Materie: | Appunti |
Categoria: | Filosofia |
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Testo
SOCRATE
Per Socrate la vera filosofia si dà con la ricerca. Questa ricerca deve capire cos’è l’uomo, ricercando proprio tra gli uomini attraverso il dialogo. Prima bisogna capire cos’è l’uomo e poi, forse, si passa all’indagine naturalistica. L’interesse di Socrate finisce così per coincidere con quello dei Sofisti.
Il metodo d’indagine di Socrate è la ricerca tra gli uomini presentando ricorso al dialogo razionale. Socrate quindi non ha lasciato nessun testo scritto; sostiene che la parola scritta è muta perché questa non risponde ai quesiti dei lettori. La parola scritta, per S., nega il dialogo e impedisce il discorso filosofico.
Sorge qui un enigma: la questione scolastica. Siccome non ha scritto nessun’opera, come si fa a conoscere la sua filosofia? S’interpretano e si confrontano le fonti indirette per giungere al suo pensiero. Ogni filosofo, nel riportare il discorso altrui, modifica la sua filosofia in modo da giustificare la propria. Sorge necessario qui il confronto per trovare elementi comuni della filosofia di Socrate. Si può utilizzare anche il metodo della “Prospettiva del prima e del dopo”: fino a Socrate si discutevano determinati temi; dopo lui molti filosofi parlavano di temi diversi.
⇒ Probabilmente, quindi, Socrate ha scoperto queste nuove questioni e le ha portate alla luce.
Fonti indirette di Socrate:
Senofonte.
Aristofane → è un commediografo e fa parte del ceto aristocratico. Legato ai valori tradizionali, dipinge Socrate come il peggiore dei Sofisti e cerca di metterlo in ridicolo. È importante perché si può confrontare l’ambiente del tempo con Socrate.
Policate → esponente di parte democratica.
Socratici minori → discepoli di Platone che sviluppano un punto della filosofia di Socrate.
LE NUVOLE (di Aristofane):
In quest’opera Aristofane vuole rappresentare Socrate come il peggiore dei Sofisti: (vive sulle Nuvole).
Antefatto: Strepsiade ha un figlio; questo perde molti soldi con il gioco ed indebita enormemente il padre. Strepsiade pensa di mandare il figlio dal migliore dei Sofisti perché costui renderebbe migliore il pensiero peggiore (L’importanza è far credere).
Il figlio non accettò la proposta del padre.
PUNTI DI VICINANZA TRA SOCRATE E I SOFISTI:
1. L’interesse antropologico (dal cosmo all’uomo);
2. Omomensuria per conoscere e per agire;
3. L’antitradizionalismo;
4. La funzione del paradosso e della dialettica (come arte del discorso).
PUNTI DI LONTANANZA TRA SOCRATE E I SOFISTI:
1. Socrate vuole arrivare ad una verità;
2. Si va oltre il relativismo assoluto.
PUNTI D’AFFINITÀ TRA SOCRATE E PLATONE:
A. Anche con Platone si dà l’esperienza del superamento del relativismo sofistico;
PUNTI DI DISTACCO TRA SOCRATE E PLATONE:
A. La verità non è nell’uomo (umanismo), ma bisogna cercare oltre l’uomo (non nella natura, bensì oltre le cose materiali, in ambiente metafisico).
Il motto della filosofia di Socrate è “CONOSCI TE STESSO”: la filosofia è ricerca di sapere, un’indagine attorno a se. La ricerca si dà con il Dialogo Socratico.
Per Socrate si può conoscere solo con l’ignoranza: se ha la presunzione di conoscere già tutto, non ci si pone alla ricerca della verità. Il vero sapere è sapere di non sapere.
“Un giorno un uomo va a Delfi dall’oracolo per chiedergli chi è il più sapiente. L’oracolo gli risponde sostenendo che è Socrate. L’uomo riferisce il tutto al diretto interessato.
Socrate si domanda: come posso essere il più sapiente se sostengo di non sapere?
