Dall'umanesimo a Galilei

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Testo

Cultura Umanistico – Rinascimentale.
La nascita e lo sviluppo della civiltà rinascimentale del 400 e del 500 coincide con alcuni eventi di grande portata come : le scoperte geografiche, l’invenzione della stampa e della polvere da sparo, la Riforma protestante, le formazione degli Stati e l’ascesa della borghesia mercantile.
Mentre grandi potenze come la Spagna e la Francia si fortificarono e si unificarono al loro interno, in Italia le varie signorie divenute principati regionali combattono tra loro non permettendo cosi l’unità, l’unificazione, divenendo prede di potenze straniere, infatti dopo la pace di Catò Cambresi l’Italia diventa possesso Spagnolo.Per quanto riguarda l’economia si ha una battuta d’arresto in quanto grazie alle scoperte geografiche l’asse dell’economia si sposta dal Mediterraneo all’Atalntico. Per quanto riguarda la nuova cultura Umanistico-Rinascimentale essa è nata innanzitutto da alcune condizioni sociali e mentali atte a favorirla. Sul problema : quando sia nata tale cultura, si formano 2 filoni : il primo afferma la continuità, già con lo sviluppo dei comuni, con il fiorire dell’arte gotica, caratteristiche proprie del 200; Il secondo filone invece sostiene invece una completa rottura tra Medioevo, che era teso all’aldilà, che aveva una visione geocentrica e si basava su istituzioni universali, e tra il Rinascimento teso all’aldiquà, che aveva una visione Antropocentrica e si basava su istituzioni individualistiche.
Vi sono infine alcuni studiosi che hanno conciliato la tipicità del Rinascimento e i suoi rapporti di continuità con il Medioevo; altri teorici invece affermano che il Rinascimento da inizio all’Età Moderna in quanto gettò le premesse storiche e culturali, ne è un esempio la rivoluzione scientifica e la cultura moderna.
Per quanto riguarda la cultura ecclesiastica, essa perde il monopolio della cultura in quanto essa passa nelle mani dei Laici e quindi delle Accademie, nuovi centri culturali in contrapposizione alle Università in cui genera una forte influenza la Chiesa.
Il pubblico della cultura Rinascimentale è un pubblico Elitario in quanto per la diffusione di tale cultura non viene usato il volgare comune a tutti ma viene usato il latino classico. Tuttavia la classe borghese attraverso l’uso della stampa cerca di coinvolgere in questo processo culturale piu persone possibili. Questa nuova cultura dunque tende a laicizzarsi cioè a liberarsi nella cultura delle imposizioni della Chiesa rifiutando cosi l’enciclopedia Teologica che vedeva tutte le discipline come ancelle della teologia. Tuttavia questo processo non è anticristiano ma intende la cultura libera dalla fede
La concezione dell’Uomo.
In questa visione Umanistico – Rinascimentale l’uomo viene concepito come fabbro della propria sorte al contrario della visione Medievale che riteneva che l’uomo fosse parte di un ordine cosmico già stabilito. L’uomo dunque che è visto anche come microcosmo cioè come creatura in cui si concentrano le varie caratteristiche degli enti del mondo, è un individuo libero, il quale però condizionato da una serie di forze naturali, casuali e soprannaturali, è limitato nella sua libertà.
L’uomo dunque essere libero, concepisce la vita come impegno concreto, non è piu un pellegrino di passaggio in attesa dell’aldilà ma un essere radicato sulla terra che si preoccupa dell’aldiquà.
L’umanesimo nato come fenomeno strettamente Italiano si diffuse poco dopo negli altri paesi Europei.
Il Ritorno al Principio.
Il Rinascimento proviene dalla parola Rinascita che mentre nel Medioevo veniva concepita come seconda nascita spirituale, nel Rinascimento viene concepita come rinnovamento globale dell’uomo nei suoi rapporti con se stesso, gli altri e Dio. Lo strumento del rinnovamento è il ritorno al principio inteso non come ritorno a Dio, ma come ritorno ai Classici, alle comunità antiche.
