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Categoria: | Filosofia |
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Testo
PLATONE
Platone nutre un forte interesse per la politica; si rende conto, infatti, della crisi politica che sta affliggendo la Grecia del tempo. Se ne domanda il motivo e giunge a pensare che la crisi sia di sistema, di valori culturali, d’intellettuali perché è venuta meno la certezza – verità alla base delle quali si può agire. La crisi può essere superata solo se l’uomo riforma globalmente la sua esistenza.
Platone è un discepolo di Socrate ed in quanto tale non dovrebbe scrivere nulla. A dispetto del maestro, invece, Platone ha scritto tanto e molto s’è conservato. Scrive dei dialoghi con personaggi che raccontano la loro filosofia. Rimane così fedele a Socrate anche perché porta all’estremo compimento della sua filosofia.
Platone nasce socratico e scrive molti dialoghi in cui il personaggio principale è comunemente Socrate. Quest’ultimo, parlando nel dialogo, riporta le teorie di Platone per far sì che queste abbiano fondamento. Se Platone è la maggior fonte per conoscere Socrate, come si fa a capire quando parla il vero Socrate o quando chi parla è Platone?
Si distinguono tre periodi nella produzione platonica:
1. DIALOGHI SOCRATICI: Platone riprende le parole di Socrate;
2. DIALOGHI DIALETTICI - POSITIVI: viene alla luce la teoria delle idee di Platone;
3. DIALOGHI CRITICI - DIALETTICI: rivede la sua teoria politica e filosofica.
Questa divisione è comune al ragionamento umano: prima c’è una partenza (studio), poi queste idee vengono sviluppate, infine si rivedono i punti deboli.
FORMA DEL DIALOGO:
Per non tradire il maestro, concepisce lo scrivere come una trascrizione del dialogo, quindi di quello che si è dato, in cui sono presenti teorie sia sue, sia avversarie (per dimostrarne la falsità).
Questo è un filosofare aperto perché i temi trattati sono ripresi con argomentazioni aperte.
Il dialogo si dà prima con una confutazione, poi con una deduzione, ed infine con una riorganizzazione delle idee.
DIALOGHI DIALETTICI - NEGATIVI – SOCRATICI:
Durante questi dialoghi Platone interpreta le teorie filosofiche di Socrate, quindi i temi dei dialoghi canonici sono la filosofia orale e l’etica.
DIALOGHI DIALETTICI - POSITIVI:
In questi dialoghi compie una sorta di rielaborazione personale delle teorie di Socrate: arriva a sostenere che se la verità assoluta e la conoscenza non si danno nel campo del sensibile (se ne dà la consapevolezza dell’esistenza), bisogna ricorrere ad un mondo oltre il fisico → metafisica. La dimensione astratta si deve dare in quanto se si dà la verità assoluta, non può che non dare.
IL MITO:
In Platone c’è il richiamo al mito, che però non sono più quelli tradizionali ma ne crea di nuovi o ne rivede di vecchi con uno scopo diverso.
Platone utilizza il mito perché:
1. Lo utilizza come strumento didattico per esprimere delle verità profonde che richiederebbero termini complessi che i più non conoscono. Il mito quindi non costituisce una scienza ma può essere utile se unita alla filosofia, perché fornisce delle spiegazioni semplificate.
2. Platone incorre nei limiti stessi della ragione per giustificare la sua teoria. Utilizza una nuova strada per superare il punto debole della ragione: il mito (come una sorta di “sentiero interrotto”). Successivamente la ragione, dopo aver superato l’ostacolo, fa un passo indietro per collegare le vecchie teorie con le nuove. Il mito diventa uno stimolo ed un chiarimento al logos.
LA TEORIA DELLE IDEE:
Al relativismo dei sofisti, Platone sfugge dando una verità assoluta. Noi uomini abbiamo, infatti, un’idea di scienza che si caratterizza per la stabilità e l’immutabilità. A differenza, l’opinione muta, è instabile. Entrambe sono però forme di conoscenza che devono derivare da qualcosa.
L’idea di scienza si può dare solo se c’è una cosa immutabile rispetto alla quale far riferimento. Rispetto alle cose che cambiano, la forma della conoscenza è la “doxa”, l’opinione. Se l’oggetto non è possibile trovarlo in questo mondo, bisogna ricercarlo oltre il mondo fisico, nella metafisica. La ricerca non deve essere più imminente, ma trascendente.
