Spencer - scheda

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Testo

14. Spencer: l'evoluzionismo in filosofia
L'idea di un universo in continua evoluzione fu trasposta da Herbert Spencer dal
piano delle scienze naturali a quello della conoscenza filosofica del reale.
Nato in Inghilterra nel 1820, pubblicт molte opere tra cui sono da ricordare:
Principi di psicologia (1855), Il progresso, sua legge e sua causa (1857), I
primi principi (1862) che costituiva il primo volume del Sistema di filosofia
sintetica, Principi di biologia (1864-1867), Principi di psicologia (18701872),
Principi di moralitа (1879-1893), Saggi sull'educazione (pubblicato postumo nel
1911). Morн a Brighton nel 1903.
C'и un equivoco intellettuale, nota Spencer, che bisogna dissolvere per
raggiungere una corretta visione della realtа.
Siccome una parola detta o scritta puт essere staccata da tutte le altre, si
suppone inavvertitamente che la cosa significata dalla parola possa essere
distaccata dalle cose significate dalle altre parole.
(I primi principi)
In effetti ci sono nessi oggettivi che legano cosa a cosa, una cosa ad un
sistema di cose, una singola cosa al tutto. Sicchй la conoscenza del reale deve
essere conoscenza di questi nessi, e deve essere organizzata quindi secondo
legami logici che rispecchiano quelli oggettivi.
Come noi non possiamo isolare un solo organo d'un corpo vivente e trattarlo
come se avesse vita indipendente dal resto, cosн non possiamo, dalla
struttura organizzata delle nostre cognizioni, toglierne alcuna, e studiarla
come se sopravvivesse alla separazione.
(I primi principi)
La filosofia ha spesso separato tra loro cose che anche il pensiero comune vede
immediatamente collegate, e fatti che la scienza vede connessi con leggi
generali, sia pure settoriali. Essa invece deve porsi in continuitа con lo
sforzo conoscitivo del pensiero comune e con quello del pensiero scientifico,
proponendosi l'unificazione totale delle conoscenze scientifiche relative ai
diversi settori della realtа; tale unificazione deve avvenire attraverso
l'individuazione delle leggi universali che presiedono alla organizzazione e al
funzionamento del tutto.
Sicchй la filosofia и l'esito finale di quel processo che comincia con un puro
collegamento di osservazioni grezze, continua con la elaborazione di
proposizioni sempre piъ larghe e separate dai fatti particolari, e si conclude
con proposizioni universali.
Ponendosi in tale prospettiva e, soprattutto, facendo tesoro dei risultati delle
scienze, il filosofo non si limiterа a considerare gli enti come sostanze fisse
ed invariabili, chiuse nel ciclo di nascita e morte, ma li dovrа considerare
nelle condizioni che ne hanno prodotto la nascita e in quelle in cui si
risolveranno dopo la loro scomparsa. Allora essi si riveleranno momenti finiti,
percettibili, della continua trasformazione della materia; e pertanto di essi
bisognerа studiare lo stesso processo di genesi e di morte in base alle leggi
proprie della materia. Dalle diverse scienze la filosofia desume che la materia
и indistruttibile e il moto и continuo; la trasformazione della realtа avviene
come continua redistribuzione di materia e di moto; tale redistribuzione
consiste in processi di evoluzione e di dissoluzione; l'evoluzione consiste in
una concentrazione o integrazione della materia a cui corrisponde una
dissipazione del moto; la dissoluzione consiste in un assorbimento di moto a cui
corrisponde una dissipazione della materia; l'evoluzione и aggregazione di
elementi dispersi in una unitа, ma anche un passaggio dalla confusione
all'ordine, dall'omogeneo all'eterogeneo, dal semplice al complesso,
dall'indeterminato al determinato; il processo di dissoluzione ha inizio quando
un ente ha raggiunto il grado massimo di evoluzione, cioи quando in esso
corrispondono la massima differenziazione e la massima concentrazione.
