L'Idealismo e il significato del termine

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Testo

Idealismo

Infinità e creatività dell’uomo (pag. 20- 22)
Dall’idealismo post-kantiano in filosofia scaturisce la nozione dell’uomo come “Spirito”. Con questo termine gli idealisti intendono l’uomo come attività infinita ed inesauribile che si autocostituisce e come soggetto in funzione di cui esiste e trova un senso, l’oggetto. Questa teoria appare per la prima volta nella “Dottrina della Scienza” di Fichte, lo scopritore del concetto romantico dell’infinito e dello Spirito. L’infinito fichtiano però presuppone un limite, infatti l’Io di Fichte è compito morale e la moralità presuppone uno sforzo, quindi un limite. La scuola romantica, invece, trasferisce il principio dell’attività infinita dal piano etico a quello estetico facendo sparire il limite. Lo spirito infinito in Fichte è costretto ad obbedire ad una intrinseca necessità razionale, mentre lo spirito infinito nei poeti appare libero dalle sue determinazioni limitatrici e viene posto nella forma del sentimento. Cioè se Fichte esalta la potenza dell’azione, gli artisti esaltano la potenza del sentimento e del sogno. Avviene così un passaggio dall’idealismo etico di Fichte all’idealismo magico dei poeti, di cui il teorico è Novalis. Infatti in Germania il contrasto tra filosofia e letteratura è solo apparente in quanto entrambe si fondano sull’unico principio dell’infinita potenza dello spirito che da un lato si manifesta come sorgente necessaria di produzioni reali e dall’altro si estrinseca come libertà assoluta di produzioni fantastiche. Il Romanticismo letterario è soltanto un altro modo di esprimere il principio romantico dell’infinità dello spirito. Mai come nel Romanticismo si è parlato tanto di “io” e questo ha portato ha riassumerlo come forma di individualismo per eccellenza. In realtà nel Romanticismo troviamo caratteri individualistici e anti-individualistici nello stesso tempo. In parecchi artisti prevale l’aspetto individualistico connesso al principio secondo il quale il sentimento, al contrario della ragione, specifica e distingue poiché nessuno sente una realtà allo stesso modo di un altro. Questo idealismo in alcuni si esaspera in forme di soggettivismo radicale e di chiusura. Dall’altro lato troviamo, nei filosofi e nei letterati, tendenze comunitarie. Fichte proclama la missione sociale del dotto e il principio che l’uomo non è uomo se non in mezzo ad altri uomini, ed Hegel vede l’estrinsecazione massima dello Spirito nella vita sociale e nello Stato, polemizzando contro l’individualismo astratto dei poeti. Tutto ciò significa che nel Romanticismo troviamo delle ambivalenze: l’individualismo e lo statalismo, il culto dell’io e l’esaltazione di entità sovra-individuali come il Popolo, la Nazione ecc. Perciò si può dire che il Romanticismo passa da un’assolutizzazione dell’io all’assolutizzazione della Società e dello Stato come tende fra un’assolutizzazione dell’evasione ad un’assolutizzazione della dimensione comunitaria e dell’impegno sociale.

L’idealismo romantico tedesco (pag. 40 – 43)
I significati del termine idealismo
La parola idealismo ha molteplici significati. Nel linguaggio comune un idealista è colui che è attratto da determinati valori o ideali e che sacrifica per essi la propria vita. In filosofia si parla di idealismo a proposito di quelle visioni del mondo che privilegiano la dimensione ideale a quella materiale affermando il carattere spirituale della realtà. In questo senso il termine idealismo non ebbe molta fortuna; la parola viene usata prevalentemente per intendere alle forme di idealismo gnoseologico e all’idealismo romantico o assoluto. Per idealismo gnoseologico si intendono quelle posizioni di pensiero che riducono l’oggetto della conoscenza a idea o rappresentazione. In quest’accezione il termine raccoglie tutte quelle dottrine per le quali vale la tesi di Schopenhauer: il mondo è la mia rappresentazione. Per idealismo romantico o assoluto si intende la grande corrente filosofica post-kantiana originata in Germania nel periodo romantico dai suoi fondatori Fichte e Schelling, che lo denominarono trascendentale o soggettivo o assoluto. Trascendentale per collegarlo con il punto di vista kantiano che aveva fatto dell’io penso il principio fondamentale della conoscenza. Soggettivo perché tende a contrapporlo a Spinoza che aveva ridotto la realtà ad un principio unico, la Sostanza, ma l’aveva intesa in termini di oggetto. Infine assoluto perché vuole sottolineare che l’Io o lo Spirito è il principio unico e non esiste nulla al di fuori di esso.
Dal kantismo al fichtismo: caratteri generali dell’idealismo
Per Kant l’io era qualcosa di finito che si limitava ad ordinare la realtà secondo le proprie forme a priori. Per questo sullo sfondo dell’io esisteva il concetto di cosa in sé, una X ignota che serviva a spiegare la recettività del conoscere e la presenza di un dato di fronte all’io. I seguaci di Kant hanno messo in discussione la cosa in sé ritenendola gnoseologicamente e criticamente inammissibile. L’Idealismo sorge quando Fichte sposta il discorso dal piano gnoseologico al piano metafisico, abolisce la cosa in sé, cioè ogni nozione estranea all’io, che in tal modo diventa entità creatrice (fonte di tutto ciò che esiste) e infinita (priva di limiti esterni). Da ciò la tesi dell’idealismo tedesco secondo cui tutto è Spirito. Con il termine Spirito Fichte intende la realtà umana come attività conoscitiva e pratica e come libertà creatrice. Rimangono irrisolti due quesiti: in che senso lo Spirito rappresenta la fonte creatrice di tutto ciò che esiste? Cos’è la Natura per gli idealisti? La risposta è nel concetto di dialettica, cioè nella concezione secondo cui non essendoci mai nella realtà il positivo senza il negativo e la tesi senza l’antitesi, lo Spirito ha bisogno della sua antitesi vivente, la Natura, per essere tale. Mentre le filosofie naturalistiche e materialistiche concepivano la Natura come causa dello spirito, Fichte dichiara che è lo Spirito ad essere causa della natura poiché quest’ultima esiste solo per l’io ed in funzione dell’io, essendo il materiale o la scena della sua attività. Per Fichte lo Spirito crea la realtà, cioè l’uomo rappresenta la ragion d’essere nell’universo; la natura esiste come momento dialettico necessario della vita dello Spirito. Troviamo un’interpretazione di questa teoria nel racconto di Novalis “I discepoli di Sais”. Secondo un’interpretazione idealistica la dea velata è il simbolo del mistero dell’universo e quell’uno che giunge a scoprirla è il filosofo idealista, che dopo una lunga ricerca si rende conto che la spiegazione vanamente cercata fuori dell’uomo si trova invece nell’uomo stesso, ovvero nello Spirito. Se l’uomo è la ragion d’essere e lo scopo dell’universo, caratteristiche delle divinità, vuol dire che egli coincide con l’Assoluto e con l’Infinito, cioè con Dio stesso.

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