In questo periodo in cui si riscoprono i Classici vengono riscoperte alla luce del Rinascimento due figure che sono quella di Platone e di Aristotele. Platone grazie al suo filosofare problematico apparve piu adatto ad esprimere l’inquietudine dell’uomo e lo si considerò come il filosofo piu vicino allo spirito religioso.
Se da una parte le Accademie riscoprono Platone, dall’altra le Università riscoprono Aristotele ed esaminano in modo filologico le sue opere. L’Aristotelismo rinascimentale si divide in 2 parti :
gli Avvertisti che affermavano la presenza di un unico intelletto immortale e concepivano l’uomo come mortale; e gli Allessandristi che consideravano mortale l’uomo, affermando che non esistesse un essere immortale in quanto al di fuori del corpo nulla esiste. Un’affinità tra Avveristi e Alessandrini è la separazione tra fede e ragione “la doppia verità”: essi infatti sostenevano che alcune affermazioni sono vere secondo la filosofia e secondo la fede sono errate. Grazie comunque alla doppia verità molti studiosi finirono per scamparsela dall’Inquisizione.
La differenza netta tra Aristotelici e Platonici sta che mentre gli Aristotelici tendono alla ricerca razionale mentre i Platonici tendono alla ricerca religiosa; questa diversità di interessi portò ad uno scontro fra le due correnti.
Niccolo da Cusa ( Cusano )
Importante voce del Platonismo Rinascimentale fu Niccolo da Cusa detto Cusano dal suo paese d’origine, fu cardinale e vescovo di Bressanone.
Secondo Cusano la conoscenza è possibile solo quando c’è proporzione tra ciò che si conosce e ciò che non si vorrebbe conoscere. Quando infatti quello che si conosce è lontano da quello che si vorrebbe conoscere bisogna proclamare l’ignoranza che è dotta in quanto è fondata su buoni motivi.
Questo è il caso dell’uomo che nonostante sia finito cerca di capire e di conoscere l’infinito cioè Dio. Bisogna dunque riconoscere i propri limiti. Da questo principio Cusano deriva anche una nuova visione del Mondo : per lui non esiste la separazione tra sostanza celeste e sostanza terrena, afferma perciò che tutte le parti del Mondo sono uguali e hanno lo stesso valore ma nessuna raggiunge la perfezione di Dio. Il mondo inoltre secondo Cusano non ha ne un centro ne una circonferenza in quanto ha il centro dappertutto e la circonferenza in nessun luogo giacchè circonferenza e centro sono Dio.
Il mondo è privo di confini e di limiti ma non è infinito come Dio. La terra dunque non è il centro dell’Univarso ma è solo una stella come il sole che si muove di movimento circolare.
Il Ritorno alle origini del Cristianesimo.
Nel rinascimento in campo religioso si ebbe una ripresa dei testi Sacri come la Bibbia e il Vangelo, volendo eliminare tutte le impurità e le falsità della Chiesa con la parola di Cristo che riportava l’uomo alla sua forma genuina. Per comprendere però la parola di Cristo bisognava depurare i testi Sacri da tutte le aggiunte e le modificazione che aveva operato la Chiesa. Uno dei grandi filologi fu il prete Erasmo Da Rotterdam che nella sua opera “L’elogio della patria”, usando un tono sarcastico mette a nudo la decadenza della Chiesa. Nella sua altra grande opera il “Milite Cristiano” egli afferma che l’arma del soldato di Cristo cioè del credente è la lettura della Bibbia che lo porta a rinascere interiormente. Egli dunque aveva espresso il concetto principale della Riforma cioè il rinnovamento della conoscenza cristiana mediante il ritorno alle fonti cristiane.
Tuttavia al contrario di Lutero egli afferma che la salvezza viene donata in un primo luogo dalle grazie divine e in un secondo luogo dalla libertà dell’uomo di scegliere Dio.
