Materie: | Riassunto |
Categoria: | Filosofia |
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Data: | 30.03.2010 |
Numero di pagine: | 6 |
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SCHOPENHAUER (1788-1861)
1818: Il mondo come Volontà e Rappresentazione
Die Welt als Wille und Vorstellung
Da Kant riprende:
1. importanza della soggettività e della Rivoluzione Copernicana
2. distinzione noumeno-fenomeno
3. Kant ha riconosciuto che un accesso al noumeno è possibile quando l’uomo agisce: in questo modo si avvicina al concetto di noumeno come Volontà
4. l’impossibilità di dimostrare l’esistenza di Dio, Mondo e Anima
5. le categorie ridotte a 3: tempo, spazio e causalità
Il mondo come Volontà e Rappresentazione = Die Welt als Wille and Vorstellung
La rappresentazione nasce dal rapporto tra sogg. e ogg: è il fenomeno kantiano ma per Schopenhauer esso è pura illusorietà e apparenza (come nel termine tedesco Eirshainung); è il velo di Maya che nasconde l’essenza vera delle cose.
La rappresentazione si risolve interamente all’interno della coscienza del sogg; quando entra in contatto con l’ogg, il soggetto applica le tre categorie che possiede (N.B. in Kant erano 12) ossia spazio, tempo e causalità.
1. per prima cosa applicando il principium individuationis, attraverso spazio e tempo, individua e determina gli oggetti come singoli.
2. poi riconosce attraverso le categorie della causalità l’intreccio di rapporti tra gli oggetti: la causalità è l’essenza stessa della realtà come si può notare nel termine tedesco “realtà” Wirklichkeit che ha in sé la radice Wirken ossia “agire”
Ma dal momento che l’uomo non è solo apparenza, ma si esperisce attraverso il corpo, capisce che la sua vera essenza è la Volontà di vita (Wille zum Leben): attraverso il corpo quindi è possibile squarciare il velo di Maya e giungere alla sfera noumenica.
Il noumeno del mondo è quindi la Volontà che si serve della realtà per perpetuare se stessa: essa è presente in ciascun essere a partire dagli esseri inanimati ma è presente secondo gradi di coscienza diversi (ovviamente l’uomo ha il grado maggiore di coscienza di Volontà)
Non è però la volontà kantiana libera, ma piuttosto un istinto, una forza: la volontà vuole se stessa e si serve degli oggetti e dell’uomo per continuare se stessa: si spiega così perché è presente anche negli esseri inanimati.
L’amore è dunque un’astuzia della Volontà per far sì che gli uomini si uniscano continuando la specie in modo tale che la Volontà possa continuare ad esistere.
La Volontà è al di là del fenomeno e non è sottoposta alle categorie di spazio, tempo causalità. E’ quindi:
- unica (perché non è sottoposta alla suddivisione spaziale)
- inconscia: è una forza, un istinto,k non volontà libera e conscia nelle cose
- eterna (perché non è sottoposta alla categoria di tempo)
- incausata e senza scopo
- è principio di ragion sufficiente ossia ciò che conferisce ragion d’esistere a tutto: il mondo esiste infatti per far continuare la Volontà.
==> la prima e immediata oggettivazione della Volontà sono le Idee intese in senso platonico come archetipi del mondo: l’Idea è l’esperienza immediata della Volontà.
==> la Volontà si oggettiva negli oggetti e nel mondo.
==> l’arte è la contemplazione delle idee ossia oggettivazione del mondo.
==> la musica si pone in mezzo tra le Idee e il mondo: essa è oggettivazione stessa della Volontà, al pari delle idee. Essa quindi non ha bisogno prima della rappresentazione come invece succede all’arte in cui il rapporto con la Volontà è più mediato e meno riconoscibile: non è quindi legata al mondo fenomenico. Per questo afferma Schopenhauer la musica anche se il mondo dovesse estinguersi, continuerebbe ad esistere. La concezione della musica come arte più sublime è tipicamente romantica.
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Dal momento che il mondo è Volontà e volere qualcosa è desiderare qualcosa che non si ha, l’intero mondo si riduce ad essere Sensucht ossia desiderio frustrato: il mondo è quindi in una condizione di assenza e vuoto che crea dolore. Afferma quindi Schopenhauer che il mondo è dolore. Ogni momento di piacere, similmente a Leopardi, è breve cessazione dal dolore: si prova felicità quando si ha l’appagamento di un desiderio. Ma subito dopo questo si cade in uno stato di noia a cui fa seguito un altro desiderio (si instaura un “circolo vizioso”). Schopenhauer afferma che “come un pendolo, oscilliamo tra la noia e il dolore”, approdando sostanzialmente ad una forma di pessimismo cosmico in cui il dolore e il desiderio frustrato si manifestano in ogni creatura.
Ogni creatura infatti è mero strumento della Volontà di Vita e fuori di essa non ha significato.
Schopenhauer però condanna il suicidio perché esso, lungi dall’essere negazione della Volontà di Vita, è massima affermazione di essa in quanto al momento del suicidio, l’uomo ha massima consapevolezza della Volontà e desidera fortemente la vita. Inoltre con la morte di un individuo non si ha la morte della Volontà che continua a perpetuarsi negli altri esseri.
Come staccarsi dunque dalla Volontà di Vita e con essa dal dolore?
Schopenhauer afferma che a partire dalla presa di coscienza del proprio dolore e del dolore universale e dal disinganno di fronte le illusioni dell’esistere, è possibile trasformare la voluntas in noluntas attraverso tre progressive tappe: arte, pietà, ascesi.
