Hume

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia
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Testo

La scienza della natura umana
Progetto: costruire una scienza della natura umana su base sperimentale analoga a quella teorizzata da Bacone per quanto riguarda la natura fisica. Intende essere una sorta di Newton della natura umana.
Hume è persuaso che la natura umana costituisca la capitale del regno del sapere e che quindi risulti ancora più basilare ed urgente delle altre scienze.
Impressioni e idee
Hume divide le percezioni della mente in due classi, che si distinguono fra loro per il diverso grado di forza e di vivacità con cui colpiscono lo spirito.
Impressioni: percezioni che penetrano con maggior forza ed evidenza nella coscienza.
Idee o pensieri: immagini illanguidite delle impressioni.
L’idea non può mai raggiungere la vivacità e la forza dell’impressione.
Hume risolve totalmente l’intera realtà nel molteplice delle idee attuali e nulla ammette al di là di esse. Ogni realtà deve per lui risolversi nei rapporti con cui si connettono tra loro le impressioni e le idee.
La conclusione scettica è inevitabile.
Il principio di associazione
La facoltà di stabilire relazioni fra idee è detta, da Hume, immaginazione. Sebbene tale facoltà operi liberamente, essa non risulta completamente affidata al caso, ma è garantita da una forza gentile che è chiamata principio di associazione delle idee ed opera secondo 3 principi fondamentali:
1. somiglianza
2. contiguità nel tempo e nello spazio
3. casualità
Hume ritiene che l’associazione sia alla base di quelle che Locke chiama idee complesse. Fra queste idee le più importanti sono quelle di tempo e spazio, di causa ed effetto, di sostanza (corporea o spirituale).
Spazio e tempo non sono delle impressione, ma delle nostre maniere di sentire le impressioni, ovvero dei modi con cui le impressioni si dispongono dinanzi allo spirito.
Proposizioni che concernono relazioni fra idee
Hume distingue fra proposizioni che concernono relazioni fra idee e le proposizioni che concernono fatti.
Le prime vengono costruite semplicemente basandoci sul principio di non – contraddizione.
Le seconde vengono costruite basandosi sull’esperienza.
L’analisi critica del principio di causa
La tesi fondamentale di Hume è che la relazione tra causa ed effetto non può essere mai conosciuta a priori, ma soltanto per esperienza.
La connessione tra causa ed effetto rimane arbitraria e priva di qualsiasi necessità oggettiva. Causa ed effetto sono due fatti interamente diversi, ognuno dei quali non ha nulla in sé che richiami necessariamente l’altro.
L’esperienza non ci illumina se non intorno ai fatti che abbiamo sperimentato nel passato e non ci dice nulla circa i fatti futuri. Tutto ciò che sappiamo dall’esperienza è che da cause comuni che ci appaiono simili ci aspettiamo effetti simili.
È impossibile che argomenti tratti dall’esperienza possano dimostrare la rassomiglianza del passato con il futuro: tutti questi argomenti sono fondati sulla supposizione di quella rassomiglianza. Queste considerazioni di Hume escludono che il legame tra causa ed effetto possa essere dimostrato oggettivamente necessario, cioè assolutamente valido. L’uomo tuttavia lo crede necessario e fonda su di esso l’intero corso della sua vita. La sua necessità è quindi puramente soggettiva e va cercata in un principio della natura umana.
Questo principio è l’abitudine che spiega la congiunzione che noi stabiliamo tra i fatti, non la loro connessione necessaria. Spiega perché noi crediamo alla necessità dei legami causali, non giustifica questa necessità.
La “credenza” nel mondo esterno e nell’identità dell’io
Ogni credenza in realtà o fatti è un sentimento o un istinto, non un atto della ragione.
Tutta la conoscenza della realtà è così priva di necessità razionale e rientra nel dominio della probabilità.
La credenza è un sentimento naturale, che non soggiace ai poteri dell’intelletto. È quindi dovuta alla maggiore vivacità delle impressioni rispetto alle idee.
Hume comincia con il distinguere la credenza nell’esistenza continua delle cose, e la credenza nell’esistenza esterna delle cose stesse.
La riflessione filosofica ci insegna che ciò che si presenta alla mente è soltanto l’immagine riflessa e la percezione dell’oggetto. Ci porta quindi a distinguere le percezioni, soggettive, mutevoli e interrotte, dalle cose oggettive, esternamente e continuamente esistenti.
In verità, la sola realtà di cui siamo certi è costituita dalle percezioni.
La realtà esterna è ingiustificabile, ma l’istinto a credere in essa è ineliminabile.
Una spiegazione analoga trova la credenza nell’unità e nell’identità dell’io.
Secondo hume noi non abbiamo esperienza o impressione del nostro “io”, ma solo dei nostri stati d’animo successivi. Ciò che noi sperimentiamo come “io” è soltanto un fascio di impressioni che si susseguono nel tempo.
Critica delle prove dell’esperienza di Dio
La prova ontologica, cosmologica e teologica vengono messe in discussione sulla base del principio secondo cui l’esistenza è sempre materia di fatto o esperienza e quindi non può venir dimostrata o provata con argomentazioni puramente logiche.
Si può fare tuttavia della religione la storia naturale: si possono cioè rintracciare le sue radici nella natura umana.

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