Schopenhauer e il tentativo di superare l'idealismo

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Categoria:Filosofia

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Testo

SCHOPENHAUER
Tutto il suo discorso ha il tentativo di superare l’idealismo.
S. ha definito i 3 idealisti “3 impostori, 3 ciarlatani, 3 sofisti”. Queste accuse derivano dal fatto che l’idealismo ha nascosto la realtà, la dialettica ed il resto sono un’illusione filosofica per celare agli uomini la realtà.
S. critica l’affermazione “tutto ciò che è reale è razionale”, perché per lui nella realtà ci sono molti aspetti irrazionali che H. non aveva considerato. Questi, per S. sono la prova tangibile che la ragione non può spiegare tutto, inoltre è critico nei confronti di H. perché ha reso la filosofia serva dello stato prussiano, e l’ ha messa al servizio della politica e H. è un sicario della verità. Ha avuto successo H. perché si è messo al servizio dei potenti. Ci vuole una filosofia non remunerata. In questo contento l’unica cosa giusta è che la filosofia torni a K. superare l’idealismo e recuperare gli elementi più importanti della filosofia kantiana. Parlando di K. non possiamo non parlare del rapporto fenomeno/noumeno, per S. il tentativo dei filosofi kantiani di superare questo dualismo è errato, questo dualismo va mantenuto, non superato, perché le grandi filosofie si basano su questo tipo di dualismo e qui riprende Platone (essere/divenire). Dobbiamo riprendere questo dualismo, partire da una realtà che sembra in un modo, ma che è diversa. Il fenomeno è una realtà soggettiva. K. e Platone sono per S. i grandi maestri della filosofia occidentale, preceduti dalle filosofie orientali.
S. aveva conoscenza delle filosofie orientali che si basano sulla differenza tra la realtà come la percepiamo e come è realmente. La realtà è un velo che nasconde la vera realtà;
nel Buddhismo si parla di velo di Maia, ossia, un aspetto della realtà che ci nasconde l’essenza della metafisica.
Comincia ad essere evidente una matrice kantiana ed anche un allontanamento;
K. dava al fenomeno una valutazione positiva, la conoscenza fenomenica era valida. Per S. il fenomeno è ciò che ci nasconde la vera struttura metafisica del reale, da un lato il discorso è kantiano (per il rapporto fenomeno/noumeno), ma dall’altro c’è un superamento perché c’è una valutazione diversa del fenomeno e c’è un atteggiamento diverso nei suoi confronti. Per S. il fenomeno va superato, non è il punto d’arrivo come per K. il mondo ci appare come fenomeno, cioè come rappresentazione, abbiamo una visione soggettiva; queste strutture conoscitive sono le forme di cui parlava K. Mentre K. distingueva spazio e tempo, S. riduce le categorie alla sola categoria di causa che, per lui, è la fondamentale; per la sensibilità c’è come per K. spazio e tempo. Attraverso queste categorie conosciamo la realtà. Al di là della conoscenza fenomenica supponiamo la cosa in se che però non può essere conosciuta attraverso la conoscenza fenomenica.
K. si era fermato qui dicendo che la cosa in sé non è conoscibile, S. non accetta questa rinuncia, vuole superare il fenomeno ed arrivare alla dimensione metafisica. Per S. è possibile all’uomo arrivare alla conoscenza metafisica attraverso la introspezione; dice che se fossimo teste d’angelo alate, cioè solo conoscenza, non potremmo arrivare alla dimensione metafisica perché saremmo pura conoscenza. In realtà abbiamo anche il corpo, e per questo possiamo guardarci dal di dentro, intuire il nostro interno. Questo nostro essere corpo vuol dire che anche noi siamo oggetto di conoscenza fenomenica, ma la conoscenza fenomenica rimanda a quella del numeno, possiamo avere di noi una conoscenza fenomenica, ma con l’introspezione possiamo avere una conoscenza del numeno, perché possiamo guardare dentro a noi stessi, l’introspezione è la chiave per scoprire il principio metafisico che è alla base del nostro essere fenomeno.