Martin Lutero monaco agostiniano e principale autore della Riforma sosteneva come Erasmo che solo il ritorno alle originali Sacre Scritture potesse rinnovare la Chiesa e l’uomo, uomo a cui erano giustificati i peccati tramite la fede. Lutero riduce a 2 i sacramenti : il battesimo e l’eucarestia e toglie la funzione sacerdotale, in quanto il valore di questi sacramenti risiede nella fede che è rapporto tra Dio e l’uomo e non ha bisogno di alcun intermediario. Egli inoltre non dà nessun valore alle opere buone compiute dagli uomini, egli infatti afferma che solo Dio dona salvezza e pace e predestina chi deve essere salvato.
Zwingli / Calvino sostengono anche la riscoperta della Bibbia!
L’ideale di un movimento politico.
Oltre a un rinnovamento religioso vi fu anche un rinnovamento politico che voleva migliorare le condizioni dell’uomo in una vita associata. Questa volontà rinnovatrice si esprime in 2 aspetti che sono lo Storicismo e il Giusnaturalismo.
Il maggior esponente dello storicismo è Machiavelli che affermava che l’unico modo per rinnovare la comunità era l’istituzione di un principe e affermava che se l’Italia voleva riconquistare la libertà doveva ritornare alle origini che egli riconosce nella Roma Repubblicana. Macchiavelli vuole dunque che il principe che governa la comunità ponga le proprie basi nella realtà di fatto e affronti ad occhi aperti le esigenze del suo compito.
Giusnaturalismo → separazione tra ciò che è naturale e ciò che è razionale; è proprio l’aspetto razionale che fa si che l’uomo possa scegliere le cose più giuste per la sua condizione e non quelle sfavorevoli a lui. Per questo anche nel caso assurdo che Dio non esistesse le azioni dettate dalla ragione sono comunque sempre buone.
L’interesse per la natura.
In questo periodo l’indagine naturale appare come uno strumento indispensabile per la realizzazione dei fini umani nel mondo. In questa indagine si possono distinguere 2 parti : la magia e la filosofia della natura.
La magia è caratterizzata dalla concezione universale che la natura fosse animata e che fosse mossa da forze simili a quelle che agiscono nel cosmo e nella concezione di poter penetrare di colpo nelle parti più interne della natura e riuscire a dominare essa con incantesimi, formule.
La filosofia naturale invece fa proprio il primo principio della magia ( natura animata ) ma esclude il secondo in quanto considera la natura retta da propri principi, principi che si rivelano attraverso l’esperienza senza il bisogno di penetrare nei misteri della natura. Questa seconda fase viene attuata nel pensiero del filosofo Bernardino Telesio.
Bernardino Telesio.
Telesio considera la natura come un mondo a sé sorretto da principi proprio e che puo essere spiegata solo tramite quest’ultimi. L’uomo per conoscere la natura non deve fare come i maghi ma deve affidarsi ai sensi che gliela rivelano.
Telesio ritiene che la natura debba essere spiegata mediante le 2 forze principali che agiscono in essa che sono il caldo e il freddo. Il caldo ha sede nel sole, dilata le cose e le rende leggere, il freddo ha sede nella terra condensa le cose e le rende pesanti. Caldo e Freddo in quanto forze non corporee hanno bisogno di una massa corporea che possa subire le azioni dell’uno e dell’altro, questo è il terzo principio naturale. Inoltre affinché il caldo e il freddo possano lottare tra loro è necessario che siano dotati di sensibilità per percepire l’azione del principio opposto. Tuttavia egli avverte l’esigenza di un analisi quantitativa che è necessaria per determinare la quantità di calore sufficiente a produrre i singoli effetti naturali. Telesio non riuscirà a compiere queste analisi per motivi di tempo, ma afferma che chi la possiede può controllare le forze naturali e può rendere gli uomini sapienti. Inoltre al contrario di Aristotele che vedeva in Dio un motore immobile afferma che Dio è il creatore assoluto ed unico della natura e che è grazie alle sue opere se le cose stesse della natura non si scontrano tra loro e non si distruggono. Il prodotto naturale per eccellenza afferma Telesio che è l’anima attraverso la quale l’uomo si riconnette alla natura ed è lui stesso natura sicchè la sensibilità cioè il contatto tra l’anima con le cose esterne non è che la rivelazione che la natura fa a se stessa.