L’essere del mondo fisico è in continuo movimento, mutamento (c’è e non c’è). Nel metafisico, invece, la dimensione dell’essere è eterna.
Platone ha una concezione verticale della realtà, perché gli esseri possibili sono due (uno più in alto ed uno più in basso).
Nel momento in cui Platone parla di essere, si riferisce a quello molteplice, costituito dal mondo delle idee, situato nel mondo iperuranico.
Idea in greco significa vedere; per Platone si può vedere solo con la ragione, intellettualmente. Per noi l’idea è il pensiero; per Platone intende far riferimento alla concreta realtà.
Nel mondo metafisico si danno le idee che vengono poi proiettate sul mondo terreno. Solo così si può giudicare in base a quei metri di giudizio in relazione alle idee.
DIMOSTRAZIONE DELL’ESISTENZA DELLE IDEE
Se il significato di un predicato non dipende dal soggetto, dovrà dipendere da qualcos’altro. Dovrà riferirsi ad un oggetto non linguistico, ma all’idea.
Il compito della filosofia è risolvere i problemi dei rapporti tra idee e soggetti empirici. Esiste dunque un criterio di verità o falsità dei giudizi. La decisione di ciò che è giusto e ben per l’uomo, e per la società dipende solo dai filosofi, in quanto il bene e il giusto sono idee, quindi solo lui ha la sapienza per interpretarli. Questa è una legittimazione del filosofo, l’unico con la capacità di poter dettare la legge per la riforma etico – politica. Non c’è bisogno del consenso democratico.
PROBLEMI DELLA TEORIA DELLE IDEE:
QUANTE E QUALI SONO LE IDEE?
Inizialmente Platone pensava di restringere la quantità di idee a poche, perché queste avevano un alto significato. Le racchiudeva in due famiglie:
A. Idee - valori (etiche, politiche ecc.).
B. Idee matematiche (entità aritmetiche e geometriche).
Tra queste due categorie di idee c’è un rapporto di subordinazione; Platone individua un rapporto gerarchico: più in alto sono le idee etiche, poi vengono quelle matematiche.
In seguito pensa che rispetto ad ogni realtà corrisponda un’idea (facendo cioè riferimento a qualsiasi oggetto fisico).
DOVE SONO LE IDEE:
Platone parla di un mondo iperuranico (oltre il cielo): questa è una formula mitica. In realtà i possibili luoghi sono:
1 Entità reali, fisiche “diverse dal divenire”.
2 Entità mentali che sfuggono al nostro concetto di essere.
Non si può stabilire quale delle due sia la più giusta; si può solamente dire con certezza che le idee si trovano in una zona indefinita diversa da quella delle cose, del mondo sensibile.
RAPPORTO TRA IDEE E COSE:
- C’è un rapporto di mimesi (imitazione): le idee sono l’originale; le cose sono le copie.
- C’è una parusia (presenza) delle idee come se queste si calassero nelle cose: come può un’idea dell’essere, essere presente in cose molteplici?
- Si parla di metessi quando le cose partecipano delle idee (hanno qualcosa in comune con le cose).
Platone arriverà a sposare maggiormente la teoria della mimesi nell’ultima parte della sua vita.
Non c’è un rapporto diretto tra il modello e le cose; si parla di un divino artefice, non di un dio, che forgia le cose sensibili secondo le idee.
RAPPORTO TRA L’UOMO E LE IDEE
Per i Sofisti non è possibile conoscere perché il “conoscere” si dà quando si ha a che fare con qualcosa che prima era ignoto. Come si fa a conoscere ciò che non si conosce, come si fa ad andare alla ricerca dell’esistenza di una cosa che non esiste? → Non si conosce.
Se per Platone si dà il processo della conoscenza, si deve sostenere che quando s’impara qualcosa, si arriva ad imparare o meglio a ricordare una cosa che era già nota. Allora non c’è il processo della conoscenza, perché conosco qualcosa che è già noto.
Platone afferma che conoscere non comporta né passare dall’ignoto al noto, né dal noto al noto. Fa piuttosto riferimento alla teoria della reminiscenza del ricordo.
L’uomo, secondo Platone, ha la dimensione interiore (anima) che prima di essere imprigionata nel corpo, veleggiava nel mondo iperuranico in cui imparava. Quando entra nel corpo, va incontro ad un processo di dimenticanza. Poi, nel mondo sensibile, attraverso dei procedimenti vari, si può arrivare alla conoscenza.
Per questi motivi l’anima deve essere immortale.
