Gli idealisti tedeschi

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Testo

Gli idealisti tedeschi: Fichte, Schelling, Hegel
(dai Quaderni della maturità, filosofia)

Idealisti e dogmatici

Fichte denominò "idealisti" coloro che affermano la libertà del soggetto (Io ) da ogni condizionamento esterno (non io) e si fanno partecipi del primato dello spirito sulla materia. I "dogmatici", invece, ritengono che le proprie facoltà di conoscere e di agire siano limitate dai condizionamenti esterni.

Dottrina della scienza

Per "scienza" Fichte intese la filosofia teoretica che studia non l’esistenza ma il problema della fondazione di ogni possibile esistenza, ricercandone il principio assoluto (fondamento).

Intuizione intellettuale

Fichte attribuì all’uomo, oltre che l’intuizione sensoriale, la facoltà di intuire preconcettualmente la realtà noumenica al di là dei limiti fenomenici; mediante l’intuizione immediata del proprio io, l’uomo distingue sé e il proprio agire dalla realtà esterna.

Idealismo trascendentale

Schelling denominò così la propria filosofia, in quanto traccia una sorta di "storia progressiva dell’autocoscienza" attraverso cui l’Io si eleva fino alla coscienza. Questa "storia" evidenzia che "quelle stesse potenze dell’intuizione le quali trovansi nell’Io possono, entro un certo limite, essere mostrate anche nella natura"; l’idealismo trascendentale pone, dunque, un "parallelismo tra il principio intelligente e la natura".

Genialità

Secondo i romantici, l’artista è "genio". La genialità è altra cosa rispetto al talento o all’abilità che si manifestano nei vari campi del lavoro intellettuale e scientifico, nei quali il progredire dei risultati non è frutto di un’intuizione geniale ma scaturisce dall’opera diligente di esecutori che compilano parti, seguono canoni e schemi senza un’idea complessiva e originale.

Musica e poesia

Secondo Schelling, i poeti e i musicisti sono gli artisti che meglio entrano in sintonia con lo Spirito-Natura perché, nelle loro creazioni, non si avvalgono di strumenti materiali, ma prevalentemente di simboli.

Intelletto-Ragione

Secondo Hegel, la facoltà intellettiva (verstand) è lo strumento delle filosofie "della riflessione"; essa determina astrattamente la realtà (il finito), disconoscendone la natura dialettica.

Hegel propose una concezione metafisica della ragione (vernunft), considerata come l’autocoscienza dello Spirito; essa rivela la natura dialettica del finito, riportandolo nell’unità concreta dello Spirito.

Spirito

Hegel considera lo Spirito non una sostanza compiuta ma il principio della realtà che, in virtù della dialettica di identità e negatività, perviene all’"autocoscienza" in un divenire circolare. Lo Spirito è identità perché, essendo assoluto, non può essere diverso da sè; è negatività perché è in divenire, cioè sviluppa la propria identità negando i momenti precedenti (antitesi) e conservandoli nella sintesi.

Realtà

Secondo Hegel, lo Spirito infinito (che solo è reale) si rivela attraverso le determinazioni finite (ideali) e queste, nella loro concatenazione razionale, manifestano dialetticamente lo Spirito. In questo senso, in Filosofia del diritto, Hegel affermò che la realtà evidenzia, nelle sue determinazioni, la propria necessità ("il reale è razionale") e che, quindi, la razionalità esiste ("il razionale è reale").

Dialettica

Nell’idealismo hegeliano, le determinazioni (sia materiali che intellettuali) della realtà sono "dialettiche"; nella "risoluzione immanente" della dialettica, la "negazione determinata" supera ("toglie") l’unilateralità delle determinazioni particolari ("negazione della negazione"). È proprio dello Spirito, il negarsi conservandosi nel momento dialettico successivo.

Essere

Hegel intende l’essere (sein = realtà naturale) come tesi di una triade dialettica che, attraverso l’essenza (che toglie l’indeterminatezza dell’essere), culmina nel concetto (come autocoscienza dell’essere). In Filosofia del diritto, rifacendosi a Eraclito, Hegel assorbì il concetto di essere in quello di divenire. L’essere finito rientra nella necessità razionale se, negando la propria esistenza effimera, accidentale e causale, contraddice se stesso.

Identità e Riconoscimento

L’identità individuale, secondo Hegel, costituisce la "sintesi" dialettica del particolare e dell’universale; l’individuo si caratterizza per il "desiderio di riconoscimento"; infatti, si realizza come "uomo"se altri "riconoscono" la sua individualità ("L’uomo è necessariamente riconosciuto e necessariamente riconoscente"). Pertanto, mediante la contrapposizione dialettica, l’individuo compie il superamento della propria esistenza naturale ("esistenza empirica immediata") e, così, passa dallo stato di natura alla condizione sociale.

Signoria-Servitù

È una delle manifestazioni ("figure fenomenologiche") dello spirito oggettivo che Hegel tratteggia in Fenomenologia dello Spirito; questa figura "narra" l’evoluzione dialettica dell’individuo, dalla condizione naturale (che viene "negata") a quella sociale. Nella dimensione sociale, l’uomo diventa servo o signore, a seconda dell’esito che il suo desiderio di "riconoscimento" consegue nella "lotta per il prestigio". Si tratta di mettere in pericolo la propria stessa esistenza, pur di costringere l’"altro" a questo riconoscimento: diventa signore chi prevale. Tuttavia, secondo Hegel, la dialettica tra servo e signore continua anche dopo il riconoscimento e il servo ha un vantaggio che conduce al ribaltamento ("negazione della negazione"): grazie al lavoro, egli "media" la propria condizione e "nega" la datità servile, riscattandosi socialmente; il signore, al contrario, godendo privilegi, non ripropone la negazione ed esce perdente nelle successive fasi dialettiche della storia.

Arte

Hegel considerò l’arte la manifestazione sensibile dello Spirito assoluto che si oggettiva nella materia, come imprigionato nell’esistenza particolare. Infatti, le forme artistiche sviluppatesi nelle diverse civiltà, anche le più spirituali (musica e poesia), manifestano lo Spirito attraverso intuizione e sensazione e pertanto non nella sua universalità concettuale.

In sé-Per sé

In Scienza della logica, Hegel definì in sé il concetto nella sua immediatezza e astrazione, privo di determinazioni; egli disse per sè la realtà, compiuta attraverso la mediazione e il superamento del fuori di sé. Questa dialettica triadica di in sé, fuori di sé e in sé per sé è la chiave di interpretazione di tutta la realtà; per esempio, nella triade dialettica dell’Idea, l’in sé è l’essere nella sua indeterminatezza, cioè non mediato concettualmente; la sua antitesi è la determinazione (l’essenza), in quanto è pensata esterna alla coscienza (fuori di sé) ma è, infine, risolta nella sintesi del concetto, interno alla coscienza.

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