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Categoria: | Filosofia |
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Testo
NICCOLO’ COPERNICO
Copernico è il primo sostenitore della teoria eliocentrica o copernicana che pone il sole al centro dell’universo e la terra che ci gira intorno.
La portata della sua opera “de revolutionibus” va molto al di là di una riforma tecnica dell’astronomia: spostando la terra dal centro dell’universo mutò anche il posto dell’uomo nel cosmo. La rivoluzione astronomica portò anche una rivoluzione filosofica: la sua teoria è servita per passare dalla mentalità medievale a quella della moderna società occidentale; è cambiato il rapporto fra Dio e l’uomo e il suo posto nell’universo.
Copernico recupera una vecchia suggestione del tempo antico; giunge a formulare la sua teoria più da matematico che da astronomo e non va oltre la concezione dell’universo come ente finito.
La teoria eliocentrica di cui si fa portavoce si pone in posizione antitetica rispetto alla cosmologia aristotelica che Tolomeo aveva scientificamente dimostrato.
La fisica aristotelica è anche metafisica perché usa termini e concetti mutuati da essa. Con Ockham e quella teoria nominalistica sugli universali che viene definita appunto “rasoio” la fisica conquisterà piena autonomia rispetto alla metafisica.
Dalla fisica Aristotele prendeva spunto per la sua teoria astronomica: l’universo non è unitario ma si divide in mondo sublunare e mondo terrestre. Il mondo terrestre è caratterizzato dai quattro elementi (terra, aria, fuoco, acqua) e dai movimenti violenti o naturali (verso l’elemento di cui gli oggetti sono costituiti oppure in senso opposto). Il mondo sublunare è composto da 55 sfere in cui ci sono le stelle fisse; l’unico elemento presente è l’etere e i movimenti sono tutti perfetti e circolari. Questo universo è finito e chiuso dalle stelle fisse, ma Dio si trova oltre questo universo e lo muove rimanendo immobile. Il sole per Aristotele era un astro perfetto, intonso che racchiudeva la purezza che ben si addice a Dio, fonte suprema di bellezza e di luce, ma che non si identificava con esso.
Copernico rovescia la teoria astronomica di Aristotele e di Tolomeo.
L’universo copernicano è una struttura unitaria regolata dalle stesse leggi; è negata l’esistenza di una distinzione corporea fra gli elementi.
Fra Copernico e Tolomeo+Aristotele c’è in comune la finitezza dell’universo e il fatto che le orbite dei pianeti siano circolari.
Copernico scrive all’inizio dei cinquecento. Il testo è preceduto da una dedica al papa; anche se Copernico sostenne la teoria eliocentrica che contrastava con l’ideologia della chiesa non subì la stesa sorte di bruno per una motivazione prettamente di natura storica: non era stato infatti ancora istituita la santa inquisizione che è un prodotto del concilio di Trento.
Copernico adduce come elementi che potevano rendere più valida la sua teoria il fatto che anche altri grandi del passato come cicerone, plutarco e i pitagorici l’avessero appoggiata.
Le tesi sostenute nel primo capitolo del de revolutionibus sono le seguenti:
1. il mondo è sferico
2. la terra è sferica
3. la terra e l’acqua formano un’unica sfera
4. il moto dei copri celesti è uniforme, circolare e perpetuo
5. la terra si muove in un’orbita circolare attorno al sole
6. la terra ruota anche attorno al suo asse
7. l’universo è finito e incommensurabilmente più grande della terra
della stampa del de revolutionibus si occupò il teologo protestante Andrea Osiander che, sena il benestare dell’autore, fece precedere al libro una prefazione scritta da lui ma pubblicata anonima dove egli sostiene un’interpretazione strumentalistica e non realistica della teoria copernicana. Secondo questa interpretazione le teorie di Copernico non sarebbero descrizioni vere della realtà ma strumenti utili per fare previsioni e spiegare le anomalie. Questo è un atteggiamento che storicamente si definisce come il “salvare le apparenze”: ricorro ad un’ipotesi in contrasto con le Scritture solo per interpretare delle anomalie.
GALILEO GALILEI
Egli è platonico nella filosofia perché la concepisce come qualcosa di non cristallizzabile, in continuo movimento e come ricerca perpetua e incessante; è aristotelico nel metodo perché nel suo metodo d’indagine parte sempre dalla constatazione empirica dell’esistenza di un ente.
Galileo Galilei fa propria la teoria copernicana ma avrebbe avuto più problemi nel sostenere le sue tesi pubblicamente perché i tempi erano cambiati.
Galileo non è un filosofo in senso stretto come non lo era stato Copernico ma entrambi si interrogano su questioni di ordine epistemologico. Galileo come scienziato sente l’esigenza di formalizzare le procedure necessarie affinché vi sia scienza.
