Protagora,Gorgia,Socrate e Platone.

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Testo

I SOFISTI AD ATENE
In origine, il termine "sofista" (dal greco sophistés, "sapiente", "maestro di sapienza") era usato nell'antica Grecia per designare una persona dotta; dal V secolo a.C. furono definiti sofisti i maestri che insegnavano a parlare e a scrivere discorsi a pagamento. Proprio per questo il termine sofista acquisì un valore negativo. Per i sofisti non è importante il contenuto ma la forma. Gorgia in particolare sottolineò come il linguaggio non rispecchiasse la realtà, ma fosse uno strumento di persuasione che consentiva all'oratore di far leva sulle emozioni dell'uditore. I sofisti operarono soprattutto ad Atene, dove c’era democrazia(governo del popolo). Nei processi gli imputati dovevano difendersi da soli questo favorì nascita ars retorica e il successo dei sofisti e dei logografi.
Fra i maggiori sofisti vi furono Protagora e Gorgia. La sofistica è unita dal fatto che per i sofisti la verità non è assoluta. Non è madre ma figlia del tempo. Oggi la sofistica è stata rivalutata e i sofisti sono intesi come veri filosofi e scrittori di discorsi.

PROTAGORA
Protagora (Abdera, Tracia 480 ca. - 411 ca. a.C.), filosofo greco, uno dei maggiori rappresentanti della sofistica. Recatosi ad Atene nel 445 a.C., divenne amico di Pericle e si ipotizza incontrò Socrate. Protagora riscosse numeroso successo fra i giovani e riassunse la concezione sofistica della verità nella celebre frase: “L’uomo è misura di tutte le cose, delle cose che sono in quanto sono, delle cose che non sono in quanto non sono”. Il significato dell’affermazione viene chiarito da Platone, nel Teeto e nel Protagora: le cose che a me appaiono in un certo modo, a un altro possono apparire diversamente. Questa concezione appartiene al relativismo gnoseologico ovvero l’uomo decide che cosa le cose sono. Es. del miele (dolce x chi è sano, amaro x chi è malato). Per Protagora non è vero che non esiste un criterio ma il più corretto è quello che rispecchia utilità (relativismo gnoseologico) e non il bene (verità assoluta). Non esiste una legge perfetta. Protagora fu accusato di empietà e lasciò Atene; perse la vita in un naufragio mentre si recava in Sicilia.

GORGIA
Gorgia (Lentini 485 ca. - Tessaglia 380 ca. a.C.), filosofo greco, uno dei maggiori esponenti della sofistica. Tra le opere pervenuteci sono interessanti l'Encomio di Elena e un lungo frammento, conservato da Sesto Empirico, di un’opera filosofica sul non essere, nel quale Gorgia sostiene che: nulla è(piano ontologico); se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile(piano logico); se anche fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile (piano discorsivo). Utilizza le stesse dimostrazioni di Parmenide per demolirlo. Spiegazione:
• Nulla è in quanto se l’essere fosse sarebbe:generato(se fosse generato dovrebbe essere generato o dall’essere, allora è già l’essere quindi l’essere è eterno e non è generato, o dal non essere, già dimostrato da Parmenide); ingenerato(sarebbe illimitato, indefinito e infinito(apeiron) ma non sarebbe in nessun luogo. Ma se l’essere è in nessun luogo non è e allora nulla è) e ingenerato (non può)allo stesso tempo.
• Se anche qualcosa fosse non sarebbe conoscibile. Prima di tutto bisogna spezzare identità essere e pensiero. Non tutto ciò che penso è (es. asino che vola, nn è ma è pensabile→non c’è corrispondenza fra essere e pensiero). Sono, cose che non penso (es. america, prima che venisse scoperta).
• Se anche fosse conoscibile non sarebbe comunicabile in quanto in realtà il linguaggio tra gli uomini non serve per comunicare ma per fraintendere. Ognuno attribuisce alle parole un significato in base alle loro esperienze. Usano stesse parole con significato diverso.
In questo modo Parmenide viene demolito. Nel poema Encomio di Elena. Seconda la versione tradizionale la colpa della guerra di troia è da attribuire ad Elena. Gorgia invece dimostrò che Elena non è colpevole ma una vittima da compiangere. Ci riesce attraverso 4tesi.
1. Dice che Elena non è colpevole in quanto vittima dei capricci degli dei. Gara fra artemide, era e atene. Giudice era Paride, il più bello. Era gli offre il potere, Atena la saggezza, Artemide la donna più bella (cioè Elena). Paride accetta la offerta di Artemide perciò Elena è innocente.
2. Elena è stata vinta dalla forza fisica perciò Elena non è colpevole. Una versione dice che Paride la rapisce con la forza maschile che è superiore a quella femminile.
3. Elena è stata vinta dalla forza dell’amore perciò Elena è innocente. Theiamania è amore per i Greci. Se Elena si è innamorata di lui non è colpa sua ma di Eros che era invasato dalla Theiamania.
4. Elena è stata vittima del potere del logos, Elena non è attratta dall’aspetto fisico ma dall’intelligenza di Paride.
A questo punto Gorgia apre degressione per far presente il potere del logos “Noi siamo come foglie affidate al caso” le parole cambiano stato d’animo e la vita degli uomini.

