Platone

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Categoria:Filosofia

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Testo

PLATONE
La maggior parte delle notizie sulla sua vita di vengono fornite dalla 7° LETTERA, una lettera scritta da lui stesso, anche se la discussione sul Corpus delle opere platoniche del ‘800, l’ha messa in discussione.
Molti dubbi sulla nascita del filosofo: la data di nascita si colloca tra il 428 e il 427 a.C.. Sappiamo che nasce l’anno dopo la morte di Pericle e che muore 10 anni prima della battaglia di Cheronea, durante la quale Filippo II di Macedonia egemonizzò tutta la Grecia. La data di morte cade tra il 348-349 a.C., all’età di 81 anni.
La famiglia è una delle più aristocratiche d’Atene: il padre Aristone discende dai re d’Atene e la madre è sorella di Carnide e cugina di Krizia, uno dei 30 tiranni. La famiglia è imparentata con Solone, legislatore ateniese; Platone cresce in una famiglia che lo destina alla carriera politica. Egli verrà accusato di essere prevenuto verso la democrazia: Platone infatti condanna la democrazia per la troppa conoscenza della vita politica. Si chiede infatti come un governo giusto abbia potuto giudicare ingiustamente un uomo, riferendosi alla condanna a morte di Socrate.
Nei suoi dialoghi parla raramente di sé. Nell’Apologia è uno di coloro che si offre di pagare la multa per la liberazione di Socrate. Sappiamo, da ciò che ci dice nel Fedone, che al momento dell’esecuzione non era presente perché ammalato. Si pensa che sia però una malattia diplomatica: Platone non si sarebbe presentato per paura di ritorsioni politiche.
Dopo la morte di Socrate, Platone parte per un viaggio in Egitto.
Per i primi 26 anni, Platone conosce Socrate nell’Agora e viene a far parte del circolo socratico. Da giovane lo vedeva come filosofo e lo ammirava, ma vedeva per sé la carriera politica. E’ la morte di Socrate a cambiargli la vita perché capisce che in politica non si può nulla se non si ha alle spalle un partito. Per Platone, se Socrate avesse avuto un partito che lo avesse appoggiato, non ci sarebbe stato il processo politico. Poiché pensava che ad Atene non c’era nessun partito politico dove si potesse operare onestamente, fonda l’ACCADEMIA.
Il termine accademia indica un luogo dove le persone con interessi intellettuali affini, si ritrovano a studiare. Docenti e allievi sono sullo stesso piano: si tratta di una scuola pari. Il Liceo invece è un’istituzione dove i docenti sanno e i discenti non sanno. Platone trova il proprio scopo della vita nell’insegnamento.
La data esatta è dubbia: l’accademia dovrebbe essere stata fondata intorno al 388.387 a.C.. Prima ,Platone compie alcuni viaggi in Oriente e in Italia meridionale. L’accademia comunque è stata fondata dopo un viaggio presso Archita, tiranno di Taranto, che era un pitagorico (nella filosofia platonica ci sono echi di pitagorismo).
Platone insegna dai 40 ai 60 anni, utilizzando il metodo socratico: la discussione con gli alunni
