Socrate e ricerca filosofica

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Testo

SOCRATE

Socrate intese la ricerca filosofica come un esame incessante di se stesso e degli altri.
Socrate non scrisse nulla perché credeva che nessuno scritto possa suscitare e dirigere il filosofare;inoltre affermava che lo scritto può comunicare una dottrina;non stimolare la ricerca.
A causa di mancanza di scritti di Socrate,per la ricostruzione del suo pensiero ci si è dovuti affidare ad altri filosofi.
Aristofane,come atri suoi contemporanei, concentra in Socrate il tipo di intellettuale innovatore, accomunandolo ai sofisti e presentandolo come un chiacchierone perdigiorno,che infonde insegnamenti corruttori ai giovani dabbene, negando gli dei patri.
Socrate è legato ai sofisti da alcuni rapporti del suo pensiero che sono i seguenti: 1) l’attenzione per l’uomo e il disinteresse completo per le indagini intorno al cosmo;2) la tendenza a cercare nell’uomo i criteri del pensiero e dell’azione;3) l’atteggiamento spregiudicato e la mentalità razionalistica, anticonformista e antitradizionalistica, portata a mettere tutto in discussione e a non accettare nulla se non attraverso il vaglio critico e la discussione;4) l’inclinazione verso la dialettica e il paradosso. Ciò che lo allontana dai sofisti è invece:1) un più sofferto amore della verità e del rifiuto di ridurre la filosofia a retorica o ad esibizione verbale fine a se stesso2)il tentativo di andare oltre lo sterile relativismo conoscitivo e morale in cui si era avviluppate la sofista post-protagora. Per questo Socrate è considerato il più sofista tra i filosofi e il più filosofo tra i sofisti.
Per Socrate alla mente umana sfuggono inevitabilmente i perché ultimi delle cose e che a essa non è dato di conoscere con certezza l’essere e i principi del mondo. Per cui non si occupò né quale sia la struttura del cosmo, né perché si formi ciascuna delle cose celesti, infatti per l’uomo non è possibile agli uomini trovare queste cose.
Quindi Socrate cominciò a intendere la filosofia come indagine in cui l’uomo tenta con la ragione di chiarire sé a sé stesso, rintracciando il significato profondo del suo esser-uomo. Famoso è il suo motto “conosci te stesso” vedendo in questo il motivo ultimo del filosofare e la missione stessa del filosofo. E poiché, secondo Socrate; non si è uomini se non tra uomini, in quanto ciò che ci costituisce come tali è proprio il rapporto con gli altri, la sua filosofia assume i caratteri di un dialogo interpersonale, in cui ognuno affronta e discute le questioni relative alla propria umanità con gli altri.
Per Socrate la prima condizione della ricerca e del dialogo filosofico è la coscienza della propria ignoranza. Famoso è un suo detto “sapiente è colui che sa di non saper” Sostenere che vero sapiente e unicamente chi sa di non sapere è anche un modo polemico per dire che genuino filosofo è soltanto colui che ha compreso che intorno alle cause e alle strutture del Tutto non si può dire nulla con sicurezza; è inoltre una denuncia contro coloro che pretendono di saperla lunga sull’uomo. La tesi socratica del non sapere non si identifica con una professione di scetticismo, poiché se da un lato funge da richiamo ai limiti della ricerca,che non può spingersi alle supreme realtà della natura metafisica, dall’altro lato funziona come un invito a uno stimolo ad indagare, entro i limiti dell’esperienza, i problemi fondamentali dell’uomo.
Nell’esame cui Socrate sottopone gli altri, la sua prima preoccupazione è di renderli consapevoli della loro ignoranza. A tale scopo si avvale dell’ironia(=dissimulazione).
L’ironia è dunque il metodo utilizzato da Socrate ‘per svelare all’uomo la sua ignoranza e per gettarlo nel dubbio e nell’inquietudine, impegnandolo nella ricerca.
Tutto ciò non significa che Socrate dopo aver fatto il vuoto nella mente del discepolo, si proponga di riempirla immediatamente con una verità. Infatti Socrate non vuole comunicare dall’esterno una propria dottrina, ma soltanto stimolare l’ascoltatore a ricercarne Dall’interno una sua propria. Da ciò la celebre meieutica, arte di far partorire propria delle ostetriche. Come costei, aiutava le donne a partorire i bambini, così Socrate, ostetrico delle anime, aiuta gli intelletti a partorire il loro genuino punto di vista. Per Socrate la vera educazione, infatti,è sempre l’auto-educazione.
