Apologia di Socrate: breve scheda

Materie:Scheda libro
Categoria:Filosofia

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Testo

Damiana Casile
APOLOGIA DI SOCRATE

AUTORE
Platone. Egli nacque nel 428 o 427 a.C. da una famiglia di antica nobiltà e morì nel 348 o 347 a.C.

PROTAGONISTI
I personaggi dell’opera sono Socrate, che è il protagonista nella veste di imputato, come si può dedurre dal titolo; Meleto, uno degli accusatori portavoce dell’ostilità dei poeti; Anito, rappresentante del malcontento degli artigiani e dei politici, ed infine Licone, che parla a nome dei retori. Si possono anche individuare alcune figure secondarie, tra cui i giudici e gli stessi ateniesi.

TEMA O TEMI PRINCIPALI/SECONDARI
L’apologia di Socrate è la descrizione del processo e della condanna del medesimo. Platone non intende riportare fedelmente tutto il processo, ma esalta la figura e la difesa del suo maestro, quindi l’apologia non è solo la discolpa davanti ai giudici, ma una presentazione di Socrate e del suo pensiero attraverso gli occhi di Platone.
Si può vedere la difesa di Socrate articolata in tre fasi principali:
• Socrate confuta tutte le accuse mosse contro di lui, partendo dalle più antiche, fino alle attuali.
• Assiste alla dichiarazione di colpevolezza e alla richiesta di pena di morte, e propone la sua possibile pena (secondo l’uso dell’epoca).
• Lancia un ultimo monito ai giudici proclamando di non temere la morte.

VALUTAZIONE CRITICA
Socrate fonda la sua difesa sul contrasto verità - falsità: la verità della sua difesa e la falsità delle accuse contro di lui. Socrate non fa uso della retorica per convincere i giudici né vuole piangere e supplicare per essere accolto. Socrate , durante il processo, imposta la sua difesa sul metodo dialogico; infatti usa elementi ironici (prima fase del suo dialogo) intrecciati ad affermazioni logicamente irreprensibili per giungere al suo scopo: fare valere la verità.
L’intenzione di Socrate è sempre stata quella di rendere consapevoli le persone della propria ignoranza. Coloro che non sapevano, ma avevano la presunzione di sapere, vedevano smontate le loro convinzioni ed erano portate alla contraddizione. Il filosofare socratico non è soltanto di tipo distruttivo; dopo aver sgretolato ogni presunzione Socrate aiuta l’interlocutore a tirare fuori la verità che ha in sé, sempre nella consapevolezza di non poter ambire alla verità assoluta. L’obiettivo che si pone è quello di far risaltare la cura della propria anima.
Durante il processo il maestro cerca di mettere in luce questo punto, afferma infatti di non temere la morte perché in vita si era comportato secondo il volere del dio, quindi era certo che le sua anima era salva. Inoltre il demone che sente parlare da dentro la sua anima non gli ha mai rivelato durante l’intero processo che stava agendo in modo sbagliato, quindi ha la certezza di essere nel giusto.
Le vere motivazioni della condanna a morte di Socrate vanno ricercate oltre le sole accuse di Meleto. Socrate era in Atene una persona estremamente scomoda; la città stava tentando di ricostruire la democrazia dopo la terribile esperienza dei trenta tiranni, aveva bisogno di sicurezze e le cercava nelle istituzioni e nella religione tradizionale. Quando Atene necessitava di punti di riferimento solidi, Socrate metteva in discussione ogni cosa, non accettava alcuna verità assoluta e istigava gli altri a fare altrettanto.
Allo stesso modo si comportò anche riguardo alla politica di cui disse “non avrei potuto vivere fino a settanta anni se mi fossi occupato di politica” .

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