Platone

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Testo

Platone
Platone ha elaborato la celebre teoria delle idee, secondo la quale esiste una frattura profonda tra apparenza e realtà.
Influenzato da Socrate nella tensione verso il Bene e nella ricerca incessante della verità, Platone cerca un orientamento pratico alle teorie del maestro. Il dramma di Socrate e il suo insegnamento muovono tutto il pensiero filosofiche che analizziamo.
Platone nato ad Atene nel 427 a.C. da una nobile famiglia, nutre sin dalla giovinezza un interesse per la politica ma ne rimane profondamente deluso con la condanna di Socrate durante la democrazia, in seguito alla quale decide di elaborare una riflessione filosofica per orientare la politica verso il bene. La filosofia diviene, quindi, lo strumento per avviare una rivoluzione politica ed etica della società.
Platone è il primo filosofo del quale ci sono pervenute tutte le opere: l’Apologia di Socrate, 34 dialoghi e 13 lettere, divise in tre periodi:
- quello giovanile, durante il quale segue molto gli insegnamenti di Platone:Apologia, Protagora, I libro della Repubblica;
- quello della maturità, in qui espone il suo pensiero, andando oltre Socrate: Gorgia Eutidemo, Menone, Fedone, Simposio, Fedro, Repubblica;
- quello della vecchiaia: Parmenide, Timeo, Crizia, Le Leggi, le lettere VII e VIII.
La tesi platonica si basa sull’idea che sia bene non divulgare le conoscenze riguardanti i temi di maggiore importanza per evitare gli equivoci che possono sorgere dall’interpretazione del testo scritto [scetticismo nei confronti della scrittura anche in un mito del dialogo Fedro], i principi filosofici di più ardua comprensione possono essere affrontati solo attraverso il dialogo, nel quale è possibile pervenire alla verità grazie ad un coinvolgimento personale. L’essenza della filosofia è rappresentata dal modello socratico, la ricerca della verità attraverso una ricerca continua ed impersonale.
La struttura dei dialoghi
I dialoghi:
- sono popolati di persone che manifestano la propria opinione, differenti punti di vista su un unico tema, prospettive esaminate poi dalla ragione filosofica,
- si propongono si raggiungere una conoscenza autentica,
- sono sorretti da una struttura logica rigorosa e condotti attraverso il metodo logico razionale della dialettica.
- Implicano il confronto con interlocutori ben definiti legati da una comune aspirazione verso la giustizia
Nelle opere i dialoghi sono semplici conversazioni ma l’esemplificazione della via corretta per giungere alla definizione di concetti e comprendere l’articolazione del mondo ideale.
La dottrina delle idee
Socrate sosteneva che l’anima diventa buona e virtuosa attraverso la conoscenza, se essa conosce ciò che è bene non può fare altro che seguirlo; Platone cerca quindi di stabilire che cosa è il bene e in che modo l’anima possa raggiungere la sua conoscenza.
Riconosce che i sensi non consentono di pervenire ad un’idea unica e oggettiva del bene, in quanto l’esperienza sensibile non è sorretta da un criterio univoco di verità. Ammette allora dei criteri universali ed immutabili, indipendenti dall’esperienza sensibile e dalle circostanze: le idee, entità immutabili, perfette, vere e proprie sostanze aventi un’esistenza autonoma in un altro modo, definito poeticamente iperuranio.. essere rappresentano il modello delle cose, dei giudizi e dei valori.
Emerge una netta frattura tra modo sensibile e mondo delle idee: dualismo ontologico.
Dalla tesi di Platone emerge un pensiero ontologicamente dualistico che pone una netta frattura tra modo sensibile, fenomenico, e mondo intelleggibile, delle idee, noi siamo consapevoli ciò che risiede in questi due mondi attraverso la conoscenza, divisa in Doxa, l’opinione che ci permette di conoscere il mondo fenomenico e quindi gli oggetti sensibili attraverso credenze che ci creiamo che non sono vere e proprie idee ma immagini che basate sulla percezione del modo esterno, e l’episteme, ovvero la scienza, che ci permette di conoscere i valori, gli enti matematici e le idee, attraverso la ragione scientifica(idianoia) e l’intelligenza filosofica (noesis).
