Friedrich Wilhelm Nietzsche

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Testo

Friedrich Wilhelm Nietzsche

Friedrich Wilhelm Nietzsche nacqe nel 1844 a Rцcken in Germania, figlio del pastore Karl Ludwig e di Franziska Oehler, anch'essa figlia di un pastore. Rimasto orfano del padre in tenera etа, crebbe affidato alle cure della madre, donna di solide qualitа morali ma di cultura limitata.
A Naumburg, dove la famiglia si era trasferita, ricevette i suoi primi insegnamenti di religione, latino e greco e imparт a suonare il pianoforte. Dopo avere abbandonato la celebre scuola teologica di Pforta, con disappunto della madre, la quale sperava di vedere il figlio diventare ecclesiastico, Nietzsche studiт filologia classica alle universitа di Bonn e Lipsia, diventando professore della disciplina all'universitа di Basilea a soli 24 anni; in quell'epoca si delinearono sempre piщ chiaramente le sue inclinazioni filosofiche. In questo periodo entrт in relazione con Richard Wagner, del quale divenne amico ed estimatore. Il loro rapporto in seguito degenerт progressivamente fino a rompersi nel 1878. Ma a quel tempo, Nietzsche era giа malato da alcuni anni e soffriva di crisi nervose.
Nel 1876 abbandonт l'insegnamento per motivi di salute e iniziт la sua vita solitaria e errabonda, che lo condusse a soggiornare a lungo anche in Italia. Guastati i rapporti anche con la famiglia, egli vide peggiorare sempre piщ il suo stato di salute.
Nel 1889 a Torino cade in preda a un accesso di follia che non lo avrebbe abbandonato fino alla morte, avvenuta a Weimar nel 1900. Negli ultimi anni visse errando per l'Europa, spesso ospite di amici e protagonista di complicate vicende umane e sentimentali.
IL PENSIERO
Studioso della cultura greca, in particolar modo di Platone e di Aristotele, Nietzsche attinse ispirazione anche dalle opere di Arthur Schopenhauer e dalla musica di Richard Wagner.
Nietzsche non espose il suo pensiero in forma sistematica ma in frammenti, quai in poesia; anche per questo le sue opere si sono prestate ad interpretazioni differenti esercitando un grande fascino. Lo stesso autore, consapevole dell'«inattualitа» delle sue parole aveva detto: "Mi si comprenderа dopo la prossima guerra europea".
Egli cercт di ricostruire la genesi del pensiero e della civiltа moderna, individuando nell'antichitа classica le radici di due fondamentali atteggiamenti culturali: quello, simboleggiato da Apollo, che si esprime nella ricerca dell'armonia, dell'equilibrio, della bellezza formale, della serenitа dello spirito, della razionalitа; e quello, che trova il suo simbolo in Dioniso ed и quello originario nell'uomo, che invece и espressione dell'istinto, della volontа, dell'irrazionalitа, del desiderio di trasgredire a ogni ordine e a ogni legge.
Fino a questo momento della storia, sostenne Nietzsche, и stato seguito principalmente il principio apollineo, nel quale il filosofo tedesco scorge i segni di una decadenza dell'umanitа, testimoniata dalle menzogne e dal dogmatismo delle scienze sul piano culturale e dal conformismo, dalla passivitа, dall'ipocrisia delle leggi e della politica sul piano sociale. Perciт, egli concludeva, и necessario tornare al dionisiaco, restituire all'uomo la libertа di gioire dei suoi istinti e delle sue passioni; di qui l'esigenza di abbandonare la "morale degli schiavi", l'etica della rinuncia, dell'obbedienza passiva alle leggi professata dal Cristianesimo per esaltare l'indomabile volontа di potenza dell'individuo.
L'espressione piщ elevata di questa liberazione и il superuomo, un essere totalmente libero, incarnazione della volontа di potenza, che sta "al di lа del bene e del male", che non sottostа alle regole e che и libero dalla morale cristiana. Su un piano filosofico egli si caratterizza per la sua fedeltа alla terra: poichй Dio и morto, l'unica realtа и ora la vita terrena, non essendoci piщ Dio non esiste piщ un "mondo dietro il mondo" in cui trovare consolazione al pensiero della morte.
Tra le sue opere, le piщ significative sono:
La nascita della tragedia dallo spirito della musica (1872) Considerazioni inattuali (1872-74) Cosм parlт Zarathustra (1883-85) Al di lа del bene e del male (1886) Genealogia della Morale (1887) L'Anticristo (1988) La gaia scienza (1882) Ecce Homo (1889).
IL SUPERUOMO
Il superomismo и la dottrina di Nietzsche (1844-1900) per la quale il «superuomo» diventa protagonista della storia. Tutti i valori della civiltа occidentale - religione, scienza, morale - per Nietzsche sono mistificazioni volute dal gregge degli «schiavi», dalla massa per ostacolare il cammino degli uomini superiori; e sono il risultato dello spegnersi nel corso dei millenni dell'originaria «volontа di potenza», ossia dell’energia creatrice dell’uomo e dei suoi valori vitali. Incarnazione della volontа di potenza и il superuomo (Ьbermensch): «L’uomo deve essere superato. Il superuomo и il senso della terra. L’uomo и una corda tesa fra la bestia e il superuomo, ma corda sull’abisso».
Nietzsche fu un critico spietato degli ideali e dei valori tradizionali dell'Europa dell'Ottocento. Nelle sue opere filosofiche si scagliт contro il Positivismo e la sua fiducia nel fatto scientifico e oggettivo, demolendo il concetto di progresso da lui definito come un'idea "moderna" e "falsa", e contro ogni tipo di spiritualismo proclamando la morte di Dio. In particolare egli criticт il cristianesimo che riteneva un "vizio". La morale cristiana и per Nietzsche la «morale degli schiavi» che deriva dal «dire di sм ad un altro»: ad essa egli contrappose la «morale aristocratica» che ha inizio nel momento in cui «si dice di sм a se stessi».
