Socrate

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

Socrate
Filosofo greco (469-399 a.C.). Poiché non scrisse nulla, il suo pensiero è ricostruito sulla base di testimonianze, peraltro non sempre omogenee e concordi. La più antica di esse è costituita da una commedia di Aristofane, Le nuvole (423), nella quale il filosofo compare in scena grottescamente sospeso in aria in un pensatoio. La fonte di gran lunga più importante sono i Dialoghi di Platone, più attendibili i dialoghi scritti da Platone negli anni immediatamente successivi alla morte del maestro, e cioè, oltre all'Apologia, il Critone, il Lachete, l'Ippia Minore, il Carmide, lo Ione, l'Eutifrone, il Protagora, l'Alcibiade Primo e l'Eutidemo. A quanto si sa S. si dette alla «vita filosofica», realizzando la sua vocazione di risvegliatore di coscienze non nel chiuso di una scuola, ma nelle botteghe, nelle vie e nelle piazze della città. Sposò Santippe ed ebbe da lei tre figli. Combatté nella guerra di Potidea (432-429), a Delio (424) e ad Anfipoli (422), dando prova di resistenza fisica, di coraggio e di generosità, come quando salvò Alcibiade ferito e rinunciò alla ricompensa in favore dell'amico. Quando, dopo l'infelice guerra del Peloponneso e la tirannia dei Trenta, nella Atene dominata dai seguaci di Trasibulo, si vollero restaurare i valori e gli ordinamenti tradizionali, si fecero risalire la sconfitta militare e la decadenza politica alla disgregazione operata nella coscienza dei cittadini dalla nuova cultura, spregiudicata e dissacratrice, di cui S. era l'esponente col suo spirito critico. Della fermezza e della dignità con cui S. ricusò l'evasione dal carcere e si diede la morte bevendo la cicuta sono altissima testimonianza l'Apologia, il Critone e il Fedone. Seminando dubbi nei suoi avversari egli non intende soltanto distruggere delle opinioni; suo fine invece è scoprire la verità, o meglio aiutare gli uomini a trovare da se stessi la verità. In questo senso egli può affermare di aver ereditato dalla madre levatrice l'arte maieutica, in quanto non ha verità da partorire, ma possiede solo la facoltà di assistere gli altri nel dare alla luce quelle che sono in grado di scoprire in se stessi. L'ironia è una manifestazione conseguente di tale atteggiamento antidogmatico, così come lo è la pratica del dialogo aperto, in quanto mezzo per arrivare alla verità. S. si propone di educare gli uomini ad acquistare una consapevolezza sempre più profonda del significato del loro operare. Attraverso la riflessione l'uomo diviene virtuoso, cioè acquisisce la padronanza consapevole delle proprie capacità. In questo senso la virtù è fatta coincidere col sapere e, contro il relativismo dei sofisti, è presentata come unica e insegnabile. Il male deriva solo da ignoranza o da insufficiente conoscenza del bene: «nessuno sbaglia di sua propria volontà».

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