Per dimostrare la teoria dell’“innatismo” platonico, il Nostro nel “Menone” (2° periodo) sostiene che: chiamando uno schiavo che non abbia mai potuto avere la possibilità di conoscere, attraverso il ragionamento (maieutica platonica), sollecitato da domande, ben condotto, l’avrebbe portato ad arrivare a scoprire delle proprietà matematiche. Questo significa che in una dimensione di realtà lo schiavo ha incontrato questi valori fondamentali.
L’immortalità dell’anima è giustificata nel “Fedone” (2° periodo):
1. Contrari. Eraclito sosteneva l’esistenza di un rapporto diretto tra i contrari (ce n’è uno solo se si dà l’altro). Se la vita genera la morte, allora la morte genera la vita.
2. Reminiscenza. L’anima è immortale poiché si dà la conoscenza.
3. Somiglianza. Tra ciò che conosce l’anima e ciò che è riconosciuto come idea c’è analogia. Se l’idea si caratterizza per l’immutabilità, anche l’anima è immutabile.
4. Vitalità. L’anima è il principio della vita e quindi non può contenere in sé il principio della morte.
L’AMORE:
Quando l’anima è calata nel corpo, cade nell’oblio (nel fiume di Lete); come fa poi a conoscere? Che cosa dà lo spunto per ricordare? È l’amore che costituisce la molla del processo conoscitivo. L’amore è la filosofia perché permette l’inizio del processo.
ARGOMENTAZIONI:
Le più importanti concezioni dell’amore vengono espresse nel “Simposio” (Banchetto o convitto). Spesso, nell’antichità, le discussioni filosofiche nascevano dopo aver mangiato e bevuto perché si riteneva che per fare un dialogo, prima bisognava soddisfare l’aspetto materiale (senza freni), così dopo i pensieri erano più liberi. Al banchetto è stato invitato anche Socrate. Il tema oggetto del dibattito filosofico è l’amore. Concezioni dell’amore del tempo:
1. Sapere retorico: tesi portata avanti da Fedro e Agatone. Consideravano l’amore come una divinità, il più virtuoso degli dei.
2. Amore pederastico → amore omosessuale.
3. Sapere scientifico: se l’amore è armonia, è caratteristica dell’universo dove ce n’è. La malattia è lo stato in cui non c’è amore, in quanto è disarmonia; il medico ha il compito di ripristinarla.
4. Sapere dei commediografi: d’Aristofane. Questo sosteneva che all’origine dei tempi l’uomo aveva una conformazione totalmente diversa dall’attuale: c’erano tre sessi (maschile, femminile ed androgeno). L’uomo era una sorta di palla rotante costituita dall’unione di due persone (4 braccia; 4 gambe; 2 teste … Erano più veloci e più agili, a tal punto che tentano di scalare l’olimpo, il cielo. Zeus interviene e li taglia a metà e per compassione permette loro di vivere. Da allora ogni uomo va alla ricerca della propria metà.
L’amore diventa quindi un senso di insufficienza, un desiderio di qualcosa che manca, la necessità di ritrovare l’unicità. È anche sofferenza e uno stato di perseveranza perché non è più possibile riunirsi.
5. Sapere di Socrate. Siccome il filosofo si considera privo di verità, parla attraverso la voce di una sacerdotessa.
L’amore non è un dio, ma un demone. È figlio della povertà (mancanza) e dell’intelligenza (espediente; ci s’ingegna per arrivare a trovare la propria metà). L’amore è stato generato nel giorno della venerazione della Bellezza (secondo il mito), quindi si associa sempre alla bellezza e ne va alla ricerca.
L’uomo va prima alla ricerca della bellezza del corpo e solo in un momento successivo va alla ricerca di quell’interiore, per arrivare infine all’attenzione sull’idea della Bellezza in sé. L’amore porta a scoprire l’idea.
FEDRO:
Nel “Fedro” si tratta del mondo attraverso il quale si arriva all’oggetto dell’amore; è spiegata la possibilità della conoscenza sulla base del ricordo, presentando ricorso al mito: l’Auriga. Questa dà la definizione dell’anima.
L’anima è come una biga alata con l’auriga (condottiero) e due cavalli (bianco e nero). L’auriga (tiene le redini – conduce) rappresenta la parte razionale, la ragione dell’anima. Il cavallo bianco (eccellente) è la parte della volontà dell’uomo. Il cavallo nero (balzano) rappresenta la parte concupiscibile (dedita al desiderio).