Cosa ci troviamo dentro: noi siamo essenzialmente fatti di volontà, di vita, azione, passione, avere, c’è in ognuno di noi questo impulso molto forte che non possiamo frenare, che ci spinge a vivere…
La volontà è il nostro principio di vita, un principio metafisico, è il nostro noumeno. Il principio nuomenico è uno solo, per analogia se la volontà è il nostro principio primo, lo è anche di tutti gli esseri, è il principio metafisico. Abbiamo identificato il noumeno con la volontà.
Caratteristiche:
sappiamo di non potere conoscere con le categorie di spazio, tempo e causa, è perciò
aspaziale
atemporale
acausale.
E’ al di fuori dei parametri della nostra razionalità, è irrazionale. E’ un’energia, un impulso che spinge tutti gli esseri ad agire, perché è proprio attraverso la presenza della realtà fenomenica che la volontà trova la sua attuazione. (tutto ciò che è reale è irrazionale) Tutto ciò che esiste agisce perché spinto da un impulso irrazionale. La realizzazione di questo principio avviene in tutti gli esseri prima nelle specie e poi negli individui ed è una realizzazione gerarchica, partendo dal mondo inorganico fino all’uomo.
Come si manifesta la volontà negli esseri?
E’ la lotta, tutti gli esseri lottano tra di loro, sia fra gli esseri della stessa specie e sia di specie diverse, questa lotta è generatrice di dolori e questa sofferenza è per tutti gli esseri, nell’uomo c’è la consapevolezza del dolore. Tutti gli esseri soffrono, l’uomo sa di soffrire e sa perché , più l’uomo è colto, più soffre. L’essenza del dolore sta nel fatto che essendo la vita volontà, volere, desiderare, sentire la mancanza di qualcosa, e quando ci manca qualcosa soffriamo. Il primo dolore deriva dal sentirci mancanti di qualcosa. L’appagamento del desiderio genera una sospensione del dolore, ma immediatamente sorgono altri desideri intervallati da momenti di noia. Ciò che si chiama gioia è una momentanea sospensione del dolore. La vita è dolore, vale x tutti gli esseri viventi, si può pensare che questo pessimismo possa portare all’esaltazione del suicidio, ma per S. il suicidio non è una soluzione, perché chi si suicida non rifiuta la vita, ma non accetta le condizioni in cui è costretto a vivere, sul piano personale il suicidio non porta ad una soluzione e nemmeno sul piano metafisico, quando una persona si uccide, elimina solo una manifestazione fenomenica della volontà che continua a manifestarsi negli altri esseri.
Alcuni fatti sono collegati a falsi miti ed illusioni. Per S. uno dei più forti è l’amore, perché gli uomini si amano, si innamorano perché sono spinti dalla volontà per promuovere l’accoppiamento, la riproduzione e la nascita di nuovi esseri che lottano, soffrono ecc, questa è la manifestazione della volontà. Apparentemente gli uomini pensano di innamorarsi liberamente, ma invece l’innamoramento è istintivo e finalizzato all’accoppiamento. Lo stesso per i sentimenti buoni, in realtà l’uomo è egoista e malvagio e vivere con gli altri manifestando sentimenti positivi è un mezzo per appagare i propri bisogni, gli uomini tendono a servirsi degli altri, vivono con gli altri perché ne hanno bisogno. Tipico esempio del rapporto tra uomini è la schiavitù, rapporto che hanno o vorrebbero avere con gli altri. Si tende a schiavizzare gli altri. Tanto più l’uomo si rende conto di questo, tanto più soffre e sfocia in una condizione di estremo pessimismo. Pensare che i nostri fini, progetti sono illusioni, renderci conto che siamo spinti alla sofferenza non può che portarci al pessimismo. L’uomo non accetta questo dolore e cerca un modo per attenuarlo ed eliminarlo.
S. suggerisce soluzioni che potrebbero rendere meno forte il dolore, dare momenti di stasi al dolore. Ci sono 3 tentativi, l’uomo può fare, senza garanzia:
Arte
Morale
L’ascesi

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