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Categoria: | Filosofia |
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Testo
Cap.2. IL PRIMO DELINEARSI DEL DISCORSO RAZIONALE: LA FILOSOFIA IONICA
LETTURA INTRODUTTIVA
"Tra quelli che pongono un unico principio mobile e illimitato, Anassimandro di Mileto, figlio di Prassiade, successore e discepolo di Talete, affermava che principio e elemento primordiale delle cose и l'illimitato, introducendo per primo il termine di 'principio'. E diceva che esso non era nи l'acqua, nи un altro dei cosiddetti elementi, ma un'altra natura infinita da cui provengono tutti quanti i cieli e i cosmi che sono in essi. Anassimandro diceva che inizio e elemento primordiale delle cose и l'illimitato... E donde viene agli esseri la nascita, lа avviene anche la loro dissoluzione secondo necessitа; poichи si pagano l'un l'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia, secondo l'ordine del tempo; cosм si esprime Anassimandro nel suo linguaggio poetico" (Simplicio, Fisica, 24,13. Da I presocratici. Frammenti e testimonianze, Einaudi 1958 - Elementi per l'interpretazione di questa lettura introduttiva si trovano nel successivo *APPROFONDIMENTO del Par. 1, oltre che nel Par. 4 su Anassimandro).
Par. 1. Il mondo sociale e culturale della Ionia nel VI Sec.
NON ABBIAMO TESTI COMPLETI
DEI PRIMI FILOSOFI
Platone ed Aristotele, vissuti nel IV secolo, sono i primi filosofi dei quali ci sono pervenute opere complete. La filosofia precedente ci и nota in buona parte attraverso le allusioni occasionali o le ricostruzioni storiche fatte da questi due, in particolare da Aristotele, che nella sua Metafisica espone sistematicamente le idee degli autori precedenti sugli argomenti da lui trattati, e attraverso le citazioni, i riassunti e le ricostruzioni di filosofi ed eruditi di epoche piщ tarde. Il mutare degli indirizzi culturali e l'interesse prevalente per Platone e per Aristotele ha fatto sм che giа gli antichi cessassero di ricopiare le opere dei filosofi presocratici (cioи precedenti a Socrate), e che ci si accontentasse di conoscerli attraverso riassunti di tipo manualistico. Questa circostanze, combinate con la deperibilitа del papiro, spiegano la loro scomparsa. Perciт conosciamo i primordi del discorso razionale solo attraverso citazioni o riassunti.
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SCHEDA. LE FONTI DELLA FILOSOFIA PRESOCRATICA
Per accostarsi al difficile problema delle fonti della filosofia presocratica puo' essere utile la lettura delle Introduzioni, rispettivamente di Angelo Pasquinelli e di Gabriele Giannantoni, delle due edizioni dei frammenti dei presocratici in lingua italiana: I presocratici. Frammenti e testimonianze, Einaudi, Torino, 1958 (rimasta al primo volumeper la morte del curatore) e I Presocratici. Testimonianze e frammenti, Laterza Roma-Bari 1969, 2 volumi (le opere costituiscono due diverse traduzioni dei testi greci contenuti nella classica raccolta di H. Diels e W. Kranz, Die Fragmente der Vorsocratiker, edita a Berlino all'inizio del secolo, con testo greco e tedesco). L'introduzione di Pasquinelli, meno tecnica, и piщ accessibile al principiante. Rimandando per l'approfondimento ai testi specialistici, noi ci limiteremo qui ad alcune modeste considerazioni.
Come spiega Pasquinelli, il "libro", inteso come opera unitaria e sistematica, non и sempre esistito. I filosofi del periodo presocratico presumibilmente hanno fissato per iscritto un insegnamento che era essenzialmente orale: "il libro era per il greco dell'epoca un aiuto per la memoria: la parola scritta era in funzione della parola parlata... I testi dei poeti si mandavano a memoria e venivano recitati dai rapsodi; si tenevano a mente le discussioni e i discorsi e si appuntavano poi o si scrivevano per non dimenticarli... Il libro veniva letto agli ascoltatori, e questa era la sua principale funzione... ...Il libro, almeno nel VI secolo, и qualcosa di eccezionale... nel V secolo и giа assai popolare e verso la metа del secolo ad Atene c'и perfino un mercato di libri" (Pasquinelli, Introduzione citata, pp. XX-XXI).