A differenza di Parmenide, Platone non considera il nulla, in quanto cede che il mondo sensibile non debba essere identificato con l’inesistenza, non svaluta la doxa ritenendola ignoranza bensì crede che sia semplicemente una conoscenza imperfetta; inoltre, sempre dalla tesi precedentemente avanzata da Parmenide, riprende il concetto di essere come eterno ed imperituro, stabile de immutabile ma gli attribuisce la molteplicità in quanto non è più unico, visto che l’essere sono le idee.
Il dualismo apre un’insanabile frattura nel pensiero platonico, sulla quale Platone si interrogherà fino alla vecchiaia, proprio in uno dei suoi ultimi dialoghi elabora tre modalità di relazione:
A differenza di Parmenide, Platone attua un parricidio e afferma che il mondo dei fenomeni non è completamente distaccato dal mondo delle idee, non esiste una netta separazione, bensì c’è un rapporto tra i due piani che può essere di varia natura:
- Mimesi: rapporto di imitazione secondo il quale i fenomeni imitano le idee;
- Metessi: rapporto di partecipazione, ogni cosa partecipa alla perfezione delle idee;
- Parusia: rapporto di presenza, le cose rendono visibile le idee che altrimenti sarebbero invisibili, espressione visibile del mondo reale.
Per giungere alla conoscenza serve la mediazione da parte dei fenomeni, non c’è separazione ma continuità perché il mondo dei fenomeni è partecipazione, imitazione e presenza. In questo modo Platone si sforza di ristabilire una continuità e un legame tra i due mondi. [Per Parmenide non è importante la doxa, la conoscenza dei fenomeni attraverso l’opinione, solo con l’episteme l’uomo comprende il significato delle cose].
Le idee rappresentano sia le cause sia il metro di paragone delle cose, esse rappresentano, quindi, il parametro di riferimento per giudicare la realtà sensibile.
Identifica la verità con le idee e raggiunge un punto di vista assoluto ed universale dando origine a una metafisica delle idee, gli uomini possono, quindi, progredire nella vita pubblica e politica in base alla loro capacità di dialogare, confrontarsi e raggiungere un accordo.
Platone classifica le idee in due grandi tipologie:
- I valori dell’etica della politica e dell’arte,
- Le idee che corrispondono agli enti matematici universali
Giunge poi a definire, nella maturità, una forma ideale per ogni realtà sensibile.
Egli ritiene che il mondo delle idee sia un piano gerarchicamente organizzato, in una struttura all’apice della quale è collocato il Bene, valore supremo che infonde la sua perfezione a tutti gli altri valori, costituisce l’armonia e la ragion d’essere del tutto.
La concezione del bene platonico non è quella del bene divino, la quale vede Dio come il creatore del mondo, in quanto in Grecia non esisteva la concezione dell’origine dal nulla da parte di un essere divino e trascendente,
le idee sono la causa dei fenomeni, derivano dalle idee che si manifestano in essi, i criteri assoluti ci permettono di riconoscere e di giudicare i fenomeni.

La teoria della reminescenza
Secondo Platone, come già era per Socrate, l’anima è la parte più importante dell’uomo, dotata di personalità intellettuale e morale. Per spiegare come essa entra a conoscenza delle idee, riprende la dottrina della reincarnazione e spiega, attraverso un mito, che prima della nascita le nostra anime esistevano nel mondo ideale, nel quale potevano contemplare le idee perfette e immutabili, poi l’anima, costretta ad incarnarsi in un corpo, è caduta nell’oblio, stordita da questa violenza ma, se opportunamente guidata, è capace di ricordare e ritornare gradualmente allo stato di sapienza e intelligenza prenatale.
L’anima ricorda attraverso il processo di reminescenza o anamnesi e l’esperienza sensibile funge da stimolo per far riaffiorare il ricordo.
Nel dialogo”Menone” questa dottrina è dimostrata attraverso un “ esperimento didattico”: Socrate, in riva alla spiaggia con uno schiavo, non istruito in merito alla matematica e alla geometria, riesce a far pervenire ad egli la dimostrazione del teorema di Pitagora; lo schiavo riesce a dimostrare il teorema perché, grazie alle domande di Socrate, riaffiorano nella sua mente le nozioni inconsapevolmente acquisite prima della nascita.
Socrate fa ricordare: la filosofia è dialogo e ricerca ma solo i colti sollecitano l’anima al ricordo[concezione elitaria].
L’uomo ha quindi in sé i presupposti per la verità.