Alla sensibilità si riduce l’intelligenza che consiste nell’estendere alle cose non ancora percepite delle qualità che l’anima ha percepito precedentemente. La vita morale dell’uomo si riduce dunque in principi naturali ed il bene supremo è la conservazione dell’uomo, conservazione operata per mezzo della virtù che impone un freno alle passioni. Un elemento irriducibile alla natura è la vita religiosa concepita con un anima che viene infusa nel corpo dell’uomo da Dio stesso e che non condiziona la vita morale dell’uomo ma condizione la scelta tra i beni del Mondo e quelli del cielo.
Giordano Bruno.
Completamente diverso è l’atteggiamento di Giordano Bruno che afferma il carattere vivo e animato della natura è afferma inoltre che bisogna conquistarla d’assalto non operando quindi in indagine naturalistica laboriosa e paziente propria di Telesio.
Questa conquista d’assalto veniva inoltre accompagnata da lui con la sua predilezione dell’arte lulliana che per impadronirsi del sapere usa strumenti mnemonici.
Nonostante Bruno avesse vissuto la sua giovinezza dentro un convento di frati egli arriva a concepire un sistema di credenza ripugnante e assurdo che essendo formato da dogmi e superstizioni è contrario alla ragione e alla natura. Ancora più aspra fu la critica nei confronti della Chiesa riformista in quanto apportatrice di divisione tra i popoli. Bruno concepiva Dio come Mente al di sopra di tutto in quanto Dio è al di fuori del cosmo e quindi utilizzando il principio dell’inconoscibilità e dell’ineffabilità di Dio, proprio dei Neoplatonici, afferma che il tentativo dell’uomo di raggiungere Dio è vano. Dall’altro lato lo concepisce come Mente insita in tutte le cose ed in quanto tale accessibili da parte dell’uomo. In questo spirito animatore delle cose Dio è causa dell’essere in quanto energia produttrice del cosmo e principio poiché elemento costitutivo delle cose. Infatti l’Universo è dotato di un'unica forma che è Dio stesso, inteso come anima del mondo, e di un'unica materia che è la massa corporea plasmata dall’intelletto divino.
Tuttavia per Bruno la materia possiede la forma al suo interno ed è successivamente Dio che la toglie fuori, in oltre afferma che materia e forma non sono separate ma sono due facce della stessa medaglia come l’anima e il corpo. Lo scopo ultimo della speculazione Bruniana è infine il raggiungimento della materia nella sua infinità. Infatti per Bruno il filosofo è colui che assetato d’infinito, andando aldilà di ogni limite, con uno sforzo eroico va in cerca dell’infinito che solo puo pagare le sue brame innalzandolo al di sopra dei bassi furori che lo tengono legato alle cose finite del mondo. Oltre alla contemplazione da parte del filosofo della natura, Bruno afferma una morale attivistica che esaltava dunque i valori della fatica. Non bisognava dunque solo contemplare Dio passivamente ma bisognava impegnarsi nel sociale, nel lavoro.
La rivoluzione scientifica.
Inizia nel 1543 quando Copernico pubblico l’opera “la rivoluzione dei corpi celesti”.
Presenta due nuovi modi di vedere la natura :
La natura è un ordine oggettivo poiché essa scientificamente parlando costituisce un oggetto i cui caratteri non hanno niente a che fare con la dimensione spirituale propria dell’uomo.