In un tale contesto si capisce bene che il libro non и qualcosa che interessa per sи (come invece avviene per i filologi moderni, che cercano di stabilire la data della prima edizione di una certa opera e il testo originale dell'autore) ma solo per il suo contenuto, per il suo contributo alla ricerca della veritа. Inoltre, "importanti quanto il libro e forse piщ erano i rapporti personali, di discepolo a maestro, di filosofo a filosofo" (p. XXI). Le caratteristiche della prima filosofia greca sono dunque la particolare vivacitа e immediatezza, la discussione diretta e il predominio della tradizione orale sullo studio scolastico dei testi scritti. Tali caratteristiche sono ben descritte in un'operetta affascinante e di lettura relativamente facile, anche se piena di tesi audaci e piuttosto unilaterali, La nascita della filosofia, di Giorgio Colli, Adelphi, Milano, 1985. Colli parla addirittura di una competizione "agonistica" tra i sapienti nella ricerca della veritа, e afferma che la discussione si configurava come una sfida nella risoluzione di un enigma.
SCHEDA. ALCUNI PROBLEMI GENERALI DELLA FILOLOGIA CLASSICA
Oltre ai problemi filologici specifici che si pongono nello studio dei presocratici, che vivono nel periodo della nascita del libro e della progressiva separazione della cultura orale da quella scritta, ci sono altri importanti problematiche riguardano le fonti ed i testi dell'intera letteratura antica. Noi possiamo esporli solo in modo estremamente sommario, invitando il lettore alla consultazione di un manuale di storia della letteratura greca.
I testi che ci sono pervenuti sono stati copiati piщ volte nel corso dei secoli, e questo ha dato luogo per forza a incomprensioni ed errori. Inoltre alcuni ci sono pervenuti lacunosi o illeggibili in qualche punto. Di conseguenza, in presenza di un guasto del testo i filologi sono spesso costretti ad avanzare ipotesi; inoltre, in caso di senso poco chiaro o contrario alle loro ipotesi interpretative generali, possono essere tentati di ipotizzare un errore di trascrizione. Inoltre la lingua greca ha notevoli oscillazioni sia nel significato delle parole, sia nelle forme grammaticali e sintattiche, legate alle differenze tra i vari dialetti greci e all'estensione storica della letteratura in nostro possesso (da Omero, nell'VIII secolo a. C. a Simplicio nel VI secolo d. C. sono trascorsi tredici – quattordici secoli!).
Un altro problema sono le titolazione arbitrarie (ai tempi dei presocratici il costume di mettere un titolo ai libri era probabilmente ancora sconosciuto, data l'esiguitа delle biblioteche; piщ tardi ai titoli degli autori possono essersi aggiunte indicazioni dei bibliotecari e degli "editori"). Un altro ancora le attribuzioni errate a questo o quell'autore. Inoltre interessi di vario genere potevano spingere a false attribuzioni o alla stesura di testi apocrifi (p.es. per rendere autorevole una teoria la si attribuiva ad un maestro del passato). Un genere letterario molto fiorente fra i greci fu in particolare la stesura di lettere apocrife piщ improbabli (p. es. dell'imperatore persiano Dario al filosofo Eralito e di Eraclito a Dario).
Giа gli studiosi antichi hanno avanzato per diverse opere il sospetto di errata attribuzione o di apocrifo. Questo ha contribuito ad acuire in molti filologi moderni i sospetti su tutto e su tutti e a provocare discussioni a non finire. Emblematico и il caso dell'VIII Lettera di Platone, un'opera assai suggestiva dal punto di vista filosofico, che da alcuni и stata considerata falsa e da altri invece considerata come documento importante per la comprensione del pensiero del filosofo.
E' nella Ionia (sulle coste egee dell'odierna Turchia) che la filosofia greca fa la sua prima comparsa nel corso del VI secolo. Le cittа greche di tale area erano colonie fondate dagli Ioni della Grecia propria, che attraversava una fase di sovrappopolamento. Esse, in un ambiente adatto allo sviluppo dell'agricoltura e a contatto con le piщ avanzate popolazioni asiatiche, avevano ben presto acquisito un livello di sviluppo economico e culturale superiore a quello della madrepatria.
