Il Capitale

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Categoria:Filosofia
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Testo

DISCORSO ECONOMICO FATTO NEL “CAPITALE”
M. nasce come filosofo e non come economista, quindi si rifà agli economisti della scuola classica (Smith e Ricardo) e cerca di capire che studi hanno condotto nell’economia. X M. Smith ha avuto il merito di gettare le basi dell’economia classica in chiave liberista (profitto, libera attività, divisione del lavoro); implica a Smith di aver sviluppato una teoria estremamente ottimistica (la teoria di Smith si riassume dicendo che il liberismo sfrenato avrebbe prodotto un benessere generalizzato. L’aumento dei beni prodotti avrebbe portato ad un’equa distribuzione), ma con l’industrializzazione ed i salari di sussistenza, questo aumento dei prodotti ha generato un’ulteriore differenzazione tra cih poteva avere o no i beni. La teoria di Smith è poco adeguata alla storia. Più adeguata è quella di Ricardo (a cavallo fra 1700 e 1800), M. pone l’accento sull’affermazione secondo cui gli elementi di reddito da cui deriva l’industrializzazione (profitto e reddito) sono 2 elementi inevitabilmente in contrasto, cioè, il salario può crescere solo a spese del profitto e viceversa; come sono in conflitto questi, lo saranno anche le 2 classi corrispondenti. E’ una valutazione + realistica che vede come conseguenza alla rivoluzione industriale la lotta di classe. (basandoci sul confronto tra profitto e salario) M. fa un’analisi su gli elementi che riguardano la produzione industriale: il modo in cui si produce il capitale. Si può parlare di Capitalismo vero dalla seconda metà del ‘700, nato dall’accumulo di capitali dalla rivoluzione industriale (nel ‘500 c’era un Pre-capitalismo che era legato al commercio). Nel “Capitale” M. analizza l’accumulo di denaro. Sistema del capitalismo → scambio e produzione di merci con accumulo di denaro. Si produco merci x immetterle sul mercato. M. comincia ad analizzare la merce. Tutte le merci hanno un valore d’uso, cioè ogni merce ha la capacità di soddisfare un bisogno umano. Questo è fondamentale xchè nessuno vorrebbe una merce inutile, volere una merce deriva dal bisogno che ne ho, ha anche un valore di scambio la merce, x cui possiamo scambiarla (comprare / vendere). Il valore d’uso ha un significato qualitativo, dipende da chi vuole quella merce, bisogni, preferenze. Questo valore cambia con le persone e le circostanze xciò una certa persona in una certa circostanza avrà bisogno di una data merce e così via. E’ un valore che non possiamo misurare e non può essere una misura x merci diverse. Il valore di scambio è, invece, misurabile (compra / vendita) ed è quantitativo. La misura del valore di scambio è dato dal tempo di lavoro che è stato necessario x produrre quella merce, a partire dalla materia prima. Quando parla di trempo di lavoro, parla di tempo di lavoro socialmente necessario, xchè deve tener conto della società in cui avviene, in uno stadio di sviluppo tecnico ci sarà un tempo necessario per produrre un dato oggetto. Quando diamo un valore di scambio dobbiamo dare un valore legato alla produzione media di quell’epoca. (il valore di scambio è strattamente legato al lavoro x produrlo. M. fa una constatazione di come funziona il sistema). Non sono le merci che hanno in sé un valore, ma il valore viene dato dal lavoro umano che le produce, ma x M. questo viene quasi sempre dimenticato, tentando di dare alla merce un valore a prescindere dal lavoro, viene detto feticismo delle merci, paragonando questo a ciò che avviene in religione, cioè delle figure prodotte dalla mente umana (gli dei) si considerano dotate di vita propria, dimenticando che sono state prodotte dalla mente dell’uomo, is pensa che gli dei possano avere rapporti fra di loro, figure indipendenti da chi le ha create. Analogamente avviene x le merci, una volta create da mano dell’uomo le si considera indipendenti dalla mano che le ha prodotte. X M. è assurdo xchè il valore di una merce non è legato solo alla merce, ma è da apportare al lavoro che l’ha prodotta, che viene dimenticato. Non possiamo parlare di merci senza riferirci al lavoro che le ha prodotte. L’analisi di M. si sposta dalla merce al lavoro. Anche il lavoro è una merce che il lavoratore vende in cambio di un salario. Se questa merce viene immessa sul mercato avrà avrà un valore d’uso,ma anche un valore di scambio. L’imprenditore compra dal lavoratore la merce lavoro secondo il valore di scambio. X dare il valore di scambio dobbiamo pensare che questo è pari al lavoro necessario x produrre tale merce, misuriamo il lavoro necessario x produrre quelle merci che permettono al lavoratore di lavorare. L’imprenditore paga questa merce secondo una legge di mercato, come paga tutte le altre merci. C’è un elemento che fa sì che il lavoro non sia una merce come tutte le altre, xchè il lavoro è una merce particolare xchè a sua volta produce lavoro, consumandosi produce altra merce. Il plus lavoro è il lavoro prodotto oltre ciò che è necessario x sopravvivere, mentre il plus valore è il valore del plus lavoro. Il profitto dell’imprenditore deriva dal plus lavoro e dal plus valore.