L’anima è la biga. La ragione cerca di utilizzare il cavallo bianco, indirizzandolo verso l’alto, verso l’iperuranio, prendendo sopravvento su quello nero. Quest’ultimo tende verso il basso, il materiale. Finché la ragione riesce a dare il sopravvento del cavallo bianco su quello nero, l’anima arriva a toccare il vertice (idea del Bene). Se, nonostante gli sforza, prevale quello nero, l’anima precipita vero il basso, la prigionia del corpo.
Gli uomini potranno ricordare; quanto più l’anima ha visto, tanto più l’uomo è facilitato. Solo i filosofi riescono a conoscere tutte le idee; gli uomini normali, precipitando subito, potranno conoscere ben poco.
Dobbiamo cercare di ricordare al meglio, tutte le idee, così dopo la morte, tornando nel mondo iperuranico, avremo più facilità nel raggiungere l’idea di Bene, con il sopravvento della parte razionale.
Tutta la filosofia platonica si basa sull’indagine delle idee, ma Platone arriva a definire la filosofia come dialettica (indagine dialogica che comporta l’individuazione delle idee). La dialettica è l’arte della dicotomia (divisione in due), necessaria per definire un concetto, in cui si parte da un termine in generale per poi dividerlo appunto e definirlo meglio.
LA REPUBBLICA PLATONICA
Nel primo libro si danno le possibili definizioni di giustizia; queste vengono poi messe in discussione da Socrate.
L’opera tratta d’argomenti politici, metafisici e di pedagogia. Sullo sfondo dell’opera è trattato il tema della giustizia. Sono trattati anche argomenti più specifici:
A. Platone si domanda qual è lo scopo della comunità umana. Si giunge così all’elaborazione degli ideali della comunità.
La giustizia è la condizione basilare per sviluppare le altre virtù; rende inoltre possibile vivere ed operare in una comunità.
• Cos’ha di positivo la giustizia?
La comunità politica realizza l’idea di giustizia quando c’è qualcuno che arriva a conoscerla.
• Chi sono i filosofi?
B. Viene poi discusso il fine della comunità, cioè realizzare la giustizia. La “repubblica” deve determinare questo fine. La giustizia non è che la condizione basilare per vivere ed operare tra gli uomini.
COS’È LA GIUSTIZIA?
Si dà giustizia quando ognuno svolge il compito che gli è più proprio. Si arriva così all’armonia della comunità perché ogni uomo ha la propria virtù particolare.
La giustizia si dà quando il sapiente arriva alla saggezza. Chi è sapiente, è automaticamente saggio.
La giustizia è l’armonia delle tre virtù: saggezza, coraggio e temperanza. È anche la somma di tutte le virtù, perché c’è quando ogni individuo realizza la propria attitudine, la propria virtù.
CHI È IL FILOSOFO?
Il filosofo ha una propria virtù per realizzare la giustizia (saggezza). La virtù del filosofo è la razionalità, che deve sviluppare. Il filosofo è colui che fa prevalere il cavallo bianco su quello nero. La restante umanità fa prevalere la parte concupiscibile. Questi arrivano a realizzare la virtù quando temperano il loro compito.
LA VIRTÙ
Per parlare della virtù dell’uomo, Platone ritorna al mito dell’Auriga:
• Se prevale l’auriga, l’anima è del filosofo;
• Se prevale la parte della volontà (cavallo bianco), l’uomo è coraggioso.
• Se prevale la parte concupiscibile, l’anima apparterrà a tutti gli altri uomini.
Con tre parti dell’anima, ci devono essere tre classi sociali:
1) I custodi dell’anima (filosofi); 2) I custodi materiali (guerriero); 3) Tutti gli altri.
Si dà la giustizia, quando ciascuno realizza la propria funzione.
- Perché è necessaria la suddivisione in classi sociali? Che cosa fa sì che un individuo appartenga ad una classe, piuttosto che ad un’altra?
Platone sostiene che lo stato non si dà sulla base della forza di una classe sociale sulle altre, ma deriva da un principio semplice e naturale: la divisione del lavoro è conseguenza dei bisogni e delle attitudini che prevalgono nell’anima stessa. (specializzazione). Far parte di una classe, quindi, non dipende da un fatto ereditario, ma antropologico (dalle qualità umane).
- Perché in un individuo prevale una caratteristica rispetto ad un’altra?
Platone risponde a questa domanda con il mito delle stirpi, che però è definita dallo stesso una nobile menzogna, non razionalmente esprimibile, serve solo per far capire ai più senza suffragare (sostenere) la teoria.
