Protagora

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Protagora
Filosofo greco (Abdera 486 circa a.C. - † 410 a.C.). Viaggiò in Sicilia e nell'Italia meridionale, ma il centro della sua attività fu Atene, dove godette di grande prestigio e di amicizie illustri, come quelle di Euripide e di Pericle, che lo incaricò di redigere un codice di leggi per la città panellenica di Turi e dove conquistò grande fama e ricchezza insegnando l'arte oratoria e la tecnica del disputare. Tra i discepoli ebbe Isocrate, Prodico di Ceo e Callia. La pubblicazione della sua opera Sugli dei (Perì theôn) gli procurò l'ostilità dell'ambiente conservatore e un'accusa per empietà e ateismo: processato dal tribunale ateniese, fu condannato all'esilio e i suoi libri bruciati pubblicamente. P. è il massimo rappresentante della sofistica greca, il primo che si fece chiamare «sofista», e cioè maestro di «educazione e di virtù». Di tutti i suoi scritti ci restano solo pochi frammenti, dei quali due soltanto hanno rilevanza filosofica. Il primo deriva dall'opera condannata ed esprime un chiaro atteggiamento agnostico. Fondamentale è l'altro frammento che costituiva la frase iniziale dell'opera La verità (Aletheia). Esso dice, tradotto alla lettera: «L'uomo è misura di tutte le cose: di quelle che sono, in quanto sono: di quelle che non sono, in quanto non sono». Contro l'identificazione del parere con l'essere è diretta la polemica socratico-platonica, della quale una testimonianza particolarmente vivace è il dialogo di Platone intitolato appunto Protagora.

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