DM → D’
└ - Capitale costante → che serve x acquistare i mezzi di produzione
- Capitale variabile → che serve x acquistare forza lavoro
D → Denaro
M → Merci prodotte
D’ → Denaro che si ricava dalla vendita delle merci
Deve essere D’>D
La differenza tra D’ e D in parte costituisce il profitto, ed in parte viene re-investito e va a far parte del capitale costante. Formula di come nasce il plus valore: il plus valore può essere accresciuto in 2 modi:
1- prolungando la giornata di lavoro
oppure
2- riducendo la giornata di lavoro necessario x produrre il salario, cioè se facciamo in modo che si produca + velocemente, i beni che gli servono vengono prodotti in meno tempo, xciò aumenta il valore. Modi: divisione del lavoro, macchinari perfezionati, miglioramento delle tecnologie. Quando introduciamo una macchina che produce di + nel plus lavoro aumenta il plus valore xchè sono aumentati i tempi di produzione.
Questo aumento del plus valore crea anche problemi economici: disoccupazione e crisi di sovrapproduzione xchè il mercato potrebbe non assorbire il prodotto in + e crea anche la caduta tendenziale del profitto xchè x acquistare i macchinari + perfezionati, l’imprenditore è costretto ad aumentare il capitale costante, xciò D’ – D sarà una quota inferiore e quindi il profitto diminuisce.
Il lavoro alienato è un lavoro forzato che non ha nulla a che vedere col lavoro naturale. Il lavoro dell’operaio non serve + come lavoro naturale x produrre beni x sé, ma x l’imprenditore e crea la condizione di alienazione che x M. è qualcosa di + di questo. E’ alienato rispetto al prodotto, xchè il lavoratore produce un prodotto di cui non può usurfruire, poi il suo lavoro aumenta il capitale che aumenta la sua sottomissione, lavora contro sé stesso. E’ alienato contro la sua naturale attività xchè lavora x un altro e diventa una specie di strumento con altri fini ed in un altro modo. E’ alienato rispetto al capitalista che lo sfrutta e considera un mezzo. X questi motivi, un aumento salariale non risolve il problema, xchè non recupera la dignità umana, rappresentata dal lavoro naturale. Su piano sociale c’è, in virtù della concorrenza, una diminuzione degli appartenenti alla classe dei capitalisti x cui il capitale tenderà ad accentrarsi in un numero di mani sempre minore e porterà ad un aumento dei proletari. L’aumento dei proletari determina una svalutazione della forza lavoro, xciò ulteriore disoccupazione. L’introduzione di tecnologie + avanzate determina un abbassamento dei prezzi dei prodotti, quindi diventa inferiore anche il salario xchè x sostentare il lavoratore x un giorno ci vorrà un valore minore, anche xchè i prodotti che gli servono x mantenersi in vita costano meno. Questo mette in crisi la borghesia, che un tempo era classe rivoluzionaria nei confronti dell’aristocrazia fondiaria, M. dice che la borghesia assomiglia allo stregone che non è + in grado di dominare le forze sotterranee da lui evocate, cioè ha creato a proprio vantaggio il proletariato, ma questo le si rivolgerà contro. Il proletariato ha il destino di diventare classe rivoluzionaria, la rivoluzione dei proletari dovrebbe far cessare il predominio di una classe su un’altra e promuovere la liberazione dell’intera umanità (si ricollega a Trosky e Lenin, che volevano una rivoluzione in tutto il mondo). Coscienza di classe e rivoluzione. C’è la soppressione della proprietà privata e l’attuazione di una società senza classi e ribadisce che si arriverà alla formazione del comunismo, dicendo che “il comunismo x noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà confermarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”, succederà inevitabilmente. Come si dovrebbe arrivare a questa nuova società? Ci sarà una fase intermedia, la dittatura del proletariato, in cui il proletariato si impadronisce delle strutture dello stato ed i mezzi di produzione diventano propri dello stato. Questo proletariato prenderà dei provvedimenti che servono x passare da una società all’altra → espropriazione della proprietà fondiaria, introduzione di un’imposta progressiva (cioè che aumenti l’aliquota con l’aumento della ricchezza). C’è ancora gente che ha denaro e su queste si mette quest’imposta. Si abolisce il diritto di sucessione, confisca dei beni degli emigrati e ribelli, accentramento del credito in mano allo stato con creazione di un’unica banca nazionale, contro le banche private, sviluppo delle fabbriche, miglioramento delle strutture di produzione e delle tecniche agricole, obbligo di lavoro x tutti (ognuno nel settore di sua competenza), istruzione pubblica gratuita ed eliminazione totale dei bambini dalle fabbriche. Tendono ad eliminare la proprietà privata ed a correggere le storture portate dalla rivoluzione industriale. La nuova società sarà senza classi. X M. questo alla lunga porterà ad una naturale estinzione dello stato xchè questo ha sempre avuto la caratteristica di tutelare gli interessi della classe dominante e la sua espressione. Quando non ci sono + classi, la funzione dello stato viene meno e ci sarà un’estinzione naturale. Il grande problema che rimane aperto è di ordine filosofico, xchè se la dialettica è la legge della storia, e la legge della storia è la lotta di classe ed è sempre stata così, non si capisce come possa perdere la sua molla, eliminando la lotta di classe, viene meno la dialettica. (anche x Hegel era così)
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