Un individuo, secondo il mito, fa parte di una classe sociale, in base alla sua natura:
Ferrea → 3ª classe
Argentea →guerriero.
Aurea → filosofo.
Platone prevede la comunità quando si dà mobilità sociale generazionale (ogni individuo ha già la propria destinazione, ma si dà il mutamento solo con una nuova generazione).
Platone arriva a giustificare non uno stato aristocratico (dei pochi sapienti), piuttosto uno sofocratico (pochi ma casualmente intelligenti).
- Platone non ha anticipato la teoria comunista?
Premessa: IL COMUNISMO.
È una teoria politica che propugna (si propone) la realizzazione di un sistema (comunità) politico, economico e sociale, fondato sull’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e quindi di ogni forma di proprietà privata mediante la collettivizzazione dei mezzi di produzione, e la distribuzione dei prodotti, dei beni secondo i bisogni di ciascuno.
Per Platone si dà potere quando le azioni di un individuo condizionano un altro.
Si arriva alla collettivizzazione dei mezzi di produzione per dare fine ai progetti personali.
Per Platone i custodi (filosofi e guerrieri) non devono possedere alcuna proprietà privata, altrimenti quando gestiscono il potere, probabilmente, sono influenzati e non adempiono bene il loro dovere. Oltre a proprietà private, non devono possedere nemmeno proprietà affettive (p.e. non devono conoscere i loro figli). Devono vivere insieme in comunità. Devono sottostare alle leggi politiche quando compiono un’azione. Su di loro vale anche l’eugenetica (con chi devono avere figli).
I guardiani sono felici?
Si, perché realizzano la giustizia in quanto realizzano la loro virtù.
DEGENERAZIONE DELLO STATO:
Nella repubblica platonica c’è un modello di stato. Questo è importante perché permette di giudicare lo stato attuale.
Per Platone il modello di stato è tutto ciò che ha finora detto.
Parla poi degli stati reali; tutte queste forme sono degeneri, perché mancano di qualcosa rispetto al modello.
Platone classifica questi stati:
TIMOCRAZIA: (timo = onore). È il governo di pochi che agiscono in base all’onore e alle ambizioni personali.
OLIGARCHIA: (oligo = pochi). È il governo di pochi sulla base del censo (ricchezze). Solitamente i pochi sono i proprietari terrieri.
DEMOCRAZIA: (demo = popolo). Platone intende la d. come la nostra attuale demagogia. Per Platone con la democrazia c’è il governo di licenza: ogni persona fa ciò che gli pare.
Il demagogo è la persona che fa un discorso solo per ottenere il favore del popolo, senza poi realizzare quello che ha detto.
⇒ Platone è antidemocratico, anche perché dice che il governo è dei pochi, solo di coloro che hanno la competenza.
TIRANNIDE: al potere c’è colui che lo esercita per favore personale, attraverso il consenso popolare.
CHI SONO I FILOSOFI?
Sono color che hanno la conoscenza. → Cos’è la conoscenza?
Chi fa parte del gruppo dei custodi?
LO STATO PLATONICO:
Questo stato ha sicuramente una struttura antidemocratica perché:
• La società è gerarchizzata.
• C’è una rigida divisone del lavoro (No mobilità sociale, solo generazionale).
• La politica è a carattere ereditario.
• C’è la tendenza statalista perché lo stato interviene oltre le sue prerogative.
⇒Lo stato ha il pieno controllo della società → totalismo (controllo anche dei pensieri).
Per Platone non vi è peggior dittatura di quella che ha l’apparenza della libertà:
Se una persona s’impone con la forza, i suoi sottoposti, pur recitando la sua parte, sono consapevoli della situazione e preferirebbero la sua decaduta.
Se una persona s’impone con la sua capacità dialettica, i suoi sottoposti non ne hanno la consapevolezza e non c’è dunque la possibilità di ribellarsi. Formalmente c’è la libertà di scelta, ma in realtà l’individuo è totalmente condizionato dal capo.
È giusto che siano i filosofi (i sapienti) a governare perché:
• Solo loro possono prendere le decisioni opportune.
• Con gli aristocratici c’è sempre la possibilità di una dittatura.
Gli studiosi hanno interpretato in diverso modo l’idea di democrazia per Platone:
1) Lettura da sinistra: favorevole perché Platone pone il problema della proprietà privata dei custodi.
