Schopenhauer

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia
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Testo

Schopenhauer
Nella prima metà dell’ottocento, quando ancora era molto forte l’influsso dell’idealismo, si afferma il positivismo. È proprio in questa fase che si sviluppa notevolmente la filosofia di s.
S. nasce a Danzica da una famiglia benestante, durante il suo corso di studi entra in contatto con personaggi quali Fichte e Goethe ( con quale inizia gli studi della filosofia indiana ). S. apre una dura polemica contro Hegel, in quanto lo riteneva un semplice ciarlatano e non riteneva valida la sua filosofia, ma la considerava più come una vuota chiacchierata.
S. ha avuto dei riconoscimenti per la sua filosofia solo al termine della propria vita, in quanto le sue opere non furono apprezzate subito poiché impregnate di un forte pessimismo, inadatto per una società che stava vivendo in un crescente clima di ottimismo.

La tesi principale di s. si basa sull’idea che la realtà sia costituita da una forza cieca e irresistibile. Il filosofo cerca di trovare un principio infinito e unitario che unifichi il mondo, questo principio viene identificato da s. come la volontà, che è irrazionale, non ha ne scopo ne fine ed è unica.
Il mondo che ci circonda è illusorio, in quanto la vera realtà è costituita dalla volontà che è nascosto dal velo di maya. Il mezzo attraverso cui l’uomo avverte la presenza della volontà è il corpo. L’intera vita dell’uomo è guidata dalla volontà,in quanto questa vive grazie alle manifestazioni degli uomini,che non sono liberi,anche se credono di esserlo, e l’unico modo che può portare all’effettiva libertà dell’uomo è l’ascesi, che deve indurre l’uomo ad annullare la propria volontà di vivere.

Nella sua filosofia S. si rifà molto alle tesi di kant e di Platone. A Kant egli riconosce il merito di aver effettuato la più grande rivoluzione in filosofia.
Il merito più grande di kant è stato quello di aver fatto una distinzione tra il mondo fenomenico e il mondo noumenico; anche Platone aveva accennato ad una simile divisione con il mito della caverna ma solo il filosofo inglese ha concretizzato tale tesi.
S. elabora il pensiero kantiano ed afferma nella sua filosofia che il modo fenomenico non è altro che una rappresentazione dell’uomo stesso ed è un modo che non esiste realmente.

Come kant anche S. afferma che per ottenere la conoscenza sono necessarie delle forme a priori che servono ad ordinare il materiale dell’esperienza, per il filosofo tali forme sono tre : il tempo, lo spazio, e la causalità, queste tre forme si differenziano da quelle kantiane in quanto sono frutto dell’intelletto. L’intelletto è intuitivo ed è dotato di una particolare capacità, cioè quella di intuire il fondamento causale che si trova alla base delle rappresentazioni.
Il filosofo ritiene che lo scopo della scienza sia solamente pratico, in quanto si limita a descrivere l’ordine causale in cui i fatti del mondo si presentano.
Le tre forme a priori sono parte della ragion sufficiente, che si esplica attraverso quattro modi : la proprietà del divenire che riguarda la necessità logica, la proprietà del conoscere che riguarda i concetti,; la proprietà dell’essere che riguarda la matematica e la proprietà dell’agire che riguarda il rapporto tra le nostre motivazioni e il nostro agire.
Attraverso queste quattro proprietà si esplica tutta la realtà. A proposito della realtà, S. afferma di aver superato sia la filosofia degli idealisti sia quella dei materialisti, in quanto affermava che era vero che non esisteva nessun oggetto senza un soggetto, ma è pur vero che non esisterebbe nessun soggetto senza un oggetto.

Per S. il mondo noumenico si identifichi con la stessa volontà, che si nasconde dietro i fenomeni. Egli afferma che il mondo è come un velo di maya che copre le cose, questo velo deve essere lacerato per riuscire a comprendere la realtà stessa delle cose.
S. afferma inoltre che l’uomo è in grado di lacerare il velo di maya, in quanto è in grado di dire che cosa sia la realtà in se delle cose.
L’uomo riesce quindi a cogliere la volontà attraverso il corpo che è sia una rappresentazione che la volontà stessa, tanto è vero che le manifestazioni dell’uomo sono un atto della volontà. Il filosofo ritiene che il corpo sia il principio di individuazione in quanto attraverso esso riusciamo ad essere consapevoli dell’esistenza della volontà che è una, libera ed eterna, è un impulso incosciente, quindi totale irrazionalità. La volontà è senza nessuna finalità, vuole solo conservare se stessa.