Nel 367, a 60 anni, viene chiamato a Siracusa, al tempo ancora colonia greca. A Siracusa era diventato tiranno Dionigi II che, giovanissimo, era aiutato dallo zio Dione, ammiratore di Platone. Questi prega Platone di istruire Dionigi per farne un re-filosofo. Per Platone la politica era ancora l’interesse maggiore e Dione gli dà la possibilità di applicare le sue teorie. Ma Dionigi dimostra di non avere nessuna dote filosofica e nel frattempo Siracusa era minacciata da Cartagine. La situazione non era tranquilla e Dionigi, geloso del potere dello zio, esilia Dione e rimanda Platone in Grecia. Il filosofo tenta di riappacificare zio e nipote con un 2° viaggio a Siracusa, fallendo disastrosamente: viene arrestato e venduto come schiavo. Un cittadino ateniese lo riconosce e ne paga il riscatto, così Platone ritorna ad Atene.
Platone muore rivedendo il suo ultimo lavoro: “Le Leggi”. E’ l’unico autore di cui ci sia pervenuta l’opera intera, ma dello stesso filosofo non ci sono pervenuti i dialoghi delle lezioni.
L’opera platonica è stata quindi divisa in 2. Dopo il problema delle opere platoniche nato nel ‘700, alcuni studiosi sostengono che il vero Platone sia quello delle lezioni, e non quello delle opere.
Le opere sono divise in:
-ESSOTERICHE: opere destinate alla pubblicazione (dal greco exos =fuori).
-ESOTERICHE: opere per gli alunni. Erano i testi per l’accademia, non scritte, che non ci sono pervenuti perché alla
morte di Platone furono distrutte. Sono anche dette le DOTTRINE.
OPERE PLATONICHE
APOLOGIA DI SOCRATE
E’ sicuramente scritta da Platone perché è stata accettata dai contemporanei
LEGGI
E’ un trattato sicuramente scritto da lui perché sappiamo che il filosofo è morto rivedendo l’opera
DIALOGO
Cicerone lo traduce in latino dandolo per Platone.
Il resto del Corpus platonico è stato ricostruito dai filologi su queste fonti certe, secondo 3 criteri:
1. STILOMETRICO: riguarda la lingua. La lingua greca è mobile, in evoluzione. Ogni autore usa la propria sintassi. Per identificare un autore si prendono le sintassi e il lessico più usato nelle opere certe, e li si confrontano con le altre opere
2. ESTETICO: quando un dialogo è ”brutto” sicuramente non è di Platone, anche se tutte le opere di uno stesso autore non sono sullo stesso livello. Questo criterio non può essere usato da solo ma con gli altri 3.
3. CITAZIONE
• INTERNA: in un dialogo certo, Platone cita come sua un’altra opera
• ESTERNA: in un dialogo di Aristotele o di un altro contemporaneo, cita come di Platone una certa opera. Più ci si allontana nel tempo, più si perde certezza.
Dopo il problema del Corpus platonico, si pone il problema della cronologia; infatti il pensiero di Platone è in continua evoluzione. Il filosofo è autocritico, quindi per la filosofia non è importante la cronologia. Trovava da solo i difetti delle sue dottrine. Tuttavia, è stata fatta una cronologia dei dialoghi platonici:
- dialoghi giovanili o socratici
- dialoghi della maturità
- dialoghi della vecchiaia.
Ad esclusione delle Leggi, sono tutti dialoghi; infatti Platone quando si trova a scrivere, deve scegliere un registro molto vicino a Socrate, per fedeltà a Socrate usa il dialogo.
Per stabilire la cronologia si usano gli stessi criteri usati per determinare il Corpus platonico, tranne il criterio estetico perché, avendo vissuto tanto, la lingua e la sintassi greca è cambiata notevolmente.
La dottrina delle idee è considerata la discriminante tra la dottrina socratica e quella platonica. Nei primi dialoghi Platone riferisce riguardo Socrate, ma successivamente avviene un cambiamento e Platone parla delle sue dottrine.

