Socrate

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Testo

Socrate

Il pensiero di Sacrate ci è pervenuto a noi per mezzo dell’interpretazione scritta di Platone.
Socrate non lasciò niente del suo pensiero per iscritto perché non si considerava uomo dotto con del sapere da tramandare da generazione in generazioni.
Egli fece una profonda affermazione. Non bastava all’uomo, come credevano i Sofisti, un’educazione verso lo Stato e la presa di coscienza dei propri diritti e doveri, ma bisognava prima di tutto indagare sull’intimo dell’uomo e scoprire chi è veramente.
Per quanto riguarda la domanda che viene spesso ripetuta “Chi Siamo”, nel corso dei secoli ci sono state varie interpretazioni: materialistiche, spirituali, laiche… , ma per Socrate per dare una risposta a questo quesito non era necessario proiettarsi verso esterno e quindi nell’ambiente e nella realtà in cui si vive, ma guardarsi all’interno di ognuno di noi (ciò che noi chiamiamo oggi “Introspezione Psicologica”.
Quindi mentre per i Sofisti l’uomo era considerato in rapporto allo Stato, per Socrate l’uomo è come un’indagine interiore della propria coscienza e della propria essenza. Lui sostenne che il processo di introspezione era fondamentale per comprendere chi è se stesso.
Successivamente Socrate prese come motto personale una frase scritta nel timpano del tempio di Delfi “CONOSCI TE STESSO”.
Cosa significa questa frase?
Riportata ai nostri giorni essa assume il significato di conoscere ciò che si è veramente (la nostra umanità) per il fine di comprendere i nostri limiti.
Noi abbiamo dei limiti come tutti gli esseri viventi, ma come animale razionale (in quanto produciamo pensiero) dobbiamo riconoscere questi limiti e ricercare il nostro vero essere per educarlo.
Il nostro fine etico sarà quindi quello di trovare la nostra essenza, scoprire i limiti e andare oltre.
Spesso, come i Sofisti, Socrate andava nelle piazze e nelle strade per “professare” il suo pensiero e riusciva a far interessare ciò una grande parte della gente. Cercò di educare principalmente i giovani alla ricerca della verità che è all’interno di ognuno di noi.
Poi alla “verità” dei Sofisti contrappose la Verità assoluta; come si narra nell’ “Apologia di Socrate” di Platone in cui Socrate, durante un processo in cui lo si accusava di aver corrotto con la sua “dottrina” i giovani, non volle essere difeso da nessuno poiché riteneva di essere nel giusto e quindi innocente.
Alla fine Socrate, invidiato dai politici, fu condannato a morte e la sua morte ebbe un grande effetto sull’istituzione politica poiché molti uomini di quel periodo si domandavano come si fosse commesso un errore di questo tipo in una Democrazia come quella del loro paese.
Un altro punto importante fu quello in cui sosteneva che fino a quando una persona resta convinto delle proprie idee, non sarà mai in grado di rivederle; la stessa cosa succedeva per la nostra conoscenza morale. Perciò il primo passo da fare per scoprire la propria essenza era quello di dubitare (Il Dubbio). In questo modo considerava sciocco chi non aveva dubbi.
Dalla gente veniva chiamato “Torpedine” in quanto riusciva col suo modo di parlare a fare dubitare, mettendo a discussione qualcosa del bagaglio culturale che era stato accettato sin dalla nascita così com’era.
Socrate non sollecitava il dubbio per mezzo del monologo, ma lo faceva per mezzo di una discussione, che avveniva tra due interlocutori.
Le sue domande erano così insinuanti da fare dubitare il più certo di tutto il mondo.
Questo modo di agire (mettere nel dubbio qualcuno) la considerò come una vera e propria arte e la paragonò all’arte della Maieutica (colei che aiutava a partorire) in quanto Socrate aiutava a far conoscere, per mezzo del dubbio, la verità di ognuno di noi.

*Fu considerato dall’oracolo di Delfi il più saggio e lui spiegò ciò perché era consapevole di non sapere.

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