Le idee sono presenti in noi dalla nascita: innatismo come in psicologia per la Gestalt.
Nel “Fedone” affronta il tema dell’immortalità dell’anima:
- se è vero che nell’uomo esiste la possibilità di conoscere le idee immortali attraverso il ricordo, l’anima deve aver conosciuto il mondo ideale prima dell’incarnazione, dunque è immortale;
- l’anima è connessa strutturalmente all’idea di vita (dal greco psychè) è il respiro o soffio vitale che abbandona il corpo dopo la morte, non l’accoglie in quanto ne rappresenta il contrario
Risvolto etico: essendo essa immortale bisogna averne cura.
Nella seconda parte del “Fedone”, Platone descrive il viaggio delle anime nell’Ade attraverso un mito: se durante la vita terrena essa si è macchiata di impurità o di qualche colpa, vagherà da sola in uno stato di incertezza, fino a quando, trascorso il tempo stabilito, verrà portata nella prigione che le spetta, il tartaro. L’anima temperata e saggia, che ha vissuto nella purezza sarà accolta nella parte più alta del cielo, l’etere. L’uomo è quindi responsabile della propria sorte, siccome la condiziona con la propria condotta morale; la filosofia può portare alla salvezza, insegnando all’uomo la verità e il Bene.
Platone cerca poi di definire la natura dell’anima e gli aspetti che la caratterizzano, attua una tripartizione secondo la quale può essere:

- Concupiscibile, mossa dagli istinti; ragione.cervello
- Irascibile, nella quale risiedono le passioni e le virtù del Timeo eroismo.petto
coraggio e dell’eroismo, è la parte nobile dell’uomo concupiscenza.viscere
- Razionale, basata sulla ragione e sull’equilibrio.

La parte irascibile e sprezzante del pericolo e coraggiosa, cerca la gloria e la vittoria, quella concupiscibile è ribelle, predominata dal desiderio di piacere e delle gratificazioni materiali.
La tripartizione dell’anima corrisponde alle tipologie dell’uomo:
- La predominanza di quella razionale definisce il filosofo, l’uomo saggio;
- La predominanza di quella irascibile definisce il guerriero, l’uomo eroico mosso dalla passione ed all’amore;
- La predominanza di quella concupiscibile definisce il resto del popolo, l’uomo comune e volgare, mosso dai sensi, abbandonato ai piaceri e alle tentazioni.
Attraverso la tripartizione Platone fa una notazione psicologica in quanto afferma che alcuni lati dell’individuo predominano, e una notazione politica perché definisce la natura delle posizioni sociali. Ognuno ha le proprie inclinazioni personali, l’equilibrio determina l’etica e si raggiunge con la razionalità.
Anche in questa definizione emerge la concezione elitaria di Platone; è un ritratto tipico della società del tempo: vi era una grande classe povera e dedita ai lavori manuali, una grande classe di guerrieri e una grasse ai vertici, i politici filosofi, dotati di una grande razionalità.
A differenza dell’intellettualismo socratico che non ammetteva tentazioni per l’anima sapiente, Platone articola l’anima come specchio del dramma umano per la conquista del giusto equilibrio.
Nel dialogo della maturità, intitolato il “Fedro”, Platone racconta il mito del cavallo alato:
l’auriga, cioè la ragione, aiutato dal cavallo bianco, quello buono che rappresenta l’anima irascibile, combatte una terribile battaglia per sottomettere il cavallo nero cattivo, e condurre quindi il carro sulla giusta strada, verso l’iperuranio. Questa è una metafora che esprime la condizione umana, caratterizzata dall’incessante lotta tra pulsioni e desideri contrapposti. La lotta tra le tre parti è necessaria per giungere all’equilibrio con l’anima razionale, non nega le passioni ma ritiene che sia compito della ragione ricondurle nella giusta direzione. La parte concupiscibile e quella irascibile devono essere guidate dalla razionalità, la ragione mantiene sotto controllo le passioni e gli istinti dell’uomo, parti dell’anima che non possono essere abbandonate a loro stesse.
L’anima razionale guida le persone verso la retta via, la via del bene, verso l’iperuranio, alla scoperta delle idee.
L’uomo è un essere diviso a metà tra anima e corpo, questa frattura viene definita dualismo, ma Platone mira al superamento seguendo una superiore aspirazione all’unità.