LA IONIA, PATRIA DELLA FILOSOFIA,
CONOSCEVA LA MONETA E AVEVA AMPI
RAPPORTI COL VICINO ORIENTE
Lo sviluppo dei commerci, l'uso della moneta (da poco inventata dalle popolazioni del Vicino Oriente) e lo sviluppo della produzione agricola fondata sul lavoro servile e sull'irrigazione razionale delle fertili pianure costiere dell'Asia minore sono presumibilmente la causa del declino dell'aristocrazia guerriera e sacerdotale e dell’aumentata importanza dei grandi proprietari e commercianti appartenenti al demos. Ai tradizionali governi aristocratici si sostituiscono forme di governo, oligarchiche o tiranniche, che difendono gli interessi dei proprietari terrieri non nobili, dei mercanti ricchi e degli artigiani, a scapito della precedente egemonia dei nobili.
IL DEMOS SCAVALCA
L'ARISTOCRAZIA
Il contatto sistematico per motivi commerciali con civiltа diverse, cosм come l'atteggiamento di apertura degli Ioni rispetto alle altre culture, favoriscono la circolazione di conoscenze protoscientifiche provenienti dal Vicino Oriente. E' qui che, giа nell'VIII secolo a.C., era nato l'uso della scrittura alfabetica greca, e i canti del ciclo troiano e del ritorno di Ulisse avevano avuto una versione scritta, l'Iliade e l'Odissea. Si manifesta qui ben presto anche una forte tendenza a sviluppare autonomamente la geometria, la matematica, l'astronomia e le conoscenze fisiche e geografiche provenienti dall'Egitto, dall'Assiria, dalla Caldea e dalla Fenicia, superando le credenze mitiche tradizionali. E' qui che nasce la prosa in lingua greca, usata per la prima volta non solo dai filosofi Anassimene e Anassimandro, ma anche dai "logografi". Questi ultimi erano scrittori che si prefiggevano lo scopo di dare al pubblico informazioni storiche e geografiche, e ciт ormai in modo sistematico e non dentro la cornice delle vecchie narrazioni mitiche.
IN IONIA NASCE LA PROSA E SI
SVILUPPA IL GENERE "LOGOGRAFICO"
Il primo importante prosatore in lingua greca fu appunto un logografo, Ecateo di Mileto, del VI secolo. Egli scrisse la storia delle origini di diverse cittа greche e di molti antichi casati (di cui possediamo solo frammenti), e un'ampia descrizione di tutto il mondo conosciuto, corredato, a quanto pare, da carte geografiche. Assunse un atteggiamento apertamente critico nei confronti dei particolari meravigliosi o inverosimili delle tradizioni mitiche con cui le diverse stirpi e cittа greche spiegavano le loro origini, anche se pare che anch'egli non fosse del tutto esente dal gusto del meraviglioso e del leggendario.
Par.2. Talete il protofilosofo: alla ricerca di un principio unitario del cosmo.
"Dei primi filosofi, i piщ hanno pensato che vi siano solo principi materiali delle cose. Ciт da cui le cose hanno il loro essere e da cui si originano e in cui corrompendosi si risolvono - poichи la sostanza permane pur mutando negli accidenti - dicono sia l'elemento primordiale e, essa sostanza, il principio delle cose; per questo pensano che niente si generi e niente perisca in assoluto, dato che tale sostanza permane in eterno... Ci dev'essere infatti una qualche sostanza, una o piщ d'una, da cui si generi il resto restando essa immutata. Quanto poi al numero e alla forma di tale principio, non hanno tutti la stessa opinione: Talete, l'iniziatore di questa filosofia, dice per parte sua che esso и l'acqua (e per questo sostiene che la terra poggia sull'acqua), e tale opinione gli viene forse dall'avere osservato che il nutrimento di tutte le cose и umido e che perfino il caldo si genera dall'acqua e vive di essa (ma ciт onde tutte le cose si generano и il loro principio); da questo era stato indotto a tale opinione e anche dal fatto che ogni germe ha una natura umida; e l'acqua и il principio della natura di ciт che и umido. Vi sono poi alcuni che credono che anche i primi antichissimi teologi, vissuti molto prima del nostro tempo, abbiano avuto la stessa opinione sulla sostanza primordiale perchи chiamavano Oceano e Teti i padri della generazione... "
In questi termini Aristotele ci parla delle origini del pensiero ionico nella sua Metafisica (983 b 6; qui citiamo da I presocratici. Frammenti e testimonianze, Einaudi 1958). Sulla base di questa testimonianza, si puo' dire che i filosofi di Mileto mirino a conoscere razionalmente la natura, e cerchino di superare il linguaggio ambiguo del mito e la narrazione, in esso contenuta, delle gesta di divinitа antropomorfe che signoreggiano la natura, descritta con immagini concrete cariche di un significato simbolico (Oceano e Teti come genitori di tutto quanto il vivente). Essi elaborano invece un linguaggio piщ astratto e chiaro con cui descrivere l'ordine del cosmo, ricercandone il principio unitario ("archй"). Per Talete di Mileto (sec. VII-VI) tale archй и l'acqua (o l'umido) che genera (come in molte cosmogonie mitiche) le diverse componenti e parti del nostro mondo. Non si tratta piщ di una figura antropomorfa, ma del sostrato permanente capace di generare le diverse componenti del cosmo.
