il mercato del lavoro e la disoccupazione

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Categoria:Economia
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Testo


Barrilà Ilaria (segretaria)
Begotti Giulia (relatrice)
Bosio Giulia (controllore)
Busi Fabio (coordinatore)
2^L art.

Domanda
Elementi
Offerta Sindacati

STRUTTURA Non qualificata
Qualificata
Monopolio bilaterale
Offerta

DINAMICA
IL MERCATO DEL LAVORO E LA DISOCCUPAZIONE

DISOCCUPAZIONE
MERCATO ITALIANO
Tipi

Eccedenza d’offerta
Azioni positive
Disoccupazione

Emigrazione

STRUTTURA
ELEMENTI OFFERTA
DOMANDA
soggetti prezzo forza lavoro
costo del lavoro
oggetti beni e servizi individui occupati
tecnologie individui disoccupati
Il lavoro ha un’importanza fondamentale sia per l’individuo sia per la società. L’uomo dedica al lavoro la maggior parte della sua vita, da esso dipende la possibilità di avere un reddito per soddisfare i suoi bisogni. Il lavoro è un fattore di produzione, contribuisce a produrre beni e servizi per tutta la collettività e favorisce lo sviluppo economico. Le origini del mercato sono legate al modo di produzione capitalistico, con la rivoluzione industriale i lavoratori si sono potuti confrontare liberalmente con gli imprenditori per trovare un punto d’incontro, così è nato il mercato del lavoro. I soggetti di questo mercato sono i lavoratori, offrono servizi lavorativi agli imprenditori; le prestazioni lavorative sono l’oggetto e il prezzo è dato dalla retribuzione (il compenso che il lavoratore riceve). Nel mercato si incontrano la domanda e l’offerta del lavoro: la domanda proviene dagli imprenditori privati e dallo stato e l’offerta è presentata dai lavoratori occupati e in cerca di occupazione. L’andamento della domanda di lavoro è influenzata da diversi fattori tra i quali:
- La domanda di beni e servizi da parte delle famiglie.
- Il costo del lavoro
- Le tecnologie impiegate nel processo produttivo.
La domanda di beni e servizi influisce sulla produzione, in base ai consumi delle famiglie, le imprese possono programmare l’attività aziendale e la forza lavoro necessaria per ottenere la quantità di prodotto richiesta. Il costo del lavoro influenza sulla domanda di manodopera e dal costo di produzione, le imprese hanno adottato una tecnica di produzione dove il fattore lavoro predomina sul fattore capitale, di fronte ad un aumento del costo del lavoro gli imprenditori sono spinti a introdurre nuove tecnologie e a diminuire la domanda di forza lavoro. La dinamica dell’offerta di lavoro dipende dall’andamento demografico; la popolazione attiva e costituita dagli individui occupati e non occupati, che sono in età lavorativa. Un aumento costante della popolazione provoca effetti positivi sull’offerta di lavoro, composta in maggior parte da giovani. Se la popolazione cresce ad un ritmo troppo elevato la forza lavoro diventa maggiore rispetto alla domanda ; se, infine, c’è un decremento demografico l’offerta di lavoro diminuisce, per mantenere gli stessi ritmi si ricorre a manodopera d’immigrazione. La forza lavoro e strutturata in base alla realtà economico-sociale del paese.