SOCRATE
VITA: Nacque ad Atene nel Vsec. a.C. e morì nel 399 a.C., filosofo greco. Figlio di uno scultore e di una levatrice, dal quale Socrate apprese l’arte della maieutica (in origine l’arte di far nascer i bambini dalla quale Socrate ricavò che la verità è dentro di noi ma che tocca al filosofo farla nascere). Ricevette l'educazione tipica dei ceti agiati ateniesi, pur non essendo propriamente un aristocratico. Socrate partecipò attivamente alla vita politica della sua città, entrando a far parte della Bulé. Prese parte come oplita alla guerra del Peloponneso combattuta contro Sparta, dando prova di valore nelle battaglie di Potidea (431-429 a.C.), durante le quali si narra che salvò la vita al giovane Alcibiade; successivamente, si distinse anche nelle battaglie di Delio (424 a.C.) e Anfipoli (422 a.C.). Dopo aver partecipato alla guerra del Peloponneso scoppiò la peste del quale morì Pericle, ad Atene si instaurano i trenta tiranni che cercano di ostracizzare con l’aiuto di Socrate, Crizia, zio di Platone e loro capo. Trasibulo appartenente all’aristocrazia riuscì a scacciare i trenta tiranni ed a restaurare una debole democrazia. In seguito ad una consultazione con l’oracolo di Delfi Socrate rimane sbigottito. Socrate sa di non sapere ma l’oracolo gli dice che è il più sapiente, allora inizia a interrogare politici e scopre che non sanno nulla xciò conclude che non sono sapienti. Fa lo stesso con gli intellettuali ma essi pur essendo migliori dei politici non sanno cos’è la poesia pur facendola. In seguito interroga gli artigiani e conclude che questi sono i migliori in assoluto in quanto almeno sanno che cosa fanno però non sanno estendere le virtù che praticano nel nuovo lavoro. Conclude che il vero sapiente è colui che sa di non sapere ed ignorante è colui che crede di sapere. Socrate viene accusato dalla democrazia di incanalare i giovani verso i contestatori. Viene anche accusato di empietà e viene processato. Egli si autodifende (apologia di Platone) ma viene giudicato colpevole tuttavia la giuria, contro Socrate, gli propone di stabilirsi una pena(multa) da pagare per il reato ma lui rifiuta dicendo che la città dovrebbe mantenerlo nell’agora ciò comporta la condanna a morte ma tuttavia non viene subito giustiziato in quanto ad Atene si stava festeggiando ricordo impresa di Teseo, uccisore del Minotauro, periodo senza condanne a morte per 2 mesi. Benché i suoi amici intendessero organizzare una fuga dalla prigione, come racconta Platone nel Critone(ricco mercante del circolo di Pericle), Socrate rifiutò in quanto in un'altra città non avrebbe potuto dedicarsi alla filosofia (meglio morire che vivere senza filosofia) e non vuole disobbedire alla legge e preferisce morire senza commettere un'illegalità. Trascorse l'ultimo giorno di vita nel carcere, secondo il resoconto del Fedone di Platone, con moglie Santippe e i figli e poi con gli allievi Fedone(suo amante), Simnia, Cebete e Glaucone. Manca Platone (ufficialmente per malattia, malattia diplomatica aveva paura a farsi vedere con Socrate). Poi bevette la cicuta, veleno con il quale nell'antica Atene venivano eseguite le condanne e prima di morire disse che il filosofo era contento di morire ciò segna passaggio da dialoghi giovinezza a quelli della maturità. Quando Socrate muore Platone disse di dovere un gallo a Esculapio, dio della medicina, per aver dato a Socrate una morte non dolorosa. Questa è però una concezione banale, un filosofo tedesco Nietzsche si sofferma sul verbo dobbiamo (in greco avere una mancanza un debito). Ciò rispecchierebbe un pessimismo di Socrate che in vita avrebbe preso in giro il mondo con il suo ottimismo.
FONTI:
Del pensiero di Socrate non ci è rimasto nulla di diretto infatti Socrate concepiva la filosofia come dialogo tra 2 persone. Di fronte alla parola scritta c’è una sorta di sottomissione, il libro non favorisce tesi contraddittorie e rispecchia un qualcosa di risolto mentre per Socrate non c’è risposta definitiva alla filosofia. Si apre quindi il problema delle fonti. Le fonti tramandataci sono: Platone, filosofo greco allievo di Socrate che ne ricorda le dottrine nei suoi Dialoghi(Giovinezza ovvero Apologia). Oltre alle notizie pervenuteci attraverso i Dialoghi del suo più celebre discepolo, Platone, le principali fonti su la vita e il pensiero di Socrate sono le Vite dei filosofi di Diogene Laerzio; la commedia Le nuvole di Aristofane, nella quale Socrate è rappresentato come un maestro nel "commercio di pensiero", poiché insegna ai giovani a far apparire le posizioni errate come le migliori, metodo socratico simile a quello sofista; qualche riferimento nell'opera di Aristotele (che gli attribuisce il merito della scoperta del metodo scientifico) e in quella di Senofonte (che nei Detti memorabili lo ritrae quale grande coscienza etica, bilanciando Platone). L’Apologia di Platone è la fonte più attendibile in quanto è stata pubblicata quando i personaggi erano ancora tutti in vita tranne Socrate ovviamente.