Si reca dai savi (Eruditi, dotti, edotti, sagaci, oculati, avveduti) della città e si confronta con loro per chiedere se l’oracolo sia in errore. Socrate chiede di spiegare la loro filosofia; quando S fa capire che questi sono contraddittori, si comportano sgarbatamente. Lentamente viene alla luce la loro boria (Vanità, superbia, alterigia, immodestia, burbanza, ostentazione, arroganza, tracotanza, tronfiezza, immodestia, sussiego): credono di essere sapienti ma non lo sono”.
Il privilegio di Socrate è la conoscenza del suo non sapere (solo così si può intraprendere la ricerca conoscitiva). ⇒ La cultura diventa umiltà. Questo diventa democrazia perché è necessario il confronto, il dialogo.
IL PROCESSO A SOCRATE:
Tre accuse sono a carico di S.:
1. Non crede nei tradizionali dei.
2. Ne introduce di nuovi (professa una nuova fede).
3. Corrompe i giovani (corruzione morale).
APOLOGIA:
L’APOLOGIA di Socrate è il discorso in sua difesa. Sostiene che prima di essere condannato (per le accuse recenti), deve difendersi dalla cattiva fama, così i giudici arrivano ad ignorare le calunnie antiche.
Come arrivare alla sapienza? La filosofia di Socrate è il dialogo; questo si dà in due momenti:
1 IRONIA: distruzione delle certezze (critica negativa).
1 Ironia ⇒
2 MAIEUTICA: costruzione positiva.
Intesa come dissimulazione – finzione.
Socrate, durante un dialogo, si definisce ignorante e chiede spiegazioni al colloquiante. Le domande sono di tipo brachilogico (sono brevi). Finge di riconoscere nell’altro la sapienza e poi smonta le definizioni (attraverso il paradosso).
2 Maieutica ⇒
Simboleggiata con l’arte dell’ostetrica (lavoro svolto dalla madre perché ormai in menopausa), anche Socrate dice di aiutare gli altri a “partorire” un figlio (la sapienza) che non è sua.
Socrate non ha l’intenzione di far valere una sua verità (è sterile di v.) ma aiuta a far partorire la verità che è dentro gli altri attraverso il dialogo razionale.
LA VIRTÙ
Aristotele sostiene che è stato Socrate a scoprire il concetto dell’uomo (la scienza è fatta di definizioni).
Gli storci della filosofia dicono che Socrate non vuole arrivare a questo. Ha fatto uso della domanda breve (brachilogia) non per raggiungere un fine diretto, ma secondo una precisa funzione. Durante l’Ironia diventa un mezzo per arrivare a sapere di non sapere.
Socrate è arrivato ad avere idee ben precise riguardo a ciò che è morale.
Per rispondere alla domanda “cos’è l’etica”, bisogna rispondere con “cos’è la virtù”:
- Il modo ottimale di essere di qualche cosa.
- È ciò che rende una cosa buona e perfetta in ciò che è.
La virtù coincide dunque con l’etica.
Noi realizziamo noi stessi quando attuiamo la virtù.
La virtù è specifica ed è legata alla razionalità; più un uomo si comporta razionalmente, più è virtuoso.
La virtù non è acquisita, ma bisogna ricercarla consapevolmente.
Se la virtù è ricerca rispetto ad una sapienza, allora è scienza. È insegnabile
La virtù è assoluta (tra tutti gli esempi di virtù, qual è l’elemento che accomuna).
Si può quindi arrivare a scoprire ciò che è bene con la ragione.
PARADOSSI DI SOCRATE:
Vanno contro le normali idee della gente comune.
A. Nessuno pecca volontariamente; chi fa il male, lo fa per l’ignoranza del bene.
B. È preferibile subire il male piuttosto che commetterlo.
A. Nessuno fa del male di sua spontanea volontà perché pensa che l’azione che sta facendo sia corretta. Quando un uomo conosce ciò che è bene, cancella la volontà (sei dunque portato a farlo).