L’amore
In questa prospettiva emerge il tema dell’amore, forza che unisce cielo e terra, come definito nel Fedro, permettendo all’anima di elevarsi dall’esperienza sensibile alla Bellezza ideale ed eterna.il dialogo sull’amore di Socrate prende spunto da un discorso di Lisia che, però, viene criticato in quanto fondato sulle opinioni della gente; Socrate si propone di trattare il tema dell’amore con verità e profondità.
Quando ci si innamora si perde la testa, l’amore è pazzia ma la pazzia non sempre è male: l’amore per la bellezza permette all’anima di elevarsi al mondo intelligibile.
Il primo gradino è rappresentato dalla bellezza che, grazie alla vista, accende il desiderio ravvivando il ricordo della Bellezza ideale e producendo un immediato bisogno dell’anima di congiungersi a colui che la possiede.
Eros, sempre insoddisfatto e desideroso, spinge l’anima ad andare oltre il mondo fenomenico e fisico. L’amore è quindi una forza mediatrice che unisce sensibile e soprasensibile, spingendo l’anima alla conoscenza del Bello, ma essendo il Bello sul piano del Bene, ed essendo considerato dai greci coincidente, l’amore assuma una forte connotazione morale, siccome via per la spiritualità e per la saggezza. Non rinnega la passione a l’amore fisico perché consapevole che entrambi possono condurre alle più ardue conquiste.
Al tema dell’amore è dedicato anche il “Simposio” , ambientato a casa di Agatone, nel quale sono riportati tutti i discordi di lode a Eros fatti dai commensali. Aristofane, commediografo greco, sostiene che Eros sia il dio più amico degli uomini, racconta un mito che spiega quale fosse l’originaria natura degli uomini: un tempo esistevano tre generi, gli uomini le donne e gli androgini, poi quest’ultimi, siccome troppo superbi furono divisi, allora ebbe origine il sentimento di amore, radicato nella nostra natura e che deve essere ricondotto al desiderio più genuino di ricomposizione dell’unità originaria perduta.
Anche secondo Socrate, amare significa desiderare qualcosa di cui si sente la mancanza, ovvero delle cose belle e buone. Eros ha una natura duplice e contraddittoria e, in quanto tale, è filosofo, perché di natura intermedia tra sapienza ed ignoranza, tra dei e uomini. È amante della sapienza ed è, quindi, personificazione stessa della filosofia, è colui che è desideroso di conoscere.
Platone afferma che la filosofia è Eros e Logos, conoscenza e amore, nel desiderio amoroso è sempre presente una componente di conoscenza della persona amata.
L’amore diventa un tramite tra sensibile e intelligibile, una forza che permette di trascendere i limiti della condizione umana ed esprime nostalgia e tensione verso l’assoluto. La procreazione dei figli assicura l’immortalità perché garantisce il susseguirsi ininterrotto delle generazioni.
L’etica
Secondo Platone, seguendo l’insegnamento di Socrate, il Bene trova la sua piena realizzazione nella morale e nella politica, è l’ideale di perfezione che l’uomo deve perseguire sia nella dimensione individuale sia in quella sociale. La trattazione dell’etica è strettamente congiunta a quella della politica, ma queste due dimensioni sono complementari. Socrate dimostra che la virtù è perseguibile, coincide con il compito più importante dell’uomo: prendersi cura dell’anima attraverso la conoscenza del Bene.
La ragione, attraverso l’educazione e lo studio deve guidare gli istinti e le passioni degli uomini; secondo il filosofo vi sono quattro virtù fondamentali:
la saggezza, virtù propria della parte razionale, grazie alla quale è possibile ragionare e dominare la vita istintuale,
il coraggio, proprio della parte irascibile, rappresenta la capacità di adirarsi e lottare per far trionfare ciò che si ritiene giusto,
la temperanza, la capacità di contenere e ordinare i piaceri,
la giustizia, la virtù più importante che si realizza nell’individuo quando ogni parte dell’anima svolge solo ed unicamente la propria funzione.
La virtù consiste nella realizzazione di un equilibrio, le componenti dell’anima devono svolgere la propria funzione guidate dalla ragione che ha come modello il Bene. L’obiettivo primario dell’uomo deve quindi essere la conoscenza, la quale consente l’accesso alla contemplazione delle idee superiori e permette l’imitazione della loro perfezione nella vita quotidiana.