FILOSOFIA SOCRATICA:
Per ricostruirla utilizziamo i dialoghi giovanili di Platone detti anche dialoghi socratici. La domanda di Socrate era “ti esti?”. E’ convinto che la verità esista ma bisogni trovarla. I personaggi dei dialoghi socratici sono La chete(sul coraggio) Carmide (sulla temperanza, sulla poesia) e Liside (sull'amicizia). Il suo interlocutore non è uno a caso ma viene scelto. In questi dialoghi c’è un primo momento negativo dove agisce la ironia socratica e un secondo momento dove agisce la maieutica.
IRONIA: Secondo il quale l'interlocutore, dichiaratosi esperto di una determinata disciplina, veniva provocato da Socrate, il quale, proclamandosi ignorante e affermando di avere come unica certezza quella di non sapere, chiedeva il suo soccorso. Interrogato da Socrate, passo dopo passo, l'altro vedeva poste in dubbio fino alle fondamenta le proprie certezze. Secondo Socrate, l'azione malvagia o il vizio non sarebbero altro che il risultato dell'ignoranza. Questo metodo d'indagine era volto a far scaturire e a fissare una definizione individuale della virtù che potesse nel contempo valere universalmente, in opposizione all'orientamento relativista dei sofisti.
MAIEUTICA: Socrate, che a differenza dei sofisti sostiene che la verità esiste ed è dentro di noi. Agì, come lui stesso affermava, spinto dal suo daímon (il suo "demone" inteso nel significato di "spirito"), una voce interiore che lo incitava alla fedeltà alle proprie convinzioni etiche e alla vocazione filosofica. Si avvalse di un metodo conoscitivo da lui definito “maieutico”, volto cioè a portare alla luce la verità che ciascuno ha in sé attraverso il dibattito orale; trascorse pertanto buona parte della sua vita nei luoghi pubblici di Atene o nelle dimore degli amici, dialogando con chiunque, ricco o povero, volesse ascoltarlo o interrogarlo chiedendo ti esti?(che cos’è?). Egli era convinto così di far scaturire da ogni interlocutore una maggiore consapevolezza di sé: "curando le anime" intendeva farle pervenire alla verità e alla virtù. Un esempio è contenuto nel Cratilo di Platone dove Socrate fa dimostrare ad uno schiavo il teorema di Pitagora dimostrando che la verità è dentro di noi.