Quanto ai fenomeni di evoluzione e di dissoluzione, Spencer dice in I primi
principi:
Il cambiamento da uno stato diffuso ed impercettibile in uno stato
concentrato e percettibile, и una integrazione di materia ed una
concomitante dissipazione di moto, e il cambiamento da uno stato
percettibile ad uno stato diffuso impercettibile и un assorbimento di moto e
una concomitante disintegrazione della materia... Le parti costituenti non
possono aggregarsi senza perdere alquanto del loro moto relativo, nй possono
separarsi senza ricevere maggiore movimento relativo. Non и il caso qui di
un moto degli elementi delle masse rispetto ad altre masse; qui si tratta
solo di un moto che questi elementi hanno rispetto ad un altro elemento.
Ponendo l'attenzione a questo moto interno e alla materia che lo possiede,
si ha l'assioma che una consolidazione progressiva implica una diminuzione
del moto interno; e che un aumento di moto interno implica una
deconsolidazione progressiva.
(I primi principi)
E quanto all'evoluzione come passaggio dall'indeterminato al determinato, dal
semplice al complesso, egli osserva:
Lo sviluppo del protoplasma informe in un embrione и una specializzazione di
parti che diventano piъ distinte di mano in mano che si complicano; ciascuna
diventa un organo distinto solo con la condizione di essere unito agli
altri, che sono divenuti organi distinti contemporaneamente ad esso.
(I primi principi)
Questi principi caratterizzano la trasformazione in ogni grado della realtа, in
quello inorganico come in quello organico; ma caratterizzano pure la vita
psichica, la vita sociale, e la stessa storia dell'uomo. Tutto l'universo и
dunque dominato da una legge universale di evoluzione; la sua trasformazione и
un alternarsi di progressi e regressi, di aggregazioni e dissipazioni che si
verificano nell'ambito di un generale movimento verso forme sempre piъ complesse
e piъ perfette.
In biologia, com'и naturale, Spencer accetta il principio di Lamarck
dell'adattamento degli organismi all'ambiente, e quello darwiniano della
selezione naturale. La vita non и altro che la capacitа di un essere ad
adattarsi alle molteplici azioni che l'ambiente esercita su di esso; queste
infatti stimolano reazioni che, ripetute, si configurano come funzioni proprie
(benchй acquisite) di quell'essere, producendo l'organo specifico che le deve
esprimere; tra i vari organismi «adattati» poi sopravviveranno alla selezione
naturale quelli che saranno piъ adattati alle condizioni ambientali, avendo
sviluppato in sй funzioni ed organi piъ efficaci per la conservazione della
vita.
Al principio di adattamento poi Spencer fa risalire anche la nascita e il
funzionamento della coscienza, nonchй le funzioni conoscitive (comprese memoria
e ragione): queste sono risposte funzionali che l'organismo ha generato in sй ed
esercitato nel corso di varie generazioni; e che, acquisite come caratteri
ereditari, costituiscono la «natura» specifica dell'uomo. Dunque non vi sono
funzioni propriamente «a priori», perchй tutte derivano dall'esperienza maturata
nel corso del tempo e fissata come patrimonio dell'essere umano. Quando Kant,
osserva Spencer, parla di «forme a priori», deve intendersi che certe funzioni
sono a priori rispetto all'esperienza concreta ed attuale dell'individuo; ma non
sono a priori per la specie, che invece le ha acquisite.
Allo stesso principio di adattamento Spencer riconduce l'origine autentica della
moralitа individuale. L'uomo и sempre vissuto nel bisogno di adeguarsi alle
molteplici e diverse circostanze al fine non solo di conservare, ma anche di
migliorare la propria vita. Egli tende, cioи, ad elevare il livello della
propria esistenza, sia in estensione che in intensitа, proponendosi,
rispettivamente, piaceri sempre piъ vari e sempre piъ ricchi di qualitа.
