Materie: | Scheda libro |
Categoria: | Generale |
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Data: | 22.01.2002 |
Numero di pagine: | 6 |
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Testo
Candido
Titolo: Candido – Ovvero l’ottimismo
Autore: Voltaire
Fabula: Candide era un giovinetto che viveva in Vestfalia presso il castello del signor barone di Thunder-ten-tronckh. Il ragazzo viveva al castello con il barone, la baronessa ed i loro figli (la bella diciassettenne Cunégonde ed un figlio maschio) oltre ad un filosofo ottimista di nome Pangloss. Capitò un giorno che Cunégonde e Candide si incontrarono, dopo pranzo, dietro un paravento e che questi si baciarono, ma essendo stati visti dal signor barone, il povero Candide venne scacciato dal “paradiso terrestre”. Candide cominciò ad errare senza sapere dove andava, finché incontrò un giorno davanti ad un’osteria due uomini vestiti d’azzurro che lo reclutarono nell’esercito dei bulgari. Venne imprigionato ma il ragazzo credeva comunque di poter fare libero uso delle proprie gambe e si allontanò dal campo di un paio di leghe finché non venne trovato e fustigato. Arrivò durante la fustigazione il re dei bulgari che gli concedette straordinariamente la grazia..Candide fu guarito in tre settimane da un buon chirurgo. Durante una battaglia tra bulgari ed avari, Candide riuscì a fuggire ed a giungere in Olanda dove venne aiutato da un anabattista di nome Jacques che lo sfamò e gli diede del denaro che il giorno dopo il ragazzo donò ad un mendicante che riconobbe poi essere Pangloss. Questi era giunto in Olanda dopo che i bulgari avevano distrutto il castello del barone ucciso il signore, la baronessa e sventrata Cunégonde. Il filosofo contrasse una malattia in seguito ad un rapporto con Paquette, una camerista della baronessa. Candide riuscì a far curare l’amico a spese dell’anabattista che pensò di farsi ripagare facendo lavorare Pangloss come contabile. Successivamente Jaques dovette trasferirsi per affari a Lisbona e portò con se Candide e Pangloss, ma durante il tragitto l’anabattista morì come gran parte dell’equipaggio a causa di un naufragio. Giunti a Lisbona i due assistettero ad un terremoto che distrusse i tre quarti della capitale portoghese.
L’Università di Coimbra pensò che celebrando un “autodafè” si sarebbero evitati pericoli di terremoti in futuro, così vennero presi Pangloss e Candide (uno per aver sostenuto che il terremoto aveva cause ed effetti e non era quindi una punizione di Dio e l’altro per aver ascoltato con aria concordante) e due ebrei. Candide fu fustigato, mentre Pangloss fu impiccato. Una vecchia trovò quindi Candide e si prese cura del ragazzo e quando questo si riprese venne accompagnato in una casa di campagna dove il ragazzo ritrovò la bella Cunégonde, egli raccontò la sua storia mentre la giovane spiegò come si salvò dai bulgari e come venne venduta da un generale bulgaro ad un israelita che vendeva schiavi in Olanda e Portogallo, don Issacar. Una domenica, a messa, l’inquisitore di Lisbona vide Cunégonde e se ne innamorò, per questo impose all’israelita una sorta di contratto di affitto della ragazza. Era sabato e don Issacar si dirigeva alla casa per godere dei suoi diritti su Cunégonde, ma Candide lo uccise e a mezzanotte giungeva l’inquisitore in quanto la domenica era un giorno in cui egli poteva godere della giovane, Candide non ci penso due volte e uccise anche l’inquisitore, così sellò tre cavalli e fuggì con Cunégonde e la vecchia. Giunti a Cadice si imbarcarono per il Paraguay, Candide partiva per fare la guerra ai gesuiti. Lì il governatore don Fernando d’Ibaraa, y figueroa, y Mascarenes, y Lampurdus, y Suza chiese la mano di Cunégonde che accettò su suggerimento della vecchia, rendendo signore Candide, capitano della nave con la quale i tre erano giunti in sud America. Candide fu costretto a separarsi da Cunégonde in quanto nel porto di Buenos Aires era già approdata una nave di uomini che cercavano l’assassino del signor inquisitore. Prese così il fedele Cacambò che lo seguiva dalle coste spagnole e fuggirono verso San Giacomo di Compostela, Candide si stava schierando con i gesuiti. Giunto nel territorio gesuita chiese di incontrare il reverendo che poi scoprì essere il fratello di Cunégonde. Dopo un colloquio, quando Candide dichiarò di voler sposare la sorella del figlio del barone, venne minacciato con una spada da quest’ultimo ma il giovane sfoderò la sua ed uccise il reverendo. Candide prese gli abiti del barone e fuggì con Cacambò. Giunti in una prateria vennero fatti prigionieri dagli Orecchioni, popolo indigeno del luogo che aveva in odio i gesuiti. Grazie a Cacambò i due riuscirono a dimostrare di non essere gesuiti e vennero liberati. Dopo mesi passati ad errare per la foresta amazzonica, trovarono una barca nei pressi di un fiumicello orlato di palme e vi si imbarcarono affidandosi al caso, giunsero così nel paese dell’El Dorado dove l’oro ed i diamanti si trovavano in terra come le pietre. Dopo una breve permanenza i due lasciarono il Paese (con un centinaio di pecore da carico) grazie ad un’ingegnosa macchina ideata da tremila uomini. Durante il viaggio verso Surinam perirono tutte le pecore meno due, giunti a Surinam Cacambò venne spedito con una pecora a Buenos Aires per acquistare Cunégonde e la vecchia, mentre Candide cercava di organizzare il suo ritorno in Europa, si sarebbero incontrati a Venezia.
