Socrate

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Categoria:Filosofia
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Testo

L’universale di Socrate
(parte seconda)
S. ci introduce nella definizione dell’Universale in contrapposizione al Particolare. La ragione fondamentale della debolezza (non verità) di ogni forma di conoscenza è ravvisata da S. nell’incapacità di stabilire il significato di ciò intorno a cui si presume sapere qualcosa. Le conseguenze di questa incapacità si fanno sentire nel profondo dissenso che regna tra gli uomini intorno alle maggiori questioni della loro vita: il bene, il male, il giusto, l’ingiusto, il bello e il brutto. Infatti c’è accordo su cose quantificabili (peso, forma, numero, grandezza degli oggetti) ma non c’è accordo sulle grandi verità ontologiche che chiariscono il senso della vita dell’uomo. Ciò che manca alle opinioni riguardanti il giusto, l’ingiusto, il bene e il male è innanzitutto la capacità di definire cosa sia ognuno di questi termini. Gli interlocutori di S. sono tutti convinti di sapere ciò di cui si discute, ma in realtà non lo sanno. Credono di sapere cos’è la giustizia perché sanno indicare una certa azione giusta o una proprietà della giustizia. Ma la giustizia non è né questa né quella azione bensì è ciò che rende giusta una certa azione. È un qualcosa ancora da definire. Ci si deve quindi proporre di definire cosa sia la giustizia in se stessa e cioè definire cosa sia ciò che, realizzandosi in ogni azione giusta, fa si che essa sia giusta.
La giustizia così intesa è l’universale rispetto al quale le azioni giuste sono i particolari. L’universale è allora l’idea o la regola secondo cui ogni particolare si realizza (il vero sapere è la conoscenza dell’Universale). Quindi S. mette in luce che il sapere che ci manca potrà essere raggiunto solo a condizione che il suo contenuto si presenti come Universale, quindi come oggetto di pensiero, quindi l’Universale non è qualcosa di sensibile; sensibili sono i particolari infatti la definizione di giustizia, uomo, casa, non è oggetto dei sensi ma dell’attività del pensiero, quindi la verità delle cose sarà data da ciò che il pensiero dice delle cose. Ci si deve allora porre alla ricerca della verità con l’intento di stabilire un sistema di concetti.
Si estrae dai particolari il concetto di universale. Il pensiero porta la verità. Tocca al pensiero (NON ALL’ESPERIENZA!) conoscere la verità.
Se non si è in grado di sollevarsi al concetto universale delle cose, la posizione dei Sofisti rimarrà sempre insuperabile e si dovrà sempre affermare che la conoscenza è la conoscenza di particolari, sempre relativa e sempre contraddittoria e che l’accordo tra gli uomini sarà sempre impossibile. Quindi secondo S. il dialogo tra gli uomini è possibile intorno concetto delle cose ed è in relazione al concetto delle cose ed è in relazione al concetto che si può trovare accordo nella verità.

Nick: malva

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