La natura è un ordine casuale intendendo per casualità un rapporto costante tra due fatti, dai quali dato l’uomo è dato l’altro, tolto l’uno è tolto l’altro. Dalle 4 cause Aristoteliche viene dunque ripresa solo la causa efficiente ossia le forze che producono una determinata cosa. La scienza viene concepita come sapere sperimentale basato su base matematica e quindi sull’esperimento ( per verifica ipotesi ). Essa pone il sapere alla merce di tutti gli uomini affinché si possono rendere conto dei suoi procedimenti. In tal modo cade la scienza dei maghi che era accessibile solo ad alcuni. La scienza moderna nasce dunque nel Rinascimento che con la sua laicizzazione del sapere ha aperto la strada alla scienza, con il ritorno ai testi classici ha ripreso testi scientifici antichi. Con la formazione degli stati e più in particolare con l’avvento delle monarchie si erano venute a creare delle nuove esigenze in campo scientifico. Osserviamo dunque la stretta connessione tra scienza e società moderna. La scienza infatti deve fornire nozioni scientifiche tecniche della società. Altro stretto legame è tra la scienza e la tecnica infatti gli artigiani trovatisi impreparati di fronte a queste nuove esigenze tecniche chiedono nozioni scientifiche agli scienziati i quali a loro volta usufruiscono dell’esperienza degli artigiani per le loro ricerche. La scienza non l’hanno prodotta le circostanze o alcuni uomini ma l’hanno prodotta degli scienziati che operavano in ben determinate circostanze storico-culturali. Va inoltre detto che la scienza emerge da una base extrascientifica cioè che nono si basa sulle osservazioni sperimentatali ma si basa anche sulla fantasia, l’intuizione il caso, l’importante è che essi trovino alle loro pretese di verità Questa nuova scienza fu combattuta principalmente tra tre forze. La cultura ufficiale che si sentiva minacciata in quanto si mettevano in dubbio finora sembrate certe e si contrapponeva al dogmatismo della chiesa unica istituzione sacra, dalla chiesa che si sentiva minacciata in quanto veniva messa in dubbio la parola di DIO (Fermati o sole ) e poteva costituire una minaccia poiché ella affermava la libera ricerca e i protestanti la libera ricerca della Bibbia, dal gruppo dei maghi in quanto la scienza era a accessibile a tutti (cosa che invece loro ritenevano accessibile a pochi)Tutte queste opposizioni finirono per spronare gli scienziati e non a fermarli.
La rivoluzione astronomica.
La rivoluzione scientifica prende avvio con la rivoluzione astronomica . Prima di essa l’universo secondo Aristotele e Tolomeo era unico in quanto pensato come il solo esistente; chiuso perché immaginato come sfera limitata dal cielo delle stelle fisse oltre il quale non c’era nulla ( cristiani = Dio) e quindi finito, poiché per Aristotele l’infinito era solo un’idea non una realtà. Questo universo era formato da varie stelle concentriche compreso il sole che ruota no attorno alla terra che era al centro. Questo mondo si divideva in due parti quello sepolcrale e quello sublimare. Tali convinzioni furono avallate dalla chiesa (Parola di Dio ), dai sensi e dall’autorità di Aristotele e Tolomeo. La prima mossa al geocentrismo la diede il polacco Copernico il quale dopo una serie di studi di testi antichi, nella sua opera “ la rivoluzione dei corpi celesti” affermò che il sole è al centro dell’ Universo e che gli altri pianeti girano intorno a lui, la luna ruota intorno alla terra che a sua volta come tutti i pianeti è lontana dalla stessa terra. Tale concezione di Copernico non fu però assai innovativa in quanto egli concepiva ancora un’ universo sferico, unico e chiuso ed inoltre ad opera di Osiander la sua opera fu presentata al lettore come un’ipotesi, e la sua opera si presentava matematicamente più complessa rispetto alla teoria di Tolomeo. Sorgevano molte domande come “ se la terra gira perché noi siamo fermi?” “Questo movimento non provoca un forte vento che scuote le persone”. Il secondo momento più importante delle rivoluzione astronomica si ha con Girolamo Bruno che rispondendo lucrezio, giunge ad una nuova visione dell’universo che non deriva da osservazioni astronomiche bensì da un intuizione del suo pensiero. E gli infatti si pone la domanda se la terra gira attorno al sole, le stelle che noi vediamo non possono essere dei fuochi come il sole intorno al quale ruotano altri pianeti? Quindi non vi potrebbero essere altri pianeti simili al nostro? Bruno concepisce questa visione secondo la concezione religiosa, infatti pensa che se Dio è infinito anche ciò che ha creato è infinito Secondo dunque questa nuova teoria-vengono abbattuti le mura esterne dell’universo in quanto esso è aperto in ogni direzione-vi è una pluralità di mondi –si abbatte la divisione fra cielo e terra poiché essi sono stati creati tutti e due da Dio –infinità di spazi infinità di mondi. Queste tesi vennero tuttavia accolte con freddezza da parte degli altri astronomi, in quanto le teorie di Bruno erano per loro troppo rivoluzionarie. Tuttavia e tutt’oggi viene ripreso il modello di mondo chiuso di Aristotele e Tolomeo. Heistein infatti afferma che il mondo in un certo punto si incurvi e che quindi si richiudesse creando così un mondo finito.