2) Lettura da destra: negativa perché Platone sostiene che il fine della democrazia è la dittatura e una società chiusa.
“Con la rivoluzione francese viene meno il potere del sovrano; con il suffragio (non universale) si arriva ad istituire il parlamento.
I sostenitori della democrazia per il bene sociale si siedono a sinistra (riformatori); quelli legati ancora alla monarchia, alle tradizioni si siedono a destra. I più radicali si siedono in alto. Quelli promotori della stabilità si pongono al centro.
Quelli di sinistra propongono le riforme in senso democratico, sociale → progressisti.
Quelli di destra vogliono mantenere l’ordine.”
CHI CUSTODISCE I CUSTODI?
Prima di custodire gli altri, i filosofi devono custodire se medesimi e quindi istruirsi. Solo con l’educazione, infatti, si educa alla scienza. Quest’ultima è la conoscenza perfetta.
I GRADI DELLA CONOSCENZA
La conoscenza per Platone si dà a gradi:
Immaginazione
Credenza - fede
Ragione scientifica
Filosofia
CONOSCENZA SENSIBILE
CONOSCENZA RAZIONALE
Mondo delle cose
Mondo delle idee
Se sento il rumore che fa un oggetto, non sono sicuro dell’esistenza di questa cosa. In questo caso ci si trova nella conoscenza sensibile (udito) ed in particolare nell’immaginazione.
Se credo che l’oggetto ci sia realmente e ne sono sicuro, la conoscenza diventa, in questo caso, fede.
La ragione scientifica si dà con la meditazione (lunghi passaggi per arrivare ad un risultato). Si parla qui d’idee matematiche.
La filosofia si dà solamente attraverso la conoscenza intuitiva. Le idee sono etiche.
Se ci sono quattro gradi di conoscenza (gnoseologici), ci sono altrettanti gradi d’essere (ontologici).
Come si può fare il “salto di qualità” da un tipo di conoscenza all’altro?
C’è bisogno della matematica perché questa unisce la conoscenza sensibile (il mondo delle cose) con la conoscenza razionale (idee): permette il passaggio dal mutevole all’immutevole. Unisce la qualità con la quantità.
La matematica è legata al sensibile ed è inferiore alla filosofia.
• Calcolare = contare;
• Pitagora considerava stessa cosa il concreto e l’astratto;
• La matematica parte da ipotesi che non sono dimostrate (postulati).
MODELLO EDUCATIVO DEI FILOSOFI:
1. Prima c’è un momento pre - conoscitivo, di preparazione allo studio. Si deve basare sulla musica e sulla ginnastica. È un momento che non termina.
2. C’è poi lo studio vero e proprio. Questo si deve basare su 5 materie propedeutiche:
A. Aritmetica.
B. Geometria (superfici).
C. Stereometria (3 dimensioni).
D. Astronomia (armonia astri).
E. Musica (armonia per eccellenza).
Si passa poi allo studio della filosofia = dialettica (studio della conoscenza).
C’è un tirocinio che va da 35 a 50 anni d’età del reggitore, tale solo dopo i 50.
IL MITO DELLA CAVERNA:
Questo è il mito dei miti di Platone perché con esso vengono alla luce gli elementi essenziali della dottrina platonica.
Gli schiavi della caverna sono legati e rivolti verso il fondo. Possono vedere solo le ombre delle statue portate da altri uomini (situati sul ciglio dell’entrata dell’antro dietro un muro) e sentirne le voci scoordinate. Vogliono dare un significato a ciò che percepiscono.
Un uomo riesce a liberarsi con fatica e si gira. S’accorge che la realtà non sono le ombre, ma gli oggetti sopra il muro.
Salendo fa una gran fatica. La luminosità aumenta ed il filosofo è costretto a rivolgere lo sguardo verso il basso, altrimenti accecato. S’accorge che gli uomini non le cose sono la realtà.
C’è però un’altra realtà: le stelle riflesse nello stagno.
Lentamente il filosofo s’abitua alla luce e riesce a guardare verso l’alto. Riesce a guardare le stelle e infine il sole.
L’uomo ironizza sulla realtà alla quale credevano gli altri uomini.
Decide di illuminarli e discende nella comunità. Tornando nella caverna è ceco a causa del buio improvviso. Qui i veri sapienti sono coloro che danno un senso alle voci e alle ombre; il filosofo viene deriso e, se troppo fastidioso, ucciso.