B. Si è in condizione di superiorità rispetto a qualcuno che fa il male (è ignorante). Chi subisce il male, conosce e ha consapevolezza di ciò che è bene e male: è superiore.
“Chi fa male ed è consapevole di farlo è superiore a chi fa male e non ne è consapevole. ⇒ In contrasto con il primo paradosso.
ACCUSE - critiche al pensiero Socratico:
1. Intellettualismo → è troppo discorsivo: basta conoscere per fare del bene (misconosce la dimensione della volontà umana). Molto spesso le persone sanno cos’è bene, ma poi non lo fanno (dimensione della volontà).
2. Formalismo → Socrate non dice ciò che è giusto (dando il contenuto delle leggi morali), ma dice semplicemente come farlo (facciamo ogni cosa in base alla ragione → dice cosa fare momento per momento).
3. Relativismo → Questa è una conseguenza del formalismo: ciascuno di noi potrebbe arrivare ad una diversa morale, con la conseguente formazione del relativismo morale.
RELIGIONE DI SOCRATE:
Fa spesso riferimento ad un demone; questo è un essere metà divino e metà umano. Non è una divinità, ma è uno spirito divino.
Il demone fa capire a Socrate che non è giusto compiere un’azione. Non dice mai cosa fare, piuttosto dice cosa non fare.
(*) Ma Socrate si distacca dalla religione greca? Prima di rispondere a questa domanda, bisogna dire cos’è per Socrate. Interpretazioni:
1. Fa riferimento ad una voce interiore, alla coscienza, ad un comando morale che risuona nell’intimità della persona. Il demone è quindi una voce che comanda l’azione: la morale.
2. Il demone può essere anche inteso come divinità. Il demone non è più una voce ma un dio che emerge dalle parole di Socrate.
3. È il sentimento di ciò che trascende l’uomo, di quella cosa che va oltre l’empireo, il sensibile. Il demone è un concetto religioso, non una morale.
4. Il demone può anche essere associato all’ironia perché il primo fa capire ciò che non è da fare e il secondo porta il non sapere.
Alla domanda detta in precedenza (*) si può ora rispondere: la religione di Socrate non è quella greca.
LA MORTE DI SOCRATE
“La società più democratica condanna a morte la persona più giusta.”
Socrate viene accusato di:
1. Non crede nei tradizionali dei.
2. Ne introduce di nuovi (professa una diversa fede).
3. Corrompe i giovani (corruzione morale).
Socrate, facendo riferimento alle accuse, ne inverte l’ordine: al primo posto mette la corruzione ai giovani. Egli capisce che l’imputazione di non rispettare la vecchia religione sia unicamente formale, serve solamente per arrivare ad accusarlo di peggiori mali. La corruzione di cui si vuole discolpare per prima è nell’ambito dei rapporti.
Il giudice, dopo aver considerato Socrate, gli chiede qual è la pena più giusta da infliggergli: il filosofo risponde che dovrebbe essere mantenuto a vita dalla città. Forse è stato proprio questo la causa della sua condanna a morte.
Il fattore che ha favorito la condanna a Socrate, è la situazione storica politica di quel periodo: Atene è appena uscita sconfitta nella seconda guerra del Peloponneso (vinta da Sparta); in Atene ritorna una democrazia conservatrice (restia ai cambiamenti).
È stato processato duramente perché i democratici temevano che le idee di Socrate: questo riteneva, infatti, che la politica è un’arte (scienza di chi ha il sapere: che possono governare). Le conseguenze di questo pensiero sono due:
a CRITICA ALLA DEMOCRAZIA: se la politica è una competenza specifica, alla guida della città deve stare solo chi ne ha la capacità, quindi non di tutti i cittadini.
b Se la politica è l’arte di stare insieme, di ciò che è giusto fare, allora ha a che fare con la virtù e quindi con il bene.
Socrate accetta di morire perché riconosce che l’uomo è tale poiché vive nella società; necessita delle regole, delle leggi per vivere con gli altri. Se un uomo viola le leggi della comunità, infrange anche le proprie ed esce dal contesto sociale.