Platone

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Categoria:Filosofia

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Testo

Platone
Le opere di Platone vengono suddivise in dialoghi giovanili, della maturità e del periodo più tardo. I dialoghi giovanili sono: il Critone, lo Ione (uno scritto ironico sui poeti), l'Eutifrone (un dialogo sulla pietà religiosa), l'Ippia minore (sul rapporto tra virtù, conoscenza e volontà), Protagora, il Gorgia (sulla virtù politica) e il primo libro della Repubblica (sulla giustizia). Al periodo della maturità risalgono i dialoghi: Menone (, il Simposio (sull'eros), l’Ippia maggiore (sull'idea della bellezza), il Fedro e la Repubblica. Le opere più tarde sono il Parmenide, il Sofista, il Politico, il Filebo, il Timeo , e le Leggi.
La conoscenza come reminiscenza
Se vogliamo penetrare nella natura del conoscere, non dobbiamo rivolgerci ai sensi, ma all’anima o alla mente: indagando nella nostra anima, costringendola a guardare dentro di sé, con il logos, e non fuori di sé, attraverso i sensi, potremmo trovare in essa la forma, l’aspetto vero delle cose.
Uno degli episodi più significativi del dialogo, del Menone, è quello di uno schiavo, del tutto privo di conoscenze matematiche, riesce a dimostrare un teorema di geometria aiutato da Socrate. Dapprima lo schiavo segue passivamente le operazioni di Socrate e si lascia ingannare dalle apparenze delle figure sensibili, e cade in errore. In seguito, stimolato da Socrate riesce a risolvere il problema. Lo schiavo, infatti, non è istruito, non ha avuto da altri il suggerimento della soluzione, l’ha tratta da sé dalla propria anima. L’anima possiede delle predisposizioni a conoscere, che non sono derivate dai sensi, ma che, a contatto con l’esperienza, risvegliano il sapere e ci fanno ricordare la verità. La mente non deve subordinarsi ai sensi, ma servirsi di loro, come docili strumenti.
I gradi della conoscenza
I quattro gradi della conoscenza sono: l’immaginazione, credenza, pensiero discorsivo e intellezione. I primi due si fondano sulla sensazione e non danno un sapere certo, ma un’opinione relativa e variabile simile al sapere sofistico. Solo i due secondi che derivano da un sapere intimo dell’anima,assicurano una conoscenza vera, universale e permanente. Questi gradi sono poi distinti in base ai corrispondenti oggetti.
• Oggetto dell’immaginazione sono le immagini sensibili che Platone raggruppa: «immagini»; «ombre»;«riflessi sull’acqua o sui solidi e tutte le immagine di questo genere». Chi si affida a questa natura non trova la verità, vive in uno stato di ignoranza paragonabile a un sogno.
• Oggetto della credenza è tutto ciò che percepiamo attraverso i sensi: « gli animali intorno a noi e tutta la natura». Chi è passato dall’immaginazione alla credenza,coglie la realtà sensibile (cioè le vede, le tocca…). Platone insiste nel chiamare questo grado fede o credenza,anziché conoscenza, perché chi si trova in questo stadio, crede che la verità sensibile sia la sola realtà esistente e tutta la realtà.
• Oggetto del pensiero discorsivo sono enti intelligibili: i numeri, le figure geometriche, le dimostrazioni della matematica. A differenza degli altri oggetti, questi possiedono una maggiore universalità e certezza. La matematica ci prepara all’ultimo grado della conoscenza: la visione intuitiva delle idee.
• Oggetto della pura intellezione sono le idee, ossia le forme intelligibili e universali. Si tratta di enti universali, chi risponde alla domanda:” che cos’è il coraggio”o “che cos’è la giustizia”, proponendo un esempio concreto di azione giusta o di comportamento coraggioso, non possiede la scienza, ma l’opinione (doxa). Egli scambia, infatti, qualcosa di particolare per qual cosa di universale.