La politica
In Platone, come in tutto il pensiero greco del tempo, si passa da morale individuale a quella pubblica, in quanto non c’è scissione tra etica e politica, vita privata e sociale; anche le quattro virtù fondamentali da lui individuate sono attribuite, oltre che all’individuo, anche alle diverse classi sociali che compongono lo stato. La più importante tra esse è la giustizia, tema di un intero dialogo, la “Repubblica”.
La “Repubblica” è un dialogo in dieci libri composta tra il 380 e il 370 a.C. , in esso emerge l’intenzione dell’autore di condurre la propria indagine sulle virtù fondamentali dei cittadini nell’ambito dello stato. Platone è convinto che l’uomo si realizzi pienamente solo come membro della propria città. L’uomo è giusto solo se in relazione con gli altri uomini, con i quali deve costituire la città ben governata detta Politeia.
Per spiegare cos’è la giustizia elabora un modello di stato ideale, perfetto ma utopico e che, in quando modello, può servire come punto di riferimento per i cittadini e i politici.
Uno stato deve essere bene organizzato in modo da provvedere ai bisogni dei suoi membri attraverso specifiche differenziazioni delle funzioni sociali, i cittadini sono così distribuiti in tre classi, ad ognuna sarà affidato un compito particolare, in base alle caratteristiche naturali dei componenti, i quali dovranno assoggettarsi ad una particolare virtù:
- I governanti= saggezza per adempiere alla loro delicata funzione;
- I guerrieri= coraggio che li rende audaci e sprezzanti del pericolo;
- I lavoratori= che permette la sottomissione e l’armonia con le classi superiori, frenando gli istinti e accendo il proprio ruolo;
la temperanza è necessaria per gli uomini di tutte le classi sociali, in quanto è la virtù civica per eccellenza, fondamentale per raggiungere un accordo; in mancanza di essa lo Stato cade in mano alle lotte fratricide= il peggiore dei mali.
La giustizia è la virtù, la capacità di adempiere bene il proprio compito di cittadino, svolgendo il proprio ruolo con onestà e scrupolo, non superando i limiti.
La giustizia si realizza quando le classi sociali, come le parti dell’anima, svolgono il proprio dovere, in funzione alla loro natura.
La grande bugia
L’appartenenza ad una certa classe non dipende da un diritto che si eredita alla nascita, le classi sociali non sono immutabili e chiuse, infatti, è possibile tra esse, sia il percorso di ascesa che quello di discesa.
Per chiarire il suo pensiero, Platone si serve di un racconto fantastico, mitico, di origine fenicia che chiama “la grande bugia”, il fine di esso è quello di persuadere la popolazione che gli uomini, pur essendo differenti per i ruoli che rivestono, sono profondamente uguali.
Il mito narra che gli uomini prima di venire alla luce erano sotto terra e in tale stato essi erano tutti uguali, quando li plasmo, il dio però decise di destinare alcuni di essi al governo perciò mescolò nella loro stirpe dell’oro, altri furono destinati a divenire guerrieri e vi mescolò argento, infine riservo dei metalli meno nobili a contadini e operai. Gli uomini appartengono alla stessa stirpe ma sono diversi. Non è tassativo che da genitori di un metallo nascano figli dello stesso metallo; il dio affidò ai governanti il compitò di educare i giovani in modo da condurli alla comprensione della loro natura, per evitare che uomini inadatti potessero ascendere al potere.
Gli uomini hanno attitudini e predisposizioni differenti, pur essendo uguali per origini e dignità; bisogna mettere al potere coloro che avendo una costituzione aurea possono accedere ed elevarsi alla conoscenza.
Platone delinea uno stato aristocratico (potere dei migliori), in quanto ritiene che il potere debba essere affidato ai filosofi, coloro che sono dotati per natura della capacità di guidare gli altri uomini, la sua aristocrazia non si basa però sulla difesa dei privilegi economico-sociali che ne derivano ma sul valore assoluto di conoscenza e dedizione al bene comune. I filosofi amano la conoscenza nella sua totalità e si fanno guidare dall’idea del bene nelle loro scelte: sono uomini virtuosi.