Dopo esser stato truffato da un olandese, Candide trovò un posto su un bastimento francese che avrebbe fatto ritorno l’indomani a Bordeaux, la sera radunò così in osteria un folto gruppo di persone che sostenevano di avere una vita infelice. Dopo aver sentito molte storie scelse Martin e lo portò con sé in Europa. Durante il viaggio furono spettatori di un “duello” tra un vascello di bandiera spagnola ed uno di pirati olandesi, Candide trovò la sua pecora. In Francia, Candide si diresse immediatamente a Parigi dove assistette ad un’opera teatrale e s’intrattenne con un abatino del Périgord e soprattutto con una marchesa, mancando di fedeltà a Cunégonde, gli venne poi organizzata un’imboscata con la quale si intendevano arrestare i due stranieri per opera del perigordino, ma Candide corruppe l’ufficiale con tre diamanti e si liberò anche delle accuse infondate. Candide si diresse così a Portmouth in Inghilterra, intendeva lasciare la Francia il più velocemente possibile, ma vista un’esecuzione di un ammiraglio inglese preferì non mettere piede a terra e concludere un contratto con il capitano olandese che lo portò a Venezia. Lì, incontrò Paquette che faceva una vita da prostituta, le fece una donazione in denaro sperando che questa avrebbe potuto vivere meglio si incontrò poi con il signor Pococurante. Candide fece poi una cena con sei stranieri che erano in realtà sei monarchi caduti in disgrazia uno di loro era il padrone di Cacambò e Candide scoprì che Cunégonde era serva con la vecchia di un principe turco. Si diressero così verso Costantinopoli, Candide riscattò Cacambò a caro prezzo e s’imbarcò successivamente su una galera dove incontrò Pangloss che non era morto e il barone fratello di Cunégonde che fu guarito da un farmacista. Giunti a Propontide ritrovarono Cunégonde (che nel frattempo aveva perso la bellezza) e la vecchia, Candide le riscattò e tutti si adattarono in una masseria, poi la compagnia decise di punire l’orgoglio di un barone tedesco e gabbare un gesuita spedendo il barone su una galera e poi dal Papa a Roma.
Intreccio: nel libro sono frequenti i flash-back infatti, ad esempio, dopo la comparsa della vecchia e prima della fuga del trio (Candide, Cunégonde e la vecchia) ne viene fatto un lungo racconto sulla sua storia, così come avviene per la storia di Cunégonde che viene raccontata in seguito alla prima volta in cui i giovani si rincontrano.
Lettore: reale
Narratore: esterno onnisciente
Romanzo: filosofico a tesi
Personaggi:
Pangloss: il massimo filosofo di Vestfalia, uomo che sosteneva l’ottimismo, nonostante numerose smentite non tradiva la sua idea iniziale: il mondo in cui viveva era il migliore di quelli possibili.
Cacambò: fedele servo di colore, uomo di cui sembra ci si possa fidare, unico probabilmente a non tradire mai Candide.
Martin: definito intellettuale, astuto, in diverse occasioni suggerisce la soluzione migliore a Candide.
Cunégonde: violata dai bulgari fu salvata da un loro capitano che fu costretto poi a venderla ad un giudeo, appare come la bellezza assoluta (che con il tempo si sciupa), è l’oggetto del desiderio di Candide, che quando la può sposare la trova invecchiata.
La vecchia: consigliera e fida serva di Cunégonde e di Candide, figlia di papa Urbano X e della bellissima principessa di Palestrina era stata promessa al principe di Carrara, ma quando questo morì, probabilmente assassinato, si diresse a Gaeta su di una galera. Questa venne assalita da un corsaro di Salè che violò la giovane e la portò in Marocco, lì riuscì a fuggire e venne trovata da un cantore della cappella della principessa di Palestrina (napoletano), in pratica colui che allevò la donna fino all’età di sei anni. Questi la vendette al dey di Algeri che presto morì di peste, venne venduta come schiava ed appartenne ad un agà dei gianninzeri che fu chiamato a difendere Azov dai Russi che assediarono la città. I gianninzeri tagliarono una chiappa ad ogni donna per sfamarsi, i Russi vinsero comunque, la donna appartenne ad un boiardo poi ucciso e fuggì per l’Europa invecchiando in povertà.
Candide: giovinetto che la natura aveva dotato di costumi mansueti. Aveva il giudizio abbastanza retto, spirito grandemente semplice. Forse figlio della sorella del barone e di un gentiluomo dei dintorni che la donna non volle mai sposare.
Tecniche narrative: discorso diretto ed indiretto.