Nietzsche: La nascita della Tragedia

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

Voto:

1.5 (2)
Download:881
Data:30.07.2001
Numero di pagine:4
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
nietzsche-nascita-tragedia_1.zip (Dimensione: 4.76 Kb)
trucheck.it_nietzsche:-la-nascita-della-tragedia.doc     29.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

La Nascita della Tragedia:
Euripide e il rivolgimento dei valori.
L’immagine che da secoli abbiamo della Grecia classica è quella di una società e di un’arte improntata a supremi valori di armonia, serenità e grazia; per Nietzsche invece la vera essenza del mondo greco è da ricercare nei secoli precedenti alla grande svolta razionalistica dovuta a Socrate, ovvero nella tradizione orfica e dionisiaca. Secondo questa visione la storia della grecità arcaica è un intrecciarsi di Apollineo e Dionisiaco, che troviamo in un breve momento di miracolosa riconciliazione nella tragedia greca. L’apollineo è il principio rappresentativo che, varcando la soglia delle nostre capacità razionali, si lega ad un mondo onirico fatto di immagini e sogni. L’arte classica apollinea trova la sua massima espressione nella scultura, che si configura quindi come rappresentazione della rappresentazione. Considerato in se stesso l’apollineo è anche il principio che sta all’origine della scienza e della società contemporanea. A bilanciare questo aspetto della civiltà greca ne interviene un altro, per certi versi opposto ma complementare: è il dionisiaco, la sfera istintiva dell’uomo che si riflette nel cogliere la totalità e la magmacità dell’esistenza causando l’ingenuo stupore dell’uomo greco nei confronti del mondo. Il dionisiaco è la risoluzione artistica dell’esistenza che permette di tollerare la vita e le sue contraddizioni.
Ma come è arrivato Nietzsche alle sue rivoluzionarie conclusioni? Grazie al metodo genealogico che consiste nel tentativo di analizzare e mettere in discussione gli strumenti con cui guardiamo acriticamente il passato. L’assunzione di questo metodo comportò l’abbandono di un punto di un punto di vista storicistico e di una filologia troppo improntata ad una rigida oggettività. Lo storicismo infatti consiste nel considerare la storia come realtà e nell’analizzare un periodo storico individuando le connessioni logico-causali che hanno determinato gli eventi. Questa fiducia nei mezzi razionali, aspramente criticata da Nietzsche, ha origini socratiche. Con Socrate inizia la parabola discendente della civiltà, la decadenza dell’uomo: per Nietzsche, Socrate fu il corruttore dell’umanità, con lui nacque l’uomo morale e teoretico dal quale prende avvio il mondo del Cristianesimo, artefice della decadenza europea.
Nietzsche mette in evidenza il parallelismo che intercorre tra Socrate, l’uccisore dell’uomo dionisiaco, ed Euripide, colui che snaturò l’essenza della tragedia. Euripide è dunque figlio di una nuova cultura che non si basa più sul mito, bensì sull’intelletto, sulla retorica e sulla dialettica, valori introdotti da Socrate. Euripide, con il suo tentativo di comprendere la tragedia basandosi sui suoi nuovi valori, si pone al di fuori della tradizione dionisiaca precedente, perché il mondo del mito non può e non deve essere compreso razionalmente ma semplicemente accettato. Euripide risponde a queste nuove esigenze creando un nuovo tipo di tragedia basata su nuovi accorgimenti formali e contenutistici. Il prologo, ad esempio, ha la nuova funzione di anticipare agli spettatori la trama dell’azione: la tragedia così non vuole più suscitare la partecipazione emotiva del pubblico ma creare un certo distacco per permettere che il pubblico stesso possa giudicare con l’intelletto; quanto all’epilogo esso è caratterizzato dall’intervento del Deus ex machina, dell’intervento divino che scioglie tutte le complicazioni drammatiche. Infine viene snaturata completamente la funzione del coro, vero nucleo della tragedia antica, manifestazione dionisiaca della natura che si esprime non solo attraverso la parola, ma anche e soprattutto tramite canti, danze e gestualità. La vera tragedia è il coro, che genera al di fuori di sé la visione e ne parla attraverso la propria musicalità e gestualità. In Euripide il coro si configura invece come intermezzo lirico, estraneo alla vicenda, che a causa delle esigenze di razionalità e realismo non può essere agganciato ad una vicenda ormai solo privata. Nella tragedia eschilea e sofoclea, l’autore, ispirato e invasato dalle Muse, componeva il suo dramma semplicemente come l’oggettivazione dell’impulso apollineo al servizio del dionisiaco. In Euripide invece è la razionalità che permette l’oggettivazione del dionisiaco: Euripide crea pensando. Inoltre viene portata sulla scena la vita quotidiana, prendendo comunque spunto dal patrimonio mitico e tragico che già si era codificato con la tradizione tragica precedente: al centro della scena c’è ora l’uomo borghese con le sue paure e la sua quotidianità; il pubblico può così apprendere che quanto rappresentato non è espressione di un passato irrecuperabile ma è la realtà di tutti i giorni; gli spettatori, ora vicini all’azione tragica, possono giudicarla razionalmente, lasciando da parte l’istinto. Secondo Nietzsche Euripide aveva in mente due spettatori ideali: se stesso e Socrate. Infatti il tragediografo sarebbe stato solo la maschera del filosofo, reo di aver sostituito la precedente scala di valori con un’altra basata sul sapere razionale: è lo stesso Socrate a sostenere che l’uomo virtuoso è colui che sa.
Riguardo al contesto culturale in cui l’opera si inserisce, Nietzsche auspica un ritorno ai valori dionisiaci che il razionalismo socratico aveva distrutto, e propone la valorizzazione dell’arte nazionale tedesca, in cui un ritorno ai valori presocratici era già in atto, come nella musica di Wagner. Per Nietzsche noi latini siamo figli di quella stessa cultura anti-dionisiaca figlia di Socrate: “invano raccogliamo intorno a noi uomini moderni la letteratura universale e ci circondiamo di stili e artisti di ogni tempo affinché, come Adamo agli animali, diamo loro un nome: noi restiamo gli eterni affamati, critici senza piacere e senza forza, uomini alessandrini, bibliotecari e correttori, e ci accechiamo miseramente sulla polvere dei libri e sugli errori di stampa”.

Esempio



  


  1. Sonia

    Sto cercando la relazione sulla nascita della tragedia di Nietzsche. Sostengo l'esame di storia della filosofia. Università degli studi di Bergamo