Per dimostrare che l’aristocrazia è il governo migliore, analizza storicamente, nella “Repubblica”, i governi esistiti, disponendoli in ordine crescente di degenerazione:
- La timocrazia, il governo degli uomini d’onore, caratterizzato da uomini al potere con lo scopo di ottenere fama e gloria che derivano dalla loro posizione, sono mossi dall’ambizione personale;
- L’oligarchia, il governo dei pochi, è il regime fondato sul censo,i politici governano perché ricchi e mossi da desideri materiali, sono persone spinte del desiderio di arricchimento, dal quale deriva la corruzione, sono al comando per accrescere il loro potere e si presentano abbastanza precari siccome le disuguaglianze sociali e l’assenza di valori sono alla base delle sommosse;
- La democrazia, il governo del popolo, è un’evoluzione dell’oligarchia (post-sommosse) è una società ingiusta in quanto nasce un conflitto tra persone, in esso prevalgono individualismo, anarchia e sfrenata libertà[Platone è anche negativo perché durante il periodo di democrazia Socrate era stato condannato], il popolo al governo porta al disordine e all’anarchia, l’uomo comune non è in grado di governare, prevale quindi la demagogia, il discorso rivolto a popolo per catturarne il consenso attraverso argomentazioni di facile presa, nasce il rischio che prevalga il più bravo ad esprimersi e conquistando il potere si trasforma in tiranno;
- La tirannide, il governo nelle mani di uno solo, è il più corrotto di tutti, è mosso dal suo interesse che comporta l’ingiustizia totale in quanto si abbandona alle passioni più disordinate.
È auspicabile che i filosofi guidino il governo perché, dediti alla conoscenza razionale, possiedono l’episteme e non si lasciano travolgere dalle passioni.
Alla fine del settimo libro della repubblica Platone espone il percorso di graduale ascesa verso il mondo ideale: vi è un dualismo ontologico ovvero una divisione tra due piani, quello sensibili e fenomenico e quello intelligibile e un dualismo gnoseologico ovvero la divisione tra doxa ed episteme.
La conoscenza sensibile rispecchia il mondo sensibile, è divisa in immaginazione che ha per oggetto le immagini delle cose sensibili e in credenza che ha per oggetto le cose sensibili stesse essendo la percezione delle cose realmente esistenti.
La conoscenza razionale rispecchia il mondo delle idee e comprende la ragione scientifica, che ha per oggetto gli enti matematici e l’intelligenza filosofica o noesis che ha come oggetto le idee e i valori.
Per esprimere il percorso che l’uomo deve compiere, Platone utilizza un altro mito, quello della caverna, che rappresenta il pensiero platonico in tutte le sue componenti: metafisica(dottrina dell’essere), etico-politica(conoscenza come virtù e la posizione del filosofo), gnoseologica(teoria della conoscenza).
Gli uomini sono come prigionieri incatenati sin dalla nascita in una caverna, della quale vedono solo il fondo, alle loro spalle, verso l’entrata c’è il fuoco e tra esso e i prigionieri vi è un muro, dietro al quale degli uomini sorreggono delle sagome, le cui ombre vengono proiettate sul fondo della caverna. Ponendo il caso che uno di essi venga liberato, voltandosi e camminando verso l’uscita, in un primo momento sarebbe ancora portato a credere che le ombre siano la realtà ma poi si accorgerebbe degli oggetti. Se fosse spinto nel mondo reale dovrebbe adattarsi alla nuova visione, attraverso un graduale passaggio vedrebbe prima le immagini riflesse fino a poter provare a guardare il sole, il lungo percorso effettuato per arrivare ad esso lo porterebbe ad eleggere il sole come signore del mondo visibile e causa di tutte le cose di cui nella caverna si poteva scorgere solo l’ombra.
La coscienza lo spingerebbe al ritorno nella caverna per salvare i compagni dall’ignoranza e farli partecipi della verità, rischiando di non esser creduto.
Il mito è un’allegoria della formazione del filosofo e del destino a lui riservato nella società corrotta, la caverna rappresenta il mondo sensibile, in cui gli uomini sono schiavi dell’ignoranza che le incatena alla conoscenza delle immagini, il prigioniero che viene liberato non è altro che il filosofo che inizia il suo cammino verso la conoscenza che raggiunge gradualmente, prima passando per le sensazioni o apparenze, poi attraverso lo studio della matematica e infine giungendo alla conoscenza delle idee stesse fino all’apice con l’ideale del Bene(il sole).