La volontà è l’intima essenza della natura stessa; secondo S. la volontà si manifesta in vari gradi della realtà, quindi si oggettiva in una serie graduale di forme. La volontà si oggettiva attraverso le idee platoniche ( forme eterne ).
I gradi fondamentali in cui la volontà si manifesta sono tre; la natura inorganica, la natura organica e l’uomo. Sulle idee trova fondamento la legge naturale in quanto l’idea si manifesta sempre alla stessa maniera negli innumerevoli fenomeni naturali. Ed è proprio questa costanza che genera la legge della natura.

L’uomo si trova in una condizione di perenne dolore, in quanto la volontà, che pur essendo infinita si oggettiva negli esseri finiti, cioè gli uomini.
La volontà vive all’interno degli uomini, e li spinge alla continua affermazione di se. La volontà sottomette l’uomo per raggiungere l’autoconservazione. L’uomo si illude di essere libero ma in realtà è solo uno strumento della volontà; che ci illude che la vita sia un bene, , che l’amore sia un bene, ma in realtà ce lo fa credere per conservare la specie umana. L’amore infatti è un illusione che nasconde dietro il sentimento il desiderio dell’accoppiamento. L’amore non è altro che un atto biologico, sessualità che certamente porta piacere, ma è solo un piacere temporaneo.
La nostra vita quindi è mossa da un perenne stato di insoddisfazione, è essenzialmente dolore, perché il piacere ci porta solo alla cessazione del dolore, non al suo annullamento, infatti quando si è appagato un desiderio ha termine anche il piacere.
Una volta che un desiderio è stato appagato e non ne subentrano subito degli altri sorge la noia, che è peggiore del dolore stesso.

L’uomo può riuscire a liberarsi dal dolore e dall’oppressione della volontà. Uno dei mezzi che permette l’annullamento della volontà è l’arte; l’arte è intesa come conoscenza delle idee, ed è una conoscenza disinteressata, il suo unico fine infatti è quello di trasmettere la conoscenza delle idee.
L’arte è l’opera del genio che riesce meglio degli altri a comprendere la vera essenza delle cose.
Quando il genio produce la sua opera non pensa più alle sue esigenze e alle sue necessità, riuscendo così a redimere la coscienza dalla schiavitù della volontà.
S. contrappone al genio l’uomo comune, il quale non perde tempo nella contemplazione della vita, ma rimane comunque colpito dall’opera del genio, che genera negli uomini il piacere estetico. Contemplando un opera d’arte,l’uomo comune, dimentica anch’esso le proprie necessità rimanendo incantato dallo splendore dell’opera.
La forma artistica per eccellenza è costituita dalla musica che è intesa come la riproduzione della volontà stessa. Tutte le arti tuttavia non ci garantiscono un a liberazione totale, ma solo una breve pausa dal dolore.

È possibile trovare una forma più compiuta di liberazione tramite l’etica. Essa coglie dei quietivi della volontà, cioè delle ragioni che permettono di placarla. Tali ragioni possono essere valide solo se ci si orienta verso un atteggiamento volto al superamento dell’egoismo, l’etica quindi si afferma come giustizia, cioè come negazione della pratica della sopraffazione dell’uomo sull’uomo.
L’etica si afferma inoltre come compassione cioè come atteggiamento basato sul riconoscimento in ogni essere di un comune destino di dolore. La compassione è il momento più alto dell’etica, in quanto è basato sul sentimento.

Neanche la compassione può liberare totalmente l’uomo dalla volontà, solo l’ascesi permette il totale annientamento della volontà. Il primo passo per l’ascesi è la castità , e la negazione di tutte la forme di piacere che un uomo può provare. L’ascesi è la totale negazione dell’essere, che viene visto con orrore. La negazione dell’essere però non deve giungere al suicidio, perché questo è solo un atto della volontà.

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