Allegoria della caverna
Il mito della caverna esemplifica in un'immagine vivida la visione del mondo delle idee. Un individuo giace incatenato all'interno di una caverna; dietro di lui c'è un muro; dall'altra parte del muro alcune persone trasportano oggetti, dei quali una fiamma accesa nella caverna proietta le ombre sulla parete di fondo. L'incatenato vede dapprima le sole ombre, che egli reputa gli oggetti reali; riuscendo a liberarsi, riesce a scorgere la presenza di altri individui incatenati insieme con lui; egli vede finalmente gli oggetti che prima erano ombre, trova una via d'uscita dalla caverna ed esce alla luce del giorno, dove i raggi del sole gli permettono di contemplare per la prima volta il mondo reale. Torna allora nella caverna per riferire agli altri che gli oggetti che essi hanno visto fino ad allora sono solo ombre e apparenza e che li aspetta il mondo reale se riusciranno a liberarsi dalle catene. L’uomo libero ritorna nella caverna per liberare gli altri, ma quelli lo uccidono.
L'incatenato simboleggia per Platone l'anima, che, se viene liberata, può conoscere le idee; gli oggetti che gli incatenati vedono sono l’opinione sensibile;il mondo illuminato dal sole rinvia al mondo delle idee e il sole rappresenta l'idea somma, il Bene. Per Platone, ogni conoscenza e ogni sapere, hanno un significato pratico e si giustificano in base al raggiungimento del Bene.
L’ascesa dell’anima all’iperuranio
L’aspetto antologico (metafisico, discorso sull’essere) è descritto nella favola del Fedro, in cui il mondo delle idee viene situato al di sopra del cielo, in un luogo detto iperuranio. L’anima vi accede attraverso la conoscenza, che eleva al di sopra del mondo corporeo, facendola partecipare alla vista stessa degli dei. Un tempo l’anima era dotata di ali e poteva godere della visione diretta delle idee. Successivamente, per qualche colpa commessa, essa ha perduta la capacità di volare ed è stata imprigionata nel corpo. Legata al corpo può ora conoscere solo attraverso i sensi, i quali non le restituiscono che l’immagine, la copia imperfetta e inadeguata delle essenze intelligibili. Quando si eleva mediante il conoscere al piano della pura intelligenza, può in parte recuperare la capacità di volare. Le idee appaiono, qui come le essenze che suscitano in sé, in maniera separata rispetto alle realtà sensibili.
La separatezza delle idee
Esiste un dualismo o un dislivello antologico non colmabile fra realtà sensibile, o mondo dell’essere, mondo delle idee. Gli enti corporei, l’intera realtà naturale e umana sono caratterizzati dalla molteplicità, dal mutamento e quindi da una imperfezione originaria. Nascono e muoiono, sono trasformati dal tempo, per questo di essi non si può mai dire propriamente che sono ciò che sono, mutando in continuazione. L’unica maniera di riconoscere loro un principio di intelligibilità, una causa o ragione del loro divenire, è di considerarli come copie che imitano una realtà perfetta, l’idea a essi corrispondente.
Le idee come modelli del mondo sensibile
La realtà sensibile è copia della realtà intelligibile e , sia pure imperfettamente, la rispecchia. Per questo l’anima, insoddisfatta dei tratti che le cose rivelano ai sensi, si rivolge all’originale, l’idea. Da un particolare aspetto di bellezza si eleva a contemplare il bello in sé, da una determinata figura o proporzione geometrica, all’uguale in sé. Conosciuta attraverso lo «specchio» dell’idea la realtà sensibile conquista qualche razionalità: appare non solo imperfetta, ma perfettibile.
Simposio sull’eros
Nel Simposio Socrate è rappresentato nell’atto di riferire un discorso fattogli da Diotima (una profetessa) sull’eros. Contrariamente all’opinione comune, che lo considera un dio, egli è in realtà un demone, un intermediario tra il mondo dei mortali e quello degli dei. Figlio di Poros e Penia, da entrambi i genitori ha ereditato; l’astuzia e l’ardimento, che lo spingono a organizzare complotti contro le cose belle e buone; la fame e l’indigenza, che lo inducono a una continua e instancabile ricerca. Eros è la personificazione dell’anima del filosofo, che ama appassionatamente ciò di cui manca, ossia la sapienza. La filosofia non è fatta per gli dei, né per gli uomini, ma per i veri filosofi, cioè per gli amanti del sapere. Compito della filosofia è trasformare il sentimento in conoscenza, al fine di far “generare” non i corpi, ma le anime.
