Filosofia Cristiana

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Testo

Filosofia cristiana
La filosofia cristiana nasce proprio dalla religione cristiana. La religione è l’adesione a una verità rivelataci dall’alto. La religione sembra quindi escludere la ricerca e sembra quindi consistere anzi nell’accettazione della verità, ma quando noi ci chiediamo il significato di tale verità, nasce il bisogno della ricerca, ricerca che viene portata avanti proprio dalla filosofia.

Il tentativo di fare filosofia per la prima volta si vede nel IV Evangelo (Giovanni). Egli vede in Gesù il Logos o Verbo. Proprio a questo logos è attribuita la funzione di mediatore tra Dio e il mondo. Poi in questo vangelo viene espressa l’opposizione tra legami terreni e regno di Dio come opposizione tra vita secondo la carne e vita secondo lo spirito. La vita secondo lo spirito è una nuova vita che implica una nuova nascita.

Patristica
La filosofia cristiana si divide in due grandi momenti:
- Patristica
- Scolastica
La Scolastica sarà un tentativo di costruire una filosofia riferendosi ai capisaldi della religione cristiana. Tali capisaldi vengono costruiti proprio dalla Patristica.
I tre momenti della Patristica:
- Apostolica: costituita da coloro che furono legati agli apostoli
- Apologetica (III sec.) : contrasta gli antagonisti . Afferma che il cristianesimo è un punto avanzato della cultura
- (IV-V sec.) elabora il pensiero fondamentale del cristiano
Obiettivi Patristica:
- Riuscire ad elaborare il canone del cristianesimo.
Dal I sec si diffondono molti testi riguardanti la vita di Gesù. La Patristica dovrà elaborare il canone, dovrà controllare tutti i testi per vedere quali sono i testi rivelatori della religione cristiana e quelli che non lo sono (apocrifi)
- Difendere la religione cristiana dagli antagonisti
Contro pagani, eretici, ebrei
- Formazione di un’ortodossia
Su alcuni punti il messaggio cristiano non è chiaro. Per esempio sulla Trinità, l’incarnazione. La patristica deve quindi dare una giusta visione dei messaggi. Quando poi la chiesa sancisce certe verità di religione quste diventano dogmi che il cristiano deve credere.
S. Agostino
Agostino formula la sua filosofia analizzando i problemi che lui stesso ha vissuto, analizzando i suoi problemi esistenziali, l’itinerario convulso che lo ha portato a diventare cristiano. Proprio per questo in S. Agostino non si possono separare vita e pensiero. Senza la conoscenza della vita, il suo pensiero non sarebbe comprensibile. Egli dichiara di non voler conoscere altro che l’anima (l’uomo interiore) e Dio (l’essere nella sua trascendenza).
Agostino si oppone a tre movimenti ereticali:
Manicheismo: setta del III sec. a.C (principe persiano Mani) che ritiene che vi siano due principi: il bene ed il male: il primo Dio, il secondo il Demanio. Questi due principi si combattono eternamente, anche nell’uomo c’è questa lotta continua. Inizialmente Agostino l’approva ma poi si rende conto che è impossibile perché è come dire che l’uomo non ha né il merito di fare bene, né la colpa di fare male. Egli non sarebbe più responsabile di niente. Inoltre la tesi manichea va contro il concetto di incorruttibilità di Dio in quanto il male può nuocere a lui.
La conversione al Cristianesimo ha portato Agostino a ritenere Dio come Bene, Amore e Provvidenza, ma allora, che cos’è il male?