DINAMICA
MONOPOLIO BILATERALE
OFFERTA
sindacati
qualificata
dei lavoratori non qualificata
degli imprenditori salario
Se il mercato del lavoro fosse in una situazione di concorrenza perfetta e il prezzo risultasse dall’incontro della domanda e dell’offerta, la domanda di lavoro varierebbe in modo inversamente proporzionale al salario, mentre l’offerta avrebbe un andamento direttamente proporzionale. Dall’inizio della rivoluzione industriale fino alla nascita delle organizzazioni sindacali, il mercato ha funzionato secondo questo principio; l’offerta di lavoro era sempre superiore alla domanda, il prezzo era basso e i lavoratori dovevano accettarlo così com’era perché rappresentava la loro unica fonte di ricchezza. Questa realtà è cambiata con la nascita dei sindacati, oggi il mercato non è costruito sulla concorrenza perfetta, ma sul monopolio bilaterale, il sindacato dei lavoratori rappresenta l’unico offerente, quello degli imprenditori l’unico richiedente e il salario è frutto di un negoziato, il prezzo del lavoro è superiore a quello che si determinerebbe in base alla legge della domanda e dell’offerta. Sul mercato del lavoro non si ha un'unica offerta, ma tante quante le categorie dei lavoratori, di conseguenza non si avrà un unico prezzo; il prezzo del lavoro viene fissato per contratto e per categoria, tenendo conto di una serie di fattori e partendo dal presupposto che il salario deve essere socialmente giusto. La garanzia di un minimo salariale è oggi un diritto riconosciuto dalle moderne costituzioni, si tratta, però di una conquista del movimento operaio, che attraverso dure lotte è riuscito a far prevalere la dignità umana sulla rigida legge della domanda e dell’offerta. All’inizio dell’era industriale il basso livello dei salari ha dato origine al conflitto di classe tra lavoratori e imprenditori. I lavoratori erano costretti a subire pesanti condizionamenti dallo stato di necessità, il lavoro era la loro unica fonte di reddito e non potevano opporre una decisa resistenza, si resero conto presto che le condizioni di lavoro e le retribuzioni non sarebbero migliorate se non si fossero organizzati e non avessero sviluppato uno spirito di classe. Sono nate le prime organizzazioni operaie con l’intento di colmare le disparità esistenti tra le parti e poter competere con il datore di lavoro. In Italia le prime sono nate nella seconda meta dell’Ottocento. Nel novecento ha avuto due grosse conquiste: vengono stipulati i primi contratti collettivi, viene istituita una magistratura speciale formata dai lavoratori e dagli imprenditori che devono risolvere le controversie. Il sindacato ha assunto un ruolo sempre più importante ed oggi è indispensabile.

