uniti orientali, in particolare nella regione dei Grandi Laghi.
La prima ferrovia transcontinentale fu costruita tra il 1862 e il 1869 dalle compagnie Union Pacific e Central Pacific, che usufruirono a tale scopo di consistenti finanziamenti del governo federale. Le ferrovie transcontinentali furono i principali mezzi di trasporto usati dai coloni europei che popolarono l'Ovest alla fine del XIX secolo. Il sistema ferroviario fu incrementato fino al 1917, quando l'estensione della rete ferroviaria in funzione raggiunse il valore massimo di circa 407.165 km. Ulteriori sviluppi hanno interessato soprattutto la rete stradale, oggi maggiormente utilizzata per il trasporto sia di merci sia di passeggeri.
Il trasporto aereo iniziò a competere con gli altri mezzi dopo la prima guerra mondiale. Il servizio passeggeri ebbe un certo sviluppo nei tardi anni Venti, mentre il trasporto merci via aerea si affermò soltanto dopo la seconda guerra mondiale. Oggi il trasporto delle merci avviene principalmente per ferrovia e, in misura minore, per vie d'acqua. Il trasporto aereo è riservato ad articoli di alta priorità e valore. Per quanto riguarda il trasporto di passeggeri, circa l'81% del traffico avviene su automobili private, il 17% per via aerea, l'1,1% su autobus e lo 0,6% per ferrovia.
La rete dei trasporti si estende su tutto il paese, ma è molto più fitta nella parte orientale degli Stati Uniti, dove si trovano le maggiori concentrazioni urbane e industriali. All'inizio degli anni Novanta, gli Stati Uniti avevano circa 6,24 milioni di km di strade e autostrade. Le quattordici maggiori compagnie ferroviarie gestiscono il 76% del totale della rete ferroviaria, con 283.099 km di linee in funzione. Amtrak, un'azienda sovvenzionata a livello federale, gestisce quasi tutti i treni che collegano le maggiori città, trasportando più di 22 milioni di passeggeri l'anno (dati dei primi anni Novanta).
Gli Stati Uniti possiedono una marina mercantile relativamente ridotta. Il principale porto statunitense è quello di New Orleans, in Louisiana. Altri porti di rilievo, alcuni dei quali specializzati in traffici particolari, sono quelli di New York, Houston, Valdez Harbor in Alaska, Baton Rouge in Louisiana, Corpus Christi in Texas, Long Beach in California, Norfolk Harbor in Virginia, Tampa in Florida e Los Angeles. Le vie d'acqua interne sono rappresentate dal fiume Mississippi che, insieme ai suoi tributari, costituisce una rete importantissima per il traffico commerciale; dalla Saint Lawrence Seaway, l'estesa rete di canali di collegamento creata tra il San Lorenzo, i Grandi Laghi e l'oceano Atlantico; e, infine, dai canali costieri su cui si svolge il 17% dei trasporti.
Il sistema fluviale del Mississippi è lungo più di 24.140 km e fa capo al porto di Saint Louis, in Missouri. Il porto più importante dei Grandi Laghi è invece Duluth, in Wisconsin, dove convergono i traffici delle Grandi Pianure. L'Intracoastal Waterway è una trafficata rete di canali navigabili che si snoda per 1740 km lungo la costa atlantica e per 1770 km lungo quella del golfo del Messico.
Le compagnie aeree degli Stati Uniti trasportano ogni anno più di 460 milioni di passeggeri: si tratta in prevalenza di voli interni effettuati da viaggiatori americani. In totale esistono nel paese circa 5100 aeroporti pubblici e 12.400 privati; tra i più frequentati si ricordano l'aeroporto di Chicago-O'Hare, il William B. Hartsfield vicino ad Atlanta, il John F. Kennedy e il La Guardia di New York, l'aeroporto di San Francisco e quello di Los Angeles.
Flussi monetari e commercio
La valuta americana è il dollaro, diviso in 100 cents, il cui principale istituto di emissione è il Federal Reserve System, a cui fanno capo tutte le banche nazionali degli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti sono la prima nazione al mondo per quanto riguarda il commercio con l'estero, con un volume di scambi che all'inizio degli anni Novanta era superiore ai 979 miliardi di dollari. Il totale delle esportazioni di merci nel 1992 ammontava a 447 miliardi e le importazioni a 532 miliardi di dollari. A partire dalla metà degli anni Settanta, le gravose importazioni di petrolio dall'estero e di prodotti industriali dal Canada e dall'Asia (specialmente dal Giappone) hanno creato un disavanzo nella bilancia commerciale. Dal 1984 al 1990, il deficit annuo ha sempre superato i 100 miliardi di dollari. I principali prodotti di esportazione sono macchinari e mezzi di trasporto, che coprono il 40% del valore totale delle esportazioni, oltre a prodotti agricoli (10%), tessili, manufatti in ferro e acciaio, cibi trasformati e materie prime come il cotone, i metalli grezzi, i prodotti chimici e i carburanti. Il paese intrattiene rapporti commerciali massimamente con Canada, Giappone, Messico, Germania, Cina, Taiwan, Regno Unito e Corea del Sud.
