Materie: | Appunti |
Categoria: | Filosofia |
Download: | 104 |
Data: | 15.02.2006 |
Numero di pagine: | 3 |
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Schopenhauer
“Il reale è irrazionale e l’irrazionale è illusorio”. Pessimista storico. Verrà ripreso da Freud. Scrive: “il mondo come volontà e come rappresentazione”; è un filosofo irrazionalista ma il procedimento di fondo è logico-formale. “Il mondo è una mia rappresentazione, io non conosco né il sole né la terra, ma un occhio vede il sole e una mano che tocca la terra”: ritorno a Kant: non si conosce l’ut est delle cose ma solo l’ut apparet: ora però le posizioni di Kant vanno radicalizzandosi – il fenomeno è una illusione perché distacca dalla realtà in sé: il noumeno è comunque conoscibile: la realtà è concepita come sintesi a priori, soggetto e oggetto non si oppongono più, ma si identificano. Non possiamo distinguere tra oggetto e soggetto, tra realtà e illusione, tra veglia e sogno: sono due pagine dello stesso libro. La differenza tra sogno e veglia sta nell’assenza nel primo della causalizzazione: la causalità è tetravalente: ratio essendi (rapporti secondo nessi spazio temporali), ratio agendi (rapporti secondo nessi di fine), ratio fiendi (rapporti secondo nessi di causa effetto), ratio intelligendi (rapporti secondo i principi di identità e non contraddizione). Con la causalità nascono le scienze (matematica, politica, fisica, logica) ma le scienze coprono la verità, perché bisogna scoprire la causalità della causalità: le scienze dicono le cose come appaiono e non come sono: costituiscono il velo di Maya steso sulla realtà: sono superficiali, analizzano il fenomeno e non la totalità della realtà: non fanno conoscere il che cosa ma solo il come, quando, dove. La filosofia inizia là dove la scienza finisce. Il corpo può essere rappresentato come fenomeno dalla scienza, e come noumeno dalla filosofia: sentito come intuizione, come tempesta e assalto, come istinto. L’ut est del mondo è il corpo in quanto noumeno: la vera conoscenza è quindi intuizione. Per S. c’è una volontà universale in tutte le cose: è l’irrazionalità di fondo delle cose: è la forza che fa vivere le cose: è la natura che agisce allettando gli esseri con la sensualità. Questa volontà universale (la natura = volontà buona che vuole perpetuare se stessa per tutto ciò che la forma) si suddivide in altre piccole volontà che si impongono l’una all’altra come se fossero la volontà universale: nasce la lotta per la sopravvivenza e per l’esistenza: ecco l’irrazionalità del reale: ma questa irrazionalità ci illude costantemente non facendoci comprendere la verità: l’uomo è di per se cattivo. La vita è male, è un continuo inappagamento, divisa tra dolore e volere di felicità. Nasce l’esigenza i liberarsi dal male, e ciò vale a dire liberarsi della volontà personale: tutto ciò è possibile attraverso 3 momenti: ARTE – RELIGIONE – FILOSOFIA.
Arte – ferma temporaneamente il pendolo tra noia e passione, perché non dà dolore. L’arte esprime il bello (piacere disinteressato) che non appaga la volontà di vita: è intuizione ideale non legata alle forme spaziali e temporali e ci fa dimenticare il dolore, i sensi, diventando statici. La musica è un linguaggio universale che potrebbe esistere anche se non esistessero i sensi: fa risuonare la loro infinita gamma, epurata dal dolore.
Religione – in quanto pratica della pietà: fine dell’amore (di Dio e del Prossimo). Si esprime nella giustizia, non facendo il male al proprio prossimo e nella carità che ci spinge a gioire con chi gioisce e a soffrire con chi soffre: tutto ciò è utile ad abolire il dolore, ma lo fa solo parzialmente: lo condivide, lo allevia parzialmente ma sempre e solo temporaneamente.
Filosofia (ascetica) – intesa come esercizio divino, diviso in 3 momenti di lotta contro il dolore: povertà – castità – obbedienza. Povertà – distacco dai beni e ricchezze che sono fonte di dolore. Castità – distacco dal sesso che procura piacere che a sua volta procura dolore. Obbedienza – distacco dal proprio orgoglio.
Negando così la volontà si raggiunge la nolontà: pace interiore e dissoluzione dell’io, della volontà appunto: è il nirvana buddista. Raggiunta la nolontà, si trova il nulla e “le finte immagini del mondo … ora raggiunto il nirvana, mi stanno davanti indifferenti”.