La scienza dialettica
I problemi della dottrina delle idee
La dialettica è la scienza filosofica per eccellenza, che permette da un lato, in quanto sinuosi, di avere una visione unitaria del molteplice, riconoscendo l’unità dell’idea la molteplicità dell’idea, e consente di ricavare dall’unità dell’idea la molteplicità delle sue componenti.
Nella Repubblica, Platone sostiene che gli oggetti particolari sono copie delle idee, le quali rappresentano i modelli o gli esemplari; la somiglianza degli oggetti particolari con l’idea costituisce il loro legame con essa. Con questa natura si trovano le obbiezione del Parmenide. Se due cose bianche sono simili alla bianchezza, la bianchezza è anche simile alle cose bianche. Ora, se l’uguaglianza tra cose bianche si può spiegare postulando l’idea della bianchezza, anche l’uguaglianza tra la bianchezza e le cose bianche si può spiegare postulando un secondo archetipo e cosi via.
I cinque generi sommi
Nel Sofista, Platone rappresenta il mondo delle idee come una struttura ramificata e complessa, al cui colloca cinque generi sommi: essere, identico, diverso, stasi e movimento, ai quali risultano subordinate tutte le altre idee. Ciò significa, che i generi sommi si possono riferire indifferentemente come predicati a qualsiasi idea o genere subordinato, rappresentando una perfetta comunanza reciproca. Il rapporto di comunanza istituito tra identico e diverso significa che ogni idea è identica a se stessa, in quanto diversa, altra, rispetto a quella opposta. Per determinare “che cos’è” l’uomo, debbo determinare che cosa esso “non è” cioè non è un volatile un quadrupede ecc. La determinazione che viene scusa non è un nulla, ma semplicemente un’altra idea. Pensare filosoficamente e dialetticamente, afferma ironicamente Platone, implica che si vada al di là dei divieti di Parmende e che, al limite si commetta un “parccidio” ai suoi danni. Egli aveva vietato di dire o pensare « che il non essere in qualche modo sia », laddove esiste un «essere del non essere»: il non essere come diverso, come altro, dialetticamente correlativo all’identico.
La divisione del mondo delle idee
Se tutte le idee partecipano dei generi sommi, ciascuna idea partecipa a quelle a lei subordinate e si divide in quelle a essa subordinate. Nel Politico vi è uno schema: l’idea dell’uomo è quella di un essere implume, bipede, pedestre, terrestre, animale domestico e un essere vivente,a questi gruppi si suddividono altri come esseri inanimati contrapposti a esseri viventi, quadrupedi/bipedi e così via. La divisione va in oltre compiuta in una sola direzione, escludendo le idee che si trovano a sinistra nelle biforcazioni prendendo in considerazione quelle a destra.
Questo rapporto di comunanza tra idee o generi diversi è quello che consente di risolvere il problema delle verità e dell’errore, rivelando la stretta complementarità esistente fra aspetto gnoseologico e l’aspetto antologico della teoria delle idee. La verità dei nostri giudizi è garantita dalla capacità di ripercorrere, mediante il logos, le oggettive articolazioni del mondo delle idee.
Le idee per quanto articolerebbero la propria struttura in modo da “avvicinarsi”, per così dire, al mondo empirico, restano trascendenti. Al termine estremo della divisione troveremo idee non ulteriormente divisibili. Possiamo chiamarle idee- tomi. Posso dividere, per esempio, idea di uomo in quanto greco, ateniese, vecchio…, ma non potrò arrivare all’idea di uomo singolo: Socrate. L’individuo ineffabile. La realtà empirica sembra opporre un limite invalicabile al pensiero.
L’anima e l’uomo
Le tre prove dell’immortalità dell’anima
La prima prova dell’immortalità si basa sul principio secondo cui tutte le cose soggette a generazione si generano dal loro contrario. Vivo e morto sono due contrari di questo tipo è necessario non solo che dal vivo si generi il morto, ma che dal morto si generi il vivo. E’ la teoria orfica della metempsicosi, cioè la teoria della reminiscenza: secondo cui, l’anima, in vita ricorda un sapere che possiede da sempre,anche dopo la morte non perderà le proprie facoltà conoscitive, ma anzi le potenzierà.