DIALOGHI GIOVANILI (AUTENTICI)
Critone, Iside, Carmide, Lachete, Cratilo=> DIALOGHI APERTI
Gorgia e Protagora=> DIALOGHI USATI PER STUDIARE I DUE FILOSOFI
Fedone=> DIALOGO DI PASSAGGIO (discriminante). Narra la morte di Socrate, i discorsi che fa mentre sta morendo sono in parte socratici, ma parlano già della DOTTRINA DELLE IDEE e della DOTTRINA DELL’IMMORTALITA’ DELL’ANIMA. Sono 2 dottrine platoniche che però vengono messe in bocca a Socrate.

DIALOGHI DELLA MATURITA’
Simposio, Fedro, Menone (dove uno schiavo dimostra il teorema di Pitagora), Repubblica o Politeia (10 libri sulla politica)

DIALOGHI DELLA VECCHIAIA
Parmenide, Sofista, Teeteto=> Platone capisce che la dottrina delle idee non spiega la realtà
Politico=> cambio di visione politica
Timeo=> avviene la svolta: Platone sostiene che la matematica è superiore alla filosofia

FEDONE
Parla sicuramente della filosofia platonica perché Socrate non era assolutamente d’accordo sulla vita dopo la morte, questa è una dottrina di origine orfico-pitagorica, la metempsicosi.
Parla dell’amante e allievo prediletto di Platone. Fedone era presente alla morte di Socrate. Vengono descritti la moglie e i figli di Socrate, che vengono allontanati perché piangono. Socrate non vuole intorno gente che piange. Restano Fedone, Critone, Simmia e Cibete. Platone si dà per malato, quindi non c’è. Fedone parla in prima persona e con Socrate, il quale dice che il filosofo è contento di morire, affronta serenamente la morte perché il corpo è la prigione dell’anima, quindi il filosofo deve essere contento di liberarsi del corpo. I discepoli non sono convinti: la cultura greca diffida nella vita nell’aldilà, è principalmente centrata sull’aldiqua. Socrate dimostra che l’anima è immortale nella parte del dialogo che si rifà alla dottrina di Platone. Infatti Socrate per l’immortalità dell’anima usa la dottrina delle idee, dottrina introdotta da Platone dopo la morte di Socrate. Platone mette in bocca a Socrate le sue dottrine per dargli autorità.
METODO GENEALOGICO introdotto da Taylor: le dottrine devono essere inserite sempre nel dialogo in cui Platone le esprime perché la filosofia non è sistematica, ma è THEIA MANIA, divina follia. Il termine idea ci è stato introdotto da Platone. L’idea non è nulla di astratto, ma è concreto. “idea” deriva da un verbo greco che significa vedere; il sostantivo EIDOS deriva dal verbo greco EIDOM, l’aoristo o passato prossimo irregolare del verbo. L’idea è ciò che ho visto, quindi è puramente concreto. Non è un concetto, ma l’ho visto con gli occhi della mente. Sono gli ARCHETIPI o MODELLI IDEALI per tutte le cose concretamente esistenti. Per esempio esiste la gattinità, cioè il gatto modello, ideale.
CIO’ CHE VEDIAMO CON GLI OCCHI E’ SOLO UNA COPIA DI CIO’ CHE VEDIAMO NEL MONDO DELLE IDEE. LE CARATTERISTICHE DELLE IDEE SONO LE STESSE DELL’ESSERE PARMENIDEO, A DIFFERENZA DELL’UNICITA’: INFATTI LE IDEE NON SONO UNICHE MA TANTE.
Ingenerate, imperiture ed eterne. Sono in numero finito perché sono tante quante sono. Sono perfette.
Per Platone esiste il mondo delle idee, cioè il Paradiso, il luogo dove stanno tutti i modelli ideali prima di incarnarsi nei corpi. Con questa definizione si fonda la METEMPSICOSI; le idee stanno nell’aldilà: Platone è il primo che definisce l’aldilà. Ma credere nell’aldilà porta ad una svalutazione dell’aldiqua. Il mondo “vero” è quindi quello delle idee. In questo modo Platone introduce la METAFISICA, cioè tutto ciò che parla dell’aldilà. Si definisce metafisica ogni volta che in filosofia si parla di aldilà.
La dottrina dell’immortalità dell’anima è sostenuta dalla dottrina delle idee. Non posso conoscere l’idea attraverso il corpo perché il corpo è mortale e, soprattutto, corruttibile, quindi ciò che conosce le idee deve essere della stessa natura dell’idea stessa, cioè l’anima: l’anima quindi è immortale
DOTTRINA DEI CONTRARI
Questa dottrina è sostenuta da Socrate, ma di derivazione eraclitea. Dice che dalla vita c’è la morte, dalla morte la vita; dalla morte del corpo la vita dell’anima. Se c’è la nascita c’è morte e rinascita.