L’educazione e la dialettica
Il progetto educativo che Platone elabora mira alla ricerca della Verità e del Bene, l’uomo deve possedere la vera scienza, conseguita attraverso la ricerca razionale; il criterio fondante è l’aspirazione al Bene.elabora quindi un processo formativo al quale tutti possono partecipare in quanto la giustizia è il fine a cui deve tendere.
A sette anni inizia l’educazione elementare, fondata su ginnastica, musica e matematica, man mano con maggiore approfondimento per stimolare la capacità di astrazione, i memoria e si penetrazione logica. Considera essa lo strumento principale per a conversione dell’anima, la quale riesce a distaccarsi dalla sensibilità.
A diciotto anni, il giovane viene avviato al servizio militare e dopo due anni si accosta allo studio delle scienze.
A trent’anni , dopo un’ulteriore selezione, i migliori si avvicinano allo studio della filosofia e al metodo dialettico che consiste nella capacità di cogliere con l’intelletto la verità dell’essere. Dai trentacinque ai quaranta i filosofi partecipano attivamente alla vita politica, per formarsi un’esperienza pratica di governo e a cinquant’anni, coloro che avranno superato tutte le fasi della selezione potranno accedere al governo della città.
Dopo lo studio della matematica, è possibile intraprendere lo studio della filosofia, e in particolare della dialettica che Platone considera il metodo della ragione filosofica, essa ha il compito di ricostruire la trama delle possibili connessioni tra le idee, permetto di comprendere e contemplare il mondo ideale.
Lo stadio successivo è lo studio della filosofia, raggiungibile verso i trent’anni, quest’ultimo passa attraverso una tecnica, la dialettica, ripresa dal filosofo tedesco Hegel tra700/800, Platone è il primo che sottolinea l’importanza della dialettica, dopo l’uso che ne fa Zenone per sottolineare l’impossibilità del movimento attraverso dei paradossi, la ricava dalla tecnica socratica del dialogo. Essa [da technè, tecnica intesa come arte], presuppone l’acquisizione delle regole del dialogo, la tecnica della filosofia ha il compito di costruire i possibili collegamenti tra le idee nell’ambito dei discorsi, si parla per cercare una strada verso la verità, si avvia un discorso per definire le idee.
Il procedimento dialettico è composto da due momenti ed è definito procedimento dicotomico(composizione in due parti di cui una diversa dall’altra):
- Il primo è l’analisi, la divisione o scomposizione del discorso in parti, per comprendere meglio il collegamento tra esse;
- Il secondo è la sintesi,(dal greco sin=unione) consiste nel dare una definizione sintetica.
La dialettica ha, quindi, il compito di cercare di definire le varie parti, distinguendo e ricomponendo, attraverso la sintesi, il discorso al fine di trarre delle conclusioni.
L’estetica
L’estetica è un campo della filosofia che si occupa dell’arte e risponde alla domanda “che cos’è il bello”.
Il tema della bellezza è trattato da Platone nella teoria dell’amore, la bellezza ha un posto privilegiato nel sistema platonico coincidendo con il vertice del mondo ideale: il Bene.
La bellezza fisica presenta un aspetto duplice e contraddittorio: conduce alla contemplazione del bello ma può anche essere fonte di inganno e di illusione; nel primo caso è quella colta dagli uomini saggi, nel secondo è perseguita da coloro che assecondano la parte concupiscibile dell’anima. Il tema dell’arte è affrontato nel II e III libro della “Repubblica”, egli ritiene che l’arte non debba rientrare tra le discipline insegnate ai giovani durante il loro percorso di formazione, considerandola fonte di male ed errore in quanto esercita il suo fascino sulla parte irrazionale, tende a lusingare con immagini frivole o false le coscienze dei giovani. Critica lo stesso Omero, scrittore e cantore di passioni sfrenate e dei peggiori vizi umani, i giovani leggendolo potrebbero essere incitati a perseguire l’ingiustizia non producendo nessun miglioramento degli atteggiamenti [moralismo Platonico].
L’arte è imitazione, ma non è nobile perché imita il mondo sensibile che, a sua volta, è immagine del mondo ideale; è quindi imitazione di imitazione, anziché indirizzare l’uomo verso la scoperta delle idee lo trattiene nella dimensione fenomenica dell’immaginazione.
L’arte è diseducativa: non propone modelli eticamente positivi e allontana dalla verità.
È quindi svalutata in quanto non considerata una pratica umana nobile.
