Socrate

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

ESORDIO Il modello socratico di comunicazione filosofica, così come ci è trasmesso da Platone, rappresenta un ineludibile punto di riferimento: tracciare un percorso interpretativo del pensiero socratico, con espliciti riferimenti ai dialoghi platonici.

TESI: Il modello socratico di comunicazione (dialogo, ironia, maieutica).

CONFERMA DELLA TESI: tracciare un percorso interpretativo del pensiero socratico, con espliciti riferimenti almeno ai seguenti dialoghi platonici (per es. Teeteto, Apologia di Socrate, Fedone etc…)

PRESENTAZIONE DI ALTRI PUNTI DI VISTA: citare Aristofane “Le nuvole”, Senofonte, il giudizio di Nietzsche su Socrate

CONCLUSIONE

Il modello socratico di ricerca filosofica è fondato sul dialogo come forma di comunicazione plurilaterale, momento di confronto umano che pone le basi per la ricerca comune della verità. Esso risulta costituito da due momenti fondamentali: l’ironia, l’aspetto critico-demolitorio, e la maieutica, quello positivo-costruttivo.
Il primo ha lo scopo di smascherare la presunzione dell’interlocutore e di svelare la sua effettiva ignoranza. Il filosofo, fingendosi ignorante della materia, dichiara di voler essere “illuminato” dal sapere dell’altro e così, ponendo domande e confutando tesi logicamente e concettualmente improprie, pone l’altro in numerose contraddizioni e rende manifesta la sua falsa conoscenza: in questo modo egli stimola nell’interlocutore il desiderio di ricerca.
Nella maieutica il filosofo fa domande all’interlocutore in modo che questi “partorisca” da sé la verità e non acquisisca passivamente nozioni dall’esterno: nel Teeteto di Platone emerge quanto il dialogo interpersonale e la maieutica svolgano anche un ruolo importante a livello educativo.
Nei dialoghi platonici giovanili la figura di Socrate, personaggio centrale, viene esaltata, nonché fortemente idealizzata: ad esempio nell’”Apologia”, in cui il filosofo si difende da solo di fronte al tribunale che decide poi la sua condanna a morte, Platone enfatizza molto le capacità oratorie del suo maestro e le sue virtù morali, e nel “Fedone”, in cui si narra l’ultimo giorno di vita del maestro, Socrate non appare granché provato dal torto subito dai suoi concittadini e affronta le sue ultime ore sempre e inevitabilmente a testa alta. Con questo non si vuole tacciare Platone di aver proposto una falsa testimonianza, ma solo che la sua indiscutibile interpretazione talvolta ha reso poco attendibili le sue opere dal punto di vista storico.
Alla luce di ciò, per conoscere quanto della figura socratica di Platone sia aderente al vero, è necessario consultare i punti di vista e le testimonianze di altri autori.
Aristofane, contemporaneo di Socrate, nella sua commedia “Le nuvole” ridicolizza la figura del filosofo attraverso una pungente satira: lo descrive come un ciarlatano, un sofista che corrompe i giovani e nega gli dei patri. Si scaglia con tono polemico e ostico e il motivo di una tale atteggiamento va indagato nel fatto che, essendo il suo spirito fortemente conservatore, egli vede Socrate come una sorta di rivoluzionario, una minaccia per l’etica greca esistente.
Senofonte, nei “Memorabili”, “Economico” e altri scritti, dà di Socrate una testimonianza riduttiva, raffigurandolo sì come uomo giusto e integerrimo, ma tralasciando aspetti fondamentali della sua figura, se consideriamo i suoi scarsi rapporti con il filosofo e la sua estraneità agli insegnamenti di questo, e rende così la propria valutazione di scarsa affidabilità storica.
Tra i critici moderni spicca sicuramente la figura di Nietzsche, sostenitore del fatto che il filosofo, esaltando i valori del sapere e dell’interiorità, ha volutamente ucciso il piacere di vivere, gli istinti, le passioni. Lo accusa di intellettualismo etico (come anche Aristotele fece a suo tempo), in quanto è stato sostenitore di un radicale ed eccessivo razionalismo.
Senza dubbio Socrate ha tentato di portare ad Atene un mutamento nella schiera dei valori, ma così facendo, si è scagliato contro un sistema solidamente edificato proprio su quei principi, capisaldi morali che il popolo greco osservava fedelmente. Era inevitabile, perciò, che i suoi contemporanei lo vedessero come un pericolo, un innovatore che avrebbe radicalmente compromesso le loro radici socio-culturali.
A mio avviso Socrate ha mostrato, invece, un impegno lodevole per il bene della società del suo tempo. Ha portato avanti con coerenza, determinazione e fiducia, anche a prezzo della morte, i suoi ideali innovatori e non ha voluto sobillare un sistema, ha voluto proporre all’uomo l’ordine della ragione nella confusione degli istinti, e, fondamentalmente, ha tentato di insegnare a rendersi attivi e artefici della propria vita. “Non cesserò mai di filosofare”, proclama a testa alta nell’Apologia, “e di esortarvi e di consigliarvi, chiunque incontri di voi”.

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