IL PRINCIPIO UNITARIO (ARCHE')
DELLE COSE E' L'ACQUA
Tale sostrato o elemento primordiale и inteso come animato perchи in movimento. Dice sempre Aristotele nel De Anima (411 a 7): "...alcuni sostengono che l'anima и mescolata al tutto e per questo, forse, Talete credeva che tutto fosse pieno di dei". 'Tutto и pieno di dei' significa verosimilmente per Talete che il cosmo и un essere animato in tutte le sue parti da forze senzienti ed intelligenti (concezione che piщ tardi fu chiamata *ilozoismo, da hyle = materia e zoon = animale).
IN TALETE COINCIDONO SAPERE,
SAGGEZZA E ABILITA' PRATICA
Talete, che era annoverato tra i "sette saggi", come questi non distingueva il sapere teorico dalla saggezza pratica. Egli si occupт tanto di indagare la natura, quanto di dare consigli in campo politico alle cittа della Ionia. Si tramanda inoltre che avesse studiato la geometria egiziana e avesse avanzate conoscenze astronomiche, essendo stato in grado di predire un'eclissi di sole. Platone lo chiamava "uomo abile nella vita pratica" e diceva che di lui si raccontavano "invenzioni ingegnose e altre imprese utili".
§. 3. Anassimandro e l'Apeiron.
Anassimandro (di Mileto, che scrisse e operт nella prima metа del VI secolo), cartografo e geografo, realizzт una carta geografica che intendeva rappresentare tutta la Terra (successivamente perfezionata da Ecateo), introdusse in Grecia dall'oriente lo gnomone (orologio solare), e si occupт di geometria, oltre che di fenomeni climatici, meteorologici e astronomici.
Per lui il principio unitario non и piщ un oggetto visibile ed identificabile (come l'acqua), ma и l'Apeiron (=infinito, ma significa anche indefinito). Dal miscuglio originario dell'Apeiron si sarebbero separati i "contrari" (freddo-caldo, umido-secco), generando il mondo ordinato e diviso in luoghi diversi: terra, oceano, cielo, ed in elementi diversi, come acqua, aria, fuoco, terra, ecc. che combinandosi danno luogo a tutte le cose finite.
L'atto con cui le cose, a turno, nascono dall’Apeiron, e nascendo si definiscono e si distinguono l’una dall’altra, facendosi spazio l’una a spese dell’altra, и considerato da Anassimandro un atto di violenza reciproca delle cose. Perciт la giustizia dell'universo fa sм che, in continuazione, ciт che si и affermato con la violenza perisca e lasci spazio a qualcos'altro (questa concezione и antropomorfica e ancora molto vicina al mito).
A quanto sembra, il mondo per Anassimandro и generato da un movimento rotatorio cosmico che separa i contrari (caldo-freddo, umido-secco,ecc.). La legge dell'avvicendamento dei contrari gli и probabilmente suggerita dall'osservazione dell'avvicendamento dei fenomeni elementari della natura (il ciclo del giorno e della notte, delle stagioni, ecc.). Ma l'equilibrio tra tali contrari, pur presentandosi come una questione di giustizia, secondo la sua concezione si realizza per necessitа (senza bisogno dell'intervento diretto di una qualche divinitа personale). E' significativo, a questo proposito, che per Anassimandro la terra resti sospesa nello spazio perchй "и posta ad eguale distanza dagli estremi" (ciт assomiglia giа ad una spiegazione in termini di equilibrio statico).