In Cosм parlт Zarathustra (1883), una delle sue opere piщ importanti, il filosofo tedesco propone tre temi fondamentali: la morte di Dio, il superuomo e l'eterno ritorno. Soprattutto il concetto di superuomo и stato spesso male interpretato. Il superuomo nietzschiano, infatti, non и l'archetipo nazista ma piuttosto colui che, avendo preso coscienza del fatto che tutti i valori tradizionali sono crollati, и in grado di ritornare ad essere "fedele alla terra", liberandosi dalle cristallizzazioni della cultura. Il superuomo ha in sй una forza creatrice che gli permette di operare la traslazione dei valori e di sostituire ai vecchi doveri la propria volontа.
LA MORTE DI DIO
Il superuorno nietzschiano vive la tragedia della sua solitudine con ben altra profonditа e con ben piщ lancinante disperazione rispetto a tutti gli esteti decadenti. Alla base della concezione nietzschiana della vita c'и il tentativo di considerare l'esistenza nella sua sana ebbrezza primitiva e di restituirla alle sue sorgenti originarie dopo aver estirpato "il posto Dio". L'atto di liberazione dalla schiavitщ della religione и un atto tragico che viene vissuto attraverso il delirio del pazzo, il quale accusa se stesso e gli altri di aver ucciso Dio. Il vuoto lasciato dalla "morte di Dio" potrа essere colmato solo dall'Uomo e da nessun'altra ideologia tirannica. Ma il travaglio della cultura che tenta di costruire un ateismo umanistico и tutt'altro che semplice da definirsi: Nietzsche vive, in questo come in altri brani (vi sono nelle sue opere diverse "morti di Dio"; questa и forse la piщ suggestiva), il dramma del pensiero che cerca in se stesso un assoluto criterio di giudizio e di libertа. La cultura contemporanea si sta ancora misurando con questo problema; ma il fatto che da parte di Nietzsche esso sia posto in maniera cosм drammatica e diremmo "teatrale" и indice dello spostarsi della filosofia verso il racconto o l'aforisma, verso la divulgazione letteraria. Indubbiamente si tratta di una bella pagina, di convincente presa emotiva: anche in questo si puт ritrovare un aspetto tipico della sensibilitа decadente.
L`«uomo pazzo» e il suo delirio
Non avete mai sentito parlare di quell'uomo pazzo che, in pieno mattino, accesa una lanterna, si recт al mercato e incominciт a gridare senza posa: "Cerco Dio! Cerco Dio!". Trovandosi sulla piazza molti uomini non credenti in Dio, egli suscitт in loro grande ilaritа. Uno disse: "L'hai forse perduto?", e altri: "S'и smarrito come un fanciullo? Si и nascosto in qualche luogo? Ha forse paura di noi? Si и imbarcato? Ha emigrato?". Cosм gridavano, ridendo fra di loro... L'uomo pazzo corse in mezzo a loro e fulminandoli con lo sguardo gridт: "Che ne и di Dio? Io ve lo dirт. Noi l'abbiamo ucciso – io e voi! Noi siamo i suoi assassini! Ma come potemmo farlo? Come potemmo bere il mare? Chi ci diede la spugna per cancellare l'intero orizzonte? Che facemmo sciogliendo la terra dal suo sole? Dove va essa, ora? Dove andiamo noi, lontani da ogni sole? Non continuiamo a precipitare: e indietro e dai lati e in avanti? C'и ancora un alto e un basso? Non andiamo forse errando in un infinito nulla? Non ci culla forse lo spazio vuoto? Non fa sempre piщ freddo? Non и sempre notte, e sempre piщ notte? Non occorrono lanterne in pieno giorno? Non sentiamo nulla del rumore dei becchini che stanno seppellendo Dio? Non sentiamo l'odore della putrefazione di Dio? Eppure gli Dei stanno decomponendosi! Dio и morto! Dio resta morto! E noi l'abbiamo ucciso! Come troveremo pace, noi piщ assassini di ogni assassino? Ciт che vi era di piщ sacro e di piщ potente, il padrone del mondo, ha perso tutto il suo sangue sotto i nostri coltelli. Chi ci monderа di questo sangue? Con quale acqua potremo rendercene puri? Quale festa sacrificale, quale rito purificatore dovremo istituire? La grandezza di questa cosa non и forse troppo grande per noi? Non dovremmo divenire Dei noi stessi per esserne all'altezza? Mai ci fu fatto piщ grande, e chiunque nascerа dopo di noi apparterrа per ciт stesso a una storia piщ alta di ogni altra trascorsa". A questo punto l'uomo pazzo tacque e fissт nuovamente i suoi ascoltatori; anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti. Quindi gettт a terra la sua lanterna che andт in pezzi spegnendosi. "Vengo troppo presto", disse, "non и ancora il mio tempo. Questo evento mostruoso и tuttora in corso e non и ancor giunto alle orecchie degli uomini. Per esser visti e riconosciuti lampo e tuono hanno bisogno di tempo, la luce delle stelle ha bisogno di tempo, i fatti hanno bisogno di tempo anche dopo esser stati compiuti. Questo fatto и per loro ancor piщ lontano della piщ lontana delle stelle e tuttavia sono loro stessi ad averlo compiuto!". Si racconta anche che l'uomo pazzo, in quel medesimo giorno, entrт in molte chiese per recitarvi il suo Requiem aeternam Deo. Condotto fuori e interrogato non fece che rispondere: "Che sono ormai piщ le chiese se non le tombe e i sepolcri di Dio?".

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