Turismo
Nel 1991 gli Stati Uniti sono stati meta turistica di oltre 16 milioni di persone. Il settore rappresenta quindi una risorsa importante per l'economia del paese che ha sviluppato valide strutture ricettive in ogni stato. Il turismo negli Stati Uniti, facilitato dall'estesissima rete stradale e dall'efficienza dei trasporti, è attratto in particolare dalle metropoli di New York, Chicago, Los Angeles e San Francisco e dai numerosi luoghi di grande interesse paesaggistico quali i parchi e le riserve naturali.
Ordinamento dello stato
La legge suprema degli Stati Uniti è la Costituzione, redatta nel 1787 ed entrata in vigore nel 1789. I primi dieci emendamenti, che la modificarono parzialmente, furono adottati nel 1791: essi sancivano importanti diritti quali la libertà di opinione, di religione, di stampa, di associazione e di petizione. Altri 17 emendamenti furono apportati tra il 1795 e il 1992: essi prevedono, tra l'altro, l'abolizione della schiavitù, la tassazione sui redditi e il suffragio universale per tutti i cittadini al di sopra dei 18 anni.
La costituzione è in vigore nei 50 stati dell'Unione (dotati anche di una propria costituzione), tutti repubblicani: ogni stato possiede poteri sulle questioni interne, ma fa capo alla federazione per quanto concerne gli affari esteri. Il capo dello stato è il presidente degli Stati Uniti e la sede del governo è a Washington, nel District of Columbia. La costituzione stabilisce tre distinti poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. Ognuno dei tre ha facoltà sancite costituzionalmente che possono influire sul funzionamento degli altri due, in modo da ottenere un sistema di controllo reciproco noto come checks and balances: tutto ciò per evitare ogni forma di potere assoluto. Dall'adozione della costituzione il governo nazionale ha, con il passare del tempo, ampliato le proprie funzioni per quanto riguarda le questioni economiche e sociali e condivide con i singoli stati molteplici responsabilità.
Potere esecutivo
L'articolo II della costituzione prevede un presidente e un vicepresidente in carica per un periodo di quattro anni; essi vengono eletti da un collegio elettorale di secondo grado (cioè da persone elette a loro volta dal voto popolare) chiamato Electoral College e formato da un numero di elettori per ogni stato pari a quello dei suoi deputati e senatori. Il presidente riassume in sé la funzione di primo ministro e di capo dello stato e, contrariamente a quanto avviene in molte altre nazioni, è anche capo del suo partito politico. La costituzione stabilisce che il presidente sia anche il comandante in capo dell'esercito; il Congresso attua tuttavia un controllo sui poteri militari del presidente, ed è proprio al Congresso che spetta l'eventuale decisione di entrare in guerra. I poteri diplomatici del presidente comprendono: la negoziazione di trattati e la nomina di ambasciatori all'estero (decisioni da prendere con il consenso dei due terzi del Senato), l'accettazione degli ambasciatori stranieri e le intese per concertare azioni comuni con capi di stato esteri.
Per legge, il presidente deve preparare e presentare al Congresso un rapporto annuale sull'andamento degli affari pubblici. Tale relazione offre una panoramica finanziaria, economica e sociale della situazione a livello nazionale, permettendo al presidente di proporre le misure legislative che ritiene indispensabili, particolarmente a livello economico e militare. Il presidente è affiancato da consiglieri specializzati nei diversi settori, dall'amministrazione pubblica all'economia, dalla difesa alla scienza, e così via.
Alla Casa Bianca, sede degli uffici e residenza del presidente, hanno sede inoltre numerosi enti federali tra i quali il National Security Council (Consiglio per la sicurezza nazionale), la Central Intelligence Agency (Servizi segreti) e il Federal Bureau of Investigation (Servizi investigativi). Tutti i responsabili di questi servizi rispondono direttamente al presidente, non al Congresso. I segretari (paragonabili ai nostri ministri), responsabili dei singoli dipartimenti, sono 14: segretario di Stato, del Tesoro, della Difesa, della Giustizia, degli Interni, dell'Agricoltura, del Commercio, del Lavoro, della Sanità e dei Servizi Sociali, della Pubblica Istruzione, dell'Edilizia e Urbanistica, dei Trasporti, dell'Energia e dei Reduci.
