Primi filosofi greci

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Testo

MODULO DUE
L’approfondirsi della ricerca sull’archè.
L’impostazione delle fondamentali problematiche della filosofia greca.
A) Pitagora
1. Contesto e personalità. Studio delle fonti.
2. Ricerca dell’archè: i numeri come principio. La filosofia come strettamente legata alla matematica.
3. Concezione della realtà come ordine razionale misurabile
4. Cenni alla crisi della teoria.
5. Collegamenti con l’orfismo.
B) Senofane
1. La filosofia intesa come critica.
2. Le operazioni di demitizzazione.
3. L’emergere di una nuova concezione della realtà
C) Eraclito
1. La filosofia per Eraclito.
2. Spunti di riflessione su Eraclito.
A1.
Pitagora nasce a Samo nel VI secolo a.C.. Di lui sappiamo che viaggiò molto, anche se non sino certi dell’attendibilità delle fonti, e che passò sicuramente buona parte della sua vita a Crotone. I Pitagorici ebbero importanza sul piano filosofico, religioso, ma anche politico. A Pitagora sono attribuiti molti scritti, ma tutti sono falsificazioni di epoca successiva: è probabile che il suo insegnamento sia stato prevalentemente orale.
A2.
I pitagorici pongono come fondamento di tutta la realtà i numeri, considerati come punti o unità. C’è un rapporto molto stretto tra il numero e il punto. Per aarivare a questa conclusione deve esserci stato un accurato studio a livello razionale. Andiamo ora a descrivere come pare sia avvenuto questo processo.
Partirono dall’osservazione della musica. La musica è armonia di suoni e i suoni per essere armoniosi devono essere prodotti seguendo ben precise leggi matematiche. Quindi i pitagorici affermarono che la musica è un insieme di proporzioni.
Si dedicarono poi all’osservazione dei fenomeni biologici e naturali. Le stagioni, la vita di un uomo, hanno ritmi biologici ben definiti. Tutte le cose che osserviamo, inoltre, possono essere ridotte a linee, cioè ad insiemi di punti, a leggi matematiche.
La parola matematica deriva dai pitagorici e in origine significa soltanto studio. E’ la prima volta che la matematica viene intesa come scienza pura.
Per i pitagorici i numeri erano fondamenti reali, ontologici, erano physis, archè, principio costitutivo, senza di cui non ci sarebbe la realtà. A partire da Pitagora il perfetto viene pensato come finito.
L’uno è alla base della serie ed è definito parimpari. Il sette è il numero divino, mentre il dieci è perfetto. In riferimento alla matematica pitagorica si parla di aritmogeometria.
A3.
La concezione pitagorica è aritmogeometrica o matematicogeometrica. I punti sono considerati masse reali, ontologiche, anche se non è possibile vederli. La formazione del mondo è spiegata dai pitagorici in questo modo: all’inizio c’era un vuoto indeterminato, su cui si imprime l’uno, che aspira dentro di sé il vuoto e determina la formazione dei quattro elementi principali, terra, aria, acqua e fuoco. Dalla combinazione di questi si forma la terra.
N.B. Molti pitagorici concepiscono la terra, invece che cubica, COME UNA SFERA RUOTANTE ATTORNO AL SOLE.
Il numero è posto come ordine, proporzione, misura, quindi è principio di ordine. Poiché tutte le cose sono fatte di numeri, tutto è ordine, razionalità. Io posso misurare quantitativamente la realtà. L’universo è dunque considerato un cosmo (ordine) di leggi che posso capire, controllare, prevedere. Questa concezione sarà la base della scienza in epoca moderna.
A4.
La teoria pitagorica andò in crisi quando si scoprì l’esistenza dei numeri irrazionali, durante gli studi per calcolare la diagonale del quadrato. I pitagorici erano partiti dall’idea che tutti i numeri fossero finiti. Per questo, per molto tempo i pitagorici furono obbligati a non rivelare a nessuno quella scoperta.
A5.
Vedi libro alle pagine 29-30.
B1.
Senofane nasce a Colofone nel 570 a.C. e viaggia moltissimo. E’ considerato un pensatore originale e indipendente. Attacca direttamente religione e miti, ed era inevitabile che iniziasse il processo della demitizzazione, dopo Pitagora.
B2
Senofane sostiene che la religione greca non è altro che antropomorfismo, poiché agli dei si attribuiscono forme, qualità, difetti e caratteristiche umane.
Dirà anche che in rapporto ai fenomeni naturali si ricercano spiegazioni mitologiche e religiose che ostacolano le ricerche naturalistiche.
B3.
Dopo Senofane, anche se sarà ovviamente affrontato, il problema di Dio, del divino, non potrà più essere ridotto a semplice antropomorfismo. Si parlerà di Dio come Tutto, Uno o come Archè. Dio sarà mente, pensiero, colui che tutto sa e tutto pensa in una dimensione cosmologica. Con Senofane si afferma una nuova concezione religiosa e si attribuisce a Dio l’essere, in contrapposizione al divenire. In epoca contemporanea, un filosofo tedesco dell’ottocento, Feuerbach, scrive “L’essenza del cristianesimo” e anche lui muove un attacco, questa volta alla religione cristiana, affermando che il dio cristiano è un antropomorfismo, che rispecchia l’ideale ci ciò che gli uomini vorrebbero avere.
C1.
Eraclito venne definito l’enigmatico sin dall’antichità, poiché ama scrivere per enigmi e per immagini, metafore. Venne definito anche il solitario. Delle sue opere abbiamo solo pochi frammenti.
Per Eraclito la filosofia è un cercare, un trovare una via che porti oltre alle apparenze, agli ingannevoli sensi, alle fallaci, diverse, opinioni. La filosofia deve andare in fondo alle cose, alle opinioni, deve essere un pensiero forte. Eraclito (parla anche di “filosofi che osano guardare a fondo”) parla dei
filosofi come di quelli “che sono svegli”, nel senso che non sognano, non fingono di vivere ma vivono veramente, non si accontentano delle opinioni ma cercano di arrivare al fondo della verità. Per lui è importante stare svegli e guardare dentro di sé.
Eraclito dice “Io ho indagato me stesso […] per quanti sentieri tu possa percorrere non troverai mai i confini dell’anima […] tanto profondo è il suo logos”. Logos è qui inteso sia come ragione, razionalità, che come realtà spirituale dentro di sé.
C2.
Cito di seguito alcune delle più famose espressioni di Eraclito.
“Non si può discendere due volte nello stesso fiume […] Panta rei (tutto scorre) ”
“Scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume […] Siamo e non siamo”

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