SIMPOSIO
Il “Simposio”(dal greco, significa cena, banchetto), è un dialogo legato al “Fedro” perché parla dell’amore come tema unico. Nel dialogo c’è la smentita dell’amore platonico.
Fa parte della serie dei dialoghi drammatici, cioè di quei dialoghi anche riprodotti a teatro. I dialoghi platonici sono divisi in drammatici e narrativi. La differenza sta nel fatto che i primi sono dialoghi d’azione, dove c’è dibattito, mentre i secondi sono monologhi dove gli interlocutori si limitano a brevi interventi.
Il Simposio è un dialogo anomalo, senza tanti scambi di battute: i personaggi appaiono uno dopo l’altro. Ognuno rappresenta una professione ed ognuno dice la sua riguardo che cos’è l’amore.
Per i Greci il pasto più importante era la cena: mangiavano distesi su un lettino detto Triclinio. Alla fine del pasto entravano danzatrici e animatori. Generalmente le cene terminavano con i commensali ubriachi. La cena a cui partecipano i protagonisti del dialogo è organizzata da Agatone: egli era il padrone di casa, scriveva tragedie; la cena era stata appunto organizzata per festeggiare una sua vittoria alle Dionisiache.
I protagonisti sono: Fedro, Pausania, Aristofane, Erissimaco e Socrate. Platone, verso la fine del banchetto fa intervenire Alcibiade che, ubriaco, ci dà informazioni sulla vita di Socrate.
Fedro lancia un’idea: dice di rimanere sobri e di discutere di EROS. L’idea è accettata da tutti i convitati. Il primo interlocutore è lo stesso Fedro, il quale dice che amore è ciò che mi fa compiere grandi imprese. Ma egli parla degli effetti, quindi Socrate lo contesta. Fedro porta 2 esempi: Alcesti, regina di Tebe, e un episodio preso dall’Illiade, Achille e Patroclo. L’amore di Alcesti è un esempio di amore eterosessuale. Fedro cita Eracle, il quale dice che Zeus decide che il re di Tebe deve morire. Nel momento della morte il re può salvarsi solo se un’altra persona si sacrifica al suo posto. Quindi si rivolge ai genitori, i quali si rifiutano di sacrificarsi per il figlio; si rivolge ai figli, che rifiutano, allora fu sua moglie ad offrirsi al posto del marito. Alcesti muore, ma gli dei colpiti dall’amore dimostrato da Alcesti, la salvano. Presso i Tebani anche l’amore omosessuale era forte: per questo la falange tebana era imbattibile, infatti nessuno voleva dimostrarsi vigliacco di fronte all’amante.
Pausania dice che Fedro ha parlato bene, però secondo lui ci sono 2 tipi di amore che derivano:
1. da Venere celeste: questo amore è nobile e porta al sacrificio. E’ l’amore analizzato da Fedro.
2. Da Venere pandemia: amore basso, volgare, fisico. Per Pausania questo tipo di amore non va bene perché non c’è una base morale.
Platone vede nell’amore un’elevazione morale. Di solito è l’amante più vecchio che aiuta l’amante più giovane.
ERISSIMACO è un medico ed introduce il punto di vista scientifico. Basa il suo discorso sulla dottrina delle attrazioni-repulsioni. Porta esempi dal campo medico e sostiene che il simile attrae il simile e il dissimile viene respinto. Quindi il buono attrae il buono e le nature malvagie si uniscono tra di loro.
ARISTOFANE doveva parlare prima di Erissimaco, però parla dopo perché aveva il singhiozzo. La teoria di Aristofane è presentata in forma buffa perché questo è un commediografo. La sua teoria è espressa in forma di mito; ancora ai giorni nostri, se si tolgono gli aspetti mitologici, è valida.
VALORE DEL MITO IN PLATONE
La filosofia nasce come superamento del mito, ma Platone dopo 2 secoli lo usa ancora. Il mito introdotto da Platone è nuovo, Platone crea un mito diverso da quello greco. Il mito storicamente precede la filosofia perché nel mito non c’era la capacità di spiegare razionalmente i fatti. Lo stesso Platone fa il mito e poi lo spiega, perché esistono delle verità che sono delle intuizioni e non sono razionali, quindi rientrano nella filosofia come THEIA MANIA. Il mito serve proprio per riuscire a dire cose che in primo luogo non si possono spiegare razionalmente.
Aristofane introduce il mito dell’ ANDROGINO o ERMAFRODITA(dal greco =>uomo + donna=androgino)