Potere legislativo
Tutti i poteri legislativi sono esercitati dal Congresso degli Stati Uniti. Esso è composto da due camere: il Senato, eletto per un periodo di sei anni, e la Camera dei rappresentanti (House of Representatives), in carica per due anni. Ogni due anni vengono eletti tutti i membri della Camera dei rappresentanti e si rinnova un terzo dei mandati dei senatori. Il Senato consta di 100 membri, due per ogni stato, mentre la camera si compone di 435 rappresentanti, eletti dai diversi stati in base alla loro popolazione. Il Senato e la Camera dei rappresentanti vengono entrambi organizzati dal partito di maggioranza, che sceglie il presidente di ogni camera, il leader di maggioranza e i presidenti di ogni commissione. Quasi sempre, in passato, il partito che controllava la Casa Bianca non ha avuto il controllo delle due camere e questo ha spesso causato situazioni conflittuali fra governo e parlamento.
A differenza di altre democrazie parlamentari, non vi è negli Stati Uniti la possibilità per il presidente di indire nuove elezioni, neppure quando la maggioranza del Congresso respinge i suoi programmi. Il Congresso possiede estesi poteri nell'ambito degli affari interni, tra i quali la facoltà di imporre tasse, di richiedere prestiti, di coniare denaro e regolamentarne il costo, e di promulgare normative per il commercio fra gli stati. Inoltre concorre alla nomina e al controllo dei dipartimenti e degli enti dell'esecutivo; nomina le corti federali basse e ne determina la giurisdizione. Ha il potere di dichiarare guerra, arruola e mantiene le forze armate, stabilisce prezzi e regolamenta il commercio con l'estero.
Ogni camera del Congresso ha specifiche prerogative. Le misure fiscali devono essere varate dalla Camera dei rappresentanti, la quale è anche deputata a dare inizio a un'eventuale procedura di impeachment (messa in stato d'accusa) del presidente. Nel caso di incapacità o decesso del presidente e del vicepresidente, sarà il cosiddetto portavoce (speaker) di questa Camera a prendere il potere. Il Senato dà il proprio parere su trattati firmati dal presidente e li ratifica, come pure ha voce in capitolo nella nomina di alte cariche dell'esecutivo, ambasciatori, magistrati della Corte suprema e giudici federali. Il Senato ratifica ogni impeachment, in quanto sono necessari i due terzi dei suoi voti per condannare un presidente. Nella linea di successione della presidenza, il presidente pro tempore del Senato viene subito dopo lo speaker della Camera dei rappresentanti.
Potere giudiziario
Il sistema giudiziario federale comprende la Corte Suprema, istituita dalla costituzione, 12 corti di appello, 91 tribunali distrettuali e altre corti speciali. Le corti federali hanno due compiti costituzionali: anzitutto interpretano le leggi e le normative amministrative; in secondo luogo stabiliscono se qualsiasi legge approvata dal Congresso, o qualsiasi azione amministrativa dell'esecutivo nazionale o dei singoli stati, vìolino lo spirito della costituzione. I nove magistrati della Corte Suprema e gli altri giudici federali sono nominati dal presidente dietro suggerimento del Senato e con la sua approvazione. Tutti i giudici federali sono incaricati a vita e possono essere destituiti solo con una procedura di impeachment.
Amministrazioni statali e locali
La Costituzione degli Stati Uniti prevede un sistema federale: i singoli stati non possono avere relazioni con l'estero, firmare trattati, stringere alleanze o stabilire tariffe. Non possono neppure coniare valuta, imporre tasse sul commercio fra stati o fissare limiti alla circolazione di persone all'interno degli Stati Uniti. Possono però creare organismi sovrastatali che, una volta approvati dal Congresso, possono occuparsi di questioni quali: le risorse idriche, la navigazione, il controllo dell'inquinamento o lo sviluppo di porti. Il governo nazionale e gli stati sono strettamente legati in un sistema amministrativo di federalismo cooperativo. Gli stati amministrano infatti i fondi che il governo stanzia per singoli programmi (ad esempio per l'istruzione o per attività e opere di pubblico interesse), mantenendo standard operativi fissati dagli organismi federali. Le più importanti funzioni svolte dagli stati comprendono il controllo dei requisiti di idoneità dei votanti, l'organizzazione delle elezioni nazionali e statali, la supervisione delle amministrazioni delle municipalità e delle contee, la promozione e la regolamentazione del commercio, dell'industria e dell'agricoltura, come pure la manutenzione delle autostrade, delle prigioni e degli ospedali. Gli stati si occupano inoltre dell'istruzione superiore, sostenendo le istituzioni universitarie, mentre condividono con il governo nazionale la responsabilità dei servizi sociali, dell'assistenza sanitaria per gli indigenti e degli uffici di collocamento.
