Presocratici

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia
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Testo

I “Presocratici” sono un gruppo di pensatori, anteriori a Socrate. Si sono principalmente occupati del problema della natura a della realtà. I “Presocratici” sono anche detti “Presofisti” poiché sono stati i primi che hanno spostato il centro della riflessione filosofica dell’universo all’uomo.

TALETE (fine VII – prima metà VI)

Il fondatore della scuola Ionica a Mileto. Fu uomo politico, astronomo, matematico e fisico, oltre che filosofo. Come politico spinse i Greci nella Ionia. Come matematico, trovò vari problemi di geometria. Come astronomo predisse un’eclissi solare. Come fisico, scoprì la proprietà del magnete.
Non pare che ha lasciato scritti filosofici. Dobbiamo ad Aristotele la conoscenza della sua dottrina: “Talete dice che il principio è l’acqua, perciò sosteneva che la terra sta sopra l’acqua; prendeva argomento del vedere che il nutrimento d’ogni cosa è l’umido e persino il caldo si genera e vive nell’umido”. Talete avrebbe anche affermato che “tutto è pieno di dèi” volendo alludere alla sua visione panteistica e ilozoistica delle cose.

ANASSIMANDRO (610-609 – 547-546)

Contemporaneo di Talete. Anch’egli uomo politico ed astronomo. La sua opera in prosa Intorno alla natura. Chiamò la sostanza unica col nome di principio (arché); e riconobbe tale principio non nell’acqua o nell’aria, ma in un principio infinito o determinato (Aperion) dal quale tutte le cose hanno origine e nel quale tutte le cose si dissolvono. Questo principio infinito abbraccia e governa ogni cosa;è immortale e indistruttibile, quindi divino. Esso non va concepito come una miscela di vari elementi, ma una materia in cui gli elementi non sono ancora distinti e che perciò, oltre che infinita, è anche indefinita.
La rottura dell’unità è la nascita, dato che nessuno la può evitare, e tutti siamo destinati a scontare con la morte la nostra stessa nascita e a ritornare all’unità.

ANASSIMENE (546-545 – 528-525)

Forse discepolo di Anassimandro. Riconosce come Talete come principio na materia determinata, che è l’aria; questa è anche la forza che anima il mondo. Dall’aria nascono tutte la cose che sono, che furono e che saranno. L’aria è il principio del movimento e di ogni mutamento. Ci dice anche il modo in cui l’aria determina la trasformazione delle cose: questo modo è il doppio processo della rarefazione e della condensazione. Rarefacendosi, l’aria diventa fuoco; condensandosi diventa vento, poi nuvola e, acqua, terra e quindi piatra. Diogene attribuisce all’aria come un soffio (pneuma) che crea la vita. L’aria perciò incerata, illuminata, intelligente e ordina e domina tutto.

ERACLITO (VI – V)

Scrisse un’opera in prosa Intorno alla natura, costituita da aforismi e sentenze brevi e taglienti. Alla base del pensiero di Eraclito vi è la contrapposizione tra la filosofia, da lui identificata con la verità, e la comune mentalità degli uomini, da lui ritenuta luogo di errore. Eraclito pensa che la maggior parte degli uomini siano “dormienti”, cioè non-filosofi, e li contrappone gli “svegli”, ossia i filosofi che sanno cogliere il nocciolo segreto delle cose. Eraclito “il filosofo del divenire” in quanto concepisce il mondo come un flusso perenne, in cui “tutto scorre” (penta réi), analogamente alla corrente di un fiume le cui acque non sono mai le stesse.
La parte più originale del pensiero eracliteo è la teoria dell’unita dei contrari; in quanto opposti, lottano fra di loro “L’uno vive la morte dell’altro, come l’altro muore la vita del primo”

PARMEIDE (550 – 450)

Fondatore della scuola eleatica. Espose il suo pensiero in un’opera in versi: Intorno alla natura. Nel proemio del poema immagina di essere trasportato al cospetto di una Dea, la quale gli rivela “il solido cuore della ben rotonda verità”. Secondo Parmeide di fronte all’uomo si aprono due vie: il sentiero della verità (alétheia), basato sulla ragione, l’Essere vero, e il sentiero dell’opinione (dòxa), basato sui sensi, l’Essere apparente. Il filosofo deve imboccare la via della verità, della ragione.
La ragione ci dice che: l’essere è e non può essere, mentre in non essere non è e non può essere. Con questa tesi Parmeide intende affermare che solo l’essere esiste, mentre in non essere non esiste e non può essere pensato. L’essere è ingenerato e imperituro, perché se nasce o perisce implicherebbe in qualche modo il non-essere. L’essere è eterno, poiché se fosse nel tempo implicherebbe il non essere del passato con cui non compete né l’era né il sarà, ma soltanto l’è. L’essere è immutabile e immobile, perché se mutasse implicherebbe di nuovo il non-essere. L’essere è unico ed omogeneo, perché se fosse molteplice implicherebbe degli intervalli di non-essere. L’essere è finito, poiché la finitudine è sinonimo di compiutezza e perfezione.

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