DEFINIZIONE di SCIENZA e di EPISTEMOLOGIA
La scienza è una conoscenza che risponde a determinati criteri di validità. È una conoscenza che pretende di essere vera finché non si evolve e non viene superata da sé stessa, ma che all’interno delle proprie formulazioni include degli elementi che garantiscono la validità si ciò che asserisce.
La definizione di scienza è una definizione astratta perché ci sono varie correnti di pensiero epistemologiche che discutono sulla validità dei criteri.
L’epistemologia, come l’estetica, è una disciplina filosofica che ha acquisito una configurazione propria solo recentemente.
Episteme → scienza……………………Epistemologia → conoscenza della scienza
L’epistemologia esiste nel pensiero sin dall’antichità: Parmenide quando asserisce che pensare è essere fa dell’epistemologia; Platone quando individua nelle Idee l’oggetto proprio della scienza fa dell’epistemologia ecc…
Galileo come abbiamo detto non è un filosofo vero e proprio perché non si occupa in maniera consapevole di una filosofia della scienza ma allo stesso tempo fa della filosofia perché tutte le sue pubblicazioni da scienziato contengono delle tematiche epistemologiche.
Cos’è la “SCIENZA” per Galileo?
La scienza di Galileo innanzitutto non è un sapere a servizio della fede; non dipende dalla fede e ha uno scopo completamente diverso da essa; si accetta e viene fondata su presupposti differenti da quelli della fede.
La scienza inoltre deve essere libera, come la filosofia, da ogni verità precostituita. Galileo osteggia aspramente l’”ipse dixit” ovvero il sapere dogmatico rappresentato dalla tradizione aristotelica che nella sua epoca era intoccabile.
Con questo egli non nega ne la validità delle Sacre Scritture ne della tradizione filosofica, anzi, è pienamente convinto che il messaggio di dio sia necessario alla salvezza del mondo e dell’anima e che è fonte di arricchimento lo studio del pensiero dello Stagirita che contiene certamente alcune verità.
Alla verità chiediamo che possa essere dimostrata attraverso l’uso della ragione e non perché sta scritta nei libri di un autore quotato.
La scienza inoltre è OGGETTIVA perché descrive le qualità misurabili dei corpi (pubblicamente controllabili e uguali per tutti perché dipendono dall’oggetto studiato e non dall’essere umano che lo studia) e quindi è in grado di fornire una autentica e veritiera descrizione della realtà.
La scienza inoltre non si propone mai di “tentar le essenze”: l’uomo attraverso la scienza non conosce tutto perché attraverso essa non può raggiungere l’”essenza vera ed intrinseca” dei corpi che studia.
UNIVERSO DETERMINISTICO/ UNIVERSO ANTROPOCENTRICO
L’universo deterministico di Galileo non è più l’universo antropocentrico di Aristotele:
• l’uomo non è indagato dalla fisica
• la fisica non si occupa di un cosmo di oggetti ordinato e gerarchizzato
• esclude l’indagine qualitativa in favore di quella quantitativa
• elimina le cause finali a vantaggio di quelle meccanicistiche
Il CANNOCCHIALE
Il 25 agosto 1609 Galilei presenta alla repubblica di Venezia il cannocchiale come sua invenzione: riscuote grandissimo successo tanto che gli viene aumentato lo stipendio da 500 a 1000 fiorini al mese e gli viene fatta la proposta di un rinnovo a vita del contratto di insegnamento.
In realtà in cannocchiale era già stato costruito da olandesi e italiani prima di lui; la riscoperta e la ricostruzione del cannocchiale non è un episodio che suscita particolare ammirazione per Galileo. Quello che è realmente importante è che Galileo ha portato dentro alla scienza il cannocchiale, usandolo come strumento scientifico e concependolo come un potenziamento dei nostri sensi. Fino a quel momento infatti il cannocchiale era utilizzato come un giocattolo per i nobili, un divertimento, un intrattenimento al pari del caleidoscopio.
La chiesa inoltre provava profonda diffidenza per questo strumento dal punto di vista epistemologico: l’occhio umano è stato creato da dio ed è già sufficientemente perfetto per avere bisogno di uno cannocchiale che ne potenzi le capacità → il cannocchiale è uno strumento diabolico, maligno, pericoloso.
La grandezza di Galilei nei confronti del cannocchiale sta nel fatto che egli superò tutta una serie di ostacoli epistemologici: di idee che proibivano altre idee ed ulteriori ricerche.
Le SCOPERTE raggiunte attraverso il cannocchiale: il “SIDERUS NUNCIUS”
Galileo si serve del cannocchiale per indagare meglio la realtà: nel 1610 pubblica a Venezia il “siderus nuncius”.