La seconda prova si basa sul concetto della somiglianza dell’anima con l’essere eterno e incorporeo, in contrasto con la natura composta e transitoria dei corpi. Ciò è composto per sua natura destinato a corrompersi, dopo la separazione degli elementi che lo costituiscono. Viceversa, ciò che è semplice non può subire alcuna dissoluzione, ma permane eternamente uguale a se stesso. Il suo destino sarà quindi diverso da quello del corpo al momento della morte.
La terza prova è fondata sulla teoria delle idee e sulla spiegazione del rapporto tra idee e cose come partecipazione. L’anima è ciò che dà vita al corpo e partecipa in maniera essenziale all’idea di vita. Quindi l’anima è immortale.
Le tre parti dell’anima: concupiscibile, razionale e volitiva
Nell’anima appaiono una trinità di funzioni: conoscenza, sentimento, volontà. L’anima, non si limita a conoscere, mentre sarebbe il corpo a desiderare; ma esiste anche una parte dell’anima, quella irrazionale, o arazionale, che aspira a legarsi agli oggetti corporei e a goderne « senza riflessione ». E’ la parte concupiscibile dell’anima che si oppone e lotta con la parte razionale o calcolatrice, che si sforza di dominarla indirizzarla verso scopi razionale. A mediare tra il conoscere e il desiderare sta la parte volitiva o irascibile che è, per così dire, “neutrale” tra i due estremi e può allearsi con una o con l’altra.
Città ideale
Platone si oppone all’idealismo politico che domina l’età della crisi della polis. Trasimaco secondo cui giusto "è l'utile del più forte", il giusto è vittima del potere. Poi vi è lo stato platonico, non ha nulla a che vedere con uno stato di fatto, esistente nella realtà storico-sociale; ma piuttosto con un modello idealizzato, con l’idea di stato quale può essere concepita dal filosofo. Platone, all’opposto, concepisce la giustizia come virtù dell'anima e al tempo stesso come virtù politica: essa consiste nell'accordo e nell'equilibrio tanto delle parti dell'anima in ciascun individuo, quanto delle classi nello stato. In base a tale accordo ciascuna parte adempie al proprio compito: i filosofi hanno il compito di governare, i guerrieri di difendere lo stato, i lavoratori di sopperire alle esigenze materiali, così come nell'uomo la parte razionale dell'anima deve guidare quella passionale e quella concupiscibile.
CLASSI VIRTU’ ANIMA
( ( (
GOVERNANTI SAGGEZZA RAZIONALE
GUERRIERI CORAGGIO IRASCIBILE
LAVORATORI TEMPERANZA CONCUPISCIBILE

La terza prova introdotta nel dialogo è fondato sulla teoria delle idee. L’oceano a questo mondo è riservato a coloro che iniziati alla conoscenza filosofica sono disposti ad abbandonare completamente le analogie del mondo sensibile ciò persegue in tutto il discorso del logos.
La seconda navigazione
La seconda navigazione è una navigazione difficile che si affida alle forze delle braccia, non alle spinte del vento, in prossimità degli scogli o di altri ostacoli alle norme della navigazione; è una navigazione pericolosa, ma la sola che ci porta nel porto. Vale dunque la pena di carcere il rischio della conoscenza. L’anima si intende come l’armonia corpo e armonia musicale non sopravvive alle distruzioni del corpo. L’anima può essere paragonata ad un vestito che prodotto da un sarto sopravvive alla morte di questo, rivestendo successivamente diversi corpi. Via, via viene consumato fino ad essere deposto con la morte dell’ultimo uomo che lo ha indossato.
Comunismo platonico
I guardiani delle classi dirigenti non devono avere alcuna proprietà vivono in una comunione di beni. Il governo della repubblica si trasformerebbe in tirannide. I matrimoni avevano solo la funzione della procreazione della razza.