Galileo Galilei.
Intende sgombrare la via della ricerca scientifica dagli ostacoli posti dalla cultura e dalla teologia. Da un lato infatti egli polemizza contro il mondo di carta degli Aristotelici affermando che sia vergognoso fare ricorso alle dispute scientifiche a testi che non potranno mai rispondere alle osservazioni e alle esperienze dirette. E’ proprio di uomini volgari rivolgere gli occhi ad un mondo di carta piuttosto che al mondo vero e reale. Per quanto riguarda il campo religioso egli afferma che la natura e la Sacra Scrittura provengono ambedue da Dio Tuttavia mentre la 1 si è dovuta adattare alla mente umana per far comprendere la 2 segue delle regole proprie che non si curano se l’uomo le comprende o messo. L’oggetto proprio della scienza è il libro della natura che può essere interpretato e letto solo attraverso l’esperienza che rivelazione diretta della natura e che non inganna mai. Anche il ragionamento come l’esperienza ha un compito importante , cioè quello di interpretare concettualmente il fenomeno sensibile. Questo compito ha talmente tanto valore da essere considerato da Galilei molto più importante della conferma sperimentale che diviene quasi una sorta di verifiche. Tuttavia l’esperienza sarebbe senza significato se non fosse illuminata cdal ragionamento. Quindi solo il ragionamento può costruire una teoria scientifica sui fatti dell’esperienza. L’esperienza va però purificata dagli elementi soggettivi e ridotta a elementi oggettivi. L’oggettività è costituita solo dalle qualità sensibili che sono determinazioni quantitative dei corpi mentre le qualità non riducibili sono dette soggettive. La struttura matematica ad esempio si basa su una realtà oggettiva. Galileo ritiene che questa struttura matematica sia presente nel libro della natura nella quale è scritto ( scritto in lingua matematica) Tuttavia per poterlo capire bisogna conoscere tale scrittura. Sulla scrittura matematica dell’universo è fondato il suo ordine successivo che a sua volta per essere inteso vi è bisogno di un sistema di esatti procedimenti di misura. Galilei ha dunque nella misura lo strumento fondamentale della scienza. Galilei ha inoltre sottratto l’indagine naturale da ogni preoccupazione finalistica infatti le opere della natura non possono essere giudicate con un metro umano che si basa su ciò che gli è utile o meno.
Tuttavia se egli si dovesse esprimere sull’utilità o meno delle opere della natura, il suo parere non ha valore per la natura.
Perciò ogni discorso che noi facciamo sulle cose naturali o è vero o è falso. Se è falso và disprezzato, se è vero bisogna accettarlo. Il che conferma che non c’è filosofia che può mostrarvi la verità della natura se non l’esperienza la quale segue la natura e la manifesta nella sua oggettività.
Liceo Scientifico Pitagora______Rende (cs)

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