Pertanto, poichй, in generale, buona и solo l'azione adeguata al proprio fine, e
poichй il fine dell'esistenza и quello di raggiungere una condizione sempre piъ
piacevole di vita, allora il bene si identifica con la felicitа, che consiste
appunto nel piacere. A differenza degli utilitaristi tuttavia, Spencer sostiene
che allo stato della civiltа attuale l'uomo agisce veramente sotto l'influenza
di un autentico sentimento dell'obbligo morale, e non per la sola utilitа
immediatamente e coscientemente determinata. L'utilitа и alla radice dell'azione
umana; ma lungo il corso del tempo l'uomo ha imparato per esperienza che gli
obiettivi piacevoli piъ lontani e piъ generali sono «piъ utili» di quelli piъ
prossimi e piъ particolari. Queste esperienze si sono tradotte in «principi»
nello spirito umano, che l'individuo poi eredita e trova in sй come «a priori»;
questi principi sono gli «obblighi etici», che quindi sono da considerarsi
l'esito dell'«evoluzione sociale». Pertanto agire per il dovere assicura
maggiore utilitа che non agire in vista di un piacere particolare ed immediato.
Sulla base di questi argomenti Spencer sostiene, da una parte, che il senso
morale non и innato nell'uomo, ma dev'essere risvegliato attraverso
l'educazione, che in esso ha il suo fine; e, dall'altra, che quando l'uomo и
stato educato al senso morale, gli obblighi non sono per lui piъ vissuti come
costrizioni, ma come piaceri spontaneamente perseguiti; e infine che, quando la
condizione «sociale» dell'uomo avrа raggiunto la sua pienezza, «la parola
obbligazione scomparirа del tutto», e non ci sarа piъ conflitto tra altruismo ed
egoismo, perchй il primo non sarа piъ visto come sacrificio dell'interesse
individuale, ma come il modo in cui questo interesse acquisterа una dimensione
piъ ricca e piъ intensa.
Il principio dell'evoluzione fu trasferito poi da Spencer anche allo studio
dell'uomo come essere sociale. Anch'egli, come Comte, propose una sociologia,
ma, a differenza del filosofo francese, difese strenuamente i diritti
dell'individuo rispetto a quelli della societа e dello stato, visti questi
ultimi soprattutto nel loro potere di impedire la promozione dell'individuo, se
non addirittura di opprimerlo. Cosн egli introdusse una curiosa variante alla
legge dell'evoluzione: mentre negli organismi ogni parte и in funzione del
tutto, nelle realtа superorganiche il tutto и in funzione delle parti; mentre
nei primi il tutto и il fine, nelle seconde invece lo sono gli elementi
costitutivi. Insomma egli и convinto che gli individui possano agire sulla
societа piъ di quanto questa possa agire sui singoli; le vere trasformazioni, le
vere «evoluzioni sociali» sono state prodotte dalle azioni costanti e continue
degli individui, che hanno modificato gradualmente le forme della loro
organizzazione di vita collettiva come risposta ai bisogni che le circostanze
obiettive facevano insorgere. Le vere trasformazioni dunque non sono state
prodotte dalle istituzioni politiche. Di qui il principio generale che
l'evoluzione della realtа sociale и lenta e graduale; e di qui anche la proposta
di un ideale riformista, di una politica «gradualista», e il rifiuto del
socialismo. Come - dice Spencer - non si puт abbreviare la vita tra l'infanzia e
la maturitа, evitando quel processo di accrescimento e di sviluppo che si opera
lentamente ed insensibilmente, allo stesso modo non и possibile che le forme
sociali piъ basse divengano piъ elevate senza passare attraverso piccole
modificazioni successive.
Se ciт costituiva, da una parte, il fondamento teorico di una prassi politica
attuata correntemente nell'Inghilterra liberale, dall'altra rappresentava un
potente argomento offerto agli imprenditori industriali inglesi che, per
alimentare, con la crescita economica, il proprio interesse, avevano bisogno che
ognuno restasse al suo posto, svolgesse la propria funzione, cioи avevano
bisogno dell'ordine sociale.

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