In quest’opera Galileo propone alcune grandi scoperte alla visione e alla contemplazione degli studiosi della natura:
1. scoperta nuove stelle fisse → l’universo si fa più grande
2. la luna non ha una superficie liscia e levigata, ma scabra e non omogenea come quella della terra
3. la Galassia non è altro che un insieme di stelle e corpi celesti vari
4. le nebulose sono greggi di piccole stelle e non un corpo unico
5. scoperta dei satelliti di giove (stelle medicee) che con il pianeta stesso forniscono un modello in “miniatura” del sistema copernicano.
Nell’opera (e nella ricerca sperimentale che ci sta dietro) si ottenevano conferme per la teoria copernicana e simultaneamente andava in pezzi la concezione del mondo aristotelico-tolemaica:
1. la luna non possiede le caratteristiche di assoluta perfezione che si attribuivano agli astri
2. il mondo sublunare non è diverso da quello terrestre, formano un sistema unitario composto dagli stessi elementi e regolato dalle stesse leggi
3. l’osservazione della posizione delle stelle fisse ci mette in grado di dire che esse sono molto più lontane dai pianeti e “non appena dietro al cielo di Saturno2 come esigeva la tradizione
4. la scoperta della fasi di venere è spiegabile solo attraverso la teoria copernicana e non con quella tolemaica
5. per la scoperta delle macchie solari rimandiamo al punto uno
POSIZIONE DELLA CHIESA RISPETTO ALLA “SCIENZA NUOVA”
Gli uomini di fede e di cultura, i chierici intellettuali, non volevano rassegnarsi a riconoscere che la teoria aristotelico-tolemaica era caduta in frantumi e allora sviluppano una DUPLICE VERITA’:
• la verità AUTENTICA, quella contenuta nelle sacre scritture;
• la verità APPARENTE, che ha uno scopo strumentale e predittivo.
In questo modo riuscivano a conciliare le verità dogmatiche con la spiegazione di ciò che appare → “salvare le apparenze”→ sviluppo di un ipotesi ad hoc che parte da ciò che afferma la teoria che si deve inficiare sviluppa una contestazione indiretta e non provata costruita a partire dal dogma.
ESEMPIO: Galileo afferma che la superficie della luna non è omogenea e perfetta ma presenta degli avvallamenti e delle creste. Questo va contro la teoria aristotelica che considerava la luna, come il resto degli astri, un corpo perfetto, liscio e immacolato. Il gesuita padre Clavio escogitò l’ipotesi ad hoc che non dimostrò mai che le montagne e i crateri osservati da Galileo fossero ricoperti da una sostanza cristallina trasparente e perfettamente sferica.
La presa di posizione di Galileo era molto pericolosa perché rischiava di coinvolgere l’intera comunità scientifica.
RAPPORTO FEDE/SCIENZA NEL PENSIERO DI GALILEO
Galileo è si colloca in posizione conciliante: è consapevole del fatto che la Bibbia dica cose contrastanti con le scoperte della scienza nuova tuttavia è anche consapevole che il metodo scientifico è inattaccabile. Esso si articola in tre momenti:
1. osservazione
2. elaborazione di un’ipotesi
3. verifiche sperimentali sella stessa
il metodo scientifico deve liberarsi dalle sedimentazioni antiche soprattutto di derivazione aristotelica, deve studiare i fenomeni per quello che sono.
Galilei infatti oltre che dedicarsi alla ricerca scientifica vera e propria individua le linee guida che dovranno essere seguite dalla scienza del futuro.
La scienza è cieca al mondo dei valori e al senso della vita; la fede è incompetente su questioni fattuali, ma indispensabile alla salvezza dell’uomo.
Scienza e fede si fanno ognuna i fatti propri: è questa la ragione per cui vanno d’accordo. Esse non si contraddicono e non possono contraddirsi perché sono INCOMMENSURABILI: la scienza ci dice come è fatto il cielo, la fede come arrivare al regno dei cieli.
Quando emergono quelle che sembrano contraddizioni c’è subito da sospettare o che lo scienziato si è mutato in metafisico oppure che l’interprete della Bibbia l’abbia stravolta e trasformata in un trattato di biologia o fisica.
La bibbia infatti, dato che gli scrittori sacri si rivolgevano a un vulgo rozzo e indisciplinato, è bisognosa di molti passi e diverse fasi d’interpretazione da parte di uomini che in quanto tali possono anche commettere degli errori.
Le verità scientifiche si stabiliscono attraverso “sensate esperienze” e “necessarie dimostrazioni” e non in base al principio d’autorità della Sacre Scritture.