Lode a beatrice

Materie:Appunti
Categoria:Dante

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Testo

La lode di Beatrice
La lode di Beatrice è un prosimetro che fa parte del componimento dantesco “Vita Nuova”. Il sonetto, che ne fa parte, è costituito da due quartine a rima incrociata e due quartine a rima rovesciata. Il temi affrontati sono da ricollegarsi principalmente allo Stilnovismo, fonte letteraria dalla quale si ispira Dante: gli effetti della donna nei confronti dell’uomo, la gentilezza d’animo riferita a Beatrice, l’imbarazzo alla sua vista (tipico della scuola Siciliana con Giacomo da Lentini), il paragone a figure angeliche, la lode al miracolo di Dio (San Francesco). Nella prima quartina Dante propone una prima descrizione di Beatrice: ella sembra così gentile e virtuosa quando saluta gli altri, che a ognuno trema e rimane muta la lingua nessuno osa alzare lo sguardo verso di lei. “tanto gentile e tanto onesta pare/ la donna mia quand’ella altrui saluta,/ ch’ogne lingua deven tremando muta,/ e li occhi no l’ardiscon di guardare.” Da sottolineare l’aggettivo “mia” che denota un legame dell’autore. La seconda quartina esprime concetti legati alla figura angelica della donna: è messa in risalto la sua umiltà nei confronti delle lodi e la sua relazione con la sfera divina. “Ella si va, sentendosi laudare,/ benignamente d’umiltà vestita;/ e par che sia una cosa venuta/ da ciel in terra a miracol mostrare.”. Da notare la metafora al verso 6, il termine volgare siciliano “vestuta” e i possibili collegamenti con il cantico delle Creature, nel quale San Francesco ringrazia Dio di tutte le cose che ha creato. Le ultime due terzine raffigurano i vari effetti che la vista di Beatrice ha nell’autore (questo non descrive emozioni personali esplicitamente, ma le vive nella rappresentazione delle sensazioni altrui): Dante scrive che tali impressioni, la dolcezza nel cuore, ad esempio, si possono provare soltanto alla sua reale vista; inoltre sembra che le sue labbra si muova uno spirito dolce, pieno d’amore che dice all’anima di sospirare. La lode a Beatrice può essere ricollegata ad alcuni versi di Guinizzelli e Cavalcanti: “Lo vostro bel saluto e’l gentil sguardo/ che fate quando v’encontro , m’ancide…”(Lo vostro bel saluto e’l gentil sguardo); “Chi è questa che ven, ch’ogn’om la mira,/ che fa tremare di chiaritate l’are/ e mena seco Amor, si che parlare/ null’omo pote, ma ciascun sospira?”( Chi è questa che ven, ch’ogn’om la mira).

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