1. L’arte è per Schopenhauer la contemplazione delle idee che solleva l’uomo al di là del mondo, rendendolo “puro occhio del mondo” che osserva la realtà da un punto di vista universale (non più “quella guerra” ma “la Guerra”). L’uomo in questo modo si svincola momentaneamente dalla catena di bisogni che lo tiene legato alla Volontà e gli sembra di poterla dominare: ma è appunto una contemplazione momentanea e quindi una noluntas limitata nel tempo
Particolare attenzione Schopenhauer dedica alla musica perché essa è oggettivazione diretta della Volontà senza essere passata per la rappresentazione del mondo.
2. La seconda tappa per negare la Volontà di Vita è l’etica della compassione: la morale fa sì che, riconoscendo il dolore anche negli altri, si possano superare le ingiustizie e le malvagità reciproche, principali forme di dolore. Tale presa di coscienza apre le porte alla compassione e alla condivisione del dolore che portano il soggetto a sacrificare se stesso per gli altri. Non è quindi la morale intesa in senso kantiano che scaturisce da un imperativo categorico, ma è una morale che nasce dalla pietà. Essa si manifesta nella giustizia che è il lato negativo della Volontà ossia il non-fare del male e nella carità che consiste nel fare del bene.
Anche l’etica della compassione però rimane ancora attaccata ai bisogni della Volontà.
3. Con l’ascesi si ha un effettivo distacco dalla Volontà di Vita in quanto essa è esperienza del nulla e negazione del dolore e quindi del mondo. L’ascesi infatti è la negazione del corpo e dei suoi bisogni che sono i bisogni della Volontà di Vita. L’uomo con l’ascesi estirpa ogni desiderio di esistere, di godere e di volere: è quindi negazione della Volontà e l’uomo perviene al Nirvana, l’esperienza del nulla e la negazione del mondo.
DEFINIZIONI:
• IDEE: il concetto di idea di Schopenhauer è desunto dalla filosofia platonica; esse sono gli archetipi del mondo, la prima e più immediata oggettivazione della Volontà.
• VOLONTA’: la Volontà di Vita (Wille zum Leben) è l’essenza stessa, il noumeno del mondo; è quell’istinto, forza inconscia, incausata, unica, eterna e senza scopo, presente in ogni essere secondo gradi diversi di consapevolezza, che riduce ogni essere a mero strumento per perpetuare se stessa. L’uomo perviene al noumeno del mondo attraverso l’esperienza del corpo del dolore.
• ARTI: sono la contemplazione delle idee; hanno però bisogno che prima ci sia la rappresentazione.
• MUSICA: la musica è la forma d’arte che più si avvicina alle idee. Essa è l’oggettivazione della Volontà e non necessità della rappresentazione del mondo. Per questo non è legata alla fenomenicità e quindi -afferma Schopenhauer qualora il mondo smettesse di esistere, la musica non cesserebbe la sua esistenza.
• PRINCIPIUM INDIVIDUATIONIS: è la risultante di spazio e tempo, ossia l’applicazione di tali categorie alla realtà le quali permettono l’individuazione di ogni oggetto come entità singola.
• FENOMENO: Schopenhauer parte dalla distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno. Esso però è pura apparenza, illusione che nasce solo dal rapporto tra soggetto e oggetto e si risolve interamente all’interno del soggetto. Il fenomeno è il velo di Maya che copre l’essenza vera della realtà.
• MONDO: è la trama fenomenica, il velo di Maya che copre la vera essenza della realtà. Schopenhauer afferma che “il mondo è la mia rappresentazione” in quanto esso nasce dal rapporto oggetto-soggetto e si esaurisce interamente all’interno della coscienza del soggetto.
LA CRITICA ALLA RAZIONALITA’ IN SCHOPENHAUER: PERCHE’?
Schopenhauer può essere considerato il primo esponente dell’irrazionalismo e il filosofo che apre il periodo della “crisi delle certezze” che avrà seguito con Nietzsche e con Freud.
Dopo Kant figlio dell’Illuminismo, portavoce della razionalità, e contemporaneamente alla Ragione hegeliana, Schopenhauer si colloca sulla scia di tali pensatori prendendo spunto da essi e sviluppando la sua filosofia. La Volontà di Vita schopenhaueriana è un istinto irrazionale, lontano dal principio primo di tutta la realtà di Hegel, la Ragione. Come Hegel però, anche Schopenhauer, non immune all’atmosfera romantica, individua nella Volontà principio assoluto che governa il mondo. Un principio, però, assolutamente non razionale.
SCHOPENHAUER-KANT: “IL MONDO COME MIA RAPPRESENTAZIONE”
Kant avrebbe potuto affermare “il mondo è mai rappresentazione” perché sosteneva che ciò che conosciamo del mondo, ossia il fenomeno era frutto dell’elaborazione del materiale empirico da parte dell’intelletto. Questo infatti “categorizza” il materiale che cogliamo con l’esperienza sensibile. Dal momento che le categorie sono nel soggetto, quindi, avrebbe potuto affermare in parte “il mondo è mia rappresentazione”.
Dal’altra però, Kant avrebbe rigettato tale affermazione sostenendo che alla conoscenza del mondo concorre sia il soggetto con le categorie sia l’oggetto fornendo il materiale empirico che è ciò che è concesso all’uomo di esperire della cosa in sé.
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Filosofia - Schopenhauer