PLATONE
VITA: Platone soprannome di Aristocle, filosofo greco. Platone gli venne dato nel gimnasium e significava dalle spalle larghe. Praticava il pancrazio(lotta greco-romana). Nacque da una famiglia aristocratica. Divenne allievo di Socrate dal quale per fedeltà dedicò il dialogo. Assieme a quest'ultimo, Platone assistette alla caduta del governo dei Trenta tiranni e alla restaurazione della democrazia; dopo la morte di Socrate, decretata nel 399 a.C. dal governo democratico, amareggiato dalla situazione politica e accusato di simpatie oligarchiche, Platone lasciò Atene e si recò in Egitto e in Magna Grecia. E’ il primo filosofo di cui ci sono pervenute le intere opere tuttavia con il dubbio d’autenticità. Le sue opere sono tutte dialoghi che hanno come protagonista Platone tranne l’Apologia e le Leggi, ultima opera. Verso il 1700 quasi tutto viene ritenuto falso(“non platonico”). Oggi invece i dialoghi platonici si classificano in sicuramente veri, dubbi e sicuramente falsi. I criteri di autenticità usati sono 4: stilometrico(attraverso lessico), per citazione interna(citazione di opera in suo dialogo autentico), per citazione esterna(citazione opera da altri autori) e criterio estetico (stile bello e pulito). Un altro problema è quello della cronologia risolto guardando la lingua, più è vicina come stile all’apologia più è giovanile, più è vicina alle leggi più è maturo. Ciò avviene anche tramite analisi contenuto. Si dividono in: Socratici(della Giovinezza), Fedone, Maturità e Vecchiaia.

DIALOGHI PLATONICI
Il primo dialogo della maturità è il Fedone (protagonista: morte di Socrate; vengono presentate prima di morire da Socrate l’immortalità dell’anima e la dottrina delle idee attribuite a Platone). L’immortalità dell’anima: Socrate conforta i discepoli piangenti dicendo che il corpo è la prigione dell’anima(soma, sema) quindi è contento di morire così da liberarsi del corpo. Simnia e Cibete non credono nell’immortalità e allora Socrate lo spiega con i contrari (se dalla vita la morte, dalla morte la vita).
Dottrina della conoscenza e delle idee: Platone dice che conoscere è ricordare, nel mondo delle idee ci sono archetipi delle cose, anime che abbandonano questo mondo vanno nel corpo, dimenticando tutto ma quando si rivede una di quelle cose ci torna in mente l’archetipo visto es. la gattinità. L’anima (psuke) ha lo stesso identico aspetto dell’idea (immortale, ingenera e imperitura). Platone inventa tutti i miti citati nel Fedone. Platone sente di dover ricorrere al mito xkè dice che il mito gli serve per spiegare delle dottrine troppo complesse. Platone dedica 2dialoghi all’amore: nel Simposio (convito: pasto serale: sun e pone (stare insieme)).

SIMPOSIO
Il Simposio fu composto probabilmente dopo il 385 a.C., ma l’epoca in cui Platone ambienta il banchetto risale al 416 a.C. In quell’anno il drammaturgo Agatone, che nel dialogo organizza il banchetto per festeggiare il successo della sua prima tragedia, venne effettivamente premiato dalla città con la corona di lauro. Il simposio, nell’Atene del V secolo a.C., coincide con l’ultima parte del banchetto, allorché gli ospiti, mentre bevono vino e ascoltano musica, trascorrono il tempo discorrendo di un tema o di un evento di comune interesse, in questo caso la celebrazione della potenza di Eros, dio dell’amore. Cronista del convito, cui partecipano tra gli altri Alcibiade, Aristofane e Socrate, è tale Apollodoro da Faletro, amico di Socrate nonché testimone indiretto di un polifonico trionfo della filosofia che ha segnato la storia della cultura occidentale.
Le opere più tarde sono il Teeteto (sulla teoria della conoscenza), il Parmenide (sul rapporto tra unità e molteplicità all'interno della relazione tra essere e non essere), il Sofista (una riflessione sul metodo dicotomico di indagine logica), il Politico (strutturato sulla relazione tra il politico e le leggi), il Filebo (sul rapporto tra il bene e il piacere), il Timeo (che delinea la cosmologia platonica), il dialogo incompiuto Crizia, che contiene il celebre mito di Atlantide, e le Leggi (un'analisi delle regole politiche e sociali).

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