Secondo alcune testimonianze, per lui dall'Apeiron nascerebbe una serie di mondi infinita nel tempo e nello spazio. Gli animali e l'uomo stesso avrebbero poi modificato la loro forma nel corso delle trasformazioni subite dalla terra (per esempio, gli uomini si sarebbero generati giа adulti all'interno di pesci). Benchй per noi piuttosto strane, queste idee presentano comunque il notevole interesse di costituire un'alternativa all'idea, dominante nel mondo antico, dell'assoluta fissitа delle specie viventi.
§. 4. Anassimene: l'aria, rarefacendosi e condensandosi, genera gli elementi del cosmo
Il principio unitario и individuato da Anassimene (di Mileto, VI secolo) nell'aria, principio o costituente unico del cosmo, che genera gli altri elementi cosmici (vento, nuvole, acqua, terra, ecc.) condensandosi e rarefacendosi. Questa dottrina, che elimina certi aspetti antropomorfici di quella di Anassimandro, sembra quasi anticipare l'idea moderna di diversi stati di un'unica materia.
Come Talete aveva privilegiato l'acqua perchй origine della vita, cosм pare che anche Anassimene privilegi l'aria perchй affine al respiro, allo spirito vitale. Tuttavia acqua e aria non sono viste soltanto come forze vitali, come manifestazioni dell'impulso, dell'istinto, dell'energia interna agli esseri viventi e sensibili, ma sono allo stesso tempo concepite come forze meccaniche, capaci di urtare, di comprimere, di dilatare, ecc.: non sembra possibile separare e distinguere queste due idee (impulso vitale e forza meccanica) nel pensiero degli ionici.
§. 5. Senofane: una critica aperta del mito.
Senofane (di Colofone, VI-V secolo) attacca apertamente gli aspetti piщ irrazionali della tradizione mitica politeista. Egli afferma infatti che
1) i diversi popoli immaginano gli dei a loro propria somiglianza;
2) la divinitа che regge il cosmo и unica ed intelligente, sa tutto, e non и simile all'uomo;
3) il sapere non и stato svelato all'umanitа in una volta sola, ma и il frutto di una ricerca progressiva.
Conclusione del capitolo: la decadenza della Ionia e lo sviluppo della Magna Grecia.
Giа nella seconda metа del secolo VI la Ionia era caduta sotto l'egemonia dei persiani. Piщ tardi, anche Mileto, quando tentт di ribellarsi, fu interamente distrutta (494). Con l'inasprirsi del dominio persiano molti sapienti (tra cui Senofane e Pitagora) emigrarono in altre parti del mondo greco, soprattutto nella Magna Grecia, che allora si sviluppт economicamente e culturalmente. Qui il nuovo atteggiamento filosofico venne ripreso, ma si intrecciт con particolari esigenze religiose, che vedremo analiticamente nel prossimo capitolo. La cultura della Magna Grecia, comunque, ci appare piщ legata al mondo del tempio, dei sacerdoti e dell'aristocrazia, soprattutto per quanto riguarda le colonie doriche.
Beninteso, non ci troviamo qui di fronte ad un puro e semplice ritorno alla tradizione mitica. Al contrario, nella filosofia che ora studieremo, l'ordine divino del Tutto, che и anche il vero ordine del cosmo, и concepito sia sul modello di tradizioni religiose non propriamente greche (l'idea della reincarnazione delle anime in Pitagora и collegata con un nuovo culto, quello dei misteri orfici, che probabilmente la aveva attinta a sua volta da culti orientali), sia sulla base di nuove idee, elaborate razionalmente da pensatori greci. Tuttavia, anche queste idee razionali avevano qualche tratto del sapere rivelato, dato che all'inizio esse furono diffuse solo in un ristretto ambito elitario, come la setta di Pitagora e la scuola di Parmenide di Elea, e che furono elaborate da personaggi come Eraclito di Efeso, grande filosofo della Ionia, pensatore isolato ed aristocratico, che si rivolgeva con oscuri aforismi soltanto ai "pochi saggi".
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