Dice che prima dell’uomo esisteva una specie che era fatta a palla, con 2 teste, 4 braccia, 4 gambe e doppi organi genitali. Questo essere era autosufficiente e superbo: era perfetto e per questo sfidava gli dei. Zeus, per punirlo, manda Ermes sulla terra con il compito di dividere l’ermafrodita. Una volta divisi, prende la pelle, la tira e la cuce da un fianco. Gli ex-ermafroditi cercano così la propria metà, da cui sono stati separati perché non possono vivere da soli: Zeus rimanda Ermes sulla terra per spostare gli organi genitali sul davanti, cosicché potessero incontrarsi. Se le 2 metà si rincontrano, ritornano in 1, altrimenti la metà è destinata a cercare continuamente la sua parte. Può capitare che le due parti non si ritrovino o che pensino di aver trovato la giusta metà, che successivamente si dimostrerà quella errata.
Gli ermafroditi potevano essere uomo- uomo, donna- donna oppure etero.
SIGNIFICATO DEL MITO
L’amore è mancanza: devo cercare la parte che mi completi, perché se fossi autosufficiente non la cercherei. L’uomo ha bisogno della sua metà, quindi l’amore è visto come completamento perché da solo non mi posso completare. Esiste un solo vero amore, che non sempre posso trovare. Spesso capita di incontrare falsi amori che riconosco solo dopo.
Per ultimo parla Socrate, che critica i discorsi precedenti, dicendo che essi colgono solo un aspetto dell’amore, non l’essenza. Anche lui espone la sua dottrina attraverso un mito. Socrate dice che l’essenza di Eros gliel’ha rivelata Diotima, sacerdotessa di Delfi. Diotima inoltre dimostra che è infondata l’accusa a Platone di misoginia: infatti ci sono punti in cui Platone valorizza la donna, ed inoltre è una donna che conosce la vera essenza di Eros.
Diotima racconta il mito della nascita di Eros da una mortale, Penìa, ed un dio, Poros. Il mito dice che durante il banchetto delle nozze di Afrodite con Efesto, arriva Penìa, personificazione della povertà. Venere era stata costretta a sposare Efesto per punizione divina. Penìa era solita bazzicare i banchetti per racimolare qualcosa da mangiare. Da un lato vede Poros, dio della ricchezza, addormentato e approfittandone giace con lui. Da loro nasce Eros ed è proprio dalla sua nascita che noi ne deduciamo le caratteristiche:
• Per natura è amante del bello perché è nato sotto Afrodite, dea della bellezza
• Come figlio di un mortale e di un dio la sua natura è quella di un semidio
• Come figlio di Penìa e di Poros sarà sempre povero, duro e squallido perché ha la natura della madre, che trasmette la necessità di bisogno
• Come insidiatore dei belli, è teso alla ricerca per la vita intera
Non poverissimo, ma neanche ricchissimo; non è ignorante, ma non è sapiente. Solo chi sta in mezzo ricerca la sapienza e la ricchezza. La sapienza è tra le cose più belle, quindi è necessario che Eros debba amare la sapienza ed essere amico della sapienza. Quindi il filosofo è il miglior amante perché egli ama il bello, la sapienza.
Eros quindi non ha la sapienza, ma la desidera; non ha la bellezza, ma la desidera; non ha la ricchezza, ma la desidera.
Per gli stessi motivi, il filosofo, poiché è in continua ricerca, è l’amante migliore.
GRADI DELL’AMORE
1. Amare un corpo bello
2. Amare tutti i corpi belli indistintamente, liberarsi quindi dalla costrizione di un unico corpo
3. Amare l’anima bella, quindi amare il bello in maniera astratta: amare le leggi, amare la matematica, amare la filosofia
4. GRADO SUPREMO: contemplazione dell’idea del bello. Eros è un mezzo perché ancora in vita contempla l’idea di bello. Raggiunge ancor prima della morte il mondo delle idee
GERARCHIA DELLE IDEE
1. Idee delle cose materiali
2. Idee delle cose dotate di movimento
3. Uomo e donna ideale
4. Idee astratte

ALCIBIADE arriva al banchetto ubriaco. Parla di Socrate: infatti le scarse notizie su Socrate ci provengono da questo intervento di Alcibiade
Egli loda per paragoni:
1. Dice che è somigliantissimo ad un sileno, una statua tipica della Grecia che raffigurava un uomo con flauti e zampogne. Se aperto conteneva una divinità: Socrate quindi era bello dentro; egli affascina con le parole, mentre il sileno con la musica. Anche se una persona era brutta, la sua capacità di parlare annullava tutta la bruttezza.
Alcibiade confessa che si è innamorato di Socrate attraverso le sue parole. Noi però sappiamo che fu Socrate ad innamorarsi di Alcibiade per la sua straordinaria bellezza tanto che arrivò a chiuderlo in casa per non farlo andare via.
Nel Simposio, Alcibiade offre la sua bellezza in cambio della sapienza di Socrate. Ma Socrate resiste alla spudorata offerta di Alcibiade.

Platone apporta questo cambiamento ai reali fatti per esaltare la figura del filosofo.

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