Quasi tutti gli stati sono suddivisi in contee, le quali hanno funzioni amministrative più o meno estese a seconda dello stato cui appartengono; nel 1992 complessivamente erano 3043. In zone ad alta densità di popolazione le contee sono a loro volta suddivise in municipalità, che includono città, cittadine e villaggi. Le municipalità generalmente si occupano dei servizi di base, fra i quali l'organizzazione di un corpo di polizia municipale, l'igiene pubblica e la sorveglianza antincendio. Le scuole elementari e secondarie vengono in genere dirette da comitati scolastici, che si affiancano al governo statale nella gestione finanziaria, nella supervisione dei programmi, come pure nell'assunzione e nel controllo degli insegnanti. Vedi anche le voci sui singoli stati americani.
Partiti politici
Negli ultimi anni, i maggiori partiti statunitensi sono stati due: il Partito democratico, fondato nel 1790, e il Partito repubblicano, fondato nel 1860. Gli altri partiti minori non hanno mai avuto un ruolo di rilievo e nessuno dei candidati da essi proposti è mai stato eletto presidente. All'interno del Partito democratico si sono delineati negli ultimi decenni due schieramenti: i democratici del Nord, più favorevoli a un maggior controllo statale sull'economia, a un supporto per le minoranze e a un'attenzione più accentuata alle questioni sociali; e quelli del Sud, più conservatori per quanto riguarda le problematiche legate al fisco, all'economia e agli affari sociali. I repubblicani sono invece più compatti per quanto riguarda l'impostazione della questione economica: sono favorevoli a una riduzione dei servizi sociali per pareggiare il bilancio al fine di contenere l'inflazione e alla diminuzione della pressione fiscale per favorire lo sviluppo industriale; anch'essi sono divisi al loro interno per quanto riguarda questioni sociali come l'aborto e i diritti civili.
Servizi sociali
Con il sostegno della federazione, i governi nazionali e statali provvedono ai servizi sociali per i cittadini. Con il Social Security Act del 1935, si è istituita una protezione per i lavoratori e le loro famiglie in caso di pensionamento, infortunio o morte. I sussidi sono finanziati tramite i contributi versati dal lavoratore stesso e dal datore di lavoro e sono indicizzati per mantenere la medesima capacità di acquisto contro gli effetti dell'inflazione. Il governo nazionale e gli stati concorrono a finanziare sussidi di disoccupazione. Esistono inoltre programmi per tutelare la salute degli anziani e delle persone indigenti (rispettivamente denominati Medicare e Medicaid). Gli Stati Uniti possiedono strutture e servizi sanitari di altissima qualità; il problema è che pochi vi possono accedere, per motivi economici: si stima che più di 30 milioni di cittadini americani non dispongano di un'assicurazione sanitaria privata e non abbiano neppure diritto a Medicare e Medicaid. Sussidi nazionali, statali e locali sono riservati ai non vedenti, ai disabili, ai più anziani e alle famiglie povere con figli a carico.
Difesa
Il presidente degli Stati Uniti è anche il comandante in capo delle forze armate. Gli ordini del presidente vengono diramati tramite l'ufficio del segretario alla Difesa ai vari comandi militari. I capi militari dell'esercito, della marina, dell'aviazione e dei Marines si riuniscono nel Joint Chiefs of Staff, comitato direttivo che consiglia il presidente e il Congresso sulle strategie militari, gli armamenti e sul livello degli stanziamenti economici necessari. Dal 1973, le forze armate statunitensi (con 1.705.000 militari in servizio attivo) sono interamente formate da uomini e donne volontari. Gli Stati Uniti hanno stretto accordi per la sicurezza nazionale e internazionale fra i quali la NATO (Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord) e l'ANZUS, che lega Australia e Stati Uniti.
Organizzazioni internazionali
Gli Stati Uniti sono membri delle Nazioni Unite e hanno un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell'ONU. Appartengono inoltre a numerosi enti delle Nazioni Unite, come l'Organizzazione internazionale del lavoro, la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (BIRS) e il Fondo monetario internazionale (FMI). Va ricordato infine come gli Stati Uniti rivestano un ruolo fondamentale in numerose altre organizzazioni internazionali come l'Organizzazione degli stati americani e l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Sto cercando gli appunti o un piccolo riassunto sui Stati Uniti in Geografia. Sostengo l'esame orale di fine terza media. Scuola media di secondo grado Mameli.