INTERPRETAZIONI:
La caverna è il corpo che tiene rinchiusa l’anima o il nostro mondo. Gli schiavi sono gli uomini; le catene sono le passioni; le ombre, le immagini superficiali; le statue, le cose del mondo; il fuoco, il principio fisico con cui i primi filosofi spiegavano la realtà. L’uomo si libera con fatica grazie alla filosofia. Il mondo fuori della caverna rappresenta le idee; le idee riflesse nello stagno sono quelle matematiche (legate al sensibile); le stelle, le idee etiche; il sole, l’idea del Bene.
La prima tentazione del filosofo è starsene lì; poi subentra il dovere filosofico di spiegare il mondo esterno agli uomini; il filosofo nella caverna non ci vede più ed è deriso; se dà fastidio viene ucciso (Socrate); chi interpreta le ombre sono i falsi sapienti.
A. Quattro gradi ontologici (ombre, statue, idee riflesse, stelle).
B. Quattro gradi conoscenza (eikasìa, pìstis, diànoia, nóesis).
C. C’è la necessità di un uomo nell’arrivare a conoscere attraverso lo sforzo etico.
D. “Il sapere è potere”: viene alla luce la concezione politica platonica. Il filosofo deve ridiscendere nella società per riformarla nel modo più giusto.
IL MITO DI ER:
Er era un valoroso guerriero. Un giorno venne portato nell’Ade perché sembrava morto. Assiste qui al modo con cui le anime tornavano nel corpo. C’erano tre Moire che erano responsabili della durata della vita. Le anime dovevano scegliere il grado della loro vita; disposte in fila, sceglievano il modello di vita disponibile. Le anime decidevano in base alla loro consapevolezza.
Noi siamo dunque responsabili dell’esito della vita; noi apparteniamo ad una classe sociale perché lo abbiamo scelto.
CONDANNA DELL’ARTE IMITATIVA:
L’arte è imitazione di un’imitazione – natura (è tre volte lontana dal vero = è al terzo grado). L’arte rappresenta le passioni degli uomini. La tragedia, per esempio, esalta le passioni, non la ragione con la quale si arriva alla verità. È quindi corruttrice dell’anima.
Nella realtà ci sono due prospettive educative: la tradizione (fa riferimento al passato) e la filosofia. ⇒ L’arte ha un senso quando diventa strumento della filosofia (Mito).
IL 3° PERIODO PLATONICO:
Nell’ultimo periodo Platone rivede le aporie della teorie delle idee che portano a contraddizioni. Si distinguono due temi principali:
A. TEMA METAFISICO → ripresa della teoria delle idee. Testi principali: “Parmenide”, “Teteto”, “Sofista”.
B. TEMA POLITICO → Testi principali: “Politico”, “Leggi”.
Approfondisce dunque i rapporti tra le idee con se stesse e con le cose.
ARGOMENTO DEL 3° UOMO:
Serve per riprendere il tema sui rapporti tra idee.
Idea: capace di operare la sintesi di elementi separati, di unificare il molteplice.
Unificando le idee, se ne crea ogni volta una nuova.
Le persone si classificano come “uomo”. Si creano due nuove idee: la realtà (uomo concreto) e la sintesi (il concetto di uomo). Con il 3° uomo si sintetizzano i due precedenti, creando tre idee, procedendo così all’infinito. ⇒ Le idee sono infinite.
Nel “Parmenide”, Platone sostiene un’unica realtà iperuranica, composta da un solo essere. Così, però non si può spiegare la molteplicità.
Nel “Teteto”, si sostiene l’impossibilità di tornare ai Sofisti (al punto di partenza).
Nel “Sofista”, il Nostro afferma che il mondo iperuranico è composto da più idee, ma solo attraverso l’uccisione di Parmenide (= dimostrando ciò in cui erra Parmenide) si può dare una diversa definizione di essere e non affondare nel problema suddetto.
Se l’essere fosse qualcosa di materiale, non esisterebbe la giustizia, né il bello …
Se fosse spirituale, non esisterebbe la realtà materiale.
È essere tutto ciò che è in grado di agire o subire un’azione.
La giustizia quindi esiste perché è responsabile del rapporto tra gli uomini. Più in generale, esiste tutto che si caratterizza per possibilità o azione.
1 Una qualsiasi cosa ha come caratteristica quella dell’essere.
2 L’essere può essere statico.
3 Oppure dinamico (in relazione con qualcosa).
4 Identità: prima di tutto, una cosa è identica a se stessa, perché così non è un’altra cosa.
5 Una cosa è tale quando è diversa dagli altri.
Quando diciamo che qualcosa non è, non la neghiamo in senso assoluto, ma vogliamo differenziarla rispetto agli altri.
