Michel Eyquem de Montaigne

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

MONTAIGNE (castello di Montaigne, oggi comune di Saint-Michel-de-Montaigne, Périgord, 1533-1592) : apparteneva a una famiglia di commercianti, che nel 1477 aveva acquistato il possedimento di Montaigne. Suo padre fu il primo della famiglia ad abbandonare l'attività commerciale per vivere da gentiluomo sulle sue terre. La madre, Antoinette de Louppes (o López), discendeva probabilmente da una famiglia ebrea spagnola sfuggita all'Inquisizione. Il giovane Montaigne ricevette una solida educazione, improntata ai nuovi metodi pedagogici del Rinascimento italiano: il suo precettore tedesco gli parlava esclusivamente in latino. Entrato a sei anni al collegio di Guienna, a Bordeaux, ebbe per maestri alcuni degli umanisti più celebri del tempo come Buchanan e Muret. Compiuti gli studi di diritto, verosimilmente a Tolosa, entrò nella magistratura, come consigliere alla Cour des aides (corte degli aiuti) di Périgueux (1554-1557), poi, quando questa fu soppressa, come consigliere al parlamento di Bordeaux (1557-1570). Preferì però viaggiare al seguito della corte: nel 1559 accompagnò Francesco II a Bar-le-Duc, nel 1561-1562 fu con Carlo IX all'assedio di Rouen. Al parlamento di Bordeaux incontrò il suo «fratello d'elezione», Etienne de La Boétie, quell'«anima di stampo antico», che gli insegnò l'inestimabile valore dell'amicizia e che indirizzò le sue idee morali e politiche. Nel 1565 Montaigne sposò Françoise de La Chassaigne e, nel 1570, due anni dopo la morte del padre, che gli aveva lasciato il titolo e il possedimento, vendette la carica di giudice a Florimond de Raemond. Nel 1569 aveva pubblicato a Parigi la traduzione della Theologia naturalis di Ramón Sabunde (o Sebonde), un teologo spagnolo del xv sec., che basava la fede cristiana sulla ragione. Partito per Parigi per curare l'edizione di alcune opere che gli aveva affidato La Boétie, vi ricevette il collare dell'ordine di San Michele e il titolo di gentiluomo di camera del re. Ritornò quindi nei suoi possedimenti e vi si stabilì definitivamente. Isolato nella sua biblioteca, si immerse nello studio e nella meditazione e fin dal 1572 diede inizio alla redazione dei Saggi. Lesse in questo periodo Plutarco, Seneca, Giulio Cesare, i filosofi scettici. Dopo il massacro della notte di San Bartolomeo (agosto 1572), la lotta civile si riaccese furiosamente, e il lavoro di Montaigne subì varie interruzioni specialmente nel 1574, quando egli dovette compiere, per ordine del duca di Montpensier, una missione presso il tribunale di Bordeaux. Nel 1580 uscì a Bordeaux la prima edizione dei Saggi, in due libri. Il 22 giugno dello stesso anno Montaigne partì per un viaggio che durò fino al 30 novembre 1581. Dopo un soggiorno a Plombières, a Baden-Baden, a Costanza, in Baviera e in Austria, arrivò in Italia, dove rimase per tutto il 1581, soggiornando due volte a Roma e in Toscana. Le sue impressioni e osservazioni sono raccolte nel Giornale di viaggio in Italia, pubblicato solo nel 1774. Non essendo destinato al pubblico (tanto che un segretario ne redasse una parte e un'altra fu scritta in italiano per esercizio), il Giornale ci permette di cogliere Montaigne al vivo. A Lucca lo raggiunse la notizia della sua elezione a sindaco di Bordeaux, funzione che svolse dal 1581 al 1583 e poi, rieletto, dal 1583 al 1585. Nonostante le difficoltà del momento, egli seppe servire abilmente gli interessi della città, accostandosi a Enrico di Navarra, da cui la città dipendeva benché appartenesse agli Stati del re di Francia, ma anche al conte di Matignon, governatore della Guienna e devoto a Enrico III: grazie al suo appoggio riuscì a eludere gli intrighi della Lega cattolica (1585). Quasi alla fine del mandato a Bordeaux scoppiò la peste, e Montaigne, che ne era lontano, non ritenne indispensabile intervenire per la simbolica consegna delle chiavi, ciò che diede luogo a non poche polemiche.
Tuttavia la peste lo obbligò a fuggire con la famiglia e a restar lontano dalle sue terre per sei mesi. Nel 1588, accresciuta di un terzo libro e di numerose aggiunte, uscì un'ulteriore edizione dei Saggi. Durante un ultimo viaggio a Parigi avvenne l'altro incontro importante della sua vita, quello con la sua fille d'alliance, Marie de Gournay, erede spirituale dell'opera di Montaigne. I suoi ultimi anni furono interamente dedicati alla preparazione di una nuova edizione dei Saggi, pubblicata postuma, nel 1595, da Pierre de Brach e Marie de Gournay, edizione ritenuta però scorretta dai critici moderni.
Nato nel secolo dell'Umanesimo, ma vissuto in mezzo alle cruente lotte religiose, Montaigne non rispecchia più gli entusiasmi enciclopedici di un Rabelais; il compito del sapere è tutt'altro per lui: una morale di vita ragionevole, in attesa della morte. Nella sua opera si suole scorgere le tappe del suo pensiero: stoico dapprima, sotto l'influenza di La Boétie, ma solo per quanto riguarda la morale, peraltro notevolmente mitigata, poi seguace di uno scetticismo moderato, espresso nel famoso motto, che egli fece incidere su una medaglia, «Che cosa so?», trovato in Sesto Empirico, l'interprete di Pirrone. Il suo scetticismo tuttavia non fu radicale, né definitivo, e fu più rivolto contro la scienza che contro i princìpi e le credenze. Infine, convinto che ogni uomo porti in sé «la forma intera dell'umana condizione», Montaigne si risolse a dipingere solo se stesso, ponendosi come oggetto di studio utile a tutti. In questa parte dell'opera si delinea l'immagine dell'honnête homme, che sarebbe stato il modello ideale del secolo successivo, amante delle buone maniere, sincero, equilibrato, padrone di sé e in accordo con la propria coscienza. L'odio per la violenza e il fanatismo, che ne fece, in politica, un conservatore prudente, completa il ritratto di Montaigne; in un periodo di accese lotte di parte, si rifiutò sempre di parteggiare per i cattolici o per gli ugonotti, aprendo le porte del suo castello sia agli uni sia agli altri. Il pensiero di Montaigne non ha nulla di sistematico; i Saggi, come egli disse, furono scritti senza un disegno prestabilito, secondo l'ispirazione, motivo per cui rimangono intatte la loro vivacità e naturalezza, sostenute da uno stile pittoresco e disinvolto. Montaigne ha avuto ammiratori in tutti i secoli: nel xviii sec. per la sua saggezza e per l'acutezza dell'analisi dell'animo umano. Ma la sua morale gli valse di essere messo all'Indice (1676) e di passare, in quanto avversario risoluto del dogmatismo, tra i «libertini». A lui, tuttavia, si rifecero in varia misura anche i suoi avversari, come Pascal. Il suo empirismo ebbe grande fortuna in Inghilterra; e ancora oggi si trovano ragioni valide per sostenere la modernità di Montaigne, soprattutto in nome dell'individualismo e della lucidità dello spirito.

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