Socrate faceva partorire attraverso domande brevi e precise (brachiologia) e attraverso la domanda “che cos’è” questa rivela un doppio volto: uno negativo, indirizzato a mettere in crisi il dialogante e a spogliarlo delle formule acriticamente accettate;l’altro positivo, teso a condurlo verso una definizione soddisfacente dell’argomento. Per questo Socrate usava un ragionamento induttivo: per ragionamento induttivo si intende il procedimento mentale che , dall’esame di una serie di casi particolari, risale a un concetto o a un principio universale.
Per concetto s, nell’accezione socratico-platonico-aristotelica del termine, si intende ogni contenutomentale in grado di fissare in modo universalmente valido le note essenziali di una realtà qualsiasi.
La tesi chiave della morale di Socrate è la virtù come ricchezza e scienza. Per virtù i Greci intendevano il modo di essere ottimale di qualcosa .Riferito alla persona, il concetto di virtù indica la maniera ottimale di essere uomo. Per Socrate la virtù non è un dono gratuito, ma una faticosa conquista,ed dipende dall’educazione.
Socrate ritiene che la virtù è sempre una forma di sapere, ossia un prodotto della mente. Per Socrate per essere uomini è indispensabile riflettere criticamente sull’esistenza, secondo Socrate non esistono né il bene né ola giustizia, poiché il bene e il giusto sono valori umani che scaturiscono dal nostro lucido ragionare. Il sapere di cui Socrate parla, sapere quando è bene fare questa o quell’azione, che diviene buona in quanto so che, ora è bene farla.. La vita come avventura disciplinata dalla ragione:ecco il senso profondo del razionalismo morale di Socrate e della sua affermazione della virtù come scienza. Intesa come sapere razionale, la virtù socratica può essere insegnata e comunicata a tutti e deve costituire un patrimonio di ogni uomo. Da questa concezione della virtù, Socrate trae talune conclusioni di fondo. Innanzitutto la virtù è unica, in quanto ciò che gli uomini chiamano le virtù è la scienza del bene,comportarsi da giusti e da coraggiosi significa sapere quando e come è bene esserlo.
I valori veri sono, per scorate, solamente i valori dell’anima, che si sommano tutti quanti nella conoscenza.
Socrate ritiene che la morale sia un modo di essere che mira alla “utilità” e alla “ felicità” della vita. La virtù socratica non è una negazione ascetica dell’esistenza, ma un suo potenziamento tramite la ragione, ossia un calcolo intelligente finalizzato a rendere migliore e più felice la nostra vita. La virtù di cui parla Socrate tende a risolversi nella politicità, poiché l’arte del saper vivere, essendo l’uomo un essere sociale, si identifica e concretizza nell’arte del saper vivere con gli altri. La politica è quel ragionare-insieme sulle cose della Città da cui deve scaturire il bene comune.
Dalla teoria della virtù come scienza deriva i paradossi secondo cui “nessuno pecca volontariamente” e”chi fa male, lo fa per ignoranza” un altro paradosso del sacrotismo, “ è preferibile subire il male che commetterlo”
Non distinguendo fra intelletto e volontà o non dando sufficiente importanza ai fattori emotivi,si è detto che Socrate avrebbe esagerato con la potenza della ragione.
Un’altra imputazione che gli si è rivolta è stata quella del formalismo etico, in quanto egli non definirebbe il concetto di virtù.
Socrate tende a dare alla sua opera un carattere religioso. egli considera il filosofare come una missione e un compito che gli sono stati affidati dalla divinità. Egli parla di un demone che lo consiglia in tutti i momenti decisivi della vita, invitandolo a non fare certe cose. Questo demone è stato interpretato come la voce della coscienza, ma Socrate diede al demone un concetto religioso, non semplicemente morale.
Socrate fu accusato di non riconoscere come dei quelli tradizionali della città, ma di introdurre divinità nuove e fu anche colpevole di corrompere i giovani. Pena:la morte. Socrate poteva scappare o essere esiliato ma preferì la morte pur di mantenere fede ai propri principi. Per questo la cosa più importante di Socrate fu la morte, perché fu considerato come il primo martire del pensiero occidentale. Ma Socrate riveste pure un altro significato ideale ed esistenziale,perché testimonia la piena fedeltà di Socrate a se stesso e ai suoi principi teorici. Tale lealismo di Socrate verso la città e le leggi affonda le radici nel pensiero del filosofo, che ritiene che l’uomo sia tale solo quanto rapportato alla società, ossia che l’uomo emerga dall’animalità primitiva e si autocostituisca come tale solo in un contesto comunitario retto da leggi. Da questo punto di vista dire che l’uomo è società equivale a dire che l’uomo è tale in quanto “figlio” delle leggi. Le leggi si possono cambiare e migliorare, ma non violare, poiché altrimenti verrebbe meno la vita in società.

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