Nella formazione dell’uomo deve essere sostituita dalla filosofia, perché quest’ultima sviluppa il pensiero logico, contrapposto all’astrattiva e alla sensualità che cattura suscitando il sentimenti e le passioni.
Il mondo visibile e il Timeo
Nei dialoghi della vecchiaia, Platone torna ad interrogarsi sul bisogno di unità e ordine, allargando il suo sguardo alla dimensione cosmica; arriva a far dipendere la generazione del mondo fisico dal modello eterno.
Platone no era un credente e non aderiva alla concezione della sua società ma la vita quotidiana era intessuta nella religione, non poteva esimersi dal culto ma non accettava il concetto degli dei, nonostante ciò non fu mai accusato di empietà grazie alle sue conoscenze in campo politico.
Nel Timeo, dialogo della vecchiaia, Platone ci narra la nascita del cosmo attraverso una forma di religione sostitutiva di quella del tempo.
La cosmogonia è differente da quella greca:
Inizialmente vi era un caos primordiale chiamato Chora (spazio, luogo, materia informe),posta in netta contrapposizione con il mondo delle idee, illuminato dal Bene, che diffondeva la sua forza ordinatrice su tutto; ad un certo punto, un dio diede forma alla Chora, sul modello del mondo delle idee, trasformandolo in un ordinato organismo vivente, questo dio era chiamato Demiurgo (dio che dà forma, artefice, artigiano che plasma) ed infuse la vita dandole un’anima. [Per il greci il mondo era ed è sempre stato, diverso dalla concezione cristiana di un dio che plasma il mondo].
Demiurgo dà l’anima perché la natura e l’uomo sono animati e plasmati sul modello del mondo delle idee [la concezione del mondo come oggetto dotato di anima si contrappone alla concezione materialista di Democrito, secondo il quale tutto era composto da atomi; quest’idea sarà presente nelle civiltà fino al tardo Medioevo, inizio Rinascimento con ”l’anima mundi” e risente anche dell’influenza delle religioni orientali].
Volendo trasformare questo mondo in qualcosa di ancora più bello, ma non potendo riprodurre nulla di realmente eterno in quanto esso era caratterizzato dalla mutevolezza continua, demiurgo crea il tempo: l’immagine mobile dell’eternità, con la quale si stabilisce un ordine al corso degli eventi naturali ed umani, lo scandire i ritmi in modo ordinato imita l’eternità. Inoltre, ispirandosi all’idea di Bene, demiurgo collegò il tempo al movimento degli astri, i quali rischiarano con la loro luce il mondo e servono per identificare e calcolare il tempo[influenza pitagorica].
Platone considera gli astri molto affini all’anima umana: il dio abbinò, infatti, ogni anima a un astro, ponendole su di essi affinché viaggiassero per l’universo alla sua scoperta. Gli astri sono considerati divini per il loro movimento circolare e regolare, inconfondibile segno di perfezione. Un ordine divino governa l’universo, esso è il riflesso dell’armonia celeste inscritta nel movimento regolare degli astri.

Parmenide
Negli ultimi dialoghi, Platone attua un parricidio nei confronti di Parmenide, occupandosi del problema dell’essere e sostenendo, al contrario del suo “padre”, che non è non vuol dire non esiste ma implica semplicemente un rapporto di diversità. Entrambi ammettono l’esistenza della doxa e dell’episteme ma, a differenza del predecessore, Platone non svaluta la prima, ritenendola ignoranza e nullità totale, piuttosto crede che sia una conoscenza imperfetta. Per quanto riguarda l’essere, quello parmenideo è unico mentre Platone ammette una molteplicità:le idee

Platone VS Sofisti
Platone Sofisti

- Filosofia è lo strumento più efficace per avviare la riforma etica e politica, getta le basi per un sistema filosofico nuovo
- Dialoghi per raggiungere una conoscenza autentica
- Interlocutori ben definiti
- Ricerca della verità attraverso un metodo logico razionale
- Depositari di un sapere a pagamento, non competenti, sapere inutile e inconsistente
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- Lunghi discorsi per colpire l’ascoltatore con la forza delle parole
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- Discorsi rivolti alla folla anonima
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- Discorsi volti a confutare le tesi avversarie per affermare la propria posizione tramite argomentazioni sottili e cavillose
- Riconosce un valore assoluto: Il Bene
- Non ammettono l’esistenza di valori assoluti (relativismo o nichilismo)

Esempio