DIFFERENZE E ANALOGIE FRA LA “ REPUBBLICA” E LE “LEGGI”
• Scompare la tripartizione delle classi;
• I filosofi non sono più reggitori;
• I guerrieri sono costituiti dalla vecchia milizia cittadina;
• Il governo proposto è una forma mista di ARISTOCRAZIA /DEMOCRAZIA;
• E’ di nuovo ammessa la famiglia;
• E’ incoraggiato il matrimonio monogamico (multa per i celibi d’età superiore ai 35 anni);
• Viene reintrodotta la proprietà privata sia pure in misura ristretta e sotto il controllo dello Stato;
• L’educazione è GESTITA/ SORVEGLIATA dallo Stato.
Come nella “Repubblica” la comunità platonica continua ad essere una forma di statalismo che non lascia spazio alcuno all’iniziativa del singolo e delle famiglie. Il “CONSIGLIO NOTTURNO”, che costituisce i filosofi-re, assume il compito di supervisore generale della vita collettiva e di severo garante dell’osservanza delle leggi, della Religione, e dei costumi.
Per Platone la divisione degli individui dipende da un fatto antropologico e psicologico, ossia da come si è uomini. Tutto ciò trova un’esemplificazione nel “Mito delle Stirpi”, in quella antica leggenda fenicia secondo cui alcuni nascono con una natura “aurea”, altri con una “argentea”, altri con una “ferrea”, o “bronzea”. Gli uomini si distinguerebbero tra loro non per diritti di nascita, ma per differenti attitudini naturali. Un bambino “ferreo”, nato da uomini aurei, dovrà essere retrocesso di classe, mentre un bambino “aureo”, nato da uomini “ferrei” dovrà essere innalzato ed accolto fra i custodi. I figli, solitamente assomigliano ai padri e di regola rimangono nella classe di provenienza, solo eccezionalmente avviene il contrario.

La preminenza dell’anima sul corpo si basa per Platone sull’affinità che lega, da un lato, l’anima e l’elemento ideale, soprasensibile, eterno dell’essere, e, dall’altro, il corpo e l’elemento terrestre, sensibile e corruttibile. Al dualismo antologico fra realtà sensibile e intelligibile sembra dunque corrispondere un dualismo antropologico, tra corpo e anima.
Nel Fedone, vi è un dialogo in cui Socrate, poco prima di morire, intrattiene i discepoli sul problema dell’immortalità dell’anima. Platone richiamandosi all’orfismo e alla sua nozione di trasmigrazione delle anime (metempsicosi), cerca di dare un fondamento razionale e dimostrativo a tale credenza religiosa. Con diversi e complessi argomenti l’autore si impegna a confutare tutte le concezioni naturalistiche, che negano la sopravvivenza dell’anima dopo la morte.
Nella Repubblica emerge, il legame della filosofia politica connessa al mondo delle idee. Il tema di questo dialogo è la natura della giustizia, intesa come la virtù per eccellenza, poiché virtù politica. Platone, infatti, fedele agli ideali della polis classica, è persuaso che l’uomo si realizzi integralmente come cittadino, non come singolo individuo privato. Platone individua anche uno stato teorizzato con l’idea percepita dal filosofo.
DEMIURGO
La dottrina delle idee, il mondo Iperuranio, il concetto di un destino oltremondano dell'anima al termine del suo esilio terreno fanno del pensiero platonico – che accoglie elementi orfici e pitagorici come quello della trasmigrazione delle anime – un pensiero volto più al mondo ideale che al mondo sensibile. La volontà di comporre questi due mondi in una cosmologia si manifesta nel Timeo, che, prendendo le mosse dalla distinzione fra "ciò che è sempre e non ha nascita" e "ciò che sempre nasce e mai è", narra le origini del cosmo, creato dal Demiurgo, che partecipa dell'eterno pur nel suo divenire, dell'identico nella sua molteplicità. L'armonia cosmica è geometrica e matematica, e non già riducibile ai quattro elementi della tradizione naturalistica (aria, acqua, terra e fuoco). Il grandioso edificio cosmologico platonico, che spazia dall'astronomia alla fisica, ha fatto del Timeo una delle opere più lette e studiate nella cultura occidentale. Vi è l’anima cosmica propria dell’uomo.

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