Per Agostino essere e bene coincidono quindi il male si presenta come privazione di bene. Il male non ha una sua propria realtà, non è un essere sostanziale autonomo poiché esso è sempre male di qualcosa.
Esistono mali fisici e morali. I mali fisici o derivano dalla struttura gerarchica dell’universo, o fungono da elementi necessari all’armonia cosmica. In questi casi però il male è solo la funzione di una realtà che di per sé è bene.
Il mal morale consiste invece nel peccato che consiste nella deficienza di volontà che rinunzia a Dio e si attacca a ciò che è inferiore.
Pelagianesimo: movimento ereticale del V sec. (monaco inglese Pelagio). Pelagio dice che l’uomo si salva se si comporta bene ed è dannato se si comporta male. Quindi la salvezza e la dannazione dipendono da ognuno di noi. Ma se le cose stessero così, a che servì la venuta di Gesù Cristo. Noi ci possiamo salvare solo tramite il dono della grazia, solo mediante Dio. Ma come mai allora alcuni si salvano ed altri no? S. Agostino dice che la grazia non ci è dovuta da Dio, è un dono spontaneo.
La grazia: è qualcosa con la quale Dio ci aiuta a risolvere il problema del peccato originale commesso da Adamo. La riceviamo col battesimo.
Donatismo: se la prendevano con i sacramenti amministrati da persone empie. Secondo Donato questi sacramenti non sarebbero validi. S. Agostino ritiene che il sacramento è in quanto Dio lo conferisce e il sacramento prescinde dal prete empio che è solo un mediatore tra uomo e Dio.
Ragione e fede:
La ragione si era affermata nel mondo greco perché la filosofia è nata proprio come sviluppo della ragione. La ragione era vista come elemento unico per arrivare alla verità.
Ma il cristiano ha già la verità, quindi la filosofia nel senso greco non ha più ragion d’essere.
La fede si alimenta delle sacre scritture e quindi ci dice esattamente come stanno le cose. Ma l’uomo è stato dotato da Dio anche di ragione è quindi non si può accontentare solo della fede, ma vuole anche comprendere.
La fede si configura come aiuto per la ragione, gli indica la strada da seguire, la fede dice una cosa (la verità) e la ragione la spiega e la difende. C’è un rapporto di dipendenza della ragione dei confronti della fede ma la ragione nonostante sia inferiore non è più povera in quanto ha già la strada da seguire.
Quando bisogna cercare la verità bisogna cercarla nella propria intimità (anche per Socrate e Poltino), infatti l’uomo la riceve da Dio il quale, simile ad una luce intensa , illumina la nostra mente permettendole di apprendere (teoria dell’illuminazione)
Se poi si presentano alcuni filosofi come gli scettici i quali pongono tutto in dubbio e ritengono che l’uomo non può mai essere sicuro nel dire che una cosa è vera o falsa, S.Agostino dice che davanti al loro dubbio noi troviamo la certezza della presenza di Dio. Infatti il dubbio certifica il fatto che io sono, io esisto e sono fatto a immagine e somiglianza di Dio il quale è Essere (Padre), Intelligenza (Figlio) ed Amore (Spirito Santo). Nell’uomo troviamo dunque l’esistenza, l’intelletto e l’amore.
Proprio questa struttura permetta all’uomo di cercare Dio. Se egli però si allontana invece da Dio egli pecca. S. Agostino ci porta quindi la differenza tra uomo vecchio, l’uomo carnale, esteriore che nasce, cresce e muore e l’uomo nuovo, l’uomo spirituale che può rinascere spiritualmente avvicinandosi al divino.