La filosofia diventa perciò DIALETTICA. Ha oggetto la scoperta della relazione tra le idee. È la suprema scienza che stabilisce la mappa delle definizioni delle idee, attraverso un processo dicotomico (unificare e distinguere le idee tra loro).
ESSERE
INANIMATI
ANIMATI
DOMESTICI SELVATICI
TERRESTRI ACQUATICI
PEDESTRI VOLATILI
QUADRUPEDI BIPEDI
PIUMATI IMPLUMI
RAZIONALI SENZA RAGIONE
UOMO
IL MITO DEL DEMIURGO:
Con questo mito rivede i rapporti tra le idee e le cose.
Il Demiurgo non è né un uomo né un Dio, è il termine medio che permette l’imitazione. Proprio perché sta a metà strada, ha a che fare sempre con una visione del mondo delle idee; guardando il mondo materiale, invece, gli appare senza forma, una chora (caos informe soggetto alla necessità). Il Demiurgo, spinto da una sorta di “bontà” (è amante del bene), cerca di ordinare, plasmare le cose in base a ciò che ha visto. Non ha quindi capacità creative. Accade però che tutto non si lascia ordinare: la materia in sé non è perfetta come le idee.
⇒ Il Demiurga determina la possibilità di imitazione.
Il mondo iperuranico è incorruttibile: come dare un’immagine dell’eternità? Attraverso il tempo (ordinato, regolare e stabile) che riflette il movimento degli astri.
PROBLEMA TEODICEO: (affrontato indirettamente)
Se Dio è tutto, da dove proviene il male? Platone sosteneva che il Demiurgo non è responsabile del male (ha solo ordinato il caos informe che c’è da sempre), la materia è responsabile perché dà una “resistenza” alla perfezione.
TIMEO:
In questo libro affronta il rapporto tra le cose e le idee. Apre la teoria dell’ottimismo metafisico (Dio non è causa del male). Assume grande importanza nel Medioevo.
In questo libro, Platone dice che nel momento in cui il Demiurgo plasma la realtà, utilizza i numeri, i quali hanno una struttura geometrica. Si apre così una strada alla scienza moderna.
L’importanza del libro è da ritrovarsi in questi elementi:
A. Il Demiurgo: la mente intelligente che ordina.
B. L’ottimismo metafisico.
C. Sostiene l’utilizzo della matematica come chiave del pensiero.
“Platone nei suoi scritti non riporta la sua teoria più propria; i suoi scritti sono solo propedeutici. Sostiene ai discepoli che l’idea più elevata è l’Uno.”
PLATONE POLITICO:
Platone arriva a capire che la “Repubblica” è solo un modello ideale. Prende come atto l’impossibilità di una comunità ideale.
Nel “Politico” si domanda quale deve essere la caratteristica più propria dell’arte del reggitore.
La giusta misura: bisogna trovare un compromesso tra gli estremi. Il politico per esempio, dovrebbe possedere la saggezza, ma in realtà non accade mai. Sostiene che è meglio l’uomo rispetto alla legge perché quest’ultima regola in modo uguale, universale tutti gli uomini (hanno diverse necessità). La legge è però necessaria perché non si può permettere ad una persona di fare ciò che desidera.
Non ci sono più i custodi (né i filosofi al sapere, né i guerrieri), ma solo persone che amministrano la legge.
Cade il discorso del comunismo platonico e si ritorna alla tradizione.
La legge per aver effetto deve avere anche sanzioni. La pena non deve avere una funzione punitiva, bensì rieducativa.
In questa società continua ad intervenire lo stato (statalismo).
Prevede l’istituzione del consiglio notturno, istituto che controlla le attività umane, anche da un punto di vista morale.
Anche la religione può servire per la legge; tende infatti a rendere sacre queste regole.
La religione platonica è astrale perché ritrova le divinità negli astri, in quanto rappresentano il movimento perfetto.
PLATONE NELLA STORIA:
Il modello esplicativo di Platone è preso come punto di riferimento da molti filosofi. Plotino si dichiarerà platonico, ma sviluppa una teoria numerica. Ad un certo punto le teorie di Platone e quelle di Plotino si fonderanno → platonismo.
Gli autori medioevali, dicono per esempio di fare riferimento in Platone, ma in verità si rifanno a Plotino.