MERCATO ITALIANO
ECCEDENZA DI OFFERTA
EMIGRAZIONE DISOCCUPAZIONE
Oltreoceano ammortizzatori sociali
Interna pensionamento
Nel nostro paese il mercato del lavoro e stato sempre caratterizzato dall’eccedenza dell’offerta rispetto alla domanda, ciò ha portato a due tipi di problemi: la disoccupazione e l’emigrazione. La disoccupazione è dipesa da cause strutturali sia perché la popolazione è sempre stata in eccesso rispetto alle risorse sia perché lo sviluppo non è avvenuto in maniera equilibrata. Fin dalle origini il nord e il sud dell’Italia avevano un divario notevole. Nelle regioni meridionali la popolazione era impegnata nell’agricoltura e traeva dalla terra redditi miseri. A distanza di pochi anni dall’unità i contadini meridionali cominciarono ad emigrare, una forza lavoro, senza preparazione culturale ne professionale, diretta verso oltreoceano; al momento per lo stato è stato un sollievo, ma a lungo andare ha avuto ripercussioni negative sullo sviluppo. Tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento hanno lasciato il nostro paese circa 150000 persone con una punta massima nel 1913 di 900000 persone. Questo flusso migratorio ha subito una flessione con la prima guerra mondiale e con il regime fascista, dopo la seconda guerra mondiale la situazione occupazionale era tragica in tutto il paese la maggior parte della forza lavoro era occupata nel settore agricolo a livelli di sottoccupazione. I lavoratori meridionali disoccupati si sono spostati al nord dove, trovando lavoro nelle fabbriche, hanno contribuito al “Miracolo economico”. Nell’arco di due anni si erano spostati più di 4 milioni di persone, per il sud ha significato spopolamento e ristagno economico, al nord si sono presentati problemi sociali. L’offerta di lavoro è rimasta elevata per circa un decennio, ma dalla metà degli anni Sessanta ha preso a diminuire, la domanda ha superato l’offerta sono scoppiati conflitti sociali. Dal 1972 si è ricorso alla cassa integrazione che ha assunto il ruolo di salario. Nella seconda metà degli anni Settanta si è espansa la cosiddetta economia sommessa caratterizzata dal lavoro a domicilio, dal lavoro nero e dal doppio lavoro. Negli anni Ottanta la disoccupazione era ancora sostenuta tra i giovani e le donne; in quegli anni l’Italia ha assunto le caratteristiche di un paese post industriale, il terziario superava l’industria per occupanti, si sono adottati provvedimenti speciali per le categorie deboli: contratti di formazione lavoro per i giovani e il part time per le donne. La crisi degli anni Novanta ha interessato anche il settore dei servizi, che ha contribuito ad alimentare la disoccupazione. In una prima fase si è fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, all’aggravarsi della crisi economica il pensionamento anticipato o il licenziamento. I primi effetti dei nuovi strumenti e delle nuove politiche del lavoro si sono avvertiti nel 2001, quando l’indice di disoccupazione è sceso attestandosi al 9,6%, tra i nuovi occupati è aumentato il numero delle donne e dei giovani. La domanda di lavoro riguarda in maniera particolare lavoratori qualificati nel campo dei servizi, in generale, però la crescita ha interessato tutto il terziario mentre nell’industria e nell’agricoltura si continuano a perdere posti di lavoro. L’Italia è diventato un paese di immigrazione e una parte della domanda di lavoro è soddisfatta dagli immigrati.
Dati ricavati dal rapporto Ilo (agenzia dell’ONU che si occupa di lavoro) per il 2000 hanno messo in luce una situazione drammatica riguardo alla disoccupazione mondiale che interessa soprattutto il sud del mondo. Questo è un problema che deve far riflettere i governi e le organizzazioni internazionali perché la povertà può essere vinta solo con l’impegno di tutti; i giovani che si presentano sul mercato del lavoro sono per due terzi asiatici e soltanto per il 3% europeo o nordamericano. In una realtà globale anche i problemi sono globali e, di conseguenza, anche le relative soluzioni.
DISOCCUPAZIONE
TIPI AZIONI POSITIVE
Volontaria Involontaria Interventi previdenziali ammortizzatori
e assistenziali sociali
Strutturale Tecnologica
Investimenti pubblici
Frizionale
In generale, nel mercato del lavoro l’offerta supera la domanda, per cui una parte della popolazione attiva rimane esclusa dal mondo del lavoro, dando origine al fenomeno della disoccupazione, un problema che non riguarda solo chi non lavora, investe tutta la collettività perché provoca una serie di ripercussioni negative. Ci sono vari tipi di disoccupazione e sono:
- Disoccupazione volontaria: coloro che non sono disposti ad accettare un posto di lavoro perché il compenso è basso o il lavoro non risponde alle loro aspettative; non rappresenta un grave problema perché riguarda un numero limitato di lavoratori.
- Disoccupazione involontaria: i lavoratori sarebbero disposti ad accettare un salario più basso, ma manca la domanda di lavoro; il rimedio può provenire dallo stato con investimenti pubblici, stimolando la produzione e quindi l’occupazione.
- Disoccupazione strutturale: consiste in una divergenza di qualità della domanda con quella dell’offerta o per una distribuzione sfasata di entrambe.
- Disoccupazione tecnologica: accade quando le imprese introducono nuove tecnologie che determinano, nell’immediato, un minore impiego di forza lavoro; si tratta di una disoccupazione temporanea.
- Disoccupazione frizionale: riguarda coloro che lasciano un posto di lavoro per passare ad un'altra occupazione; il passaggio non è immediato e quindi per un breve periodo risultano disoccupati. È il tipo meno grave di disoccupazione.
Per attenuare i disagi socio-economici provocati dal grave problema della disoccupazione lo Stato adotta provvedimenti di natura previdenziale e assistenziale, tra cui l’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria. Questa forma di assicurazione sociale copre il rischio di rimanere senza reddito per contrazione della domanda di lavoro; quando si verifica questo evento, ai disoccupati viene erogato un sussidio da parte dell’INPS, l’indennità spetta soltanto a coloro che si trovano momentaneamente disoccupati, sono iscritti alle liste di collocamento e hanno prestato un’attività lavorativa, l’indennità non può essere erogata per più di sei mesi ed è pari al 40% della retribuzione dei tre mesi precedenti al licenziamento. Le strategie contro la disoccupazione non possono limitarsi all’assistenzialismo e agli ammortizzatori sociali, quali cassa integrazione e pensionamento. In generale un mezzo per rilanciare l’occupazione soprattutto nei periodi di crisi è il potenziamento degli investimenti pubblici che creano condizioni di maggiore competitività per le imprese, stimolano la ripresa economica e creano posti di lavoro.

Esempio



  


  1. dici niente

    sostengo l'esami di maturità.

  2. dici sà

    devo fà la maturità.. aiuto