La creazione
Dio, in quanto Essere, è il creatore di tutte le cose. Le ha create mediante la Parola, mediante il Logos. Questo ha in sé le idee, le forme immutabili ed eterne delle cose, in virtù di queste sono formate tutte le cose. Queste idee sono avvicinate da S. Agostino alle ragioni seminali degli Stoici e l’ordine del mondo è garantito appunto dalle ragioni seminali che determinano nell’atto della creazione, la divisione e l’ordinamento delle cose singole.
La creazione fa sorgere un problema: cosa c’era prima della creazione? S. Agostino supera questo problema affermando che nel nulla, prima della creazione il tempo non c’era. Il tempo esiste nella misura in cui noi nella nostra anima lo facciamo esistere. La nostra anima conserva il ricordo del passato (memoria) e attende nel presente il futuro. Nel presente noi facciamo confluire il passato e il futuro L’anima fa quindi diventare presente ciò che non è ancora e ciò che non è più.
Il tempo ha natura soggettiva.
S.Anselmo
Vive tra il X e l’XI sec. Attraverso la sua filosofia egli cerca di trovare per il credente una spiegazione semplice che lo possa aiutare a convincersi della giustezza della fede cristiana. Vuole dare delle dimostrazioni sull’esistenza de Dio cercando quindi di distruggere l’ateismo.
Anche lui si pone il problema del rapporto tra fede e ragione ed insiste sulla superiorità indiscutibile della fede ma non ritiene possibile un contrasto tra essa e la ragione. Il motto di Anselmo è credo ut intelligam (credo per capire), cioè non si può capire nulla se non si ha fede ma occorre confermare e dimostrare la fede con la ragione.
Nel Monologion, per dimostrare l’esistenza di Dio egli dà delle prove a posteriori cioè quelle prove che partono dalla nostra esperienza per arrivare a Dio (dal finito all’infinito) ma non lo lasciano molto convinto. Egli ci porta l’argomento dei gradi: nel mondo vi sono molte cose buone ma tutte sono più o meno buone, tutte presuppongono un bene assoluto che sia la loro misura e dal quale esse traggano il grado di bontà che posseggono: questo bene assoluto è Dio.
Nel Proslogion egli dà invece delle prove a priori che sono precedenti all’esperienza. Egli dice: ”Quando noi pensiamo a Dio, lo pensiamo in un certo modo pensiamo che egli sia l’essere di cui non si può pensare nulla di maggiore”. Quindi quando vogliamo negare o affermare Dio nel nostro intelletto abbiamo la definizione. Proprio per questo noi non possiamo che pensare che Dio esista , se non esistesse egli non sarebbe colui di cui non si può pensare nulla di maggiore perché maggiore di lui ci sarebbe ciò che esiste.
Vanno contro la prova a priori Kant e Tommaso.
• Kant: la ritiene o tautologica in quanto presuppone l’esistenza di Dio, o impossibile in quanto fondato sulla pretesa di far derivare una realtà da un’idea.
• Tommaso: sostiene che essa è valida solo se si presuppone già ciò che si vuole dimostrare cioè che Dio esiste. Ma il problema è di sapere se proprio Dio esiste.
S. Anselmo ha presente la questione degli universali che consiste nello stabilire che rapporto ci sia tra pensiero e cosa. Il concetto di un qualcosa precede la cosa, è insieme alla cosa, o deriva dalla cosa?
Platone sostiene la prima ipotesi (ante rem): il concetto precede la cosa. (ipotesi realista)
Aristotele (in re): il concetto è insieme alla cosa (Ipotesi concettualistica o realista-moderata)
Gli Stoici (post rem): il concetto deriva dalla cosa (ipotesi nominalista)
S. Anselmo è sostenitore del realismo: l’idea precede la cosa.
S. Tommaso
Siamo nel XIII sec. Punto più avanzato della Scolastica. Sul piano culturale si apre una nuova questione, il mondo cristiano comincia ad essere invaso dal pensiero aristotelico. E’ soprattutto a partire dal 1100 che la cultura cristiana comincia a conoscere i testi di Aristotele grazie alla mediazione degli Arabi. Aristotele significa la grandezza della ragione che non accetta più il ruolo subordinato nei confronti della fede, egli faceva prevalere la ragione nei confronti della fede.
Inoltre la sua concezione nega il creazionismo, il mondo è visto come eterno, l’anima mortale. Tutto ciò è inammissibile per i cristiani.
Tommaso cercherà quindi di cristianizzare il pensiero aristotelico, cercherà di renderlo conforme alle idee cristiane.
Ente ed essenza sono le prime cose che l’intelletto concepisce. L’ente può essere reale o logico. L’ente reale è ciò che è presente nella realtà e che si divide nelle dieci categorie dell’essere. L’ente logico è ciò che viene espresso tramite una copula in una proposizione affermativa.
Tommaso si sofferma a parlare dell’ente reale per il quale soltanto ha senso parlare di essenza. Questa è ciò che una cosa è, comprende tutto ciò che espresso nella definizione della cosa. Dall’essenza si distingue l’essere, l’esistenza. Infatti noi possiamo comprendere che cos’è l’uomo senza sapere se esista. Ciò che lo fa esistere è l’esistenza. L’essenza sta all’esistenza come la potenza sta all’atto..
Ogni realtà ha l’essere ma non è l’essere e quindi deve aver ricevuto l’essere da altro, da un essere che non derivando la propria esistenza da altro è esso stesso l’Essere, cioè Dio cioè colui che aggiunge l’esistenza all’essenza, colui che dà l’esistenza
Ragione e fede
La ragione è subordinata alla fede ma la fede non annulla la ragione, né la rende inutile. Ma la ragione non può dimostrare ciò che è di pertinenza della fede. Ma la ragione può servire alla fede in tre modi diversi: dimostrando i preamboli della fede, la filosofia può essere adoperata a chiarire mediante similitudini le verità della fede, la filosofia può controbattere le obiezioni che si fanno alla fede dimostrando che sono false

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